
Stasera mi ha colto all’improvviso una sensazione, anzi qualcosa di più…uno stato persistente d’animo. Uno stato d’animo che non si può descrivere, che non si può leggere: si avverte e basta. Il deserto.
Il deserto, dentro. Il deserto e il suo silenzio assordante. Nello spazio di un attimo, all’improvviso, dopo il corri-corri della giornata, come tutti, come tutte le giornate di tutti, ti fermi un attimo e l’avverti. Intorno a te però il tempo corre, il resto intorno scorre, non aspetta.
Ne riemergo stranito, irrequieto. Una parola nel mio dialetto di origine rende meglio la sfumatura: sfasteriuso (la ‘o’ finale non si legge , ma senza troncare la ‘s’ di netto, la si trascina morbida e sorda più a lungo). Non ve lo spiego. La mia bella figurella da “professorino” l’ho fatta già con la lezione di pronuncia di napoletano e poi non ve lo spiego perché sto…sfasteriuso. Tanto sfasteriuso che questo post l’ho scritto ieri e lo pubblico oggi.
Arrivo a casa con la stanchezza di tutti quelli che vanno al lavoro lontano da casa, che può essere anche nella stessa città ma dal lato opposto e raggiungibile con i mezzi pubblici solo a costo di funambolici incroci, calcoli di improbabili coincidenze e preghiere di Santa Romana Chiesa o altra religione. In barba all’ecologia e sprezzante del costo del carburante, io sono un con-tributore e con-dannato del traffico metroMEGApolitano. Alla fatica della giornata lavorativa aggiungere a piacere il combattimento nel traffico, imprecazioni a granella, servire bollente d’ira. Datemi un cannone 20 mm a canne rotanti tra gli “optional” che lo monto sull’auto subbbbbito!
Stanchezza che pesa sul fisico e sullo spirito ( e sulle sciocchezze che scrivo). Grava e schiaccia. Come il sasso che precipita in un pozzo profondissimo, percorre l’aria in silenzio e, dopo un tempo che sembra interminabile, raggiunge il fondo, l’eco giunge flebile in superficie, quasi che nulla sia successo…lì in fondo, invece, lo schianto è stato disastroso e con terribile frastuono.
Se smetti un attimo di correre, puoi avvertirlo, esattamente in quell’attimo. Sordo, nel silenzio del dentro. Il tempo fluisce, non puoi fermarlo, ma puoi dilatarlo nelle tue sensazioni e assaporare il Piacere della Lentezza.
Insomma, sarà che la giornata è volata via e non mi ha lasciato nemmeno la polvere tra le mani, sarà che si avvicina il giorno dei 43 candelotti e l’ennesima torta ricoperta di cera, sarà che non ho avuto mai una gran sintonia (sincronia?) con il Tempo, sarà che inevitabilmente l’acqua , il tempo, le persone, il panorama e le prospettive cambiano…allora agli atleti, agli instancabili corridori, a chi si sente centometrista chiedo:
state camminando, state andando verso un certo posto, a passo sostenuto, non si può perdere tempo, certo! Non volete arrivare tardi all’appuntamento, il vostro passo si fa più spedito, risoluto. Ad un certo punto, distrattamente lo sguardo vi finisce sulla linea dell’orizzonte e venite accolti da un tramonto spettacolare, che cosa fate?
Tirate dritti oppure vi fermate, vi sedete, restate lì assorti, vi fate entrare il tramonto “dentro”, cogliete la malinconia del sole che vi saluta, assistete il cielo e il sole liquefarsi in quella tavolozza di colori unici e infine aspettate – almeno per educazione – che la palla di fuoco sparisca lentamente dietro quella linea?
Prima di rispondere precipitosamente – lo so, avete tante cose da fare, non potete stare dietro a queste ciance in salsa romantica e in odore di qualunquista utopia – guardate almeno uno di questi tramonti cui ho avuto la fortuna di assistere in una terra dove ancora abita il Piacere della Lentezza.
Ah! il Piacere della Lentezza!
Se ancora vi sembrano banali ciance e avete cose da fare, beh…io ormai ho deciso: io sto con…
…L’elefante
Onda sonora consigliata (e mai fu più azzeccata): LAZARUS ( di Porcupine Tree)
Se volete osservare più da vicino queste foto in alta risoluzione (quelle più belle non sono mie, ma di due miei carissimi compagni di viaggio, Antonio e Marco, veri maghi con la macchina fotografica) cliccate sulla galleria di immagini Tramonti in Botswana
ok, allora oggi niente ennesima torta ricoperta di cera ma tramonto e… impepata di cozze!!
Auguri sfasteriuso!!
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una lentezza che riconcilia, belle red !!
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Un ritmo naturale che ti fa capire quanto siamo stupidi a correre sempre. In natura si corre quando si scappa da un predatore.
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So, sebbene Salerno, non sia Napoli, quanto possa essere orrendo, snervante il traffico e il caos..
Mi piace la “verve” con la quale hai vergato questo pezzo.
Il caos ( oltre al pensionamento di mio marito) è uno dei motivi che ci ha spinti a lasciare Salerno e scegliere di vivere nelle pieghe di un territorio quasi silente..
Sai, la vita qui è “slow” inderogabilmente.
Parte dal cervello. Seguono i ritmi stagionali, per esempio.
A volte mi capita di dover andare dal dentista, quindi a dover rispettare un orario e divento irascibile quando incappo con mio marito in un “traino” ( han sostituito i somari ma erano meglio i quadrupedi) che va o viene dall’uliveto o dall’orto..e divento nervosa, ma solo per rispettare l’ orario.
Ti ho letto..e ora mi appresto ad ascoltare…
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Ahimè sono emigrante a Roma, ma casa mia e’ Napoli.
Avete fatto bene ad allontanerai dal caos, risparmiate tempo buttato nel traffico e potete viverlo con tutta la lentezza…Anche quella dei somarelli e’ perfetta!
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Sì, adoro i “ciucchi”: sai che quando gli intellettuali andarono in Costiera erano i taxi?

Pure Wagner se ne servì!
🙂
Hai mai sentito parlare del Palio dei ciuccio qui nel Cilento?
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No non ne sapevo nulla del Palio! Io ho un amore per i somarelli e muli! Da piccolo ne vidi uno ed esclamai ai miei:”uuuuuh guarda un mulino!”. Feci anche un disegno di un asinello che mia madre mi dice sempre aveva un’espressione quasi viva.
Poi è la mascotte del Napoli…
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Mi immagino il tuo stupore..
😀
Beh, lo so che è la mascotte!
Mio figlio Angelo, invece, il papà del mio personale Ottava meraviglia del Mondo ( ha quasi 3 mesi) la 1 volta che vide qua durante l’estate una capra esclamò::”Papà un dinosauro!!”, era un pupeito di città
🙂
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Peppa Pig ha combinato dei guai immensi: “disonauo!” I miei mi hanno tartassato, tanto che ho giurato che se incontro Peppa Pig la invito a cena, a mie spese, ad Ariccia.
Non so se conosci la specialità di questa località nei Castelli Romani…
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ahahhaha questa mi fa sganasciare!!
Conosco di fama eccome, sebbene non l’abbia mai gustata “in loco” !!!
ahahahahahh
Il mio è del 1976: epoca dei primi robot made in Japan e Mazinga e dinosauri ect..
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Goldrake, Mazinga erano pure i miei beniamini! Sono classe 1968.
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Già c’erano nel 1968?
Corbezzoli..
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No sono nato nel 68 e quindi anche io me li ricordo perché furono i primi 😉
Oddio dimostro tutti questi anni per come scrivo ahahaha 🙂
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Queste foto mi spingono ad evidenziare il tuo apporto da me!!
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L’ha ribloggato su itinerariaterradistorieediemozionie ha commentato:
C’è più di un motivo che mi urge dentro e mi spinge ad evidenziare questo post.
La melodia ( “Lazarus” eseguita ai “Porcupine Tree” i un gruppo musicale progressive e experimental rock britannico.
E, poi, of course lefoto degli splendidi tramonti del Botswanal
Dove si trova il Botswana?
Me lo son nadata acercare.
Ex protettorato britannico, confina con il Sudafrica a sud, con la Namibia a ovest e a nord, con lo Zimbabwe a nord-est; non ha sbocchi sul mare.
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