Bianco e Nero. Il Bounty compie il miracolo: un morso e in bocca si realizza il sogno di un’integrazione che decenni di lotte dei neri d’America non sono ancora riusciti a ottenere completamente. Bianco e Nero, insieme, seppure distinguibili, l’amaro del nero fondente, il dolce del bianco cocco, inseparabili nell’unicità della gustosa mescola.
Ma non tutto è buono come sembra.
Il Bounty, sebbene di origine “yankee”, si inserisce nell’alveo della migliore tradizione democristiana, poi perpetrata dal consociativismo delle più geniale balla politica post-guerra fredda, la Destra e la Sinistra. Non capirai mai chi ti sta fottendo…i valori normali di glicemia nel sangue, se il cioccolato o il cocco. Questa o quella per me pari sono, a quant’altre d’intorno mi vedo; del mio core l’impero non cedo meglio ad una che ad altra beltà.
Se è vero il vecchio adagio che “siamo quello che mangiamo”…beh inizio ad avere seri dubbi sulla storia che mi raccontavano all’ora di Scienze che siamo fatti al 60% di acqua e il resto proteine, grassi e sali minerali…non vorrei diventare blasfemo ma anche quell’altra storia che “polvere siamo e polvere torneremo” inizia a traballare.
“La barretta al cioccolato dal gusto esotico…“
Io veleggiavo sull’onda di sapori esotici del cacao e cocco verso spiagge e palme, quando ex abrupto sono stato riportato a terra dall’ elencazione degli ingredienti di dubbia provenienza naturale, di sicura mancanza di genuinità e dall’ apporto calorico quanto un bel pezzo di lardo di Colonnata caramellato.
A parte i caratteri con un corpo che l‘oculista ti chiederebbe di leggere solo se è in giornata “no” e volesse tirarsi su di umore ai danni della tua dignità, stento ancora di più nella lettura degli ingredienti quando realizzo che, invece di leggere “ latte/zucchero/cacao/cocco”, mi ritrovo a scorrere la tavola periodica degli elementi.
Due barrette superano 500 calorie e la dose consigliata dalle GDA per i grassi saturi…Alla faccia della merend-ina! E dire che nelle pubblicità di queste “merendine” la parola “leggerezza” è una di quelle più (ab)usate.
D’altronde, la pubblicità in questi casi ostenta l’immagine della “famiglia tradizionale” che anche un “ciellino” tirerebbe giù tante bestemmie quante le rane che Mosè fece piovere sulle teste degli sbigottiti Egizi. Mamme in splendida forma, pettinatura e trucco perfetti, con splendidi bambini, consigliano la “merendina” a madri con i capelli scompigliati, il trucco sistemato allo specchietto retrovisore in coda nel traffico mattutino, un numero di buste della spesa superiore agli arti consentiti e un persistente senso di colpa a causa dello “spread” tra tempo impiegato al lavoro e tempo dedicato alla prole ai livelli del novembre 2011 tra Bund e BTP. Titolo del genitore declassato a “junk“.
A tali coscienze martoriate di mamme normo-pettinate, normo-truccate e normo-dotate, un conforto inaspettato proviene dalle blandizie seduttive della pubblicità: credere che quelle “merendine” siano leggere e salutari è un’ancora di salvezza. Sì cocco+cioccolato insieme, ma anche pasto+gratifica per la prole dannatamente aggiornata in fatto di ultime schifezze gastromediatiche.
E allora bando al Bounty? No, continuerò a ingurgitare queste “merendine” continuando a sognare palme e cocchi perché se è vero che “cibo” naturale non è, almeno artificiale “cibo” della nostra mente può esserlo. Al palato piacendo.