“…Vide O’ gioco quant’è bello,
spira tanto sentimento”

L’immagine è tratta dalla locandina di uno dei più bei film sulla follia della guerra, Full Metal Jacket, da me personalizzata con l’apposizione sull’elmetto delle “astronavine” di Space Invaders, simbolo di tutte le vittime del genocidio di pixel che perpetro – senza il benché minimo rimorso – dal 1979.
Possiamo considerarla il manifesto di questa parte di blog dedicata ai videogiochi, insieme alla cartolina che ricevetti da Sony (e un disco di demo) come ringraziamento per l’acquisto e la registrazione di una console che ha segnato una svolta nella storia dei videogiochi: la prima PlayStation.
La PlayStation ha segnato il passaggio dei videogiochi dalla “camera dei bambini” al “salotto buono”, con la console posta proprio sotto al televisore grande di casa, il moderno focolare domestico. Fino a quel momento, i videogiochi si acquistavano solo nei negozi di giocattoli, tra bambole, pentoline, soldatini, automobiline e giochi da tavolo. La PlayStation ha segnato l’inizio del passaggio dalla fanciullezza alla maturità nella fruizione e nei fruitori dei videogiochi. Guarda il caso: la PlayStation è stata la prima console che ho acquistato con i soldi sudati del mio primo lavoro. Addio fanciullezza!

(video)Gioco dal 1979, al “bar” di un lido estivo c’era Space Invaders. A casa, ho iniziato con una console Mattel Intellivision che mio fratello ebbe regalata a Natale del 1983. Ancora la conservo, è funzionante e ogni tanto non disdegno di riaccenderla per farmi una partita ad Advanced Dungeons & Dragons. Il respiro del drago ancora mi mette ansia e salto dalla sedia, sparando frecce a casaccio, quando da un tunnel sbuca il folletto blu. Chi ci ha giocato, sa cosa intendo.
Con il passare degli anni, delle console e dei computer, ho accumulato un bagaglio di emozioni, sensazioni e ricordi che fanno parte del mio bagaglio culturale. E non solo digitalmente parlando. I videogiochi sono come un album di fotografie, ma molto più vivido, dinamico e ricco.
Per esempio, ricordo in ogni minimo particolare quando acquistai Advanced Dungeons & Dragons per l’Intellivision o, meglio, l’acquistò il mio caro papà per me. In un supermarket, inaspettatamente in una teca di vetro erano custodite a chiave ed esposte, neanche fosse la reliquia del Sangue di San Gennaro, alcune scatole di videogiochi per Intellivision. Tra queste scatole colorate, con la stessa aura sacra e solenne della rivelazione del Quarto Mistero di Fatima mi apparve la confezione di un bel rosso accesso di Advanced Dungeons & Dragons. Questo è stato il punto di non-ritorno.
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Sono dunque un giocatore di vecchia data (l’anagrafe non fa sconti) e da altrettanto sono un pilota di volo simulato.
I biplani di Triple Action sempre su Mattel Intellivision per me valgono come battesimo di volo e di fuoco. Quando molta parte del “volare” era a carico della fantasia. Per capire cosa intendo, basta guardare la schermata di Triple Action del “gioco dei biplani”, così come lo chiamavamo mio fratello e io. Molto più in là mi appassionai agli aerei, all’aeronautica e al volo, potendo però praticare solo quello simulato.“RedBavon” è una folle crasi tra il più famoso degli Assi di tutti i tempi, noto come il Barone Rosso – in inglese , “Red Baron” – e il mio cognome “Bava”.
Questa premessa fitta di memorie barbose e dettagli barocchi di un vecchio videogiocatore non deve essere interpretata come snobberia da retro-gamer (il vintage è di moda), ma come una dichiarazione di assoluto amore e una recidiva tipicamente diabolica a dedicare scampoli di tempo, sottratti anche al sonno, ai videogiochi, considerati un mero passatempo dai più moderati; per tutti gli altri, un totale, inconcepibile, al limite dell’immoralmente inutile spreco di tempo.
Proverò a trasmettere le mie sensazioni senza pensare di evangelizzare i non-videogiocatori, voglio solo avvicinare l’altro lontano da me per cercare di guadagnarne il rispetto e il dialogo. Non troverete mai un atteggiamento di cieco e puerile fanatismo per l’una o l’altra console oppure un settarismo di opinione, molto diffuso ahimè anche in Internet, che arriva al punto di “massacrare” indiscriminatamente e con saccenza qualsiasi cosa scorra sullo schermo.
Il mio intento è di testimoniare con la mia esperienza che un buon videogioco può essere parte della nostra vita reale come un buon libro, un buon CD di musica, un buon film. Sono tutte opere dell’ingegno e della creatività, che si insinuano nelle pieghe della nostra vita, producono emozioni e sensazioni, vanno a occupare una cella della nostra memoria, si rianimano con i ricordi e con l’esperienza.

VideO’gioco quant’è bello spira tanto sentimento è perciò una rubrichetta in cui troverete
- Videogiochi: senti-recensioni specifiche su un videogioco, poco tecniche e con molto cuore. Cito Trilussa per spiegare meglio l’approccio della senti-recensione:
“Der resto tu lo sai come me piace! quanno me trovo de cattivo umore un buon goccetto m’arillegra er core, m’empie de gioja e me ridà la pace; nun vedo più nessuno e in quer momento dico le cose come me la sento…”
- Videogiochi da paura!: un invito a sperimentare un po’ di brivido e tensione al sicuro davanti a uno schermo.
- Good Old Games Ads: da una pagina pubblicitaria su una vecchia rivista, vecchi videogiochi ritornano sullo schermo
- Il Pixel Quotidiano, cronache di ordinaria vita digitale: temi più ampi e generali di vita “digitale” che hanno ricadute in quella reale e viceversa
- Volare Oh-Oh! Simulazioni (e non) di volo: la mia passione per aerei e volo non poteva trovare luogo più accogliente
- Cheap’n Fun: pagare 60 o 70 euro è amorale, anche se si tratta dell’ultimo imprescindibile capolavoro dalla grafica raccogli-la-mascella-da-terra. Giocare a un buon gioco e spendere poco? Si può.
Se può essere di tuo interesse, sono stato un giocatore in adolescenza, non assiduo, ma a Donkey Kong ero bravino, mentre ad Arkanoid sono stato un asso. La mia carriera di giocatore si è poi fermata per sopraggiunti impegni diversi, ma mi divertivo. Proprio oggi pensavo a te quando ho sentito l’intervista del capo della Polizia di Monaco di Baviera che parlando del giovane attentatore che ieri ha combinato quel macello, ha detto che molti giovani sono alienati dai videogiochi di guerra, che poi vanno a ripetere nella realtà per la strada. Mi pare veramente un paragone esagerato e fuori dal mondo, questo per dirti quale montagna hai da scalare per far comprendere alle persone che i videogiochi non sono un demone da scacciare.
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Certo che mi interessa! Io ero un asso a Buck Rogers Planet of Zoom e Donkey Kong Jr. La rivista Videogiochi aveva un’artigianale classifica italiana dei record dei videogiochi casalinghi: il mio nome fu pubblicato in carattere corpo 6 accanto a questi due titoli! 😉
Sulla mia “lotta” Donchichottiana contro la demonizzazione ho oramai la stessa determinazione delle masse ignoranti spedite dal Papà a farsi massacrare sotto le mura di Gerusalemme e Costantinopoli: una crociata, Claudio lo vuole!
Non sono un paladino, ma un bracciante con pala e forcone. I videogiochi mi hanno arricchito e tanto, non posso fare altro che condividere la mia esperienza e parlarne fino a che server non schianti.
Ma già con il tuo contributo siamo in due.;)
La lotta contro l’ignoranza e il pregiudizio riguarda varie sfere della nostra vita, il videogioco è parte della mia e quindi non faccio nulla di speciale. Game Over è quando finisci le monete…E io ne ho un bel sacco pieno!
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