Dopo i (bav)auguri del 2008, gli (sbav)auguri del 2010, alla scadenza del biennio non poteva mancare il salutami a’soreta del 2012. Soprattutto, dopo avere visto TUA sorella… (Vedi foto sotto).

Ogni anno, a dicembre, per una nota marca di abbigliamento intimo c’è l’usanza di lanciare una campagna pubblicitaria con un’avvenente e svestita testimonial femminile che mi evoca un’ immagine della Sacra Famiglia, calata nella quotidianità odierna, al limite del blasfemo, pur tuttavia estremamente credibile e coerente: Gesù Bambino nella mangiatoia, Giuseppe e Maria, il bue e l’asinello non dentro la solita spelonca di Betlemme, ma sistemati al Moulin Rouge. Hey sister, go sister, soul sister, go sister / Hey sister, go sister, soul sister, go sister / Gitchi gitchi yaya dada / Gitchi gitchi yaya here / Mocha chocolata, yaya

Sostituire “Tu scendi dalle stelle” con “Lady Marmelade” et voilà lo Spirito del Natale è bello che servito in salsa moderna, consumista e rassicurante per l’Economia e la Salute del Paese.
Now he’s at home doing 9 to 5
Living his brave life of lies
But when he turns off to sleep
All memories keep more, more, more
Gitchi gitchi ya ya da da da
Gitchi gitchi ya ya here
Mocca chocolata ya ya
Creole Lady Marmalade
Voulez-vous coucher avec moi, ce soir?
Voulez-vous coucher avec moi?
Ogn’anno, in questi giorni di dicembre, c’é l’usanza di andare a fare “shopping”. Ognuno ll’adda fà chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero.
Se avete riconosciuto nel corsivo i versi della magnifica “’A livella” di Totò, non sbagliate. La citazione è intenzionale visto che tra il bombardamento concentrato di inviti a “consumare” e l’indotta schizofrenia da shopping, che tu sia laico o credente, il vero Spirito del Natale può considerarsi defunto e quindi, come Totò recitava, occorre recare visita al cimitero per ritrovare il “caro estinto”.
Ogn’anno, puntualmente, in questi giorni di questa ricorrenza, io aspetto la campagna pubblicitaria di questa marca di intimo al plurale superlativo. Mi diverte l’effetto devastante della cartellonistica pubblicitaria sull’automobilista maschio al mattino durante la transumanza verso i luoghi di lavoro: quando, nonostante l’abluzione mattutina, più o meno accurata, gli occhi ancora cisposi e pieni di sonno, la voglia di affrontare la giornata di molto sotto-zero almeno quanto la minima invernale di Vladivostok, si ritrova nel traffico metropolitano come un’automa programmato per la guida di un veicolo a due o più ruote e SBAM! Dietro una curva, la solita curva che fa ogni giorno, dietro quella curva di cui il suo sedere ormai conosce ogni minima abrasione ed eccedenza dell’asfalto sul manto stradale, APPARE!!!

Appare in formato Cinemascope l’immagine di una donna bellissima che trafigge come uno spiedo il nervo ottico, si infila direttamente sotto la corteccia cerebrale, diventa l’unica possibile occupazione di tutti neuroni e le cellule gliali e viene “proiettata” nella nostra esclusivissima saletta privata, la scatola cranica. Non si sente volare una sinapsi, non uno scrocchio di pop-corn. In questo silenzio tra il concentrato e lo sconcertato, si mette in moto quel processo creativo che è noto come “immaginazione”, una più o meno delirante immaginazione che “sfrena” istinti e pulsioni da ciclo estrale, cioè dell’ “animale in calore”. Questo è invece il momento di usarli i freni, quelli dell’automobile o della moto che si sta guidando: la probabilità di tamponamenti aumenta esponenzialmente, i gommisti si sfregano le mani, i carrozzieri stappano lo spumante in ampio anticipo rispetto al Capodanno.
Quest’anno, a beneficio di una maggiore tenuta di strada in certe curve. la nota marca di intimo si è astenuta dal tapezzare tutta la città con una cartellonistica stradale che avrebbe potuto apparire, inaspettatamente in una parte di città dimenticata da Dio e dalla Metropolitana, svestita così e con uno sguardo che ti inchioda…al primo palo della luce o arbusto sopravvissuto sul ciglio della strada.

Non è becero maschilismo, non è solo un picco fuori controllo di testosterone che muove le mie dita sulla tastiera, non è una celebrazione fine a se stessa della bellezza esteriore, costruita a tavolino e servita in salsa patinata. Amo la sensazione di sospensione dalla realtà che comunica questa bellezza che mozza il fiato. Amo l’immaginazione che scatena. In questo periodo di oggettiva e diffusa difficoltà (non solo economica), gli ideali vengono meno poiché diventano per i più un lusso che non ci si può permettere, si smette di avere delle speranze, nei progetti i timori hanno il sopravvento sulle opportunità. Una possibilità di costruire una realtà migliore è data da questo processo creativo dell’immaginazione, che – conformemente ai nostri desideri, sentimenti, interessi – ridimensiona i timori nel fare progetti, spinge ad azzardare previsioni, stimola ad anticipare le situazioni, insomma rinforza le speranze e contribuisce a ricostruire delle fondamenta dell’uomo: gli ideali. Non è tutto oro quel che luccica: l’immaginazione può anche farci “sognare ad occhi aperti”, cioè astrarre la realtà con eccessi deformanti che passano dall’estremo ottimismo al pessimismo radicale.
Sorge spontanea un’obiezione (di coscienza?), percepisco una dissonanza, risale un retrogusto amaro: quest’immagine ricercata, perfetta, incorniciata non a caso tra statue neoclassiche è lontana anni-luce dalla realtà. Voglio dire: la modella è bellissima, è reale, in carne e ossa. Ma nella difficoltà del presente e l’incertezza per il futuro, palpabile e nei discorsi di tutti, quell’immagine, per quanto fatalmente attraente, è un’ostentazione fuori luogo.
Tuttavia, immaginare è un allenamento cui non si deve mai rinunciare per mancanza di tempo o di voglia, in tempi di crisi o di benessere, l’immaginazione è una valvola di sicurezza della psiche, un processo di liberazione dal profondo, un lavorìo a volte consapevole o, come, in questo caso, inconscio.
Se qualcuno, con la stessa invidia e malizia del Diavolo che tentò Gesù nel deserto, fa giungere alle vostre orecchie il bisbiglio “Photoshop, fotoritocco”, ricacciatelo indietro, urlandogli “Vattene, satana! Sta scritto: Adora la Signorina Tanya e a lei sola rendi culto”. Non avere ripensamenti o pietà alcuna per esseri che hanno rinunciato a “immaginare”: fai ciò che avresti dovuto fare quel giorno a quel bimbo saccentino che ti spiattellò tronfio e sicuro che “Babbo Natale non esiste” e, alle tue resistenze, ti svelò che Babbo Natale nient’altri era che Stanislao Moulinsky…ehm, no… non lo scrivo chi è, <no spoiler> ma voi sapete chi intendo. Avevo 6 anni. L’effetto mi raggiunse come un passerotto che ha appena spiccato il volo dal nido e viene raggiunto da una rosa di pallini sparati da una doppietta.
Ancora mi rimprovero di non averlo preso a calci nel sedere, da qui alla Lapponia!
Si ritorna un po’ bambini: crediamo a Babbo Natale, scriviamo la letterina e vi elenchiamo dei bellissimi e inarrivabili regali. Ci crediamo, ci crediamo: la mattina del 25 dicembre, sotto un albero di Natale addobbato e luccicante come le strade in una festa del Santo Patrono del paese, vi troveremo uno di quei bellissimi regali. Così riprendiamo a credere, ci crediamo: una simile bellezza non può essere il risultato di un sapiente fotoritocco, deve esistere. Crediamo a Babbo Natale, scriviamo la letterina, ci mettiamo uno di quei regali bellissimi e inarrivabili, belli e inarrivabili come Tanya Mityushina. Il 25 mattina, sotto quell’albero, troveremo una confezione piuttosto ingombrante su cui campeggia la dicitura “CunegondaLaBambolonaTuttaTonda”.
Babbo Natale esiste, ci conosce meglio di nostra mamma, è più realista del Re e per graziadiDdio non si è dato alla tratta delle donne.
Il mio poco natalizio augurio è di non perdere mai la voglia di immaginare.
E se avete una sorella, salutatemela.
Buona vita.
Onda sonora consigliata: Closer to the Edge (in This is War! di 30 Seconds to Mars): una bella sferzata di energia, altro che “Tu scendi dalle stelle”…
No, no, no, no
I will never forget
No, no
I will never regret
No, no
I will live my life
Tele saluto tutteddue!!!!!
buon natale pure a te..
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pensa che bello se ovunque trasparisse arte, colore, murales, come ci abitueremmo alla bellezza, quella vera, quella che ti fa sognare, riflettere.. pensa come la pretenderemmo!! altro che cose di trippa ritoccate..
ps. lo vedi che è meglio camminare a piedi? 😉
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Ah certo! Abituarsi alle brutture è un attimo, non richiede sforzo, ci si abitua subito. Se fossimo contornati dalla bellezza, non potremmo più tornare indietro. Faccio sempre questa riflessione quando cammino per le strade del centro di Roma o ai Fori imperiali. Darei invece l’ergastolo a chi ha permesso e ha progettato le Vele a Scampia: un eco-mostro che può generare solo ghettizzazione e deprimere qualsiasi animo umano.
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Credo che chi l’abbia progettato sapesse bene a cosa sarebbe dovuto servire. Qui e lì tra napoli centro, ponticelli e scampia stanno realizzando murales bellissimi proprio contro la ghettizazione e l’abitudine alla depressione.
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A maggiore ragione ergastolo e senza attenuanti o riduzioni di pena! Ma non lasciato a marcire in una cella, ma condannato a lavorare alla manutenzione e al decoro di quel mostro fino alla fine dei suoi giorni visto che il danno che ha procurato all’ambiente e alle persone è incalcolabile. Amo i murales, i graffiti di strada, chi disegna sui marciapiedi, gli artisti di strada in generale. Massimo rispetto a un famoso artista di strada che ha fatto cancellare le sue opere quando una “fondazione” voleva rappresentarle al chiuso. Ora non ricordo il nome, ma è il concetto che è importante.
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Certe cose non smetteranno mai di esistere, per fortuna! Auguri di Buon Natale in ritardo..e in anticipo.
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Gli auguri sono sempre graditi 🙂 e ricambio di cuore.
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Grazie 😊
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