Good Old Games Ads #6 – Swords & Serpents


Swords & Serpents, per la prima volta il “party” di Dungeons & Dragons su uno schermo

[Parte I ] –  Swords…

Nel 1982 Mattel Electronics tira un “colpo basso” ai tanti giocatori di Dungeons & Dragons pubblicando il primo videogioco che si fregia di questa licenza ufficiale, tanto da essere sbandierata nel titolo: Advanced Dungeons & Dragons cartridge.

L’anno successivo Imagic, astro nascente della Silicon Valley e seconda società indipendente di sviluppo di videogiochi della storia, si lancia nella tenzone digitale con un titolo che è tutto un programma: Swords & Serpents, in esclusiva per Mattel Intellivision!

Il "mistero" dell'anno di pubblicazione 
Sebbene sulla schermata di gioco sia riportato il "copyright" del 1982, le fonti su Internet non sono concordi. Ho allora sfogliato il numero 1 della rivista Videogiochi, pubblicata nel dicembre 1982 (anche se sulla copertina riporta "gennaio 1983") perché al suo interno è sempre presente un listino di tutti i giochi disponibili. Ebbene tra i giochi Imagic non è presente Swords & Serpents. Ne deduco che alla fine del 1982 Swords & Serpents non fosse ancora pubblicato. Nulla si menziona nella rubrica delle novità annunciate. Il mistero s'infittisce. 
Sfoglio il numero 2 di Videogiochi e non ve n'è traccia.
Infine sul numero 3 del marzo 1983 l'arcano è finalmente svelato!
Nello "speciale" dedicato al Winter Consumer Electronic Show, tenutosi a Las Vegas nel gennaio 1983, viene per la prima volta citato Swords & Serpents tra i nuovi 17 videogiochi annunciati da Imagic. 
Ecco la prova! A pagina 40 di Videogiochi n.3 (evidenziato in giallo) Swords & Serpents è annunciato come novità nel Winter Consumer Electronic Show del gennaio 1983 a Las Vegas

Non nuova a storie di draghi su schermo (Dragonfire per Atari 2600 e Intellivision), Imagic rilancia con un videogioco senza la famosa licenza, ma che – per la prima volta – permette a due giocatori in contemporanea di replicare l’esperienza di una partita a D.&D. come “party” e non solo come solitario cavaliere senza macchia e senza paura, ma alla ricerca di sicure rogne.

La mia scatola di Swords & Serpents (Imagic per Intellivision, 1983)

Swords & Serpents appare sugli scaffali nella tipica cromata confezione Imagic. L’immagine sulla copertina non lascia dubbi: siamo chiamati alla ventura e a tirare di spada chissà per quale nobile causa, anche se il videogiocatore-tipo sarebbe ugualmente accorso, fosse anche per un futile motivo.L’armigero in corazza di piastre e scudo fa bella mostra di sé sul frontespizio della scatola: è sufficiente a catturare l’immaginazione di un ragazzino e scaraventarla di forza in un mondo fantasy, in storie di cappa e spada, popolate da mostri terribili, maghi votati al Male e tu, nel mezzo, cavaliere senza macchia e senza paura, armato unicamente di spada. Un secondo giocatore può unirsi all’avventura nel ruolo di un potente mago, ricreando per la prima volta in un videogioco un autentico party di Dungeons & Dragons.
Se la copertina non fosse sufficiente, sul retro della confezione sono presenti due piccole immagini che riproducono le schermate di gioco da cui vi è anche uno “spoiler” e cioè il drago che appare solo alla fine del gioco.

Particolare del retro della confezione di Swords & Serpents. Alla destra, il drago grande la metà dello schermo. Si prevede uno scontro di epiche proporzioni.

Come è possibile notare dalle immagini, le dimensioni del drago su schermo sono un valido motivo per distogliere dall’impresa un uomo di sana e robusta costituzione mentale: il drago occupa metà dello schermo e – fatte le proporzioni con il Principe Guerriero (lo sprite di colore bianco) – sta all’avatar del giocatore come un bambino di due anni sta a Godzilla.

Il drago ha in serbo una “sorpresa”, uno dei primi “easter egg”, ma come il giocatore deve giungere alla fine del gioco per scoprirla, così il lettore dovrà giungere in fondo a questa mia ennesimo polpettone in salsa di pixel e una spruzzata di bit. Un’”impresa” anch’essa che richiede una buona dose di coraggio, perseveranza, dedizione e stomaco.

La distribuzione digitale ha i suoi vantaggi, tuttavia sono convinto che se non fosse stato il potere immaginifico delle scatole e del contenuto dei giochi come quelle di Swords & Serpents e di tanti altri, la mia innata fame di meraviglia e curiosità, la mia esigenza di evasione (in senso letterale, non figurato né tanto meno spregiativo) non sarebbero ancora così vivide e scalpitanti alla mia veneranda adulta età.

La confezione di Swords & Serpents contiene la cartuccia di gioco, due mascherine per i pad dell’Intellivision, un manuale, un catalogo dei giochi Imagic.

Il contenuto della scatola “magica” di Swords & Serpents

La pubblicità presente sui cataloghi inclusi nelle confezioni dei giochi supplivano alle rare informazioni su carta stampata specializzata e in totale assenza di filmati (ah la generazione di Twitch e YouTube non sa che fortuna ha!).

Estratto dal catalogo dei videogiochi Imagic incluso nelle confezioni

Nella pagina tratta da un catalogo della stessa Imagic, si legge (anche in italiano) di una classica storia di cappa e spada, sperando che, dovendo assumere il ruolo del Cavaliere Bianco contro il Cavaliere Nero, non si faccia la stessa fine raccontata da Gigi Proietti nell’esilarante racconto che termina con un insegnamento di assoluta caratura e saggezza popolare: “Ar cavaliere nero nun glie devi mai cacà er cazzo!”.

Nel caso ve lo foste perso o dimenticato, prendetevi una pausa dal mio ciarlare digitando.

Tuttavia, non sempre i cataloghi la raccontano tutta. La vera ”impresa” è descritta con qualche dettaglio e pathos in più nel libretto di istruzioni. Quest’ultimo, anche se include le istruzioni nella nostra lingua, si limita a raccontarlo solo in inglese.

Di seguito colmo questa “imprescindibile” lacuna:

Il vecchio re giaceva in fin di vita. Suo figlio, il Principe Guerriero, si avvicinò per ascoltare le ultime parole del padre malato.
“Se solo potessi morire come sono nato. Nella terra degli antenati della nostra famiglia!”
Il vecchio fece un sforzo per prendere il respiro
“Reclama il nostro regno conquistato, figlio mio. Sfida il Perfido Serpente! Sconfiggi i suoi servi! Riconquista il nostro orgoglio infangato! Sfida…prevali…riconquista…”
Con queste ultime parole il vecchio re esalò il suo ultimo respiro.
Così scosso, il Principe Guerriero si alzò lentamente. Sfoderò la sua spada, la sollevò in alto e, tenendola al di sopra della sua testa, proclamò solennemente: “Sfida, prevali, riconquista, lo giuro!”.

Accidenti se non siamo in pieno climax “cappa & spiedo”! Il desiderio di un padre morente, l’onore di una famiglia, la terra da riconquistare, un Perfido Serpente di nome e – a quanto pare – di fatto, una marmaglia di scagnozzi da passare a fil di spada, il nobile rampollo in cerca di riscatto (e che per una volta la pagnotta se la deve guadagnare con il proprio sudore), il lancio del guanto di sfida, e infine, in questa atmosfera che preannuncia la nascita di un eroe (o di un pirla), la morte dell’anziano padre e la solenne promessa di vendetta supportata da uno spadone a due mani (nel testo originale si specifica infatti “broadsword”).

Io sono già fomentato e voi? Lasciate perdere, immagino la risposta. Non resta che inserire la cartuccia nell’apposito alloggiamento laterale e fare scattare il tasto di accensione nella posizione “ON”.

La mia cartuccia di Swords & Serpents. Tenerla nella mano dà una sensazione confortante e rievoca qualche ricordo

Lo schermo si riempie di verde, appare il titolo del gioco, lo sprite del Principe Guerriero, il nostro avatar in questo mondo-in-una-cartuccia. Ecco la prima schermata!

La prima schermata in cui si può selezionare in quale delle tre modalità ci si vuole cimentare

Swords & Serpents può essere giocato in tre modalità.

1 PLAYER (un giocatore)

II Principe Guerriero si batte da solo, nel tentativo di memorizzare la mappa del labirinto e scoprire il maggior numero possibile del suoi segreti. Si usa la mascherina che ritrae un dragone.

Swords and Serpents, la mascherina per il Principe Guerriero. In alto a destra si legge: “Right Knight” (è da inserire nel pad destro )
2 PLAYERS (due giocatori in contemporanea)

II Principe Guerriero e il Mago Nilrem uniscono le proprie forze contro il Perfido Serpente. All’inizio, il Mago dispone solo di un incantesimo, ma durante il gioco ne può ottenere degli altri, leggendo le pergamene disperse per il labirinto. Il giocatore che comanda il Principe Guerriero usa il pad di destra; il giocatore che comanda il Mago usa il pad di sinistra.

Swords and Serpents, la mascherina per il Mago. In alto a sinistra si legge: “Left Wizard” (è da inserire nel pad sinistro)
2 PLAYER MAGIC VERSION, tradotta malamente in “VERSIONE PER 2 GIOCATORI-MAGIA" (due giocatori in contemporanea)

Il Principe Guerriero e il leale Mago uniscono le forze contro il Male, ma questa volta il Mago inizia con quattro incantesimi. A conti fatti, tale vantaggio iniziale rende più facile almeno il primo approccio rispetto alle precedenti modalità.

Visuale a volo d’uccello: in bianco il Principe Guerriero, in celeste il Mago. Neanche siamo entrati nel labirinto e già arrivano (da destra, in nero) le rogne

Nel gioco a due giocatori, il Principe Guerriero è il capo-spedizione e se il Mago non lo segue da presso rischia di finire fuori dalla sua visuale ovvero lo schermo. A questo punto il Principe Guerriero dovrà andare a cercarlo per farlo rientrare in gioco. A rendere ancora più gravoso il già poco edificante ruolo di balia, per qualche strano capriccio della malevola magia presente in questo labirinto (leggi pure: scherzi di quel ragazzaccio di Brian P. Dougherty, il programmatore), il Mago potrebbe essere in un luogo diverso da quello in cui era prima di scomparire alla vista.

Questo stratagemma obbliga alla collaborazione i due giocatori e impone una gerarchia (“leadership” la chiamerebbero quelli che parlano le lingue): il Mago è in retroguardia e supporta il compagno con palle infuocate e altri incantesimi; il Principe Guerriero decide quale è il percorso e, avanzando, dispensa la giustizia sugli sprite che proveranno ad ammorbare e infine a distruggere lui e il suo compagno. E sapranno che il suo nome è il Principe Guerriero, quando calerà la sua vendetta su di loro!

D’accordo, in Pulp Fiction funziona decisamente meglio…

La citazione di Pulp Fiction non è casuale, perché il film contiene un buon assortimento di individui con seri disturbi della personalità (volendo usare dell’humana pietas). A tale proposito, Swords & Serpents – sebbene non previsto nel manuale – può essere giocato anche in solitaria in modalità “OCPD”, che sta per “Obsessive Compulsive Personality Disorder” ovvero – cito testualmente Wikipedia – un disturbo di personalità caratterizzato da un complesso di risposte rigide della personalità, comportamenti e sentimenti che si manifestano in più ambiti e si raccolgono perlopiù in questi insiemi:

  • tendenza a conformarsi a procedure, abitudini o regole in modo eccessivo e non flessibile
  • occorrenza di pensieri o comportamenti ripetitivi
  • costante perfezionismo

In questa modalità “cooperativa in solitaria”, infatti, il giocatore prende il controllo sia del mago Nilrem sia del Principe Guerriero, in preda al delirio: “Non mi fido di nessuno! Faccio tutto io! So ‘er gueriero più gajardo e er mejo mago der labbirinto”.

Il profilo psicologico del videogiocatore di questo tipo corrisponde esattamente all’“OCPD” (Obsessive Compulsive Personality Disorder):

  • costante perfezionismo (me la cavo da solo e controllo sia il mago sia il guerriero), c’è!
  • Tendenza a conformarsi a procedure non flessibili (ovvero i limiti fissati dai programmatori), c’è!
  • Comportamenti ripetitivi (ovvero il gioco vero e proprio: esplora-ammazza-raccogli-goto-esplora fino a che non trovi l’accesso al livello successivo), c’è!
Cartellone promozionale

Sei stato sfidato a combattere le Forze del Male

Swords & Serpents per Intellivision

Siete pronti a scendere nelle viscere del labirinto fino al cospetto del terribile drago? Siete pronti ad affrontare Sua Perfidia Serpentiforme senza nemmeno lo straccio di un anello che ti possa rendere invisibile?

Se rispondete “no”, siete dei pusillanimi. Se rispondete “sì!“, l’appuntamento è a brevissimo in questa spelonca elettronica con la [Parte II ] – …And Serpents

Mentre affilate le spade e ripassate il libro degli incantesimi, vi lascio un’ultima chicca:

I videogiochi nell’espositore alle spalle di Miles Harding, protagonista del film Electric Dreams (1984) e interpretato da Lenny von Dohle, sono:

a partire dall’alto, Swords & Serpents, Star Voyager, Dracula, Dragonfire di Imagic e, in basso a destra, Pocket Scramble di Grandstand.

CONTINUA A LEGGERE altri Good Old GAMES Ads

Onda sonora consigliataTogether in Electric Dreams di Philip Oakey e Giorgio Moroder

14 pensieri su “Good Old Games Ads #6 – Swords & Serpents

  1. Come sai non amo il cappa e spada (o spiedo) videoludico o narrativo che sia, ma è stata una lettura appassionante nonché un tuffo nei ricordi. Non avevo nulla di tutto ciò che citi, essendo io stato un utente C64 da almeno il 1983, ma quei colori, quelle schermate, quella grafica delle scatole… ehhhh, quanta nostalgia… 😛
    Applausi per la ricerca ad inizio post: sai che queste “indagini” mi scaldano il cuore.

    Piace a 1 persona

    1. Il ripercorrere questo particolare periodo è stato appassionante perché ho scoperto “cose” che sono accadute e di cui all’epoca non avevo consapevolezza.
      Non credo – almeno non nelle mie intenzioni – di avere dato un taglio “nostalgico”, piuttosto una fotografia di ciò che è stato e che di buono ne ho ricevuto.
      Sai il mio scetticismo per la distribuzione digitale e un affezione allo scatolame & supporti vari. Mi sono interrogato se fosse “feticismo” degli oggetti, una forma di possessività e di zavorra (ne dovresti trovare qualche traccia in miei vecchi post), ma arrivo alla conclusione che invece si tratta di un “mattone” della mia formazione. Se togli un mattone dalla costruzione, ne togli un altro e un altro ancora, viene giù tutto prima o poi.
      Tu parli di “nostalgia”, ma immagino di intendere bene nel senso che vira più al νόστος, ritorno e non all’ άλγος, dolore.
      Accetto di buon grado i tuoi applausi. Tu puoi immaginare quanto sia soddisfatto di essere riuscito di venire a capo di questo insignificante “mistero”: le fonti della Rete spesso ripetono a pappagallo altre fonti, che evidentemente hanno semplicemente ripetuto a pappagallo il copyright riportato sulla schermata e sul materiale all’interno della confezione. E ti parlo di siti anche autorevoli con un numero di visite che io non mi sogno nemmeno se questa webbettola (r)esistesse anche tra 100 anni. Grazie, tu so che comprendi questa mia soddisfazione.

      Piace a 1 persona

      1. Sembra che i siti più siano grandi ed autorevoli più tendano a “ripetere” quello che gira, forse per impiegare sempre meno tempo, ma a questo punto a che serve? (Ricordi l’altro giorno, quando alla morte dei quel grafico tutti, anche autorevoli giornali italiani, a dire che aveva disegnato il poster di Alien? Bastava indagare per 30 secondi in Rete per capire che non era vero, ma tutti si sono fermati al primo risultato – di solito Wikipedia – e non sono andati oltre. Che senso ha questo tipo di informazione?)
        Ovviamente sì, non c’è alcun dolore nel ricordo ma un ritorno a quei tempi in cui bastavano dei colori accesi su uno schermo per far palpitare il cuore ^_^

        Piace a 1 persona

        1. Questo tema del diritto-dovere-piacere di infornarsi mi sta a cuore particolarmente. In un’epoca in cui veramente si è fortunati ad avere informazioni con facilità, che le barriere dell’informazione sono state abbattute, non si fanno più le “ricerche”, non si legge mettendo in moto il proprio cervello e capacità di selezione (abdicando anche scelte) . Vado ai matti, non riesco ad arrendermi all’evidenza e all’usanza. Lo so che è una lotta contro i mulini al vento, ma nel mio piccolo non alzo la bandiera bianca, anzi faccio sventolare il mio vessillo a raccolta dei “topi di biblioteca” come me.

          Piace a 1 persona

          1. E’ infatti paradossale che proprio nel primo momento storico in cui un privato cittadino ha accesso a più conoscenza di quanto tutti i suoi antenati abbiano mai avuto… si sceglie di ignorarla continuando a comportarsi come se niente fosse. Prima si leggevano i titoli dei giornali esposti in edicola, senza comprarli, e ci si faceva un’opinione solidamente traballante da strillare al bar: ora si leggono i titoli dei siti/blog e ci si fa un’opinione solidamente traballante da strillare nei social. Non è cambiata una virgola…
            Meglio per noi, perché con una bella ricerca – procedimento che adoriamo – possiamo sfatare decenni di chiacchiere con un solo post documentato ^_^

            "Mi piace"

            1. Concordo e aggiungo che oggi rispetto a ieri è molto peggio. Ieri chi leggeva i titoli era consapevole delle sua lacuna ed era pudico nelle sue affermazioni; oggi ha l’arroganza di tenere il punto e si arroga il diritto di metterti alla berlina solo perché non la pensi come lui; insomma, è molto peggio.

              Piace a 1 persona

              1. Perché in fondo il social viene affrontato come fosse il bar sotto casa, dove con gli amici e i conoscenti difendi a spada tratta le più assurde e improponibili tesi, cospirazioni e complotti. Solo che le affermazioni che spari al bar non hanno conseguenze: tutto ciò che scrivi nei social è una dichiarazione pubblica che chiunque può impugnare, quindi quando sputi su qualcosa o qualcuno la cosa ha conseguenze.
                Al di là di questo, la qualità degli “strilli” è vertiginosamente crollata anche perché prima i giornali stessi un po’ si vergognagno: siti e blog non conoscono vergogna e pensano di non avere responsabilità in ciò che scrivono, quindi davvero vengono strillate le assurdità più assurde. E la cosa brutta è che c’è sempre qualcuno che ci crede….

                Piace a 1 persona

            2. Aggiungo: mi è capitato di invitare a approfondire e verificare i dati, la risposta è stata letteralmente: “non me ne frega un cazzo”.
              Ammettere la propria ignoranza (non è un insulto) e provare a colmarla non è praticabile, piuttosto restano nella granitica certezza di mediocrità, come se fosse un valore.

              Piace a 1 persona

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.