The Ultimate History of Videogames


La vera Storia dei Videogiochi come non l’avete mai sentita raccontare

Autore: Steven L. Kent
Editore: Three Rivers Press
Anno: 2001
Lingua: inglese

Ho letto diversi libri sui videogiochi, ma se devo consigliarne uno, la scelta ricade senza nessun indugio sul libro di Steven L. KentThe Ultimate History of Videogames”, from Pong to Pokémon and beyond – The story behind the craze that touched our lives and changed the world: “La vera Storia dei Videogiochi come non l’avete mai sentita raccontare”, da Pong a Pokémon e oltre – La storia dietro la mania che ha sconvolto le nostre vite e ha cambiato il mondo.

Il libro è in lingua inglese…feeeermi con quel dito sul mouse, già vi vedo che state cliccando da qualche altra parte, vedo anche quel punto interrogativo che vi è spuntato a mò di fumetto sulla testa, quell’espressione dipinta sul viso tra il sorpreso, l’interdetto e un risoluto mavaaquelpaese….un libro in inglese può sembrare fuori posto (o forse sono io a non avere tutte le rotelle a posto…), ma se è scritto con passione e competenza non è possibile ignorarlo solo perché non esiste la sua traduzione. E’ sufficiente una conoscenza dell’inglese di base, non tecnica, un dizionario alla bisogna e un po’ di pazienza per scorrere, e – vi assicuro – scorreranno, le 591 pagine di questo tomo.

Il titolo suona pretenzioso e alimenta il dubbio dell’ennesimo noioooooso tomo che citi statisticamente e cronologicamente i videogiochi più significativi, da Pong in poi(…ng).

Spesso questo è l’approccio che ho trovato nella giovane – quindi tendo a perdonare – letteratura sui videogiochi: uno sbrodolamento di dati tecnici e statistici con delle considerazioni sull’evoluzione tecnologica a contorno. Libri poco coinvolgenti e improponibili a chi magari ne ha una curiosità in nuce: l’effetto sarebbe quello di servire un bel calice di acqua santa a un vampiro. E invece con questa “acqua santa” io vorrei aspergervi e farvi capire perché mi senta benedetto dall’essermi imbattuto nei videogiochi. Questo libro fornisce qualche elemento per capire.

Questo libro illustra, anzi meglio, riesce nel difficile compito di comunicare l’essenza di questo “fenomeno”. Il lavoro di Kent è sì un lavoro documentale, una ricca e curata raccolta di dati esposta lungo una linea cronologica, ma anche una narrazione con taglio giornalistico di dichiarazioni, aneddoti, contributi di coloro che il Videogioco l’hanno creato, cioè “game designer” e programmatori, artisti grafici e dell’animazione, musicisti, imprenditori, manager, addetti commerciali, giornalisti, editori: Ralph Baer, Nolan Bushnell, Al Alcorn, Steve Wozniak, Steve Jobs, Shigeru Miyamoto, Toru Iwatami, Yu Suzuki, Alexey Pajitnov, RJ Mical, Yuji Naka, il compianto Gumpei Yokoi…tutti legati in una storia comune, che l’autore riesce a tenere insieme come se si trattasse di un romanzo.

Lo stile è chiaro, nonostante si tratti di un argomento oscuro ai più, la narrazione coinvolgente perché Kent mette al centro gli uomini: videogiochi non solo come “prodotto”, ma soprattutto racconta degli uomini che vi sono dietro. Fa raccontare ai protagonisti “com’è andata veramente la storia…”: dalla creazione di Pong e dello sfigato bar a Sunnyvale scelto per il test, ai motivi della separazione tra Wozniak e Jobs, dal successo di Space Invaders e della conseguente carenza di monetine in Giappone, a Donkey Kong e l’inizio del successo di Nintendo, dalle prime beghe legali alla mascella caduta a terra alla vista di Dragon’s Lair e dei giochi laser, dal crollo dell’industria nei primi anni ’80, alla nascita di Electronic Arts, dall’ascesa di Sega negli anni ’90, all’era degli home-computer Atari ST e Commodore Amiga, fino ad arrivare ai giorni del PC, Playstation 1 e 2, Xbox e Gamecube.

I-Pad?…NO, I…PONG!

Certo, i nomi che si alternano rapidamente sulla linea cronologica sono tanti e sconosciuti ai più, alcuni semi-impronunciabili, sembra di essere alle prime pagine de “Il Signore degli Anelli” nel pieno della festa di Bilbo Baggins al punto in cui si elencano tutti i nomi delle famiglie di Hobbit…qui le creature fatate hanno nomi come Atari, Namco, Nintendo, Capcom, Williams, Taito…Di sicuro, ciò rappresenta un ostacolo per i non addetti e i più giovani, ma se avete un minimo di curiosità, il ritmo del racconto e la passione di Kent vi aiuterà a familiarizzare con “la mania che ha sconvolto le nostre vite e ha cambiato il mondo”.

Un unico appunto: la storia più recente è meno ricca di contributi, sembra un lavoro più affrettato al confronto con la parte dedicata ai giochi dell’era Atari, degli “arcade” (cioè i cabinati in sala-giochi) fino agli anni ’80. Tuttavia non si tratta di un decadimento della qualità, piuttosto è il confronto con una prima parte davvero fuori dall’ordinario che fa apparire tutto il resto ”solo” ordinario.

Se è ormai scontato il valore dell’opera per qualunque lettore sia esso veterano, novizio o semplice curioso, per la qualità dei contenuti e la grande mole di informazioni sull’industria dei videogiochi, il libro riesce in un piccolo miracolo per chi ha iniziato a muovere i suoi primi timidi pixel con il joystick dell’Atari VCS o del pad dell’Intellivision: emoziona, scatena ricordi e reminescenze, sepolte insieme al nascondino, palla-avvelenata, i quattro-cantoni, le campane disegnate a terra con il gesso, le urla “tana-libera-tutti!”, le corse, la mamma che chiamava dal balcone…e ancora, una sfida secca a Sensible Soccer il tempo di una pausa tra le pagine dell’esame di diritto o economia.

Si sfoglia un album di fotografie, dentro. Un album di ricordi, sensazioni sonnacchiose nel profondo, e il “game over” lo decidete voi.

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7 pensieri su “The Ultimate History of Videogames

  1. Se ci pensi ha senso che un libro del 2001 non sia in grado di valorizzare il videogioco che è diventato dalla Ps2 in poi. Molte cose sono ancora fresche per diventare interessanti fatti di storia. Anche perché le scelte nel bene e nel male di N, Sega e Sony sono figlie del passaggio al nuovo millennio.

    Piace a 1 persona

    1. Sì è vero, ma c’è un passo decisamente diverso proprio nella scrittura. Chiaramente meno denso di eventi, ma straordinaria è la capacità di Kent di raccogliere le testimonianze, raccontarle e raccordarle. Nella seconda parte mi sarei atteso meno eventi ma raccontati con lo stesso stile. Tuttavia, ribadisco che non è un vulnus che pregiudica l’eccellente lavoro e il mio ottimo giudizio. E’ un libro da leggere per chi ha interesse nei videogiochi e per chi vorrebbe capirne di più, pure non avendo esperienza dei prodotti videoludici.

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  2. The Butcher

    Capisco bene come mai a seconda parte (quella del periodo contemporaneo) sia meno articolata. Era comunque una nuova parte della storia del videogioco e ancora non si sapeva come si sarebbe evoluto il mondo videoludico. Adesso trovo molto interessante il libro.

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