A spasso con l’Alieno #1 – Primi passi nella letteratura


I primi passi degli Alieni nella letteratura, nel cinema e nei videogiochi

Alièno è una parola che viene dal latino alienus: “altrui”. L’uso comune come aggettivo significa “di altri, che appartiene ad altri”; meno comune si trova utilizzato come “diverso, estraneo”. Nel linguaggio fantascientifico viene utilizzato come sostantivo maschile e indica “gli abitanti di un altro pianeta, di un altro sistema, di un’altra galassia” (estratto da: treccani.it).

L’etimologia del termine non è una pedanteria, ma è utile per capire l’evoluzione del concetto di “alieno” in letteratura e attraverso la cinematografia. Il legame tra “alieno” ed “extra-terrestre” non è sempre stato così scontato come lo è oggi e anche nel cinema il termine si è diffuso solo in tempi assai recenti.  

La vita su altri mondi differenti dal nostro pianeta ha iniziato a essere un tema letterario nella seconda metà dell’Ottocento, cioè quando si è raggiunto un grado più consapevole e veritiero della Storia Naturale, grazie sopratutto alle teorie della selezione naturale di Charles Darwin nel libro L’origine delle specie per selezione naturale (1859).

Il primo libro che parla di "alieni"
Les Mondes imaginaires et les mondes réels, Camille Flammarion (1865)

La prima rappresentazione di forme di vita che potrebbero evolversi in ambienti biologici alieni è del 1865 nell’opera dell’astronomo e divulgatore scientifico Camille Flammarion, Les Mondes imaginaires et les mondes réels: voyage pittoresque dans le ciel.

Il sotto-titolo contiene già il concetto moderno di “alieno” come “abitanti degli astri”:

Revue critique des théories humaines scientifiques et romanesques anciennes et modernes sur les habitants des astres

Sul sito della Bibliothèque nationale de France l’opera è disponibile in versione integrale e gratuita

I primi alieni nella narrativa - Les Xipéhuz, J.H. Rosny Aîné, (1887)
I primi alieni nella narrativa – Les Xipéhuz, J.H. Rosny Aîné, (1887)

Tale concetto è stato poi utilizzato per la prima volta nella narrativa nel 1887 da un autore belga, Joseph Henri Boex, meglio noto con lo pseudonimo J.H. Rosny Aîné, in Les Xipéhuz.In questo racconto breve si descrive come la razza umana sia stata protagonista di una guerra di sterminio, avvenuta mille anni prima della civiltà babilonese, ai danni di altre forme di vita: gli Xipéhuz, differenti per aspetto e biologia, fatte di linee geometriche cangianti e di luce.

È la cosiddetta “letteratura di anticipazione”, molto in auge in Francia tra il 1880 e la Prima Guerra Mondiale, in cui la Scienza anticipa la Fantasia.

Sul sito della Bibliothèque nationale de France Les Xipéhuz è disponibile in versione integrale e gratuita

Amazing Stories, agosto 1927 – All’interno la ristampa di The War of the Worlds

Nel 1898 la concezione dell’alieno come concorrente darwiniano dell’umanità si consolida e ha grande successo con la pubblicazione di The War of the Worlds di H.G. Wells in nove episodi sulla rivista britannica Pearson’s Magazine e sulla statunitense The Cosmopolitan.

In Italia la prima edizione viene pubblicata nel 1901 con il titolo “La Guerra dei Mondi”.

In The War of the Worlds, il Regno Unito è invaso da alieni provenienti dal pianeta Marte. I Marziani sono descritti come delle piovre grigiastre e viscide, delle dimensioni di un orso. In breve dimostrano che l’umanità è una specie destinata a soccombere. I Marziani sono una specie superiore all’uomo, come l’uomo si considera una specie superiore agli animali.

Immagine da The War of the Worlds, ristampa su Amazing Stories, agosto 1927 (da:
https://archive.org/)

L’invasione aliena causa anche il collasso dell’ordine e delle gerarchie sociali.

Il lettore assiste alla nascita di un nuovo ordine naturale, di un passaggio evolutivo nella Storia Naturale in cui l’Umanità sembra destinata a estinguersi.

I racconti di storie di invasioni aliene che seguirono spesso conservano questa visione genocida e apocalittica del destino dell’Umanità.

Sul sito ManyBooks, The War of the Worlds è disponibile in versione integrale e gratuita

Ancora H.G. Wells nel 1901 in The First Men in the Moon descrive un altro “primo contatto” con una specie aliena insettoide.

Immagine del “primo contatto” in The First Men in the Moon, ristampa su Amazing Stories, gennaio 1927 (da: https://archive.org/)

Il signor Bedford, un uomo d’affari squattrinato incontra per caso un brillante scienziato, il dottor Cavor. Quest’ultimo ha sviluppato un materiale, la “cavorite” che, bloccando gli effetti della forza di gravità, rende possibile uno dei sogni più antichi dell’umanità: il viaggio sulla Luna. Bedford, motivato dal bisogno di denaro e Cavor, dal desiderio di conoscenza, si imbarcano nel primo viaggio spaziale. Ma nessuno dei due è preparato a ciò che troverà.

La Luna è abitata da alieni senzienti dall’aspetto di insetti, senza naso e orecchie, gli occhi sporgono da due protuberanze laterali del cranio. Il Capo degli alieni è rappresentato come un cervello gigantesco.

Sul sito ManyBooks, The First Men in the Moon è disponibile in versione integrale e gratuita

L’immagine insettoide degli alieni è diventata un caposaldo della Fantascienza.

Per esempio, Starship Troopers (Fanteria dello Spazio) di Robert A. Heinlein ne riproporrà una rappresentazione simile a distanza di cinquanta anni ed è un’opera che ha influenzato molta parte della successiva fantascienza.

Fanteria nello Spazio del 1962 nella collana Urania (Arnoldo Mondadori)

In termini drammatici gli alieni dall’aspetto troppo umano sono poco efficaci; funzionano se invece sfidano le convenzioni dell’immaginario collettivo e hanno caratteristiche davvero aliene.

Il nuovo salto evolutivo del concetto di “alieno” è la “fantascienza filosofica”, che, come alle origini con Camille Flammarion, viene inaugurata non da un autore di narrativa, ma da un filosofo britannico, William Olaf Stapledon.

[…] The very ground on which I had been sitting was gone. Instead there lay far below me an insubstantial gloom. And I myself was seemingly disembodied, for I could neither see nor touch my own flesh. And when I willed to move my limbs, nothing happened. I had no limbs.  

(estratto da Star Maker)

Star Maker , Olaf Stapledon (1937)

Nel suo Star Maker (1937) lo spirito di uomo, liberato dal suo corpo per cause misteriose, viaggia attraverso lo spazio e il tempo, si imbatte in pianeti e civiltà aliene, con cui la sua mente si fonde via via fino a incontrare lo “Star Maker”, il creatore dell’Universo.

È un trattato filosofico sulla Scienza, sulla natura umana e Dio, piuttosto che un romanzo di fantascienza. I temi presenti nel libro, dai discorsi filosofico-sociali sulle civiltà galattiche alle forme di vita aliene simbiotiche, dall’ingegneria genetica all’ecologia e alla sovrappopolazione sono la fonte d’ispirazione di numerosi scrittori tra cui Arthur C. Clarke, Brian Aldiss, Stanisław Lem, C. S. Lewis, John Maynard Smith.

Il contributo di Star Maker ha inoltre indirettamente influenzato la fantascienza di serie come Star Trek, Star Wars, The Expanse e moltissime altre.

Sul sito ManyBooks, Star Maker è disponibile in versione integrale e gratuita

“Fantascienza filosofica” e la sfida di ogni scrittore per immaginare l’Alieno spingono anche in altre direzioni come quella di Stanisław Lem in Solaris (1961) in cui l’alieno è un’ enigma non risolvibile da qualsiasi processo di pensiero umano.

Gli astronauti che investigano sul pianeta Solaris vengono colti da allucinazioni e le loro menti collassano di fronte a tanta incolmabile diversità tra l’umanità e il pianeta alieno.

Immaginare l’alieno e il suo ambiente o comunità, l’interazione tra uomini e alieni, possono dunque rappresentare una sfida per lo scrittore, la cui difficoltà è aumentata progressivamente per ottenere un risultato originale e drammaticamente efficace. Di conseguenza viene inaugurata una nuova tendenza nella fantascienza: la narrazione del “primo contatto”.

La tensione drammatica è concentrata nel momento in cui gli umani incontrano una civiltà che è a loro estranea.

First Contact in Astounding Science Fiction, maggio 1945

In First Contact (1945) di Murray Leinster due specie hanno stabilito il primo contatto nello spazio profondo. La nave da esplorazione Llanvabon si sta avvicinando alla Nebulosa del Granchio quando rileva improvvisamente un’altra nave sul suo radar. Sebbene sia forte il desiderio di entrare in contatto per trarre vantaggio dalla nuova tecnologia della nave dell’altro, alle prevedibili difficoltà di comunicazione subentra la diffidenza: nessuno delle due specie può rischiare il destino del pianeta natale.

Primo contatto nella sua traduzione italiana, pubblicata nell’antologia dedicata all’autore nel 1978, Lo strano caso di John Kingman, viene adattato a un breve telefilm nella trasmissione Racconti di fantascienza in onda sull’attuale RAI 2 nel 1979: il regista Alessandro Blasetti presenta tre brevi adattamenti di altrettanti racconti di fantascienza, insieme ad Arnoldo Foà che legge alcune estratti. Sul sito RAI sono disponibili le prime due puntate: nella prima vi è Primo contatto.

Prima edizione britannica del 1977

E se il primo incontro dell’umanità con gli alieni, piuttosto che un momento storico per due civiltà, fosse un non-evento per una delle parti?

Se avesse alterato parti del nostro mondo così drasticamente che non fossimo più in grado di comprenderle, evidenziandone la nostra insignificanza nel Cosmo? Roadside Picnic (in Italia: Picnic sul ciglio della strada) esplora questo aspetto inquietante.

Nel 2008 The Times ha inserito l’autore
tra i “50 maggiori scrittori britannici dal 1945” (copertina della 1^ ristampa britannica nel 1991)

L’approccio di Iain M. Banks nel suo “Ciclo della Cultura” (dall’originale “Culture”) è in gran parte distante dalle più familiari ambientazioni terrestri, contiene temi etici e sociali e una moltitudine di specie differenti. Nel romanzo breve The State of the Art (1989) i rappresentanti di una civiltà altamente avanzata discutono dei vantaggi e degli svantaggi di stabilire un primo contatto con un particolare pianeta: la Terra.

Il romanzo è parte di un’antologia di racconti dallo stesso titolo pubblicato nel 1991, che in Italia esiste nella sola edizione di Fanucci Editore (2001) nella collana “Solaria” con il titolo Lo Stato dell’Arte.

Durante gli anni Ottanta nella narrazione del “primo contatto” non vengono affrontare le implicazioni delle interazioni con gli alieni e, nonostante il tema dell’invasione aliena sia persistente, si diffonde la tendenza a integrare gli alieni nelle comunità terrestri come colleghi, ufficiali scientifici, specialisti tecnici, aiutanti e persino partner in relazioni amorose sia nei romanzi sia nei programmi televisivi e film: negli anni Sessanta la serie televisiva Star Trek; nel 1972 il romanzo The Gods Themselves (Neanche gli Dei) di Isaac Asimov, nel 1988 la serie TV Alien Nation.

 Galaxy Magazine, marzo-aprile 1972

Non ho citato numerosi altri autori, importanti e molto noti. L’intento è di stimolare la curiosità e dare qualche spunto per la ricerca personale. Vi invito perciò ad aggiungere il vostro contributo nello spazio dei commenti.

Nel prossimo episodio di A Spasso con l’alieno, i primi passi nel cinema.

14 pensieri su “A spasso con l’Alieno #1 – Primi passi nella letteratura

    1. Grazie! Ne sono felice! È stato un lavoro faticoso di sintesi che ha chiaramente tralasciato moltissimo altro. Volevo che rispettasse la promessa del titolo :“primi passi” e riuscisse a incuriosire il lettore. Il tuo commento mi dice che ci sono riuscito!

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  1. Che articolo! E quanti link da esplorare! Star Maker mi ha intrigato non poco da quanto hai scritto, e confermo la bellezza di Solaris che mi sono letto qualche anno fa. Anche Wells merita (tutto gratis su Project Gutenberg), anche se il suo inglese può essere un po’ legnoso…

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    1. Ho inserito tanti link per lasciare al lettore la possibilità di esplorare nella direzione che più gli aggrada. Chiaramente non c’è alcun intento “enciclopedico”: i link sui titoli atterrano tutti su http://www.isfdb.org che è davvero completa. Certo occorre “masticare” l’inglese. Nei prossimi post dedicati al cinema, alla letteratura umoristica e ai videogiochi, seguirò la stessa impostazione di stimolo alla curiosità e all’esplorazione. Grazie per l’apprezzamento.

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  2. Da ragazzino, ho provato alcu e a leggere Solaris, ma l’ho sempre trovato ostico… e poi non ho più trovato la mia copia – sospetto il classico intervento materno, che tante perdite mi ha causato.
    Comunque, da ciò che scrivi a riguardo mi sembra di intravedere un elemento lovecraftiano…

    Complimenti per questa panoramica, deve averti richiesto un bel po’ di tempo! Riguardo al termine “alieno”, credo che il corrispettivo in inglese, alien, sia usato ancora oggi per indicare uno straniero (se ricordo bene ciò che ho visto in un documentario, durante la Seconda Guerra Mondiale l’espressione hostile aliens indicava i nemici – cioè gli italiani, i tedeschi e i giapponesi di allora).

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    1. Interessante l’utilizzo del termine che riporti. In effetti il termine “alien” diventa sinonimo di “extra-terrestre” molto più tardi (lo svelo nel prossimo episodio 😜). Confermo che è stato un gran leggere, raccogliere informazioni e sopratutto selezionare quelle “utili” per dare un quadro organico dei “primi passi” senza creare “voragini” narrative. Moltiplica per i tre post di altrettanti ambiti. Pensa che è tutto venuto fuori da una ricerca su un oscuro videogioco giapponese del 1981 (che sarà oggetto di un altro post ad hoc).
      L’elemento lovercraftiano in Solaris? Mmmh onestamente mi sembra una forzatura. Ho capito cosa intendi, ma non credo che sia più un tema di “distanza” incolmabile tra l’umanità e una civiltà aliena (il che è anche assai probabile). Vi intravedo più un discorso “religioso” del tipo l’Uomo che non può comprendere Dio.
      Grazie per il tuo commento, sempre di stimolo ad ampliare le nostre quttro gracchiate.

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    1. Grazie Orso! Ho letto moltissimo e sono contento che dalla lettura si trasmetta che questa sintesi è solo la punta dell’iceberg. Comunque ne ho ancora da raccontare e devo solo rifinire le bozze, selezionare le immagini e inserire i link. Vedrai che alla fine anche se non ami la fantascienza, qualche corda che ti suona più affine riuscirò a farla vibrare. La curiosità non ti manca. A presto su queste pagine.

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  3. Ottima panoramica su un genere sterminato e sconfinato: identificare scogli importanti nell’oceano di “letteratura aliena” non dev’essere stato facile 😉
    Ho passato la mia adolescenza ad ingurgitare fantascienza quindi il tuo è stato anche un viaggio nella memoria: per esempio era una vita che non sentivo citare “Lo strano caso di John Kingman”, ricordo di averlo adorato (me lo consigliò mio padre, che è poi lui che mi ha contagiato con il “virus SF”) ma la memoria non mi aiuta.
    Invece “Solaris” lo porto inciso a pelle, divorato e amato in ogni riga, dopo aver amato il film di Tarkovskij (ovviamente nella versione estesa, non nel pastrocchio italiano). Mi piace pensare che Lem abbia descritto l’incontro alieno per eccellenza, perché chiunque guardi l’oceano di Solaris guarda dentro se stesso, e cosa c’è di più sconosciuto e diverso dall’immagine che abbiamo di noi?
    Chiudo citando “Il mio nemico” (1985), titolo della mia infanzia che contribuì a stratificare l’idea che non esiste alienità, solo incomunicabilità. Peccato che nel Duemila razzista sia ormai un titolo dimenticato, malgrado “Star Trek Enterprise” l’abbia ricopiato in un episodio.

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    1. Solaris è per me esattamente come lo hai descritto. Dopo la prima ondata che imposta il confronto con l’alieno in forma di competizione evolutiva delle diverse “specie”, il passaggio a un concetto più evoluto è nella fantascienza “filosofica” di cui Solaris è un rappresentante imprescindibile.
      “Il mio Nemico” era nella pre-selezione che però ho dovuto scartare per evitare di allungare il testo. Anche per me è una pietra miliare della fantascienza, meno noto, ma notevole.

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