Dopo che LucasArts ti ha abbandonato, aspetti con santa pazienza e pia devozione il nuovo videogioco ispirato a Star Wars e scopri che non ha una campagna in single player con una storia come nostro Signore Jedi comanda e nemmeno duelli a botte di laser e siluri fotonici. Non pretendo epici scontri tra flotte di incrociatori Mon Calamari e Star Destroyer, ma uno scambio di convenevoli al laser almeno tra X-Wing e TIE Fighter ci sta! Electronic Arts come Cimabue: fa una cosa, ne sbaglia due. Poi si lamentano che uno passa al Lato Oscuro…
Ebbene sì, dalla notizia che Lucas aveva venduto i diritti di Star Wars a The Walt Disney Company, era ormai certo che almeno un’altra tripletta di film sarebbero stati prodotti. Disney è famosa per i suoi prodotti dedicati ai bambini, ma non è Save The Children! Il merchandising legato a un film a volte risulta ben più remunerativo del fatturato generato dal film stesso (i 10 miliardi di dollari di Cars ne sono un esempio) e, pure se i film risultassero una mezza delusione per la metà dei fan di Star Wars, il fatturato del relativo “merchandising” e “licensing” sarà sicuramente stellare.
Electronic Arts ha acquistato i diritti esclusivi per i videogiochi di Star Wars e, sebbene negli ultimi anni abbia preso un andazzo alla Cimabue “fa una cosa e ne sbaglia due”, la storia e le dimensioni di questo colosso dell’intrattenimento interattivo creano quell’atmosfera del tutto unica, definita da anglofoni e anglofili come “hype“, densa di attesa, aspettative, un misto di illusioni, desideri e fantasticherie, entusiasmo ed eccitazione di un bimbo appena svegliato la mattina del 25 dicembre, che freme per scartare i regali lasciati da Babbo Natale sotto l’albero.
Ultimamente, Electronic Arts non gode della stima della comunità internazionale dei videogiocatori. Una parte del popolo videogiocante ha, in verità, una preoccupante tendenza allo spargimento gratuito di letame, ha una concezione del rispetto del prossimo come quella del Marchese del Grillo “io so’ io e voi nun siete un cazzo” e ha sostituito la sana pratica masturbatoria con il trolleggiamento; in ogni caso siamo in un ambito “virtuale”, ma almeno la masturbazione produce piacere, è liberatoria e, nei bimbi più piccoli, genera una spossatezza che li induce a un sereno sonno. Se vi sfugge il web-concetto di “troll“, tale campione di (a)varia(ta) umanità eccelle nell’arte dell’ ipocrita e sterile polemica almeno quanto il popolo italiano eccelle nel lamento della propria condizione di Paese più bello del Mondo e Governo ladro, salvo poi, nel loro piccolo, alimentare i clientelismi e trovare ogni piega legale per pagare meno tasse. Nel caso di Electronic Arts le lamentele hanno però una certa fondatezza.
Di recente, Electonic Arts ha infatti rifilato prodotti raffazzonati o, addirittura, da beta release al pubblico pagante di due multimilionari franchise come Medal of Honor e Battlefield , ma occorre pure ricordare che due delle migliori “space opera” degli utlimi anni, Mass Effect e Dead Space, sono apparse sui nostri schermi grazie al talento di due sviluppatori, Bioware e Visceral Games, e ai soldi di Electronic Arts, che ne ha finanziato la produzione.
All’E3 2014, Electronic Arts annuncia, con un breve teaser, l’inizio dello sviluppo di un nuovo videogioco della saga: “Star Wars: Battlefront“. Oltre al filmato, non vi sono altre notizie. Il titolo rimanda alla memoria del 2004 e 2005 quando imbracciamo i joypad in furiose battaglie multiplayer e meno eccitanti scontri contro “bot” di Star Wars Battlefront I e II su Playstation 2, Xbox e PC (sia lode ai defunti Pandemic Studios).
Unico altro particolare è il team cui è affidato lo sviluppo che fa sì tirare un sospiro di sollievo, ma non cancella del tutto l’ansia: le nostre velleità belliche imperiali o ribelli che siano, sono affidate a DICE. Gli svedesi DICE danno una certa garanzia poiché responsabili di uno dei franchise bellici più amati e popolari, un certo Battlefield, ma proprio l’ultima loro creazione, il quarto capitolo pubblicato a fine 2013, è stato un passo falso, facendo imbestialire la popolazione di “fraggatori” e clan a causa di un netcode talmente infarcito di “bacherozzi” da meritarsi lo sputtanamento e il pubblico ludibrio in video-compilation dedicate ai suoi bug.
In questo contesto e in mancanza di ulteriori dettagli, l’annuncio di Electronic Arts della propria partecipazione alla Star Wars Celebration prevista ad Anaheim (Los Angeles) fra il 16 e il 19 aprile, è stato accolto dagli appassionati di videogiochi e Star Wars come la rivelazione del Quarto Segreto di Fatima.

Parecchi ci speravano e qualcuno ha pure pregato ogni sera prima di andare a dormire: dopo che LucasArts, con X-Wing (1993), TIE-Fighter (1994), X-Wing Vs TIE-Fighter+Balance of Power (1997) e X-Wing Alliance (1999), era riuscita a farci provare la sensazione di essere lì, come gregario, proteggendo Red Five o, come cacciatore, manovrando alle sue ore 6, l’Electronic Arts avrebbe sicuramente trovato l’ennesimo modo di farci mettere mano al portafoglio e fare felice un altro sorridente negoziante con i nostri sudati quattrini. L’unico dubbio era il come.
Alla convention viene svelato l’arcano con un trailer.
Poco più di due minuti di trailer, in cui scorre potente la Forza, mi inducono quasi a trasgredire l’unico comandamento che osservo da quando sono videogiocatore, cioè tanto, tantissimo tempo. Un credo, una fede incrollabile, una resistenza alla tentazione pari a quella di Gesù Cristo nel deserto tentato dal Demonio: mai pre-ordine.
Il primo impatto genera un certo numero di disturbi che coinvolgono la muscolatura masticatoria, l’articolazione temporomandibolare e le strutture associate: la grafica, che assicurano essere quella del gioco in tempo reale, ingenera una caduta lenta e inesorabile della mascella inferiore che potrà essere fermata solo dal pavimento, copiosa produzione di fluidi bavosi fuoriescono dai lati della bocca, infine i muscoli facciali si dispongono in modo da dipingere sul viso un’ espressione tra il beota, il tossico eroinomane e un bimbo che la notte del 24 dicembre ha appena sorpreso sotto l’albero, addobbato di palle e luminarie, un grassone barbuto vestito di rosso che sostiene di essere Babbo Natale, quando invece è evidente pure a un bimbo piccolo come lui che è un ladro che stava per rubargli i regali appena portati da Babbo Natale, quello vero.

La grafica è spettacolare sì, ma un genocida di pixel di lungo corso come me, non rimane a lungo sotto ‘a botta impressiunate. Nei tempi “antichi” era uso ritoccare le immagini delle schermate poste sul retro della confezione, all’epoca non c’era Internet e l’unica fonte di informazioni erano la mitica rivista “Videogiochi“ e il retro delle scatole. Non tutti erano nerd come me tanto da spendere 3.500 lire al mese (pari a 140 figurine di Calciatori Panini!) e pertanto le immagini delle schermate dietro la scatola facevano la differenza tra l’acquisto e lo scaffale. Con l’Amiga, a parte un maggiore numero di riviste e lettori (iniziava a nascere la figura dell’ “esperto snob”), il metodo non cambia. Quando con l’avvento dei 386 (e 486) il PC diventa anche “una macchina da gioco” (Wing Commander e The Secret of Monkey Island staccano le orecchie alle versioni Amiga) e, a seguire, la connessione Internet si diffonde, diventa pratica usuale il taroccare schermate e utilizzare filmati in grafica precalcolata spacciandoli per “in-game footage”, dalla presentazione all’E3 del 2005 di Killzone 2 per Playstation 3 fino al più recente Watch Dogs.
Insomma, ritornata nella sua sede abituale la mascella, ho già pronti i fruscianti 60-70 euro in mano, ma come si dice dalle parti del Sahara, “pagare moneta, vedere cammello”.
E questo “cammello” di Electonic Arts sa di fregatura.
- Nessuna storia e nessuna vera campagna in single player. Gesummaria no! Non può essere…ditemi che non è vero! Un altro MMO sparacchino. Non sono un amante di MMO, di recente ho dato fiducia ai Bungie Studios e mi sono messo alla prova con Destiny. Ho apprezzato la possibilità di interagire con altri giocatori, con persone che non conosco, non ho amici che fraggano, al massimo friggono con l’ojo bbbono de mamma. Non mi convince la struttura di gioco, la trovo troppo fine a se stessa, devi impegnarti con costanza nel looting nel grinding, finisci per impiegare tanto dell tuo tempo per fare salire di livello il tuo personaggio e arrivare a essere il più figo del bigonzo. Io non ho il tempo di fare capire a Dark Soul chi è il padrone della console, ho svariate principesse, regni e galassie da salvare, un paio di imperi in altrettanti periodi storici da gestire (si legga “rompere le ossa ai popoli confinanti”), allenare i due pargoli di 4 anni a ingarellarsi a Mario Kart 8 (uno già si classifica 1° nelle gare 50cc!), figuriamoci se ho tempo per ottenere una cenciosa armatura esotica in Destiny…Ma nemmeno se mi danno una spada laser in questo Battlefront! DICE ha annunciato una modalità “Missioni” da giocare da soli off-line o in cooperativa…“I got a bad feeling about this.” Han Solo docet.
- Nessun combattimento nello spazio. Ma dai! L’attacco alla Morte Nera è ormai parte della Storia del Cinema; i combattimenti tra X-Wing, TIE Fighter, incrociatori e navi spaziali assortiti sono il marchio di fabbrica di STAR Wars, sono onnipresenti anche nella seconda (e meno amata) trilogia. Datemi pure uno Z-95 ma fatemi volare e appicicarmi a ore 6 di un TIE!
- 40 giocatori online contemporaneamente. Più che un Massively Multiplayer con grandiose battaglie campali tra fanterie, mi sembra una scaramuccia di confine per futili motivi, tipo lo sconfinamento di un pollo o la moglie del doganiere colta a farsela con il confinante contadino. Undici anni fa il primo Battlefront permetteva contemporaneamente a 32 giocatori online di darsele di santa ragione.
- Niente squadre e classi. Si è capito che non sono un amante di MMO e quindi nemmeno un esperto. Ma le squadre e le classi sono la base per la personalizzazione del personaggio e contribuiscono anche alla longevità del gioco: sei arrivato al massimo livello del tuo mago-arcichierico-combattente-con-una-mano-sola? Allora provo a iniziare da capo con un paladino-senza-macchia-e-senza-armatura. Ho distrutto dieci Death Star (ah no, non ci sono i combattimenti spaziali…), alllora ho distrutto un centinaio di AT-AT, tre volte tanti AT-ST, ho sfracellato dozzine di speeder bike e sterminato folle di stormtropeer tanto che mi chiamano Obi-Uan-Dracula, ora voglio passare al Lato Oscuro…Non è che il massacro di prima fosse tanto da Lato più “chiaro”, ma si sa “Deus lo vult” e “La forza sia con te” sono il credo dell’esportazione della democrazia, ieri come oggi e pure domani. Mah, credo che questa dichiarazione sia figlia del fatto che entro novembre il gioco debba essere finito, per cui questa parte del bilanciamento tra squadre e classi (che in un MMO può sputtanare definitivamente tutto), la affronteranno in una futura patch o, più probabilmente, se la faranno pagare a parte con un DLC.
- Vari veicoli guidabili. Scatenare l’inferno con un camminatore AT-ST sulla fanteria, farlo saltare in aria con una salva di laser di un X-Wing in picchiata sul campo di battaglia, sarebbe metadone per la mancanza delle battaglie nello spazio…Ma che la Morte Nera apra il fuoco sulla sede di DICE se saranno sequenze “on-rail” (“su rotaia”). Ogni strabenedetto sparatutto in soggettiva prevede una sequenza in cui ti sbatte dietro una canna da fuoco di dimensioni più o meno ragguardevoli e, sopratutto, con una cadenza di fuoco esagerata, su un elicottero, un’astronave, da una trincea, un bunker, una finestra, un balcone: una gran caciara a base di confetti esplosivi e traccianti in cui devi essere più lesto del codice macchina e intelligenza sotto-la-media-artificiale che si presenta sotto forma di ondate di nemici mandati al macello. Da principio, di discreto impatto scenico e intermezzo di liberatoria furia devastatrice, ma alla lunga – dodici anni – sa di diluizione della brodaglia e momento di crisi creativa degli sviluppatori. Mi faccio una bella rimpatriata nostalgica con Rebel Assault che almeno ci scappa la lacrima e il consolatorio pippone dei bei tempi andati.
- 12 mappe multiplayer subito disponibili. E almeno altre 12 te le faranno pagare con i DLC o il Season Pass. A parte non condividere questo modello di business che mi fa tanto sentire “limone da spremere”, nulla si può dire sulle mappe finchè non le si calchi con piede imperiale o ribelle. Anche uno scettico del multiplayer online riconosce di essersi divertito nelle mappe, molto ben fatte, del primo Tom Clancy’s Ghost Recon. Chiudo gli occhi e mi affido alla Forza.
Le aspettative sono alte, l’eccitazione per il nuovo film è pari a quella del nuovo gioco, LucasArts non esiste più e The Walt Disney Company ha raccolto la sua eredità, Electronic Arts ha dichiarato di attendere vendite per almeno 9 milioni di copie; quando ci sono in ballo tutti questi soldi, l’impegno è massimo, le risorse economoche e i talenti non mancano, è difficile che succeda il disastro. A parte Microsoft con le prime presentazioni di Xbox One.
Il tutto può apparire come una mera speculazione su nulla di concreto, ma chi ha avuto la fortuna di vedere Guerre Stellari quando venne proiettato per la prima volta al cinema, rovinare una creazione legata a tale universo è come rovinare un pò i nostri ricordi e quel lontano momento della nostra adolescenza. Manca poco, meno di un mese al nuovo E3, in cui saranno rivelate altre informazioni e, quando inizierà il filmato di presentazione, seguirà sicuramente il boato della sala: imperiali o ribelli, chiunque voi vi sentiate, sarete uniti nel volere, fortissimamente volere, che Battlefront sia uno di quei videogiochi da ricordare.
Certo è che così come ne stanno parlando, se le “missioni” off line saranno poco più di una serie di scenari slegati fra loro e sarà DLC a go go, non è il videogioco che attendevo da anni, “soldi-in-bocca”.
RedBavon 5 standing by…
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