
“Unstuck” in inglese significa “scollato”, “scollegato”, può essere usato riferendosi anche a uno stato mentale, emotivo. Coincidenza: una delle mie canzoni preferite è Doing the Unstuck e, altra “coincidenza”, è una canzone di The Cure. Il detective Malone, spegnendo nervosamente nel posacenere la sigaretta ancora a metà , direbbe al panciuto Ispettore con bretelle e sigaro “Una coincidenza è una coincidenza, una serie di coincidenze…sono dei precisi indizi”. Malone alzò il bavero dell’impermeabile stropicciato, si aggiustò la falda del cappello – senza cappello non andava nemmeno al bagno – si accese un’altra sigaretta, T’LAC, zaffata di fumo e voltandosi con un cenno salutò l’Ispettore che ricambiò: “Malone, smettila di fumare…ti fa male” e tirò profondamente il mezzo sigaro serrato tra le sue carnose labbra.
A parte i guasti di L.A.Noire sulla mia debole psiche, è piuttosto naturale che ognuno riconosca in un dato momento i suoi stati d’animo in una canzone e affidi la non banale “traduzione” delle proprie emozioni a versi e musica di qualcuno che lo sappia fare, quantomeno sia del “mestiere”: nel’Ottocento i poeti, nel frenetico XXI secolo abbiamo sdoganato pure i cantanti. Doing the Unstuck ha quasi vent’anni, è contenuta nell’album Wish (aprile 1992) e, andando a cercare conferme del testo originale sul libretto del Cd – perchè Internet è bello e caro, ma girano certe “banfe” – mi sono accorto che gli anni sono davvero passati visto che il testo, scritto in un carattere corpo piccoloMApiccolo, mi ha creato qualche difficoltà nella lettura. Dato che la mia cache di memoria è solo di 5 miserelli Kbyte, come il Commodore VIC 20, devo perforza leggere il testo di una canzone per cantarlo e da (più) giovane ricordo di averlo fatto, ballando selvaggiamente, parecchie volte con questa canzone: leggevo e cantavo, mentre saltellavo scoordinatamente. Oggi aleggia lo spettro dell’occhiale bifocale o il doppio occhiale con il laccetto al collo..I will survive!
Doing the Unstuck, a quasi venti anni dal suo primo ascolto, rimane controversa fin dalla traduzione del titolo. Io tradurrei il titolo con un “Fare ciò che non ti saresti mai aspettato”, ma “the unstuck” non corrisponde a “l’inaspettato”. E’ più una traduzione ricorrendo al senso che ti ha dato la canzone o meglio, che ognuno ha dato interpretando personalmente la canzone. Eh sì perchè se non ho trovato una traduzione decente per il titolo per motivi soggettivi (non sono madrelingua inglese e – lo so LO SO – manco italiana) l’interpretazione di tutta la canzone è oggettivamente parecchio controversa. Su forum, siti dedicati, blog e link assortiti, nel tipico stile di caos assoluto e gagliardo della Rete, è singolare (e interessante) notare come le persone si riconoscano in maniera differente nella stessa canzone, un processo dato per banale, ma che per Doing the Unstuck dimostra di non esserlo, attingendo invece a profondità insospettate e considerando le posizioni anche drammaticamente opposte: per alcuni un inno alla gioia di vivere e non lasciarsi mai sopraffare dalle difficoltà e dallo scoramento; per altri è un urlo di disperazione e rottura violenta con la realtà che addirittura porterebbe al suicidio del protagonista della canzone. Chi vi legge: “nega la realtà che ti ha deluso e vivi nei tuoi sogni”; chi vi legge: “non arrenderti, insisti nei tuoi sogni e diventeranno realtà”.
Io so solo che questa canzone, dalla prima volta che l’ho ascoltata, mi ha fatto muovere i piedi proprio come recita il testo: fregandome del ritmo e pensando solo ai miei piedi! Mi ha comunicato o sono io che vi ho riconosciuto, fate voi, una sana voglia di reagire, di saltare, urlare e sì…pure sfasciare qualcosa! Ti fa sentire vivo! Pronto alla vita, qualsiasi cosa arrivi, io sono qui e non mi piace stare solo in porta…posso essere difensore, centrale, mediano, ala, tornante, attaccante e punta di quelle “da rapina” alla Rossi. Ritorna ciclica questa canzone e potete anche riconoscerla tra queste pagine, nel mucchietto di pixel, che di quando in quando prendono forma nel tag Tempo
Le belle canzoni si riconoscono anche dal fatto che, a prescindere dal significato voluto dall’artista, ognuno può interpretarle e sentirle proprie. Diventano una parte di te. Ascoltate bene la terzultima strofa: Robert Smith, il cantante, recita i versi contenenti le brevi parole “cry” e “wild” con un’intensità che fa avvertire distintamente quel pianto (cry) e quella follia selvaggia (wild) per poi esplodere nella reazione gioiosa e – diciamolo – non proprio composta, come ci si aspetterebbe dai lord inglesi.
Its’ a perfect day!