Videogiochi nei film #3: Nightmares


Videogiochi nei film: i miei 10 film, dalle stelle alle stalle. Siamo appena al numero tre. Continuate a leggere, se ne avete il coraggio.

Tra i film in cui appaiono i videogiochi, dopo gli apprezzabili esempi in Soylent Green e Star Wars, è il turno di inaugurare la “colonna infame”, ovvero quelle pellicole che sarebbe meglio lasciare seppellite nel profondo della memoria, ma tant’è che, avendo citato un videogioco, finiscono nella mia selezione per i motivi descritti nel post di introduzione.

Just shut up your eyes…and scream

Pubblicato nel 1983, Nightmares è un film originariamente prodotto per la serie televisiva Darkroom, un’antologia thriller a episodi (sette episodi tra il 1981 e 1982). Giudicato dai contenuti troppo “forti” per un programma televisivo, il film viene distribuito nelle sale cinematografiche.

Nel nostro Paese il film viene parzialmente risparmiato dalla mania tutta italiana di cambiare anche i titoli originali: ci si limita ad aggiungere la traduzione del titolo, “Incubi”. Per la serie: repetita iuvant.

Il regista è Joseph Sargent che, a eccezione di The Taking of Pelham One Two Three (1974, distribuito in Italia con il titolo Il colpo della metropolitana) ha curato esclusivamente film per la televisione. Nightmares è quindi il secondo film della sua carriera a essere proiettato sul grande schermo.

L’originaria destinazione televisiva del progetto si riflette anche nel risultato finale: Nightmares è infatti un’antologia di quattro episodi.

I quattro episodi sono: “Terror in Topanga”, “The Bishop of Battle”, “The Benediction” e “Night of the Rat”.

I primi tre episodi sono scritti da Christopher Crowe (noto per la sceneggiatura del film L’ultimo dei Mohicani del 1992), mentre il quarto è di Jeffrey Bloom, sceneggiatore di varie serie TV tra cui alcuni episodi di Starsky & Hutch (1979) e Colombo (1990-91).

Ogni episodio è incentrato intorno ad alcuni difetti della natura umana e la conclusione è una sorta di lezione morale: i pericoli di certe dipendenze, la schiavitù delle passioni, il conflitto tra il bene e il male, la sottovalutazione delle conseguenze delle proprie azioni.

Inevitabile la citazione della serie TV del 1959, The Twilight Zone (Ai Confini della Realtà) che di lì a breve si arricchirà di una seconda serie articolata in tre stagioni trasmesse in USA tra dal 1985 al 1989. Nightmares deve molto a questa serie, ma vira dal genere fantascientifico della prima all’horror: quattro brutti sogni raccontati in altrettante storie macabre.

Per raccontare questi incubi, Nightmares attinge a vari sottogeneri horror. Nel primo episodio usa il sottogenere dello slasher: “Terror in Topanga”racconta di una donna, sebbene a conoscenza di un killer psicopatico a piede libero nella zona, esce di casa nel cuore della notte spinta dalla sua dipendenza dalle sigarette. In una stazione di rifornimento benzina fa un incontro che le insegnerà a non giudicare dalle apparenze.

Il tema centrale del secondo episodio, “The Bishop of Battle” è l’ossessione della società di quegli anni per i computer, i videogiochi e la convinzione degli effetti corruttivi di queste nuove tecnologie sui giovani.

Nightmares – A guardare questo soggetto come dare torto ai detrattori dei videogiochi?

Il terzo episodio “The Benediction” rimanda a due film ben più famosi: la mortale corsa automobilistica in Duel (1971) e il genere dei veicoli “indemoniati” di The Car (La Macchina nera, 1977); un prete che ha smarrito la fede, lascia la città e si accorge di essere inseguito da un misteriosa automobile nera.

Nell’ultimo episodio, “Night of the Rat”, il più delirante dei quattro, una famiglia si accorge di avere un grosso problema di infestazione di topi: un problema che si rivelerà davvero “gigantesco”. L’uccisione di un ratto scatenerà una vendetta inaspettata.

Nightmares era un prodotto destinato alla televisione e si vede; i valori produttivi delle serie TV dell’epoca non sono lontanamente avvicinabili a quelle di oggi. La serie TV attuale, spesso, non ha nulla da invidiare a una produzione cinematografica. Nel 1983 non era così, nemmeno negli Stati Uniti.

Il budget di spesa del film è stimato tra i sei e i nove milioni di dollari e fu sfiorata la bancarotta per l’alto costo degli effetti speciali in computer grafica presenti nel secondo episodio, “The Bishop of Battle”.

Bo Gehring, fondatore della Bo Gehring Associates che ne curò la computer grafica, nell’articolo “Vector Graphics for Nightmares” pubblicato su American Cinematographer del maggio 1984, spiega le difficoltà e le sempre più pressanti esigenze dell’industria cinematografica per integrare animazioni in computer grafica in una scena reale. Vale la pena notare che Bo Gehring si vantò che la sua azienda aveva stabilito un record per la produzione di questi effetti speciali, affermando di avere completato quattro minuti e mezzo di animazione in “sole” nove settimane di lavoro. Ne è passato di tempo e la pellicola lo dimostra tutto.

Nightmares non ha riscosso successo nemmeno all’epoca della sua prima proiezione: con poco più di sei milioni e mezzo di dollari d’incasso, nonostante fosse un film con basso budget di spesa, è stato un flop.

Visto oggi, il giudizio non è migliore, anzi è evidente che sia “invecchiato male”. Gli appassionati di horror potrebbero considerare di vederlo solo in un raptus alla Pokenon “Gotta Catch ‘Em All” oppure in un’ottica “trash”.

Nightmares – Sala-giochi dal colore diabolico

Il secondo episodio, “The Bishop of Battle”, è però un esempio di film in cui i videogiochi rappresentano il tema centrale o rivestono un ruolo importante.

Negli anni Ottanta i computer e i videogiochi diventano oggetto delle attenzioni dell’opinione pubblica e dei media come possibili pericoli. Film di differente genere come Blue Thunder (Tuono Blu), WarGamesSuperman III, Never Say Never Again (Mai dire mai) contengono riferimenti alla pericolosità della nuova tecnologia.

In “The Bishop of Battle” si individua il pericolo nei videogiochi arcade (ovvero i cabinati nei nostri bar e sale-giochi) che inducono un alto tasso di dipendenza, equiparandolo quasi a quello delle droghe.

Nightmares – J.J. Cooley interpretato da Emilio Estevez

J.J. Coley, interpretato da Emilio Estevez, è un giovane (tossico)dipendente dai videogiochi; il suo rendimento scolastico è tracollato e il suo rapporto sentimentale con la ragazza si sta incrinando proprio a causa della sua ossessione per un videogioco: “The Bishop of Battle”.

Costi quel che costi, J.J. è ossessionato dal raggiungere l’ultimo livello di questo videogioco e sconfiggere The Bishop, che dallo schermo sfida i videogiocatori con la sua voce sintetica:

“Greetings, Earthling. I am the Bishop of Battle, master of all I survey. I have thirteen progressively harder levels. Try me if you dare.” [voce del videogioco The Bishop of Battle]

Nightmares – The Bishop

La voce di The Bishop è dell’attore James Tolkan, interprete di numerosissimi film e, nello stesso 1983, dell’agente FBI in WarGames, che tratta dello stesso tema, anche se con valori di produzione e successo di tutt’altro livello.

Nelle scene finali le inquadrature stringono sul viso di J.J., enfatizzandone lo stress sia fisico (sudore e occhi spiritati) sia emotivo. Si evidenziano così gli effetti negativi del videogioco sul fruitore, all’epoca tipicamente un adolescente. Sintomi di una dipendenza e tossicità equivalenti a quelle delle droghe, con conseguenze che un gioco non dovrebbe invece avere.

J.J. riuscirà nel suo scopo con effetti però inaspettati: il videogioco contrattacca, ma non sullo schermo.

Nightmares – Quando i videogiochi si incazzano

Come il tossicodipendente finisce per auto-distruggersi e tutta la sua vita è assorbita dalla droga, così J.J. viene assorbito da The Bishop durante l’epilogo dell’ultima battaglia nel parcheggio.

“The Bishop of Battle” suona come una lezione morale sulla schiavitù delle proprie passioni e un monito sulla dipendenza dalle nuove tecnologie.

Nightmares- The Bishop sta per vincere la partita

Non esiste il videogioco “The Bishop of Battle”: è fittizio. Si tratta di un videogioco immaginario, che alterna fasi dei tipici giochi a labirinto (“maze game”) in un’avveniristica visuale 3D; nelle fasi finali cambia prospettiva e appare come uno spara-tutto in prima persona.

La grafica vettoriale dai colori “neon” è l’effetto del grande successo Tron dell’anno precedente, candidato a due premi Oscar e diventato un “cult” nel corso del tempo.

Una versione “demo” è disponibile sul sito della Rogue Synapse, che ha sviluppato diversi videogiochi immaginari apparsi nei film. La potete trovare QUI

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17 pensieri su “Videogiochi nei film #3: Nightmares

    1. Visto il riscontro che ebbe all’epoca, mi meraviglia chiunque se lo possa ricordare. Fuori catalogo dall’home-video, all’estero è stato distribuito addirittura un’edizione su Blu-Ray. Sulla Rete trovi qualcosa proprio sull’episodio di The Bishop of Battle. Puoi renderti conto anche dalle immagini a corredo del mio post che non ti sei perso nulla. Ci sono film come Urban Legend o The Last Starfighter (quest’ultimo è dell’anno dopo) che trattano gli stessi temi, ma nettamente meglio.
      Ti segnalo dei Rogue Synapse il videogioco di The Last Starfighter, che non è una demo, ma completo. Se hai visto il film, è una chicca.

      Piace a 1 persona

    1. Incredibile già che ci sia qualcuno che lo ricordi questo film. Non vorrei però che la confondessi con Urban Legend del 1998. Ha la stessa scena della stazione di servizio, ma tutto il film è di ben altro livello.

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    1. Grazie e benvenuto!
      Vista la mia militanza (leggi: vecchiaia) nei videogiochi, stai certo che puoi leggerne parecchio tra queste pagine. Io continuerò senza ritegno (data l’età socialmente esecrabile) a scriverne. Spero di rivederti nei commenti 😉

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    1. Moz, il film non era niente di speciale all’epoca, oggi fa quasi raccapriccio, a meno che si sia attirati da un “fascino” del trash marcatamente anni Ottanta. A tale proposito avviso che il trash per me è – salvo rarissimi casi – è “spazzatura”, da buttare, non ha accezioni positive.
      In altri commenti ho citato un paio di pellicole che trattano temi similari (Urban Legend riprende addirittura la medesima situazione della stazione di rifornimento) e lo fanno decisamente meglio. Se devo consigliare come impiegare il proprio tempo, eviterei di consigliare questo Nightmares.
      Interessante unicamente perché è la rappresentazione della paura per il medium che iniziava a diffondersi all’epoca.

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