Continua da Pioggia di ricordi
Un successo inaspettato
Pioggia di ricordi è un successo al botteghino rivelandosi il film di produzione giapponese con il più alto incasso al botteghino del 1991 (fonte: Motion Picture Producers Association of Japan , Inc).

Con un incasso di un milione e ottocentosettantamila yen, pari a circa quattrocenocinquantamila dollari statunitensi (fonte: Box Office Mojo), non soltanto batte gli anime di Doraemon e Dragon Ball Z, ma anche film “live action” occidentali come Balla con i lupi, Il Padrino – Parte III e Rocky 5.
Per comprendere le ragioni di un tale successo occorre conoscerne il contesto.
Per tutti gli anni Ottanta l’economia giapponese cresce trainata dalle esportazioni di automobili, elettronica di consumo e prodotti tecnologici. Nel 1989 l’indice Nikkei raggiunge il picco di 39.000 punti, tre volte quello del 1985. I prezzi nel mercato immobiliare registrano un aumento continuo, considerevole quanto ingiustificato: nel 1990 il valore totale di tutte le proprietà giapponesi era stimato in quasi venti trilioni di dollari statunitensi, pari a oltre il 20% dell’intera ricchezza mondiale e circa il doppio del valore totale dei mercati azionari mondiali (fonte: Learning from the past: Japanese Financial Crisis 1980s-1990s di Camellia Nguyen, 4 giugno 2017)
Nel 1989 la Banca del Giappone, nel tentativo di controllare l’inflazione, aumenta i tassi di interesse con effetti disastrosi sull’economia. La bolla speculativa del mercato immobiliare scoppia e il mercato azionario crolla: nel 1992 l’indice Nikkei è a 15.000 punti.
Il Giappone sprofonda in un periodo decennale di deflazione, noto come “decennio perduto“.
I primi a soffrire di questa situazione sono soprattutto le piccole imprese incapaci di fare fronte alla situazione debitoria. Le aziende di più grandi dimensioni delocalizzano la produzione nei Paesi asiatici vicini. Per effetto di questi due fattori, il tasso di disoccupazione aumenta significativamente.
Il successo di Pioggia di ricordi è riconducibile a questo contesto economico e sociale: ha attirato un ampio pubblico di adulti, molti dei quali, a causa della crisi economica e finanziaria, sono stati costretti a riconsiderare o, addirittura, ridimensionare il loro modo di vivere. Pioggia di ricordi inoltre contiene una critica al conformismo della società giapponese, focalizzata all’ottenimento di prestigio, successo e beni materiali.
Il benessere equo e sostenibile
Pioggia di ricordi invece sembra suggerire che una vita più soddisfacente e sostenibile è possibile, lavorando sull’eccessiva dipendenza dai beni materiali e sull’autoconsapevolezza emotiva. La capacità di connettersi con se stessi e di comprendere i propri stati emotivi, infatti, permette di liberarsi dal conformismo e dalle pressioni della società e di mettere al centro il nostro vero “Io”, le persone alle quali teniamo e ciò che veramente ci ispira e al quale aspiriamo.
Il grado di benessere di una società o Paese viene misurato attraverso vari elementi: i tassi di crescita economica, i milioni di euro o dollari o yen generati dall’economia, l’andamento del mercato azionario e gli indici di Borsa. Ma siamo certi che questi parametri siano adeguati per misurare il “benessere”?
Piuttosto il progresso e il benessere di una società va misurato non soltanto da un punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale.
A partire dal 2016, nell’ordinamento italiano è stato introdotto il Benessere equo e sostenibile (BES). Si tratta di un insieme di indicatori di disuguaglianza e sostenibilità, sviluppato dall’ISTAT e dal CNEL, che si affiancano a quelli tradizionali come il PIL e quantificano la distribuzione del reddito disponibile e la sostenibilità ambientale del benessere. Il BES rientra in un quadro di informazione statistica a livello mondiale, definito dalla Commissione Statistica delle Nazioni Unite e condiviso per il monitoraggio degli obiettivi dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, i Sustainable Development Goals (SDGs).
Dialogo della Natura e di un giapponese
[…] e mi risolvo a conchiudere che tu [Natura] sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c’insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de’ tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere.[…]
cit. “Dialogo della Natura e di un Islandese“, Operette morali, di Giacomo Leopardi
Il tema della Natura è ricorrente nei film di Studio Ghibli. Si potrebbe facilmente affermare che Pioggia di ricordi vi rientri a pieno titolo poiché racconta di uno stile di vita rurale, più semplice e sostenibile rispetto a quello urbano.

Tuttavia, l’idea di una vita a contatto della Natura non scade nel facile “romanticismo”: non afferma che la vita rurale sia il naturale assecondamento di una nostra innata tensione e perciò la scelta più “naturale” rispetto a quella artificialmente generata della vita in città. Non è raro che, attraverso i personaggi secondari, la vita rurale sia descritta anche per le difficoltà del lavoro agricolo e della mancanza di altre opportunità. Il tema ricorre nei dialoghi tra Toshio e Taeko.
Toshio, nonostante “gli abbiano dato dello stupido” ha abbandonato il suo lavoro di “impiegato in una ditta” per dedicarsi all’agricoltura biologica e sostiene che la Natura e gli esseri umani sono strettamente legati e continueranno a influenzarsi vicendevolmente.
La stessa campagna, che agli occhi del cittadino equivale alla Natura, in realtà è tutta opera del duro lavoro dei contandini, degli uomini. L’uomo non può fare a meno di modificare l’ambiente in cui vive, ma deve farlo con la consapevolezza della mutualità e con rispetto.
Anche le piante di riso, le mele o le ciliegie sono esseri viventi, no? Se noi ce ne prendiamo cura con piacere e dando il massimo, ho come l’impressione che anche loro ce la mettano tutta, in comunanza di intenti!
cit. Toshio a Taeko mentre sono in viaggio in auto dalla stazione alla campagna

In sintesi, la consapevolezza di tale interdipendenza e mutuale scambio tra gli esseri umani e la Natura sono le chiavi per un benessere equo e sostenibile.
Pioggia di ricordi non pretende di imporre il primato della Natura “buona” in contrapposizione all’attività predatrice di un’Umanità “cattiva”. Pioggia di ricordi racconta di “relazioni”, promuove una simbiotica e sana relazione tra Natura e Uomini.
Critica al conformismo
Una caratteristica evidente di Taeko è l’ordinarietà della sua vita.
Sia nel manga d’ispirazione sia nell’anime di Takahata si racconta di episodi di vita quotidiani, banali, senza nessuna concessione al falsamente romantico o derive fantastiche. Taeko è una giovane donna, che secondo le aspettative (e le pressioni) della società giapponese, dopo un relativamente breve periodo di lavoro, si sposerà e resterà a casa per occuparsi del ménage familare.

La pressione sociale è ben evidenziata dal colloquio telefonico che Taeko ha con Nanako, una delle due sorelle maggiori, prima di partire per la campagna. La sorella accenna al fatto che la mamma è arrabbiata perché Taeko ha rifiutato un altro “incontro matrimoniale”.
“Ormai hai ventisette anni e proposte così buone non capiteranno più”, dice [la mamma].
Comprensibile preoccupazione di un anziano genitore che ha agito sempre nel solco della tradizione, ma anche la sorella rincara “Però faresti meglio a rifletterci! Che anche tu ormai non sei più giovane!” e la sprona: invece di andare in quel “rudere” in campagna, farebbe meglio a darsi “a un po’ di dolce vita tipo in una pensione alla moda” così da trovare un fidanzato.
Davvero è ciò che desidera Taeko? Davvero è ciò che desiderano le giovani donne giapponesi?
I ricordi d’infanzia, ricordi di una vita ordinaria anch’essi, rivelano che Taeko era una bimba sognatrice, a tratti stralunata, curiosa e con uno spirito di osservazione non convenzionale tanto che la madre, dopo dei compiti di matematica per i quali Taeko ha ricevuto un voto particolarmente basso, si lascia andare a uno sfogo urlando che Taeko “non è normale”.

Attraverso i ricordi, lo spettatore giunge a una consapevolezza prima della stessa protagonista: Taeko indossa una maschera che serve per non deludere le aspettative della famiglia e della società. Cresciuta in una società dal rigido conformismo e in una generazione che misura il suo benessere nell’accumulo di beni materiali, Taeko è destinata a vivere un’esistenza che non è quella che desidera.
Nonostante il suo pensiero non convenzionale sia stato soffocato in più occasioni, Taeko ha una possibile via di fuga dal sistema.
“Io, quella volta, non avevo inteso portarmi in viaggio la me stessa di quinta elementare. Però, una volta riemersa, la me stessa di dieci anni, non mi avrebbe lasciato tanto facilmente.”.
cit. Taeko in viaggio in treno verso la campagna

Il suo vero Io sopravvive grazie alla Taeko di dieci anni e ritrovare se stessa è solo questione di tempo e spazio. I ricordi diventano quindi la chiave per capire chi è veramente e scegliere la vita che desidera. Rielaborando il passato e condividendolo con altri che non la spingono a conformarsi, ma la comprendono e la sostengono, Taeko ha una possibilità di cambiare il destino che la società ha scelto per lei.
Troverà quel vitale tempo e spazio nella vita di campagna e le persone con cui la condivide?
La risposta rimane sospesa per evitare di svelare il finale e perché mi dà l’opportunità di addentrarmi in un altro dei temi di Pioggia di ricordi: il significato sano della “nostalgia” in contrapposizione alla malattia nostalgica della contemporaneità.
Il legame con i ricordi di infanzia non è un piagnisteo sui “bei tempi andati”, sulla spensieratezza dell’infanzia contrapposta alla responsabilità dell’età più matura, della retorica delle “cose semplici” contrapposte all’artificialità e alle complicazioni dell’oggi. I ricordi e la nostalgia sono per Taeko una preziosa occasione di riflessione sul presente e sulle scelte che influenzeranno il suo futuro.
A chi ha la curiosità e la pazienza di saperne di più sulla nostalgia e del rapporto di Taeko con i suoi ricordi, dò appuntamento prossimamente su queste pagine.
Non mancherò anche il prossimo appuntamento, per un approfondimento a dovere come questo, che mi sta già facendo rivalutare ancor più positivamente questo film che tantissime cose contiene e che dà 😉
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Sono contento che te lo abbia fatto considerare ancora più positivamente. È davvero ricco di temi e spunti. Nello scrivere questo post ho scoperto altri rivoli tematici legati alla cultura giapponese. Per esempio l’essere non conformista è sicuramente più complesso nella società giapponese (e in particolare degli anni Ottanta) rispetto a quanto possa esserlo nella nostra società. Il nostro “anti-conformismo” è diventato per certi versi un “conformismo al contrario”, mentre in Giappone è uno scontro generazionale che impatta significativamente sulla società. Davvero ricco questo film e merita di essere visto una seconda volta per carpirne delle sfumature in più. Grazie per il lusinghiero commento, Pietro!
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ben tornato. Era da tempo che non leggevo nulla di tuo e oggi lo faccio con piacere. Appassionata scrittura di un film che ha come tema non i ricordi fini a se stessi ma quello che non ha funzionato. Almeno è quello che ho intuito nel leggerti.
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Fratello caro, io ti voglio bene ma quest’ane è di una lentezza cosmica….
Causa covid in famiglia tra quarantene e compagnia cantando l’ho visto per metà ieri sera… Ma na roba che non riesco a vedere il punto di svolta… Ma lo vedrò fino alla fine perché te l’ho promesso ! E le promesse son sacre.
P.s. ti ho scritto anche di là ma nun m’e penZat proprio.
Nu vaS
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Ritmo lento? Si…e no. In breve: sicuramente ci sono almeno un paio di scene che per il pubblico occidentale potevano essere tagliate, ma per chi conosce un po’ di più il Giappone hanno senso di esserci. No, perché è un racconto di vita ordinaria, per giunta in un clima più pacato della vita rurale. Come accade nella vita di tutti i noi i cambiamenti sono lenti, sotterranei, impercettibili, a meno di eventi traumatici, che in questo film sono assenti. Definisci “lentezza” così capisco meglio.
PS: se mi hai contattato su FB, non ci guardo mai. Pardon.
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Anime … Sta tastiera
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Splendido post, complimenti! 🙂
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