Luglio. Col bene che ti voglio?


Luglio, col bene che ti voglio. Queste parole di una famosa canzone degli anni Sessanta hanno prepotentemente annichilito ogni altra “spuntatura” di idea che volesse ambire – bontà sua – a degno inizio di questo post. Banale e scontato? Sarà, ma una “ratatouille” di pensieri e sensazioni accumulate in questo periodo congiura contro ogni anelito d’originalità.

In assenza di uno spunto da Formula 1 e con un piede già nel baratro della classica sindrome del “foglio bianco” al compito in classe di italiano, ho tuttavia buttato giù la mia prima sensazione perché tanto le dita – si sa
– quando vedono quella zoccola della tastiera, si eccitano come un adolescente in pubertà al primo incontro con la ragazza più bella der bigonzo (e lei lo sa).
Visto l’andazzo, il “disclaimer” è d’obbligo:

Astenersi lettori mordi e fuggi. Per voi ci sono i bigliettini nei Baci al cioccolato o nei “biscotti della Fortuna”

Non è spocchia o randellata a titolo gratuito, è avviso ai naviganti della Rete secondo radiofonico rito:

Moto ondoso anomalo di lettura multi-strato e pensiero lateral-obliquo, solo per coraggiosi marinai e solidi scaf(at)i


Olé! Con questa premessa i due o tre che gironzolavano da queste parti, se ne sono andati.
Rimaniamo io e te, lettore amante delle sfide. Sigaretta? No, non fumi. Fai bene. Con quello che costano fa bene pure a me. [Suono di accendino, calore di fiamma] Caccio via dalla bocca semi-aperta una grossa boccata di fumo. Si inizia per davvero.

La mia scatola cranica è un’isola di calore cioè il fenomeno per cui nelle metropoli cittadine fa più caldo rispetto alle circostanti periferie e zone rurali. A scatola cranica aperta, chi avesse lo stomaco di guardarci dentro riconoscerebbe subito quell’effetto “liquido”, “bagnato” dell’aria sull’asfalto sotto il sole rovente. Avete presente quando a 40°C sull’asfalto della strada sembra che vi siano delle pozzanghere?

Vista la situazione, la mia (corna)Musa (d)Ispiratrice ha pensato bene di levare le tende e migrare in luoghi lambiti dal mare e sferzati dal vento. La mia Musa non ama la montagna, è maestra nella difficile arte del non fare quasi nulla e con quel “quasi” alludo alla sua unica attività e cioè cavalcare le creste delle onde su una tavola da windsurf. Non c’è quindi da stupirsi se le baggianate fino a qui prodotte diano luogo a un inizio banale che riesce a fare peggio diventando prolisso e senza meta alcuna. Tipico di chi al tema della maturità ha studiato vita, morte e miracoli del Pascoli scommettendo tutto sul fatto che ricorre il centenario della sua scomparsa e invece si è ritrovato davanti a:

Eugenio Montale: “Ammazzare il tempo”, tratto da Auto da Fé.

Sono questi i primi momenti in cui comprendi a pieno quanto la vita può essere bastarda.

A luglio, con tutto il bene che vi potrei volere, sparirei proprio come la donna di cui Riccardo del Turco canta nella prima strofa di questo tormentone estivo:

Mi dicevi: “luglio ci porterà fortuna” poi non ti ho vista più

E buoni motivi per sparire ognuno ne ha, se non fosse che, a parte il Mago Silvan e Susan Storm (la bionda dei Fantastici Quattro), non abbiamo questo super-potere. Tantomeno possiamo ricorrere a monili magici perché L’Unico Anello, ammesso che trovassimo un accordo per farlo girare con un sistema tipo multi-proprietà o sharing-qualcosa, è stato fuso nel Monte Fato. Alcuni bene informati sostengono che l’anello fuso era solo una copia e che Frodo, per pagarsi il passaggio in nave con gli Elfi, se lo sia impegnato al Monte dei Pegni o – peggio – se lo sia venduto a uno dei tanti “Compro oro” spuntati come funghi in tutta la Terra di Mezzo dopo la riapertura delle miniere di Moria.

In questo battere di tastiera in libertà che evoca l’immagine di Pindaro a braccetto con quel pirla di Icaro, si fa sempre più molesto il ronzio di un pensiero: il tempo impegnato fino questo punto sarebbe stato di gran lunga più utile se utilizzato a tirarmi via i peli lunghi dal naso o per fare lo “scrub” alle piante dei piedi. Ancora non capisci con che cosa hai a che fare, vero?


– Ancora non capisci con che cosa hai a che fare, vero? Un perfetto organismo. La sua perfezione strutturale è pari solo alla sua ostilità.
– Tu lo ammiri.
– Ammiro la sua purezza. Un superstite… Non offuscato da coscienza, rimorsi o illusioni di moralità.

(cit. Alien – dialogo tra la testa mozzata dell’androide Ash e Lambert)


Ora forse capisco queste parole sparse sullo schermo con la cazzuola.

Avverto l’esigenza di scrivere, libero da ogni tema, argomento, opinione deduzione, imbrigliato da fili di logica o ragnatele di emozioni.

Idee, pensieri e sensazioni non filtrate, ne vedo la “purezza”, ammirabile sì. “Ostile” alla facile comprensione, irridente del “web friendly”, fieramente ostile alla comunicazione “take-away” dei media, dell'”instant messaging” e dei “social network”.
Come Ash ammirava lo xenomorfo. Io la ammiro. La legittima reazione è quella di Lambert, la paura. Ma non ne sono spaventato, non ho paura di scriverle. Ammiro la “purezza” di parole non offuscate da coscienza, rimorsi, o illusioni, moralità.

E ricordati, mio sentimentale amico, un cuore non si giudica solo da
quanto tu ami, ma da quanto riesci a farti amare dagli altri.

(cit. Il Mago di Oz)

La Bellezza di scrivere for no one e, nonostante your day breaks, your mind aches continuare a farlo senza compromessi, con l’aiuto di qualche divertente numero di “magia” di parole. La Bellezza di poterlo condividere con chiunque passi di qui, con l’umiltà e l’attenzione che sia sempre un atto di generosità. E che così venga accolto.

Forse solo una mia illusione, un mio delirio? Al lettore l’ultima parola.

Onda sonora consigliata: For no one – The Beatles

12 pensieri su “Luglio. Col bene che ti voglio?

    1. Soy muy feliz, compadre! Grazie di cuore. Sentivo l’esigenza di scrivere, ma ogni volta che buttavo giù una bozza di uno degli argomenti di cui ciancio con naturalezza e confidenza, finiva nel cestino. Di solito in questi casi si getta la spugna e si dà la colpa alla “Musa” che evidentemente era “in quei suoi giorni”.
      È bello riuscire a scrivere così liberamente. Per certi versi è simile a un lavoro sartoriale: hai in mente il disegno dell’abito e prende forma via via che lo cuci. Ma ce l’hai già “dentro” già bello e confezionato.
      Non sai però se alla fine del lavoro ci sarà qualcuno adatto o disposto a indossarlo. Ma va bene così.

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    2. Come sai, o leggo tutto o non entro proprio in un post, anche se sono lunghi. Dove è il mio trofeo?
      Bello sfogo anarchico, anche se mi ha lasciato un po’ confuso 🤣
      Io ci vivo al mare e confermo che si sta da favola, a parte quella settimana afosa tra giugno e luglio, anche qui non si respirava. Però quando ti abitui alla calma del resto dei mesi dell’anno, i vacanzieri di luglio e agosto creano un fastidioso coas che mi fa rimpiangere la Roma semi deserta di agosto. L’anno prossimo subaffitto casa e me ne vado 2 mesi in montagna 😁

      p.s. da cellulare non mi fa mettere “mi piace” 🤔

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      1. L’anarchia delle parole che poi si incastrano da se’ è uno degli esercizi di scrittura che amo di più. Quando riesce da’ un senso di compiutezza indescrivibile. La confusione è l’effetto collaterale. Ma ci sta perché quando si dirada è come il raggio di sole che taglia le nuvole come un raggio laser sparato da un’astronve 😂😂😂
        Non farei mai a cambio tra mare e montagna. Tieniti il mare anche nei momenti di confusione. Apprezzerai di più la ritornata calma.
        Al trofeo ci avevo pensato ma a post già pubblicato. Vedrò di rimediare nei prossimi 😜

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