Tutto vostro, fino in fondo


Klevan (Ucraina)
Klevan (Ucraina)

Tutto vostro fino in fondo. Questo post prende il nome da un’ omonima “opera” cinematografica appartenente al genere pornografico, il cui manifesto in bella mostra in una piazza di Napoli attirò la mia attenzione tanti anni fa. Il manifesto, non potendo esporre esplicitamente la “mercanzia”, risultava addirittura sobrio: su sfondo di colore uniforme, un verde chiaro dalla sfumatura malata, il titolo campeggiava a caratteri cubitali dal font privo delle “grazie” (e privo di graziA). Tutto vostro fino in fondo. Manifesto all’apparenza anonimo, quasi discreto nella comunicazione, al limite della negazione della funzione propria del cartellone pubblicitario, se non fosse stato in un luogo che di fatto rendeva l’innocuo messaggio inevitabile quanto un TIR lanciato a velocità smodata che scavalca il “guard-rail” e si appresta a un filotto da manuale degli automobilisti che non pensavano di essere tutti contromano.

Come una bellissima donna, che consapevole di attirare gli sguardi (e la bava) degli esemplari maschi nel raggio di un centinaio di metri, cammina con un’ indifferenza che la rende altissima tra la folla e, di tanto in tanto, lancia uno sguardo in una direzione a caso, fulminando il malcapitato homo sapiens che, d’un botto, involve nella forma pubens. Il mentecatto si fa delle strane idee, completamente infondate ed errate, giacché non sono più le cellule nervose e gliali a comandare le sinapsi, ma le cellule di Leydig con conseguente smodata produzione di testosterone. La maliarda se ne accorge, sorride di cotanta miseria maschile, ha raggiunto il suo narcisista obiettivo e prosegue la sua falcata da passerella, testa alta, appoggia il tacco, lancia le punte in alto, appoggia il tacco, fa oscillare lievemente le braccia, le gambe dritte, ben chiuse, a piccoli passi, al suono cadenzato dei tacchi, si allontana. Così quel manifesto attirava l’attenzione del potenziale pub(bl)ico e ne stuzzicava una fantasia equivoca così sottilmente da risvegliare pruriti equivoci e morbosi anche se il titolo fosse stato “Biancaneve e i sette nani”. Un grande classico del genere. Sì…ma quale genere? Signore, illuminami. E fu la luce. E arrivò la bolletta dell’Enel.

Se non fosse stato per i nomi degli attori e attrici del tutto sconosciuti, avrei pensato a un manifesto di uno spettacolo teatrale. Ma quei nomi risuonavano nella testa come “attori di teatro” quanto all’improbabile risposta di “Pozzi Moana” o “Vacca Carlo” all’appello dell’esame di Ragioneria 1 nell’aula magna strapiena di matricole del corso di Economia e Commercio. Cosa che non avvenne, io ero presente.

Cotanto sbrodoloso incipit – ammetto – è forse una delle più vergognose prestazioni di questo reietto della (figlia-di-buona)madre-lingua, complice una vogliosa tastiera che del battere non ne ha fatto un mestiere, bensì una missione. Invero a chi scrive il tutto suona rutilante di brutto e il tema a lucine rosse, anche se non è più Natale, è di insospettabile attualità. Il rosso è il colore che va di questo periodo: il governo di sinistra (seeeeh!) comunque resiste. Tanto alla fantascienza ci siamo abituati, se è vero che un certo proprietario di una squadra di calcio sarà citato nei libri di storia come Presidente del Consiglio dei Ministri della (Re)pubblica Italiana (e non di una squadra di calcio…) A questo punto, sono anche autorizzato a pensare a Nonna Papera come Presidente della Repubblica!…”Che c’è di strano?” mi direte voi…”che è una papera?”…No, che è una femmina!

Quote rosa o no, il Mondo è destinato a essere plasmato dalle donne. E’ una tendenza inconfutabile e ciò non mi sorprende (né mi dispiace) date le mille-et-una risorse di cui dispone il (non sempre)gentil sesso. Le donne ci sono superiori e ammettiamolo una volta per tutte.

Se a questi i pensieri in assoluta libertà, qualcuno ha qualcosa da obiettare perché sono sempre i soliti triti e ri-triti luoghi comuni, faccia una personale verifica statistica senza scomodare la Doxa o – se proprio non potete fare  a meno dei “doppi sensi” – la Demoscopea, e lasci pure una sua traccia nell’apposito spazio dei commenti a piè pagina visto che in codesto b(av)log non è stato rottamato ancora il concetto di democrazia. E non intendo quello italicum di porcilaio retaggio.

Le minacce del rigo su fanno scena, ma pare che al normale cittadino non rimanga che blaterare o solo la cupa rassegnazione, perché provare a fare qualcosa per cambiare (nessuna garanzia che sia in meglio) è un’opzione che gli  è stata sottratta per il suo bene. Se qualcuno resiste, perplesso da questo afflato di magnanimità “degna” degli Dei dell’Olimpo, sarà convinto dal mantra mediatico che siamo tutti ormai all’ultima speRenzi…dopo di che c’è: il baratro. Il baratro?…Ho smesso di credere all’Uomo Nero da molto tempo e lo ritengo il peggiore dei colpi bassi in tempi di disoccupazione giovanile al 42%.

Avviso ai cittadini: “Scusate per i lavori in corso…ma per una volta la smettiamo di prendervi per i fondelli e vi diciamo ai sensi dell’art.11 del D. Lgs. n. 150/2009 che non stiamo lavorando per voi”.

Quanto segue è tratto da Trentino Alto Adige News de Il Fatto Quotidiano e rappresenta un vero e proprio inno all’unificazione del Paese e alla fine di ogni fantasia secessionista perché siamo tutti, dalle Alpi Aurine a Punta Pesce Spada, ugualmente sprofondati in una fossa così nauseabonda che viene da tirare giù le Ma…rianne! Qualunque baratro ci possa essere dopo, non fa paura.

2 dicembre 2013 –  Qualità della vita, Trento prima e Napoli ultima. In risalita Roma e Milano

Questa è quasi scontata…la mia Napoli ultima, il Nord sempre virtuoso. Forse, c’è ancora speranza …ma questa è pure l’epoca dell’individualismo, non della condivisione…

Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò! Viva l’Italia!

Il 2013 è finito (per graziadiDDio) anche se non ho capito bene se il letame sparso durante tutto l’arco del passato aNo, se n’è definitivamente andato con l’aNo vecchio o continuerà a impuzzolentire la nostre (r)esistenze, perseguitandoci nei più reconditi reCESSI della nostre future vite. Ammmén. E’ maybe troppo presto per dirlo…lo scopriremo solo vivendo, diceva una canzone.

Piuttosto (senza allusioni a mie indubbie doti sfruttabili a fini pornografici) , ORSU’ gioite che siamo alla fine di queste righe…meglio finire dignitosamente tutto vostro fino in fondo.

E chiamiamola fine dignitosa!

To be…(dis)connected.

Già fatto.

Vostro-Fratello d’Italia(pure di Lucio e Giorgia)-Claudio

Questo post è la I parte di The .XXX Trilogy, l’unica trilogia in cui una parte non c’entra nulla con l’altra. L’unica cosa in comune è: “mo’ m’aggia sfucà!” (ora è arrivato il momento che mi devo proprio sfogare!). Se vi regge lo stomaco, continuate a parte II: Mai Dire Basta

Onda sonora consigliata: High hopes di Bruce Springsteen

3 pensieri su “Tutto vostro, fino in fondo

  1. simona

    Caro Claudio, e finalmente (siccome oggi il mio cervello si è liofilizzato!!) ti ho dedicato questi dieci minuti…… tu c’hai i draghi in testa!! comunque alla faccia del SUD Tirolo (vedi che un po’ di sud ce lo hanno pure loro!) chiedo a Domi di regalarmi un altro biglietto per il concertone a NAPOLI di GG!!! vabbuò?! e occhio nel mio indirizzo mail…

    "Mi piace"

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