Tipi da Web #3 – Alla ricerca del “search intent” perduto


Quando hai bisogno di una spatola per raschiare residui di auto-stima dal pavimento, c’è una soluzione:  leggere cosa scrivono certi tipi da web.

Ci sono quei momenti in cui ti senti al di sotto della piramide di questa zozza società di magnaccioni, che, per quanto sia zozza, è sempre quella in cui sei dentro, mani e piedi. In questo periodo sono caldamente consigliati anche maschera e boccaglio Devi portarli da casa.

In questi momenti in cui devi usare una spatola e tanto olio di gomito per raschiare i residui di auto-stima dal pavimento di un bagno pubblico della stazione ferroviaria, viene in soccorso il retrobottega delle nostre webbettole: i termini di ricerca sono degli autentici agenti dopanti per l’auto-stima.

Gli utenti che inseriscono una parola o una frase in un motore di ricerca di certo sono alla ricerca di qualcosa. Per uno stesso termine di ricerca l’obiettivo tuttavia può essere differente.
Se un utente digita “Ferrari”, potrebbe volersi riferire a:

  • automobili sportive
  • Formula 1
  • spumante

Se restringe il campo di ricerca aggiungendo “auto” comunque potrebbe volere conoscere:

  • quanto costa una Ferrari?
  • quanto va veloce?
  • se entra nel garage?

Queste sono alcune delle domande che sono alla base della ricerca.

In gergo tecnico è noto come “search intent”, traducibile nell’altrettanto efficace “intento di ricerca”. Senza farne un trauma, utilizziamo pure il termine anglosassone poiché nelle metriche della Rete l’inglese sta all’italiano come in Medicina il greco antico: è la lingua di origine.

Il “search intent” è l’esigenza reale in base alla quale un utente effettua una ricerca. Spesso è implicita perché non appare evidente dai termini utilizzati.

Capire chi sono i “visitatori” di un sito è uno dei motivi per cui il “search intent” è importante.

Conoscere infatti il motivo per cui gli utenti effettuano una ricerca è un riferimento per creare contenuti, che siano in grado di soddisfare le loro esigenze. Inoltre, per trattenere l’utente sulle nostre pagine, è un’opportunità per espandere i contenuti con argomenti correlati.
I termini di ricerca sono la chiave per capire esattamente cosa un utente desidera trovare.

Ebbene, dai termini di ricerca che hanno portato gli utenti su queste pagine nel corso del 2020, spesso non riesco a capirlo oppure non ho la minima intenzione di capirlo.

Vi spiego perché con le parole e le frasi – alcune delle autentiche “perle” – che hanno portato il navigante fino a questa “casa umile ma onesta” (cit. “L’annunciazione“, La Smorfia con Massimo Troisi, Lello Arena e Enzo De Caro)

Gli argomenti sono alquanto eterogenei e li ho così suddivisi:

  • Erotismo, anzi auto-erotismo
  • Videogiochi
  • Napoli e dintorni
  • Tolkien
  • Viaggi
  • PC
  • Musica
  • Social network
  • Giochi d’infanzia
  • Dipendenza dalla liquirizia

Vista l’abbondanza di “materiale” devo suddividerlo in più parti anche perché di fronte a tanto genio, non riesco a tacere. Come “Di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno”, così al termine di ricerca segue il mio commento.

Il primo “blocco” di ricerche è il più numeroso e ciò non mi meraviglia poiché è su uno dei temi più ricercati in Rete: il sesso.

Erotismo, anzi auto-erotismo

L’auto-erotismo è il protagonista assoluto di questo terzo episodio di “Tipi da web”. Vi è un gruppo riconducibile a ricerche similari e una manciata di “outsider” che si sganciano in volata. Alla fine dell’elenco vi spiego anche il motivo che li ha portati qui.

racconto della prima sega

E lo vengo a raccontare a te, per giunta su un sito che pure mia madre potrebbe leggere! Escludo che il “search intent” sia per un racconto di un falegname alle prime armi.

la mia prima sega

Ho sempre considerato questo blog un “hub” di racconti, aperto a chiunque avesse qualcosa da scrivere e ve ne sono parecchie testimonianze sparse per queste pagine. Forse ho sbagliato io, però – in tutta sincerità – non me ne frega assolutamente nulla della tua prima esperienza di auto-erotismo.

la prima sega

In questo caso, qualunque ipotesi di “search intent” fallisce miseramente, con tutta probabilità è assente. Anche l’utente non sapeva cosa cercare:

sei alla ricerca di un racconto in salsa nostalgia-canaglia di un falegname, un taglia-boschi, un giardiniere o un carpentiere?

oppure

sei alla ricerca di un racconto “delicatamente” erotico sulle prime pulsioni e sull’esplorazione del proprio corpo dopo che l’Allegro Chirurgo ti è venuto a noia?

la mia sega

In questo caso propendo senza esistazioni per il “search intent” di un falegname, un taglia-boschi, un giardiniere o un carpentiere per l’acquisto di uno strumento di lavoro. La domanda però sorge spontanea:

non facevi prima a visitare uno dei siti di commercio online di famose catene di bricolage e fai-da-te?

Ora che ho scritto “fai-da-te” mi sovviene che potrebbe rientrare nel tema erotico.

racconti la prin ma sega in famiglia

L’errore di battitura presenta una curiosa anomalia: le lettere “n” e “m” sulla tastiera sono una accanto all’altra tuttavia, accortosi dell’errore, l’utente ha preferito inserire uno spazio invece di utilizzare il tasto “backspace”. Lo sforzo sarebbe stato identico, un tasto da pigiare, ma il risultato sarebbe stato corretto e il motore di ricerca lo avrebbe forse meglio indirizzato. Tant’è che è giunto qui e avrà sicuramente aumentato la frequenza di rimbalzo di questa webbettola.

Questa frase mi ha catapultato negli anni Settanta, quando impazzavano le comunità in cui si inneggiava all’amore e al sesso libero (più il secondo che il primo).

Va bene la condivisione, ma esiste anche una sfera di intimità. Non vorrei essere frainteso: sono pudico di natura, ma non bigotto e lungi da me un discorso di morale o puritano. Tuttavia, mi urge porgere una domanda: dove vuoi farti la prima sega?
In pubblico? A casa di amici? In un club di scambisti?
Se hai risposto “sì” a una di queste tre domande, il termine di ricerca ha un senso.

una sega all’italiana

In un momento storico di rigurgiti autarchici e rivendicazioni di sovranismo (vai a spiegare a questi “nazionalisti” italiani che deriva dalla parola francese “souverainisme”), la sega all’italiana non poteva mancare!
Faccio il mea culpa, non ho approfondito l’argomento: quali potrebbero essere le differenze tra le popolazioni in diverse zone geografiche nel semplice atto di coordinare il movimento della mano per procurarsi piacere da soli?

Una risposta credibile potrebbe averla solo lui:

le prime seghe dei bambini

Sarà l’avere invocato l’onnipresente esperto di divulgazione televisiva italiano in una delle sue pose più iconiche e spunta a mia insaputa tra queste pagine anche la “rubrica dei consigli per genitori inesperti e ansiosi” che dispensa consigli in un momento topico della formazione dei propri pargoli: le prime pulsioni sessuali.

È d’obbligo una poderosa avvertenza.

Attenzione! Le informazioni contenute nel sito possono avere, a volte, involontariamente, uno scopo informativo. Possono essere modificate o rimosse in qualsiasi momento e comunque, in nessun caso, possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento. Le informazioni contenute nel sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica. Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante e/o di specialisti riguardo qualsiasi indicazione riportata.

Siamo alla fine di questa illuminante analisi alla ricerca del “search intent” perduto, mancano solo due termini: sono delle “perle” assolute e meritano un premio.

racconto mi piace segare sconosciuti

Poi dicono che gli internauti non amano le buone letture! Dalla Lolita di Nabokov alla ricca produzione hentai distribuita anche in Occidente, c’è l’imbarazzo della scelta, anche di tendenze di rito sessuale non ortodosso e preferenze particolari. Merita la menzione d’onore per cotanta meritoria generosità e abnegazione a procurare piacere, oltre che a se stesso, anche al prossimo. Pertanto sblocca un ambito trofeo:

cieco per colpa di edwige Fenech

Applauso a scena aperta!
Se fosse mai provato da un consesso (e dai!) scientifico che negli esemplari maschi l’auto-erotismo porta a una progressiva riduzione della vista e, nei casi estremi, alla cecità, di certo Edwige Fenech, insieme a Nadia Cassini e Gloria Guida, hanno dato un importante contributo negli anni Settanta.
Assolute protagoniste della commedia sexy all’italiana, tra gag spesso grossolane e una trama dallo spessore di un filo interdentale, perdono immancabilmente i vestiti e mostrano le loro differenti “doti”: la Fenech ha il seno prosperoso e voluttuoso, la Guida è una nostrana Lolita, la Cassini ha un sedere sodo e arroccato in un corpo flessuoso.

Sblocca un trofeo tutto suo!

Se l’argomento vi stuzzica consiglio, senza timore di deludere, il post scritto a sei mani insieme a Giancarlo e Cuoreruotante: Classe mista di commedia sexy all’italiana.
Rimane però sempre irrisolto un quesito che mi tormenta:

se la masturbazione genera la cecità negli uomini, quale è l’effetto collaterale nelle donne?

Dove sono finito?

Questa sicuramente la domanda degli utenti che hanno digitato i citati termini di ricerca e invece si sono ritrovati con tutta probabilità su uno dei quattro post dal titolo La mia prima Sega (non è un racconto erotico).

Il geniale manifesto dell’esclusività dei giochi di Sega per Genesis (In Europa e Giappone, Mega Drive)

Il tema è assai deludente rispetto alle aspettative e si fa beffe del “search intent”: i videogiochi, in particolare la console Mega Drive (Genesis in USA), prodotta dalla giapponese Sega e distribuita a partire dalla fine del 1988, prima in Giappone e poi nel resto del mondo.

Lo ammetto: nella scelta del titolo ero consapevole che avrebbe potuto attirare utenti con pensieri pruriginosi, ma non mi si può accusare della riprovevole condotta nota come “clic bait” perché già nel titolo specifico che “non è un racconto erotico” e il primo paragrafo recita:

Se siete atterrati su questa pagina con l’aspettativa di trovarvi un video-tutorial sulla pratica che è alla base delle prime scoperte del proprio corpo e della sessualità, ne rimarrete assai delusi.


Ne deriva anche un insegnamento: il titolo è fondamentale.

Cinque anni prima, infatti, ho pubblicato un post sullo stesso tema, dal titolo Seeeeeegaaa! (e non diventi cieco), da cui la più recente trilogia prende spunto per espanderne i contenuti e arricchirlo di dettagli. Fino a oggi però non ho riscontrato un’esplosione del tema auto-erotico nei termini di ricerca. Il titolo dei nuovi post è evidentemente risultato molto più “edibile” dai motori di ricerca.

A breve l’appuntamento per gli altri termini di ricerca che non sono così “stuzzicanti”, ma assicuro la loro carica dopante alla nostra auto-stima.

Nel frattempo buttate l’occhio nel vostro retrobottega, quali “perle” vi saranno nascoste?

43 pensieri su “Tipi da Web #3 – Alla ricerca del “search intent” perduto

    1. Eh già vera arte quando si affiggevano i poster dei cinema. Altro che ricerche su Internet! Praterie di fantasia si spalancavano davanti ai nostri occhi davanti a quei poster. Ma sto facendo discorsi da VdM (vecchiodimmerda) 😜

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    1. OnPaolobbello, quando ho iniziato a scorrere i termini di ricerca ho capito che avevo bisogno del sano cazzeggio e non potevo che condividerlo con gli affezionati lettori di questa webbettola. Mi è venuto giù il testo come un torrente di montagna che scende a valle. Una sensazione altrettanto rinfrescante. Non vedo l’ora di leggere le “perle” di casa tua!

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      1. Carissimo.
        Sono andato nel retrobottega…

        Ebbene, devo dire che i miei navigatori-naufraghi non sono forse originali e degni come i tuoi, ma qualche sorriso in bottiglia, dall’oceano-mare del web è approdato anche alla mia riva.
        Vado ad elencare i miei Greatest Hits.

        1. “pezones duros”: trad. “capezzoli turgidi” (sto ancora meditando…)
        Più in là trovo però un “i dieci seni più belli” che riabilita un po’ il searching intent…

        2. “perché il preservativo scoppia”: vorrei poter dare qualche spiegazione in merito, ma – come dire – non mi sento all’altezza (anche se non è la grandezza fisica più in tema…).
        Il tema della profilassi ritorna ancora in un “si mise il preservativo”, o in un “preservativi in involucro grigio”… Per non saper né leggere né scrivere, ho avviato l’antivirus…

        3. Sempre per la rubrica ‘Dica 33’ abbiamo un piccolo cluster da ambulatorio:
        – “il dottore ausculta l’uomo”
        – “il dottore gli scopre le spalle e lo ausculta”
        – “il dottore inizia a visitare l’uomo e lo ausculta”
        … Ho sempre detto che ho sbagliato mestiere…

        4. “il cielo una stalla di stelle”: se la mia non assurge a dignità di webbettola, quantomeno viene equiparata a un ricovero per animali… meglio di niente.
        Anche qui, c’è chi si avvicina di più, pur aggiungendo del suo “un cielo di luna pieno vispo di stelle”… O chi la butta sul pessimismo cosmico: “stelle nella polvere”…

        5. Infine la carrellata dadaista, o frasi sciolte (enigmisticamente parlando, potrei trarne qualcosa di buono):
        – “poesie di julies” (?)
        – “canzone con frase ‘ti ricordi quel natale’” (qui mi sa che si vuol aggirare la SIAE…)
        – “racconto su elegante suocera” (ci posso provare…)
        – “innamorarsi di uno sociopatico” (attention! be carefull!)
        – “nel frattempo do un’occhiata” (prego, faccia pure…)

        C’è chi, invece, mi ha fornito ben più di uno spunto poetico, vedi sotto:
        “fra il vento del mare
        le voci allegre e chiassose della gente
        e il verde delle onde gonfie,
        l’infelicità riconosceva l’infelicità,
        la malattia fiutava la malattia…”
        [qui sono io ad andare a cercare la fonte…].

        Oppure questo bellissimo
        “bisogna fare come il vento
        rannicchiarsi e trasformarsi in canto”.
        Niente male!
        [google…]

        Ma anche un prosaico (ma realissimo):
        “amore ho provato a chiamarti però non prende”…
        (sarà, ma a me non risulta…).

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        1. Applausi, applausi! Altro che non sono degni, siamo su un livello altissimo. E c’è anche una coerenza con spazzi di poetica rubati al traduttore di Google quando provi a passare dal thailandese all’esperanto 😉
          L’ultima è un capolavoro assoluto, se la batte con “racconto su elegante suocera” (che si presta a un racconto “delicatamente” erotico su MILF e Cougar!)- “il cielo una stalla di stelle” stabile sul terzo gradino del podio. Pensaci a cambiare il titolo al blog (Google lo vult!). Runner up a un’incollatura dal podio la pervicacia nell’usare l’espressione “lo ausculta”. Mi sarei atteso un errato ma ben più comune “lo ascolta”.
          Fa-vo-lo-so! Sapevo che mi avresti stupito! Grazie!
          Viste queste perle (e come le hai magnificamente descritte), se non hai intenzione di dargli una degna veste di post, posso farlo io?
          Non cambio una virgola al tuo testo e chiaramente cito l’esimio autore e la fonte, ci mancherebbe. Posso? POSSO? dai, POSSO?
          Grazie per il generoso commento e contributo, OnPaolobbello!

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            1. Grazie Paolo! Sempre generoso. Materiale ne ho ancora e non so ancora se sarà sufficiente un altro post o due. Aggiungo il tuo e ho chiesto anche agli altri che hanno commentato di tirare fuori le loro “perle”. Se rispondono all’appello ci sarà materiale per una serie da “binge reading” a crepapelle!

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  1. Ahahahah! Stupendo l’argomento, che dimostra come la maggioranza degli utenti non sappia usare Internet e non abbia idea di come utilizzare un motore di ricerca (anzi, Google, che per molti è unico sinonimo), ma anche tutti gli esempi che hai fatto! X–D

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    1. Dai, prova anche tu! Cerca nel tuo retrobottoga e spiattella qui o nella tua webbettola le “perle” che sicuramente troverai.
      Gli utenti non ne sanno di operatori booleani o algoritimi ed è giusto che non ne debbano per forza sapere, conoscono al 99% Google come unico motore di ricerca (quando parlo di DuckDuckGo mi guardano con sospetto neanche gli stia offrendo una dose di qualche sostanza stupefacente). Google ha sviluppato ormai algoritmi per cui “se scrivi come parli” riesce anche a trovare qualcosa perciò oggi i termini di ricerca sono una miniera di risate.
      Un search intent in tutto questo ci sarà…o forse no.
      Contribuisci anche tu alla ricerca del search intent perduto!

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          1. Mi è andata meglio. Io ho selezionato le statistiche di tutto il 2020: 2.409 termini di ricerca sconosciuti e 106 termini in chiaro.
            Ho verificato anche per gli altri anni e il rapporto termini sconosciuti e in chiaro è più o meno lo stesso.
            Anomalo che tu ne abbia 18.000 e così pochi in chiaro.
            Alla fine dell’elenco vi è la possibilità di scaricare il file csv, hai provato ad aprirlo?

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            1. Ero al mare e non vedevo molto bene. Ora con calma ho visto che ho circa 150 termini unici e 1873 unknown per il 2020. Qualcosa di strano c’è e lo spulcerò, magari insieme anche ai termini degli anni precedenti, così ci tiro fuori un post pure io! :–)

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              1. Secondo me, non è che tiene alla privacy e che i termini di ricerca, a parte il mio cazzeggio, sono una parte importante per le metriche dei siti e adeguare le attività di marketing e vendita. Questi dati valgono oro. E ce li danno a noi che andiamo a scrocco con WordFess?…No way! 😉

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                1. Ahahah! Effettivamente si, mi sa che hai ragione!

                  Comunque da quello che ho visto, e avendo un blog monotematico, la maggioranza di quelli che arrivano da me c’arriva cercando cose inerenti a cinema o serie… Magari cercano i link allo streaming più che delle recensioni, però non vanno troppo fuori tema. In ogni caso trarrò delle conclusioni più scientifiche una volta analizzati bene i dati! :–D

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  2. provata la ricerca, non uso google ma duckduckgo meno illuminato di sua maesta, e digitando ‘la prima Sega’ chi trovo al primo posto? Redbavon! Complimenti è in cima alla classifica dei best erotici.
    Io per sottrarmi alla tirannia dei motori di ricerca, ho chiesto umilmente a WordPress di escludermi. Naturalmente i vecchi contenuti ahimé sono rimasti.
    Se digito il mio nick, newwhitebear, si trovano solo i nomi dei blog e qualche commento sparso. 😀 Va bene così.

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    1. Diamine questa si’ che è una cosa da festeggiare. Ero nella prima pagina di ranking di Google per la traduzione di una canzone dei Linkin Park, ma su DDGo il risultato è di gran lunga più lusinghiero😂😂😂.
      Mi incuriosisce il motivo della tua scelta di non essere presente nell’indicizzazione, chiedo la cortesia di illuminarmi. Che intendi per “tirannia” dei motori di ricerca?

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      1. Il motivo? presto detto. Avevo quintali di spam tutti i giorni. E’ vero che finivano lì ma diventava noioso cercare anche qualcosa finita per sbaglio.
        Da quel momento lo spam e diventato più fisiologico. Per ridurlo a zero sarebbe aufficiente cancellare quelle tre o quattro pagine indicizzate dai motori di ricerca,che sono sempre le stesse usate dagli spammatori.

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  3. Pingback: Co’ sta pioggia e co’ sto vento chi è che bussa a questo blog?

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