Dungeons & Dragons, dai dadi ai pixel


 

Gli appassionati de Il Signore degli Anelli l’avranno riconosciuta subito. Chi si stesse chiedendo cosa sia, sono le Porte di Dúrin, i Cancelli Occidentali di Moria. L’iscrizione sulla porta recita:

Ennyn Durin Aran Moria. Pedo Mellon a Minno. Im Narvi hain echant. Celebrimbor o Eregion teithant i thiw hin.”

che significa:
Le Porte di Durin, Signore di Moria. Dite ‘amici’ ed entrate. Io, Narvi, le feci, Celebrimbor dell’Agrifogliere tracciò questi segni.

Bastava pronunciare la parola “mellon”, cioé “amici”, e le porte si sarebbero spalancate.

Per la Compagnia dell’Anello si spalancano le porte di un viaggio fantastico; nel 1981 un evento spalanca le porte di un viaggio altrettanto fantastico a chi era rimasto folgorato dall’opera di J.R.R. Tolkien e da un fenomeno chiamato “videogioco”.

Nel 1981 Mattel Electronics si assicura i diritti di utilizzo della licenza del famoso gioco di ruolo Dungeons & Dragons (D.& D.) per produrre videogiochi per console domestica e versioni portatili.

Il 1982 è l’anno in cui Dungeons & Dragons, dalla carta e dadi, diventa per la prima volta un gioco di ruolo elettronico: Advanced Dungeons & Dragons Cartridge in esclusiva per la console Mattel Intellivision.

Il videogioco è un’avventura per un giocatore che comanda un omino, armato di arco, in una perigliosa impresa: recuperare la Corona dei Re, sepolta nelle viscere della Montagna Nuvolosa. Il viaggio, già pericoloso a causa di creature mostruose e feroci che infestano questi luoghi, è la tipica missione-suicida tanto cara al videogiocatore: la Corona dei Re è divisa in due parti e ognuna delle due metà è custodita da un potente drago alato.

Il gioco è una piccola gemma, un mix di strategia, esplorazione e azione, immerso in un’atmosfera di tensione che contiene i semi del “survival horror”.

È il sogno diventato realtà per schiere di giocatori di Dungeons & Dragons, che dal 1974 si cimentano intorno a un tavolo in avventure di ambientazione fantasy, armati solo di un paio di manuali, sei dadi, una matita e la loro immaginazione.

Creato da Gary Gygax e Dave Arneson, dal 1974, anno della sua pubblicazione a cura di  Tactical Studies Rules (oggi Wizards of the Coast.), Dungeons & Dragons ha offerto avventure e sfide alle nuove generazioni di giocatori grazie alle diverse edizioni succedutesi negli anni e tradotte in molte lingue. Oltre ai giochi da tavolo, ha influenzato tante opere in letteratura, cinema, televisione, videogiochi e nella Rete. È stata una fonte di ispirazione per artisti di vario genere, ma soprattutto ha arricchito la vita di decine di milioni di persone in tutto il mondo, offrendo a tutti la possibilità di sperimentare ruoli e situazioni molto diversi dalla vita di tutti i giorni.

Dungeons & Dragons è ancora oggi il più venduto gioco di ruolo [fonte: ICv2].

Top 5 Roleplaying Games – rilevazione vendite: primavera 2017 [fonte: ICv2’s Internal Correspondence #92]
D.&D. – come viene chiamato dai giocatori – è tornato in grande stile alla ribalta mediatica internazionale grazie alla serie TV di grande successo, Stranger Things in onda su Netflix nell’estate del 2016: la banda di ragazzini, protagonisti di questa serie, giocano regolarmente a Dungeons & Dragons e il loro modo di rapportarsi agli eventi raccontati attinge, sia per gergo sia per riferimenti, a questo gioco di ruolo.

Sempre nel 2017 oltre otto milioni e mezzo di americani hanno giocato a D.&D. e nove milioni hanno assistito a sessioni di gioco di altre persone in streaming su Twitch. Oltre settemila e cinquecento “broadcaster” unici hanno trasmesso in diretta le proprie partite a D.&D. per un totale di oltre quattrocentosettantacinque milioni di minuti guardati nel corso di tutto l’anno. [fonte: Dungeons & Dragons had its biggest sales year in 2017 pubblicato il 14 marzo 2018 su Syfy Wire]

D.&D. è un gioco di ruolo il cui requisito essenziale è un numero di partecipanti non inferiore a tre, ma questo è il tipico caso che si adatta al vecchio adagio “più si è, meglio è.”. Cardine del gioco sono due figure: il dungeon master e il party.

Il dungeon master (in gergo DM) è, come fa intendere la traduzione letterale dall’inglese, “il Signore dei Sotterranei” ovvero riveste l’importante ruolo di arbitro, narratore e gestore degli eventi, delle creature ostili e dei personaggi non giocanti (PNG) in cui potranno imbattersi i giocatori durante la loro avventura.

In sintesi, tutto ciò che non è sotto il controllo diretto dei giocatori, viene gestito dal DM. In una parola, il  dungeon master è il demiurgo, nell’accezione della filosofia gnostica ovvero la divinità ordinatrice del mondo, distinta dal dio supremo.

È bene chiarire che il “party” nei giochi di ruolo non ha nulla a che fare con la traduzione, peraltro corretta, di “festa”.

Il party è un gruppo formato da un numero variabile di giocatori che si unisce per raggiungere un dato scopo. Ogni componente può decidere di interpretare un ruolo con un personaggio con specifiche caratteristiche, determinate all’inizio del gioco in base a degli archetipi chiamati “classi” (guerriero, mago, chierico, per citarne alcune) e razze (uomini, nani, halfling, elfi, per esempio).

Il party è l’elemento fondante; il DM, in quanto “divinità ordinatrice”, potrebbe “cantarsela e suonarsela” senza il party, ma anche Dio soffre la solitudine e – come ci conferma la Bibbia (Genesi 1-5) –  il sesto giorno di tanto tempo fa “formò l’uomo dal fango della terra, gli insufflò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne anima vivente.”.

Il party ha altrettanto bisogno del dungeon master, oltre che per un evidente necessità di un narratore, anche per una tipica tendenza della natura umana quando più individui sono riuniti intorno a un tavolo, che si manifesta nei modi più nefasti nelle riunioni di condominio: la cagnara.

In sintesi: senza dungeon master there’s no party!

Disclaimer - Questo blog non riceve soldi o altre forme di compenso dal Gruppo Bacardi né fa uso di bevande alcoliche a marchio Martini (sebbene sembri il contrario) né tanto meno invita al consumo delle stesse. [Se il Gruppo Bacardi decidesse di sganciare la grana, potrei cambiare idea.]

In Italia D.&D. giunge nel 1985 con “solo” undici anni di ritardo grazie a Editrice Giochi (la stessa di Risiko!) sotto forma di una bellissima scatola rossa che ritrae un enorme drago rosso e un guerriero dall’elmo cornuto che si fronteggiano. Indovinate a chi tocca interpretare il guerriero?

Stampa originale di Larry Elmore, stampata sulla copertina di “Dungeond & Dragons Basic set” La stampa è acquistabile al prezzo di $40 sul sito http://www.larryelmore.com/store/

Il ritardo di undici anni rispetto al resto del mondo la dice lunga sul pregiudizio e l’arretratezza culturale degli adulti nel nostro Paese nei confronti del concetto di “gioco” e cioè che sia destinato esclusivamente ai bambini o agli adolescenti. Nel resto del mondo D.&D. era diffusissimo e giocato da adulti come dagli adolescenti.

Nell’estate del 1985 ricevetti in regalo da Luca, un mio amico fraterno con cui condividiamo la passione per Il Signore degli Anelli, questo rosso “scrigno del tesoro” contenente soltanto due manuali e sei dadi.

I dadi contenuti nella confezione di Dungeons & Dragons sono sei: un dado a quattro, sei, otto, dieci, dodici e venti facce [foto da web]
Una vera micragna se confrontata alla ricchezza di segnalini, miniature e carte di varia foggia presenti nei giochi da tavolo utilizzati fino ad allora, dalla Domenica Sportiva al Risiko!, dal Monopoli alla sua variante petrolifera Petropolis, da Spazio 1999 al Subbuteo.

Non un segnalino né una plancia di cartone, non dei mazzi di carte né delle finte banconote, non dei carri-armati né delle casette, soltanto due manuali e sei dadi di varia foggia: da un minimo di quattro facce a un massimo di venti facce (il mitico dodecaedro studiato a scuola, allora esiste per davvero!).

Questa scatola apparentemente vuota, conteneva invece innumerevoli pomeriggi e serate trascorsi in avventure fantastiche insieme agli amici, fino a quel momento lette solo sui libri o partorite dalla mia insana mente e quindi saggiamente tenute per me stesso. Ora potevo condividerle. Ora potevo “realizzarle”. Ora potevo viverle!

Come ho confessato in L’Esercito dei Soldati(ni) di Plasticaho un’innata predisposizione a inventare e raccontarmi storie (leggi pure: cazzaro) e D.&D. rappresentava l’occasione perfetta per metterla alla prova e uno stimolo a inventarmi altri racconti ancora. Così accadde e si manifestò nella forma di megalomania più estrema: non vi stupirete se ho scelto, senza alcuna esitazione, il ruolo di dungeon master.

In Italia i possessori di console Mattel Intellivision poterono sperimentare D.&D. un paio di anni prima che il gioco di ruolo giungesse sugli scaffali dei negozi italici.

Nel resto del mondo, D.&D. era diffusissimo e quando Mattel Electronics acquistò i diritti di utlizzo della licenza, fu un evento epocale per chi aveva contratto il “morbo” del Videogioco e insieme quello di D.&D.

D.&D. ha però un paio di limiti di tipo “logistico”:

  1. può avere luogo solo in presenza di almeno tre persone, ma – per esperienza personale – dà il meglio di sé in gruppi di quattro o cinque
  2. la casa dove si tengono le partite (propria o altrui) viene invasa per un tempo mediamente lungo: una sessione di media durata può superare le più lunghe e tirate partite a Risiko!; un’intera avventura (in gergo, quest) può durare settimane o, addirittura, mesi.

La conversione di D.&D. in bit e pixel spazza via questi limiti ed espande quegli stessi universi fantasy in un’altra, ulteriore dimensione ed esperienza.

Il ruolo del dungeon master viene interpretato dagli sviluppatori dei videogiochi, che inseriscono nel codice del programma una prima, per quanto embrionale, intelligenza “ordinatrice”.

Il party è affidato al giocatore, ma per motivi tecnici e, in particolare per l’endemica scarsità di memoria delle cartucce (quattro KByte è lo standard per i giochi Intellivision), le opzioni per il novello avventuriero digitale variano da gioco a gioco.

Il giocatore può comandare su schermo:

  • un solo avatar alla volta e il numero di “vite” dell’avatar corrisponde al numero dei componenti del party
  • un party di due avatar in contemporanea su schermo: da soli – se si discende dalla piovra e non dalla scimmia – oppure in compagnia di un altro giocatore
  • un avatar solitario con una sola “vita”

In tutti e tre i casi, il giocatore è destinatario a sua insaputa della più classica delle sfighe che colpisce i personaggi nei film horror: essere nel luogo sbagliato nel momento sbagliato, ignorare bellamente gli evidenti segnali di pericolo e morte, ma essere cocciuto come un mulo e votato al suicidio come un lemming. La differenza tra i personaggi dei film horror e il videogiocatore è che il videogiocatore ci gode, si diverte!

Tra il 1982 e il 1983, tre sono i videogiochi che riescono con successo a interpretare perfettamente lo spirito di D.&D. in pixel. Sono tutti videogiochi in esclusiva per la console Mattel Intellivision.

Advanced Dungeons & Dragons cartridge 

Editore: Mattel Electronics
Sviluppatore: APh Technological Consulting
Piattaforma: Mattel Intellivision
Genere: action / adventure
Numero Giocatori: 1
Anno di pubblicazione:1982 
Advanced Dungeons & Dragons (c) 1982 Mattel per Intellivision

Si noti la presenza del termine “cartridge” parte integrante del titolo. Tutti i videogiochi dell’epoca erano fisicamente delle “cartridge” (cassette) perché specificarlo? Fino ad allora, le confezioni dei giochi sviluppati da Mattel riportavano sotto il titolo la dicitura “by Mattel Electronics”.

Il messaggio è chiaro: è arrivato IL videogioco di Advanced Dungeons & Dragons!

Per chi si chiedesse cosa significhi “Advanced” si riferisce a una successiva edizione delle gioco originale apparsa per la prima volta nel 1977.

Il videogioco è noto anche come Advanced Dungeons & Dragons: Cloudy Mountain per distinguerlo dal videogioco pubblicato l’anno successivo dal titolo Advanced Dungeons & Dragons: Treasure of Tarmin.

Swords & Serpents
 
Editore: Imagic 
Sviluppatore: Imagic 
Piattaforma: Mattel Intellivision 
Genere: action / adventure 
Numero Giocatori: 1 o 2
Anno di pubblicazione:1983 
Swords & Serpents (c) 1983 Imagic per Intellivision

Nel 1983 Imagic, grazie all’originalità e all’innovazione che la contraddistingue, pubblica Swords & Serpents per Mattel Intellivision e fa centro anche senza la licenza ufficiale!

Swords & Serpents, infatti, per la prima volta permette a due giocatori in contemporanea di rivivere la tensione di una partita a D.&D. su uno schermo, proprio come un vero e proprio party: un giocatore interpreta il guerriero, l’altro interpreta il mago; il guerriero è specializzato in menare mazzate con la spada, il mago a lanciare incantesimi che “Mago Merlino, levati!”.

Advanced Dungeons & Dragons: Treasure of Tarmin 

Editore: Mattel Electronics
Sviluppatore: APh Technological Consulting
Piattaforma: Mattel Intellivision
Genere: Role-Playing game
Numero Giocatori: 1
Anno di pubblicazione:1983 
Visuale in prima persona su uno scheletro non-morto! E’ il miracolo di Advanced Dungeons & Dragons: Treasure of Tarmin (c) 1983 Mattel per Intellivision

Nel 1983 Mattel Electronics pubblica Advanced Dungeons & Dragons: Treasure of  Tarmin.  È il primo dungeon crawler della storia dei videogiochi con visuale in prima persona!

A.D.&D.: Treasure of  Tarmin è un  vero e proprio gioco di ruolo, mentre i due precedenti colgono gli elementi più immediati e traducono l’avventura di D.&D. in meccaniche più semplicistiche orientate all’azione.

A.D.&D.: Treasure of  Tarmin è un gioco di ruolo dalla grafica avanti di parecchi anni grazie alla visuale in prima persona: i corridoi del labirinto scorrono in 3D e, nel 1983, il tutto funziona con la misera quantità di otto KByte contenuti nella cartuccia. Un gioco immenso, ricchissimo di oggetti, tesori, mostri e abbondanza di livelli, fino all’ultima tenzone con il boss di fine gioco, il Minotauro. Di proporzioni epiche!

A breve su queste pagine la rubrica Good Old Ads si arricchirà di due nuovi racconti attraverso le pagine pubblicitarie, i cataloghi, le copertine, le scatole, le schermate, innaffiate abbondantemente di mia passione, per:

Nel frattempo, se siete coraggiosi avventurieri, potete leggere del primo Advanced Dungeons & Dragons. Ne ho scritto in due occasioni:

Dite “amici” ed entrate…

…ma tenete a portata di mano una spada e, meglio, un incantesimo.

78 pensieri su “Dungeons & Dragons, dai dadi ai pixel

    1. Io ancora ogni tanto mi cimento e non mi capacito come facevo a controllare l’omino con il disco del pad che oggi mi sembra più scivoloso di una saponetta di strutto lasciata al sole 😂😂😂. Se non hai letto il mio vecchio post ‘Io non ho paura…dei draghi’ te lo suggerisco caldamente. Sono sicuro ti piacerà e scoprirai un po’ più di me.
      Questo gioco è una colonna della mia fanciullezza e regge ancora botta ai tempi nostri. I ragazzini però oggi lancerebbero il pad dalla finestra alla prima montagna: abituati come sono ai joypad moderni, quello dell’Inty è praticamente una clava.
      Se fossi un faraone, tra le cose da mettere nella piramide ordinerei di metterci questa cassetta!

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        1. Eh già, all’epoca mica c’era il fitness, la moda delle palestre! Non ho mai avuto l’onore di provare un joystick originale Atari, ma ho una console FlashBack con dei joystick della stessa foggia (e durezza). Immagino sia per essere fedeli all’originale 😉
          Diamine, vedi quanto è canaglia la nostalgia…meno male che siamo andati avanti. Bisogna ringraziare Nintendo.

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    1. Allora siamo in due ad andare a spasso nel Giurassico. Ma vuoi mettere la sensazione di essere testimoni di una cosa nuova e dirompente come D.&D.?!? Che emozione quelle scatole, ancora oggi. Sono in bella mostra sullo scaffale della libreria. Ciao DinoLiza!

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        1. Eheheh comprendo. E’ la consapevolezza della nostra esperienza. C’è chi non si arrende e vuole apparire sempre giovane, spesso perdendo la propria identità e omologandosi a uno standard estetico mostruoso (e la chiamano chirurgia “estetica”!) , io sono fiero dei miei anni e guardo avanti. L’unico “scocciatura” dell’inevitabile fine è che non potrò assistere a ciò che riserva il futuro. Questa cosa mi manda in bestia 😉

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          1. Liza

            Oh si comprendo amico mio … io comprendo la chirurgia estetica solo in determinati casi e ultimamente purtroppo se ne abusa tra novelli Frankenstein e le loro creature…che tristezza.
            Al futuro non penso
            Perche’ se lo faccio non lo vedo ottimo…

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            1. Convengo che la chirurgia estetica possa essere utilissima in alcuni casi in cui serve a ritornare a una “normalità”, a recuperare la propria identità (ad es.ustionati).
              Mi spiace la tua nota pessimista, spero dipenda da qualcosa di personale che volta a una gradita soluzione. Se intendi in generale, beh ti capisco.

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    1. GDR per essere finiti in una o due partite! ERESIAAAAAAH! Ma come?!? il bello era vedersi le sere e i pomeriggi, tra una spadata, una palla di fuoco, un mostro che sbucava all’improvviso, i PG che si ostinavano a infilarsi nelle situazioni più rognose nonostante i miei avvertimenti, i dadi contestati, il DM vituperato e accusato di “stare dalla parte dei mostri”, stuzzichini, patatine, birre, Coca-Cola e rutti in liberà…
      La partita di uan serata era una specie di allenamento, un metadone tiè! Giocavamo a Talisman quando proprio non riuscivamo a organizzarci e rimanevano tre o quattro ostinati veterani.
      GDR senza Master? Che fai? Mi togli il “lavoro”? Che è?!? Razionalizzazione dei costi per una più efficace gestione dell’azienda Affetta-non-ti-fare-mordere-&-Fuggi? No, no Il DM ce deve da sta’ (alla romana).
      GDR in cui si controlla più di un personaggio? Allora mio fratello e io stavamo anni avanti! io facevo il DM e controllavo un elfo e un guerriero nel party di mio fratello che aveva PG cazzutissimi, due nani PG davvero – come dicono sempre a Roma – un dito in “quel posto”. Caotici fino all’unghia incarnita del pollice, cozzavano con i miei che erano legali della Gilda delle Suore di Santa Maria Teresa di Calcuta. Certe litigate dopo i combattimenti: i nani si abbandonavano a ogni sorta di nefandezza e mi toccava pure premiare mio fratello per l’interpretazione perfetta dei due PG…a parte una volta che mi sono rifiutato categoricamente: dopo un massacro di un intero villaggio di koboldi, voleva abusare dei koboldi femmina superstiti. Quando è troppo, è troppo 😉

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      1. XD
        Gdr monopartita o giù di lì per fare storie più brevi e dense (e perché, “crescendo”, il tempo si riduce). O per qualsiasi altro motivo.
        No master per distribuire il carico tra più persone, immagino (ah, in certi gdr, spesso recenti, tutti i tiri allo scoperto e il master non può imbrogliare 😛 ).
        Più PG significa anche che non usi sempre gli stessi… dipende dal gioco.
        E ti ho accennato dei gdr per due? Non intendo dottore e paziente, però… 😛

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        1. Mi stai dando dell’anziano retrogrado e GDReazionario? ;))
          A parte le battute (perché non mi stavi dando dell’anziano sul serio, giusto?), ogni occasione è buona per farsi una partita a un GDR, però converrai che il tempo speso a concertare il gruppo, i PG a trovare un affiatamento via via che si procede, hanno bisogno di tempo e sono gli elementi più “formativi” e cementanti del gruppo.
          La specializzazione dei ruoli la preferisco: ne guadagna l’interpretazione del ruolo. Se poi uno ha un talento di attore, allora può anche permettersi di fare più personaggi. Già me lo vedo: il gran guerriero dall’ascia tonante e armatura splendente, il suo nome è: Prezzemolino ;))

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          1. Non sei molto più grande di me, non posso darti del vegliardo senza beccarmi gli schizzi 😛
            Riguardo alla brevità di alcuni giochi – perché certi, anche recenti, continuano a perseguire il modello classico della saga lunga mesi o anni – vedila come in certi giochi da tavolo: ci sono i giochi impegnativi da ore di gioco e ci sono i filler. Quando si gioca in tanti, la mancanza di uno o due all’ultimo minuto può sminchiare tutto il programma della serata.
            E se paccano tutti tranne uno? Voilà, gdr per due!

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            1. Sull’ultima frase mi hai stracciato il velo come al Tempio di Gerusalemme.
              Mi arrendo alla proprietà di linguaggio: “filler”. Esatto, non saranno felici i cultori della nostra lingua, ma è esattamente ciò per cui quei GDR cui accennavi sono nati.
              Io preferisco GDR dalle prestazioni…più durature.

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              1. Sinceramente, pure io. Ma spesso, i giochi meno tradizionali hanno buone idee che possono essere adattate per altri, o che possono ispirare chi si diletta a creare i propri giochi (presente!) a rompere qualche schema.
                Negli anni, ho capito che le mie campagne non possono superare l’anno di gioco, una volta alla settimana, senza sbiadire: le campagne da due, tre anni posso giocarle, non masterarle 😛

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  1. Gran bell’articolo! Ho passato i migliori anni della mia gioventù giocando a D&D tutti i sabato pomeriggio coi miei amici!!! Ancora oggi, a quindici anni dalla fine della più leggendaria delle mie campagne da Master (triennale!) citiamo frasi dette durante quelle sedute di GdR…

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    1. Grazie mille! Ci ho messo tanta passione e impegno. Volevo rendere un degno tributo a D.&D. che mi ha veramente dato molto.
      Rimando alla risposta al Conte Gracula per qualche dettaglio della mia esperienza, ma impallidisce al confronto con la tua campagna dei 3 anni! Sorbole! Ci credo ch ne parlate ancora! Degna di un’impresa cavalleresca che si tramanda nei libri.
      Io avevo scritto/progettato diverse campagne, alcune lunghe quanto uno di quei moduli che si acquistavano a parte, ma il mio “gioiello” che non è mai stato inaugurato è una campagna ambientata in una terra delle dimensioni della Terra di Mezzo (ma va’ che fantasia!;)).
      Ne ho ancora conservata la mappa disegnata su fogli a esagoni. Avevo anche scritto un modulo. Nelle intenzioni dovevano essre una serie di moduli collegati che i PG dovevano affrontare non necessariamente secondo una sequenza prestabilita, ma in alcuni punti c’era un bivio nella trama che potevano liberamente scegliere. Mai iniziata a causa dello scioglimento della Compagnia.
      Per fortuna c’erano i videogiochi! The Bard’s Tale, Phantasie III, Questron II, cui seguirono molti altri. Oggi purtroppo non riesco più a giocarci, troppo tempo da dedicargli. L’ultimo veramente epico GDR che ho giocato con un’immersività e un coinvolgimento pari alle partite di D.&D. dal vivo è stato tanto tempo fa: il primo Baldur’s Gate; avevo stampato la mappa del mondo e attaccato il collage dei fogli, tipo arazzo, in camera mia. Final Fantasy non vale perché è un JRPG, roba diversa.

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      1. Anche io avevo creato il mondo! Poi in quei tre anni viaggiarono attraverso vari mondi (anche perché per colpa dei PG alcuni mondi andarono distrutti dalla collera degli Déi…)! Ho ancora tutte le mappe e i quaderni zeppi di appunti e di storie… quanto tempo! Impensabile farlo adesso, purtroppo… ora mi accontento di qualche one shot ogni tanto (Call of Cthulhu principalmente). E Baldur’s Gate era veramente spettacolare! Ci giocavamo in due o tre, come se fosse un’avventura grafica… boia sono passati venti anni… mi sembra incredibile!!!

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        1. Boia sono passati venti anni! Mi hai tolto le parole dalle tastiera 😉 Il tempo è passato e sopratutto è “cambiato”. Altre priorità, responsabilità e rogne assortite. Nessuna nostalgia, ma un “grazie” alle nostre famiglie che ci hanno permesso di avere QUEL tempo di spensieratezza a disposizione e – almeno nella mia opinione – utile anche per “formarci”. Le ore trascorse a Baldur’s Gate per qualcuno potrebbero sembrare tempo buttato o impiegato male, invece per me sono state, oltre che a un piacevole intrattenimento, una fucina di idee e stimoli. Non capirò mai perché se mi fossi chiuso in camera a leggere quotidiani o libri, il mio tempo sarebbe stato utilizzato meglio.

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          1. Assolutamente! E mantenere un gruppo di D&D per anni è stata anche una palestra di vita, con tutti i problemi e le gioie connessi allo stare più o meno “stabilmente” con altre persone… poi da master senti anche una certa responsabilità, con la voglia di motivare tutti gli altri e divertirsi tutti insieme con qualcosa di creato da te! Mai mi pentirò di tutte le ore passate con il GdR!

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            1. Condivido al 100%! È una palestra di vita e non è un’esagerazione. Impari a negoziare, a rapportarti, a cercare soluzioni laddove sembra ci sia conflitto, sviluppa capacità organizzative e puoi farlo solo con la collaborazione e la disponibilità di tutti i partecipanti. Sviluppa empatia. Altro che Risiko! o Monopoli.
              Io poi tendevo ad affezionarmi anche ai personaggi, ma sono un DM dal cuore di burro 😂

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      1. Ottima idea Conte! Apriamo lo spazio dei commenti agli strafalcioni e aneddotica varia. Se ne raccogliamo un po’, mi organizzo e magari ne tiro fuori un racconto semi-serio. Secondo me, ne escono fuori delle belle!
        Sam e Conte, se non avete tema alcuna, fatevi sotto.
        Chiunque racconti un aneddoto riceve +2 su tutti i Tiri Salvezza per 3 turni e, se è bravo, ci metto su pure un Anello intarsiato d’avorio con una piccola gemma traslucida, che dà un +1 Carisma (+3 contro “Creature che si prendono troppo sul serio”)

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  2. Teoricamente dovrei essere stato “contagiato” da D&D al momento giusto, quando cioè a circa 8 anni ho visto giocarci all’inizio del film “E.T.”, invece già allora mi chiedevo che soddisfazione ci fosse a “giocare con le carte”: se non ci sono spadone con cui mozzare teste e pugni rotanti da far volare, che gioco è? 😀
    Non aver mai incontrato qualcuno che giocasse a D&D sicuramente ha rinsecchito qualsiasi voglia di tentare, anche se mi incuriosirebbe fare una partita. Però anche ora… se non scorre il sangue, temo di non divertirmi 😛 (Per le anime candide che dovessero turbarsi, sto ovviamente scherzando!)

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    1. La prima anima-candida che riesce a scandalizzarsi per le tue ultime affermazioni rientra in uno di questi due casi: 1) non ti conosce e non si è dato il pensiero, prima di sdegnarsi, di andarsi a leggere qualche articolo tuo (e dire che ha l’imbarazzo della scelta)
      2) non riesce a cogliere l’ironia e l’enfasi
      In entrambi i casi, si becca una penalità di -5 su Carisma e – 5 su Intelligenza per tutta la quest, -3 a tutti i Tiri Salvezza per 10 turni. E se insiste gli materializzo il RedBavonOrco che li banna anche se fa “1” al tiro del dado.
      Ciò premesso – PG avvisato, PG mezzo salvato, ma se ti ostini, il DM ti sderena – il fatto che tu non abbia trovato una compagnia per giocare a D.&D. è stata una brutta iattura perché – ti assicuro, leggi il primo commento al Conte – di mazzate, teste mozzate, brandelli di arti, carneficine assortite e braci di carni più o meno commestibili nelle nostre partite di D.&D. erano l’inevitabile risultato di serate a birra e cazzeggio, necessario sfogo del ‘party’ come il pane e i giochi circensi per la popolo romano. Avresti trovato grande soddisfazione.
      Cose sordide a volte. Queste orecchie di DM hanno udito cose sordide e inimmaginabili pronunciate e fatte da personcine tanto a modo nella vita reale.

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    1. Considera che ho soltanto accarezzato la punta dell’iceberg con queste righe. Chiaramente ho cercato di evitare “tecnicismi” e di entrare nei dettagli, ma il primo approccio può essere letale.
      Il DM deve leggere i due manuali e “metabolizzarli”, affinché possa poi interpretare al meglio il suo ruolo. Un ruolo che non è solo di gestore e verificatore, ma anche di narratore, che deve coinvolgere più persone, un narratore che deve guadagnare la fiducia e l’empatia dei giocatori. Se vuoi è come il regista: a partire dalla sceneggiatura, deve offrire un racconto che passi allo spettatore e, possibilmente, gli lasci un quid all’uscita dalla sala del cinema.
      Altrettanto “lavoro” impegnativo aspetta i componenti del “party”: devono interpretare e immedesimarsi nei propri personaggi come gli attori, devono trovare un affiatamento e negoziare con gli altri le decisioni di tutto il gruppo.
      Insomma Il Signore degli Anelli ci ha visti spettatori di un fantastico viaggio, D.&D. ci offre la possibilità di fare in prima persona tanti di questi viaggi.
      Spero un giorno di coinvolgere i miei due nanerottoli a giocarci.

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  3. Elish_Mailyn

    io l’ho scoperto tardi, nel ’92 ai tempi dell’università… ed essendo amante di Dylan Dog comprai anche il gioco di ruolo ispirato a lui.
    grazie x avermi fatto tornare alla mente tanti bei ricordi 😊

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    1. Prego, mia cara dal nome che starebbe bene a un elfo. Anche per me sono bei ricordi e oggi non ho il tempo né la compagnia che si presterebbe a una serata (più di una, in verità) trascorsa a D.&D.
      Tuttavia, ritengo (e spero di essere riuscito a trasmetterlo) che D.&D. abbia lasciato un segno nella mia formazione, sia una di quei mattoni di questa carcassa che ogni tanto scricchiola e di ciò che vi si cela dentro che ogni tanto subisce espansioni e depressioni. Quando soffia il vento dei bei ricordi, sento dentro un’espansione che arriva al punto di volere uscire fuori dall’involucro. E l’involucro, d’improvviso e per qualche motivo a me sconosciuto, sta meglio.

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    1. Adelante compadre. La strada è lunga e irta d’insidie. Esci dalla spelonca e unisci a me. Io impugno la fida Durlindana affidatami da un negoziante di computer, tu so che hai tra le tue dita incantesimi di parole assai potenti e capaci di toccare il profondo dell’anima dei viventi. Insieme saremo un bel party. Adelante y vamos a matar los dragones!

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  4. Elish_Mailyn

    credo ci voglia una predisposizione d’animo x giocare a D&D, quella di essere in primis ‘sognatori’ e non solo ‘guerrieri’…
    ancora oggi adoro i miti di molte culture (principalmente Greci e Celti) e se il mio nome è da Elfo quello di mia figlia è sicuramente da ninfa (l’ho chiamata Daphne 😉).
    certe passioni restano e ci impregnano, anche se non sempre escono allo scoperto… ma quando lo fanno… hai ragione, si sta meglio 😉

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    1. Sottoscrivo ogni parola, spazio e punteggiatura.
      Aggiungo solo che il “sognatore” di questi tempi deve avere la tempra del “guerriero”: deve combattere contro schiere di cinici, finti pragmatici, odiatori professionisti, troll e altra genie social-mente esecrabile. Io sono un girrriero-sognatore. Non sogno battaglie e gloria, sogno una realtà migliore. E “combatto” per questo.
      Bellissimo il nome di tua figlia!

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    1. Questo allora è da pannolino, se il QL è da calzini corti 😂
      8kb per l’Intellivision che aveva 512 byte a bordo della console erano uno sproposito! Treasure of Tarmin era fuori parametro con i suoi 8 Kb, il primo A.D.&D. era una cartuccia con 6 KB.
      Questo per l’Intellivision, per la Colecovision, la punta di diamante delle console di quell’epoca, esistevano cassette da 24 Kb (la console aveva a bordo di 16 Kb).
      Esilarante oggi.

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  5. Dei titoli D&D che hai citato non ho mai giocato nulla. Le mie prime esperienze con il mondo pixellato del GDR fantasy furono con la serie di Baldur’s Gate che a dirta tutta mi stufò dopo non troppo tempo. Ero in pieno nella fase in cui si giocava a D&D un paio di volte al mese e quindi in un certo senso mi sentivo limitato. Anche perché sono sempre stato un DM, mediamente buono ma pur sempre un DM.
    Oggi D&D sta conoscendo una nuova golden age grazie a Netflix e grazie ad una quinta edizione che rappresenta un buon compromesso tra accessibilità e profondità. In italia sembra che finalmente anche il nostro mercato si stia movendo. Asmodee Italia ha iniziato a localizzare la nuova edizione proponendo uno starter set equiparabile alla mitica scatola rossa. Come ti ho scritto mi è arrivata proprio oggi. Ho dovuto attendere un po’ perché era esaurita dal mio “spacciatore” di fiducia. L’obiettivo di questa anno e portare il gioco di ruolo in famigghia. Tra D&D e guerre stellari beh, spero di riuscirci.

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    1. Baldur’s Gate ti stufò dopo non troppo tempo?!? Uggesummaria! EresiaH! 😉
      A parte le battute, è l’ultimo GDR di matrice occidentale in cui mi sono immerso e non ne sono uscito fino a che non sono arrivato ai titoli di coda. E’ anche vero che all’epoca non avevo compagni di giochi di ruolo e quindi BG agì da metadone per la mia dipendenza da RPG e racconti fantasy.
      Ambizioso il tuo programma di portare D&D in famiglia, anche perché – a mio modo di vedere – è un RPG che tende a obliterare il resto. Non ho mai preso in considerazione altri RPG, se potevo iniziare una campagna a D&D. Lo so, sono mono-maniaco 😉

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      1. Guardo io ho seguito i consigli del buon conte che mi ha suggerito altro GdR, mi sono documentato e di giochi interessanti ne ho trovati davvero tanti. Alla fine però torno sempre al primo amore non c’è niente da fare. Le gesta del mio nano di montagna guerriero chierico giunto al 15 livello echeggiano ancora nelle valli del regno anche quando si unì ad una nuova compagnia che per poco non l’ha ucciso così per divertimento. Su Baldur’s purtroppo io sono giocatore coatto.

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  6. The Butcher

    Non smetterò mai di dirti quanto adoro i tuoi articoli. Riesci a raccontare la storia di un certo argomento facendo degli ottimi approfondimenti e riuscendo ad intrattenere il lettore divertendolo con il tuo modo di fare.

    Comunque io prima o poi inizierò a giocare a D&D. Un giorno o l’altro!

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    1. Grazie mille Butch! Fa davvero piacere sapere che riesco a trasmettere con il mio registro di comunicazione non proprio web-friendly ovvero breve.
      Quando arriverà quel giorno penserai a quanto ti sei perso fino ad allora. Se hai anche un minimo interesse per i GDR non puoi mancare a questo appuntamento.

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  7. M’hai fatto venir voglia di tornare a giocare… e non è poco, data la mia età… Se voi siete la preistoria, io sono il caos primigenio. Grazie sempre, Red. e scusa se rispondo a singhiozzo: il tempo è un po’ tiranno, anche per me. Ciao!

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  8. Pingback: Fumetti & Videogiochi: conversazione con Redbavon (1) | Il Zinefilo

    1. Ebbene sì, come lo giri e come lo volti D&D, nonostante la concorrenza agguerrita, ha il suo fascino primigenio. Raccoglie l’eredità del focolare domestico intorno al quale gli adulti raccontavano storie ai più piccoli o si raccontavano tra loro i fatti della giornata. Vi aggiunge quel quid in più ovvero l’attrazione di molti a evadere dal quotidiano perdendosi in storie fantastiche e di fantasia. D&D le rende reali, catapulta i giocatori in quell’universo fantastico e li rende protagonisti, fautori del proprio destino (DM permettendo). Se vuoi e’ un modello molto simile ai videogiochi rispetto alla letteratura e al cinema: il fruitore non è più soggetto passivo, ma è chiamato a interagire e, con alcuni limiti, modificare la storia.
      Grazie per avere raccolto il mio invito è benvenuta!

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      1. È proprio vero, il fascino di D&D è proprio questo, il poter interagire e modificare la propria storia, anche più che in un videogioco – un medium che comunque adoro. In un GdR non devi aver paura di finire l’avventura da un momento all’altro, perché una nuova avventura è sempre dietro l’angolo… finché il gruppo non si scioglie, ovviamente. Trauma brutale che purtroppo ho dovuto più volte affrontare…

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        1. E vogliamo anche metterci la tristezza e l’amarezza di quando il tuo personaggio, con tanta fatica giunto a un livello che ti senti la Mano di Dio, viene accoppato da una combinazione di tiri di dadi sfigati e un avversario tosto (e magari una botta di culo ai dadi del DM)?

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          1. Non ne parliamo… il DM con cui ho giocato più volte – oltre che essere caporedattore di GG – tira una quantità di critici positivi da fare paura! Per fortuna ha una politica di pietà nei confronti dei giocatori per cui cerca di limitare i danni (complice, sospetto, la mancanza di voglia di far ricreare i personaggi più e più volte a giocatori capricciosi). Ma quanti PG ho perso malamente dopo essermici affezionata…

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            1. Il DM è un uomo comprensivo e anche io applicavo una certa “moderazione” per evitare che il party si scoraggiasse per qualche tiro fortunato di dadi. Di contro mio fratello, famoso a Risiko! per tiri multipli e consecutivi da sei, a D&D – grazie a dadi a facce multiple – non riusciva a bissare questa gran botta di c…fortuna. Più che come DM, ma come fratello, la cosa mi faceva godere non poco. 😂😂😂

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              1. Queste sì che sono grandi soddisfazioni! Personalmente la gente che conosco fortunata col D6 (un mio amico, celebre per aver totalizzato 42 6 su D6 consecutivi a Warhammer) è altrettanto fortunata col D20. Cosa che da compagna di squadra apprezzo, ma il nostro DM rode ancora 😂😂

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                    1. In questo caso piuttosto ti serve un mago o un elfo di un certo livello con un incantesimo “invisibilità” che copre un’area sufficiente per starci tutti! Dubito che, ormai, certi Anelli dalle proprietà simili si trovino in giro.

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