
Storia di ordinaria paura di volare e dei volatili.
Duemilae9. Primo post. Avverto il peso dell'”inaugurazione”. Ci vorrebbe un’apertura a effetto. Di GRANDE effetto. D’altronde è il 23 gennaio e, Claudio, hai avuto 23 giorni per pensare a qualcosa di eclatante. In effetti, un paio di ideuzze (= pagliuzze + idee) hanno germinato nell’humus cerebrale ma – come tutti i germogli – sbucano fuori…timidamente, quasi timorosi di come verranno accolti lì fuori.
La sindrome del foglio bianco mi ha abbandonato d’incanto (una maledizione, per alcuni) dai tempi dell’ultimo compito in classe d’italiano al liceo e così mi sono lasciato trasportare dalla penna, a inchiostro o a pixel che sia, per iniziare degnamente l’Anno e-post-olare 2000ennnove. In un momento di pesantezza palpabile dove tutte le strade pArtono dalla Crisi e pOrtano alla…Crisi, io decido di iniziare con un pensiero leggero, leggero come l’aria: VOLARE, il volo.
In verità, muse ispiratrici sono due persone a me care, una con la paura di volare, l’altra con la paura di tutto-ciò-che-vola munito di penne, ali, becco e comunque rientranti nell’ornitologia.
Io amo volare.
Se dovessi reincarnarmi, spererei di farlo in uno di quei piloti strafighi con hostess strafi…ah! Dite che non funziona così…allora spererei di reincarnarmi in un’aquila reale, andrebbe bene anche un falco pellegrino…entrambe specie in via di estinzione…mi accontenterei anche di una cinciallegra.
Io amo volare. E a volte lo faccio anche senza le ali. La botta all’atterraggio non è sempre senza conseguenze. I risultati li avete sotto gli occhi, sopra lo schermo. Non so come né perché, né ho sufficienti neuroni stabili per soffermarmi a farlo, ma avverto una genuina spinta interiore a cercare una soluzione a queste paure, come sulla via per Gerusalemme un novello crociato folgorato dalla fede (o da un razzo israeliano/palestinese).
(sof)Fermatevi un attimoe a pensare (e pensatelo sulla vostra pelle): una persona a voi cara ha paura, prova ribrezzo, orrore, terrore, può addirittura arrivare a sentirsi fisicamente male per qualcosa che a voi genera invece immane piacere, leggerezza ed esaltazione. Ebbene se provate piacere è naturale che vi venga voglia di trasmetterlo. L’effetto tam-tam (…ma il cuore non faceva “tum-tum”?). Provi a trasmetterlo e ti sfracelli contro il muro della paura.
Ecco il corto-circuito che ha (s)mosso questo post(umo) di inizio d’anno.
Una soluzione ce l’avrei…Avvertenza: il trattamento bavastyle è privo di qualsiasi supporto scientifico e psicologico, senz’altro spontaneo e, in definitiva, rozzo.
Il trattamento si basa non sull’evitare come la peste i viaggi aerei e Piazza San Marco a Venezia, ma sulla riproduzione delle situazioni di stress, a piccole dosi e sempre sotto stretta osservazione, così che il “sofferente” ne tragga l’esperienza per gestire lo stress. Ho fiducia (fede?) che un po’ alla volta, in compagnia di chi ne è “immune”, acquistando via via tranquillità e serenità perché impara a gestire questo tipo di stress, il “sofferente” alla fine lascerà socchiusa una “finestrella” e così potrò fare entrare questa bella emozione e dare inizio al contagio. Se tutto ciò fosse vero, allora non mi resta che prenotare per tutti: volo per Venezia e un tavolo in un bel bar su Piazza San Marco per degustare un aperitivo al tramonto. Piccioni included.
Come primo post dell’anno, sono soddisfatto. All’inizio dell’anno, in quell’attimo in cui l’anno cambia di cifra, senti – per un attimo altrettanto lungo – di avere davvero la forza per cambiare tutto. Come fuochi d’artificio della mezzanotte fuori, dentro si scatenano salve delle migliori intenzioni e partono raffiche di buoni propositi.. In mezzo a queste righe due buoni propositi ci sono.
Obiettivo sbloccato (*): questo blog ha il suo typico post d’inizio d’anno con il suo typico bagaglio di progetti, buone intenzioni, obiettivi esaltanti e carico di speranze.
Credits: un grandissimo grazie alle due muse ispiratrici che , una volta lette queste righe, sapranno di avere una nuova fobia: ME.
(*) se non vi è chiara l’espressione, compratevi un Xbox 360. Fallout 3 rulez!
Onda sonora consigliata: High di The Cure
ti ci è voluto un po’ Bavix… ormai questo gennaio sta finendo e i “germogli” di questa primavera che non vuole arrivare sembrano ancora nascosti sotto ‘sta pioggia che non vuole smettere… ma rieccoti qui, ritrovato, e con lo spirito acuto di sempre! e come sempre è un bel leggere. alla prossima, la Perry resta in trepidante attesa! 😉
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Come dice una canzone dei Negramaro tanto a te cari: Cade la pioggia e tutto lava, cancella le mie stesse ossa….Rinfrescati se vuoi con questa mia stessa pioggia…di parole. Felice di essere pioggia che ti rinfrescherà. Grazie al tuo commento che mi riempie di soddisfazione e orgoglio. Proud of Perry.
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….Ecco cosa combini di notte in quella stanzetta fredda!!!!
Mi chiedevo proprio in questi giorni se la ritrovata (e sempre molto apprezzata!) vena scrivorroica si fosse d’un tratto prosciugata!!!
….e invece gnente! Ecchitelo di nuovo qqquà a innaugurare l’anno di pensieri in libbbertà!!! OLE’
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la stanzetta fredda…eh sì la mia scatolina cranica è una attichetto freddino, abitato da un unico neurone, Il Sig. Neurunico. Sta lì buono buono , di solito non dà fastidio, non fa rumori ma ogni tanto dai piani di sotto arriva un pò di casino. Sono gli altri abitanti del condominio, quelli al piano “Cuore” e al piano “Viscere” , che ogni tanto smaniano, iniziano a (s)muoversi, a spintonare, non gli va di stare lì, gli va di uscire…allora pure il Sig. Neurunico si mette in agitazione, si affaccia e fà: “miiiii che è l’ora di fare confusione, qui c’è gente per bene!” (Ah! Maledetto senso del dovere….)
Ma il Sig. Neurunico poi è alla fine è un accomodante, per farli stare buoni, li fa salire su, li fa mettere comodi e poi gli dà un (dis)ordine per farli uscire e OLE’ VIAAAAaaia sotto forma di pensieri….LIBERIiiiii!
E Il condominio ritorna in silenzio…ma non per molto.
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…mi inviti al prossimo RAVE con il Sig. Neurunico?!!
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