Gollum, disprezzo o compassione?


Riddles in the Dark - Bilbo © 2003 John Howe. Website: www.john-howe.com
Riddles in the Dark – Bilbo © 2003 John Howe. Website: http://www.john-howe.com

Da una chiacchierata su Il Signore degli Anelli e il personaggio di Gollum nello spazio dei commenti al post Il falso dilemma: digitale o non digitale. mi lancio in una cavalcata a tastiera sciolta, tale che lo spazio del “commento” inizia a starmi stretto e l’argomento merita un post(o) in prima fila. Qualunque piega prenda, ringrazio per il prezioso spunto, occasione di scambio di opinioni diverse. Il commento a un post è linfa per tutto il blog. Ahimè l’apposito spazio è spesso più deserto del deserto senza i tartari. L’occasione è ghiotta per stimolare i più stitici di tastiera poiché la questione, sebbene inizi da un mondo di gente dalle orecchie a punta o dai piedi particolarmente pelosi, è di attualità e riguarda il nostro modo di vivere e di rapportarci con gli altri:

Gollum merita disprezzo o compassione?

Di seguito, a uso e consumo dei pigri del clic, riporto una sintesi dell’ultimo scambio di opinioni. Se avete cliccato sui link precedenti, avete sbloccato l’Achievement Ultra Rare:

lh1U1DGcOra potete saltare direttamente al resto dello sproloquio.

Ritengo che sotto l’estetica degli hobbit, degli elfi, nani, orchi, troll e altra gente che sembra partorita da un trip a base di acidi andati a male, ci sia la rappresentazione del modo di vivere del singolo essere umano, nei suoi aspetti nobili, meschini e vie di mezzo sfumate. Gollum ne è il fulcro. L’ultimo degli ultimi, l’invisibile anche quando non mette l’Anello al dito (proprio come i tanti “invisibili” nella nostra “civile” società): insegna un valore dimenticato, la compassione. La nostra società avrebbe bisogno di Gollum perché non  prova più compassione e si scaglia contro il diverso. C’è chi la vede diversamente: Gollum per Tolkien incarna l’uomo assolutamente corrotto dal male, ma corrotto fino in fondo, non ha nulla di positivo e non sacrifica la sua vita, Tolkien lo dice piuttosto chiaramente quando parla di “eucatastrofe”.

La chiacchierata si fa parecchio interessante.

Notorious Baldies - Gollum by Mr Peruca
Notorious Baldies – Gollum by Mr Peruca

Gollum, diffidate dei calvi.

Non penso che Gollum sia un personaggio del tutto negativo: è un’anima tormentata. A parte Sauron e i Nazgûl, Saruman e, sopratutto, Grima Vermilinguo sono la rappresentazione della corruzione senza ritorno, del provare piacere a compiere il male, sono personaggi che trovano la propria realizzazione nel male. Mettiamola così: sono convinto che Grima Vermilinguo, nel compiere nefandezze e tradimenti, si senta un uomo…migliore. Gollum è piuttosto la rappresentazione delle meschinità umane, dell’uomo capace di cose nobili e lo stesso uomo capace di  atti meschini. Non è un giudizio, è un’osservazione dell’umano agire: leggetelo come un “avere uno scheletro nell’armadio” o un “Chi non ha peccato, scagli la prima pietra”. Sia chiaro che è una mia interpretazione, senza nessuna velleità – nemmeno nel riportato commento – di interpretare il pensiero di Tolkien.

Ho consumato le pagine de Il Signore degli Anelli e ho voluto leggerlo anche in inglese, direttamente dalla “penna” dell’autore, senza il tramite dei pure bravi traduttori. Mi sono fatto un’ idea su Gollum, che è cambiata via via, lettura dopo lettura del libro: all’inizio disprezzavo Gollum, nell’elenco dei “cattivi” era sul podio, subito dopo Sauron e i Nazgûl; oggi non è più così.

Le parole che mi hanno fatto aprire un “terzo occhio” vengono però da Lo Hobbit, che ho letto dopo Il Signore degli Anelli. Gandalf si rivolge a Bilbo, appena dopo la sua fuga dalla tana di Gollum:

Il vero coraggio si basa sul sapere non quando prendere una vita, ma quando risparmiarla“.

Come nel cubo di Rubik (che io mangerei piuttosto che risolvere) la soluzione viene girando e rivoltando le facce del puzzle; il segreto è cambiare il modo di guardarle. Così sento scattare un clic quando rileggo il passo nelle Miniere di Moria in cui Gandalf risponde a Frodo, rammaricato che Bilbo non avesse ucciso Gollum:
Frodo:Che peccato che Bilbo non l’abbia ucciso quando poteva!”
Gandalf:Peccato? E’ stata la pena che gli ha fermato la mano. Molti di quelli che vivono meritano la morte e…Molti di quelli che muoiono meritano la vita. Tu sei in grado di valutare, Frodo? Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi. Anche i più saggi non conoscono tutti gli esiti. Il mio cuore mi dice che Gollum ha ancora una parte da recitare, nel bene o nel male, prima che la storia finisca. La pietà di Bilbo può decidere il destino di molti.”

Infine, uno dei passaggi più toccanti e commoventi, nel lungo e tormentato viaggio di Gollum, Sam e Frodo, dall’Emyn Muil, attraverso le Paludi Morte, fino al Morannon. Sam e Frodo giacciono addormentati, uno di fianco all’altro: “Per un attimo fugace, se uno dei dormienti l’avesse potuto vedere, avrebbe avuto l’impressione di mirare un vecchio hobbit stanco, logorato dagli anni che lo avevano trascinato assai oltre il suo tempo, lungi dagli amici e dai parenti, dai campi e dai fiumi della giovinezza, ormai nient’altro che un vecchio e pietoso relitto”. Gollum rivede in Frodo se stesso, ciò che sarebbe potuto essere se avesse fatto delle scelte diverse, e così, invece di riprendersi l’Anello, si mette ad accarezzare Frodo, il portatore del suo tesssoro ma anche il portatore di un’immagine di sé che – nonostante tutto – ancora alberga in quella carcassa macerata. Sam, rimasto sempre diffidente nei suoi confronti, interrompe questo momento che trovo particolarmente struggente, proprio perché Gollum non avrà più alcuna possibilità di sottrarsi al destino, che non è più nelle sue mani ma appartiene all’ Unico Anello.

Mount Doom © 2002 John Howe. Website: www.john-howe.com
Mount Doom © 2002 John Howe. Website: http://www.john-howe.com

Gollum è un personaggio che dimostra la debolezza umana in vari frangenti: a volte puoi vedere affiorare dei lati positivi, a volte spiccano quelli malvagi, a volte – a norma di regolamento di Dungeons & Dragons – è neutrale.
L’atto finale in cui Gollum muore distruggendo l’Anello, non lo definirei “un inconscio atto di amore” (cit. “Men, Halflings, and Hero Worship” di Marion Zimmer Bradley), né il “trionfo della misericordia” (di certa critica cattolica cristiana), ma certo è che, senza la morte di quell’ombra di essere vivente, di quel relitto di hobbit, Frodo non si sarebbe mai separato dall’Anello. Espediente letterario per dare puritana soddisfazione al lettore di una degna punizione del malvagio? Escludo questo mezzuccio e mi ritornano le parole fatte dire a Gandalf: “Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi. Anche i più saggi non conoscono tutti gli esiti”.

Gollum non è certo uno stinco di santo, è consumato dall’egoismo e dal male, ma una componente positiva emerge in vari momenti: riaffiora Sméagol, lo hobbit che era. Non che fosse un frate carmelitano scalzo neanche prima dell’omicidio di Déagol: Sméagol ha una certa predisposizione all’egoismo (chi non ce l’ha?), il male che compie è sì conseguenza di una sua scelta, ma anche opera della volontà  dell’Anello, che lo condanna per sempre, senza ritorno. Da quel momento Sméagol non ha più scelta e diventa Gollum. E qui ancora provo compassione per questo essere emaciato, ma non perché è un “povero infelice”: è la copia sputata di Frodo, Frodo è ciò che Gollum pensava di potere essere prima che l’Anello lo trovasse. Non dimentichiamoci che l’Anello è in realtà un personaggio al pari degli altri., ha una sua volontà. Gollum è ciò che Frodo diventerà, se si farà ghermire dall’Anello. Frodo ha ancora la possibilità di scegliere, Gollum non ha più scelta, nessuno a contatto con l’Anello ha la possibilità di scegliere: lo stesso Bilbo e poi Boromir, Gandalf lo sa e quando gli viene offerto l’Anello se ne ritrae, non senza qualche tentennamento, non senza avvertire “un tremore nella Forza”.

Su Monte Fato la situazione si inverte: Frodo passa al “Lato Oscuro”, Gollum si riappropria del suo tesssoro e per la gioia (non è avidità, Gollum non è ricco) finisce per porre fine alla sua vita, che pure nella consapevolezza della sua miseria, ha difeso strenuamente in varie occasioni, unicamente per potere continuare a viverla insieme all’Anello. Frodo ha portato l’Anello, Sam lo ha aiutato nei momenti in cui l’Anello iniziava a fare sentire il suo peso, Gollum ha finalizzato l’azione. E’ un gioco di squadra: palla al piede, parte dall’area piccola Frodo, scarta un centrocampista, guadagna la mediana avversaria, allarga la difesa passando la palla a Sam sull’ala destra, che verticalizza sulla linea laterale, dribbla il terzino, crossa e scodella la sfera sul palo opposto dove è pronto Frodo, che…però scivola e manca il goal a porta vuota!…Interviene in tackle Gollum, che insacca, finendo in porta con tutta la palla. Gol di Gollum. L’arbitro fischia la fine della partita.

"Scusi, chi ha fatto palo?"
“Scusi, chi ha fatto palo?”

Gollum è sì un “povero infelice”, ma è una definizione riduttiva e più rapidamente metabolizzabile dalle nostre coscienze dalla candeggina facile: è un “invisibile“, un “barbone” che ha deciso di vivere “ai margini” o vi è stato costretto da vicissitudini, più o meno dipendenti dalle proprie azioni. Uno di quegli “invisibili” lungo un marciapiede di una strada elegante dello “struscio” e dello “shopping”, che non chiede l’elemosina, sta lì, buttato per terra lungo il muro di un palazzo: sembra “fuori posto” come uno straccio poggiato su una poltrona in pelle in un salotto elegante e raffinato. Un essere umano invisibile tale che non si riconosce dove finisce lo straccio che porta indosso e lo straccio di se stesso. Avete mai notato come si comporta la maggiore parte dei passanti? Quando si trova davanti all'”invisibile” devia leggermente, quel tanto che, se disegnaste la linea del suo percorso sul marciapiede, vi accorgereste che, altrimenti tendenzialmente dritta, segna un lieve arco all’esterno, proprio in corrispondenza del “barbone”, come per mettere maggiore distanza, a evitarlo.

Concludo: abbiamo bisogno di “Gollum”. Gollum ci permette di vedere l’immagine delle nostre anime riflesse. Gollum manca in questa società perché, sotto la spinta della depressione economica, sulla scia di nazionalismo e razzismo che raccoglie sempre più consensi e voti (vedi elezioni in Francia), la cosiddetta “società civile” è pronta e risoluta a “elargire morte e giudizi”: pronuncia “guerra” più di quanto sia veramente abituata all'”idea della  morte”, figuriamoci alla Morte stessa. Gollum ci farebbe riflettere, capire la parte di bene, di male e le sfumature di mezzo ed evitare di andare a distribuire “democrazia” e difendere “stili di vita” a botte di bombe e ricevere altrettanto terrore e orrore.

Gollum ci ricorda – come avrebbe scritto Vittorio Arrigoni – di restare umani.

Vittorio Arrigoni con Handala, in un disegno di Carlos Latuff
Vittorio Arrigoni con Handala, in un disegno di Carlos Latuff

Onda sonora consigliata: Children of the Sun di Dead Can Dance

[…] We are the children of the sun
There is room for everyone […]

13 pensieri su “Gollum, disprezzo o compassione?

  1. The Butcher

    I miei complimenti per l’articolo. Hai descritto un personaggio probabilmente tra i più complessi creati da Tolkien.
    In un certo qual modo io ho sempre provato una pietà enorme per Gollum; da semplice hobbit si ritrova poi a essere corrotto nel profondo dal potere dell’Anello. Non è un personaggio positivo, è chiaro. Però non lo si può considerare neanche negativo. E come hai anche precisato tu, si può provare compassione e pietà per Gollum, ma nulla di più.

    Buona serata!

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    1. Grazie The Butcher! Grazie davvero perché il post è stato piuttosto tormentato. L”argomento è – come scrivi – complesso, spinoso, rischi continuamente di finire nel retorico o di creare forzature. Il mio nasce solo come un punto di vista, come si è evoluta l’empatia nei confronti di Gollum dentro di me, che cambia anche in ragione delle quasi 40 primavere trascorse dalla prima lettura.
      Gollum è quanto più vicino alla natura umana e, in quanto tale, ne ha tutta l’imperfezione. Gollum mette alla prova la nostra compassione, cioè di “avere passione con” l’altro, il diverso, a volte l’opposto. Gollum è il vero eroe.”. Eroe, o meglio, Anti-eroe, visto che non ne ha le caratteristiche morali e fisiche, con alcuni punti in comune con l’eroe byroniano , maledetto, associato a passioni distruttive, egoista e menefreghista della collettività, alieno alla sua stessa comunità, isolato, destinato alla solitudine. Un “eroe” con il quale il lettore si identifica per le parti negative della propria personalità, che deve reprimere. Si può provare compassione e pietà per Gollum, ma sei sicuro che non si possa andare un pò oltre?

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  2. Interessantissimo. Per un momento, guardo, ci guardo da fuori, mentre digitiamo sulle tastiere, parlando di bene e male, di compassione e malvagità. Provo a immaginare cosa direbbe Tolkien se sapesse che i suoi personaggi, la vera e propria cosmogonia da lui creata, può ispirare, in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi momento, anche a distanza di anni dalla lettura (e ultima rilettura) della sua opera, questo genere di scambi. Sorrido. E penso che tutto questo sia bello. La condivisione, la forza della letteratura. Il potere che ha di seminare e germinare dentro di noi…
    Ma vado subito al dunque. Non ho resistito. Non ho nemmeno finito l’articolo, che andrò avanti a leggere nella sua interezza. Volevo dire subito da che parte sto. Ebbene. Gollum, nonostante tutto, e nonostante la memoria della mia lettura possa tradirmi e farmi parlare di un personaggio mediato e reinterpretato, quindi non più così originale o rispondente al vero del suo creatore, ebbene Gollum, per me è prima di tutto un decaduto. Umanamente decaduto. E’ l’icona di colui che ha ricevuto in dono il biblico “talento” (non penso di offendere J.R.R. Tolkien tirando in ballo le sacre scritture al terzo rigo) e l’ha utilizzato nel peggiore dei modi. Gollum ne paga le conseguenze, con la sua esistenza meschina, ombra di se stesso e della voluttà che lo pervade. Gollum è un memento d’immane dimensioni che la Compagnia, in particolare Frodo, porta con sé come un fardello, senza essere del tutto obbligato a farlo. E’ quel che resta di umano in lui, il suo stesso rappresentarne l’abiezione e l’annullamento, la rovina, che lo rende in qualche modo prezioso. Infido, ma prezioso. Perfido, ma prezioso. Malvagio, ma prezioso.
    Più volte gli hobbit dovranno scontrarsi con la sua capacità di tradire in nome della propria incontrollabile voluttà, della sua schiavitù.
    Immagina di avere come guida nel tuo periglioso viaggio un tossico in crisi di astinenza, che venderebbe ciò che ha di più caro, pur di farsi una dose… Gollum rappresenta questo genere di miseria umana. Se l’è cercata e nel cadere nel girone più basso dell’esistenza, ne paga le conseguenze. Prima di essere un pericolo per gli altri, continua a esserlo per se stesso.
    Infimo, ma non compatibile?
    Perso, ma non salvabile?
    Le parole di Gandalf, il maestro, il profeta (continuo l’ovvia trasposizione biblica) sono dure. Ma Gandalf è un emissario del Bene (di Dio), non è il Bene. Penso che anche nell’animo di J.R.R. Tolkien, a Gollum non venisse rifiutato il perdono. Lo dice il respiro della sua opera. E ancora le parole di Gandalf, che tu, Red, sapientemente citi (da Lo Hobbit). E non è detto che l’autore si identificasse nel Maestro/Mago/Profeta, cui ha delegato la giusta dose di forza, dolore, severità e saggezza…
    Seppur da profani (parlo per me), su questo tema si potrebbe discutere a lungo… Ma prima torno a leggere l’articolo…

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    1. Sacripante! Il velo del tempio di Gerusalemme (e pure il mio) si è squarciato in due! Non ci avevo pensato prima ma allora Gollum è mmmio tesssssoro!
      Grazie Paolo, grazie 🙂
      Mi preparo al botto finale…A confronto, i Fuochi di Piedigrotta a mare saranno una festa di compleanno del figlio del sindaco del paese. ‘Sta casa’spetta atte!

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  3. Bene. Ho letto la seconda metà dell’articolo e, come presumevo, ho capito che avevi già detto tutto! Bravo Red. La tua lettura e rilettura del Gollum che è ed è pronto ad emergere in ognuno di noi mi è piaciuta molto! Grazie! L’infinita ricchezza e povertà dell’umano… La libertà di scegliere il proprio destino… La capacità di trovare uno “specchio” (parola chiave di oggi) in cui riflettersi… … …

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    1. Oggi, sì, chiamala coincidenza o sfiga, gioco degli specchi! Mi prudono le dita perché Dorian Gray ce l’ho pronto a buttarlo nella mischia, proprio qui sulla punta delle falangi, falangine e falangette. Ma è tardi e la notte a un certo punto non porta consiglio, ma ti fa scrivere vaccate…A presto, oloaP !

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  4. CriticaComunista

    Gandalf aveva previsto tutto…sapeva che Frodo si sarebbe lasciato prendere dal potere (come succede dentro Monte Fato, alla fine) e che Gollum si sarebbe ripreso l’anello (seppur per poco) e che Frodo in qualche modo, avrebbe poi trovato la lucidità per difendersi da Gollum e dall’anello. 😀

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  5. Lettura assolutamente condivisibile. Gollum è assimilabile per me ad un eroinomane: ammaliato e schiavo dell’anello fino all’autodistruzione e per questo da compatire molto più che da disprezzare. Le parole di Gandalf esprimono a pieno la filosofia di Tolkien, nella quale tutti hanno un ruolo e una missione. Filosofia molto cristiana, molto di più di quanto potrebbe sembrare ad una lettura superficiale (la battaglia finale contro Sauron avviene il 25 marzo, non a caso la data dell’Annunciazione, inizio della salvezza).

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    1. Bella lettura di Gollum anche la tua! Sì, Gollum è un tossico dell’Anello. Come la droga è padrona del tossico, così l’Anello è padrone di Gollum. La droga che consuma, che aliena i propri affetti, i propri simili, annienta la tua vita. E poi ti uccide.
      Normalmente mi tengo lontano da accostamenti di natura politica e religiosa, Tolkien se ne teneva ben distante e rischiano – non è il tuo caso – di essere strumentalizzati come successo spesso.
      Di certo c’è un messagio ecologista ante-litteram. Non che Tolkien fosse ecologista nel termine modernamente coniato, ma la Natura contro l’industrializzazione (Contea VS Mordor) è un tema onnipresente nei suoi scritti.

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  6. Zeus

    Ottima analisi Oste. Anche io, come te (vedo il commento fatto a Giacani), mi tengo lontano da interpretazioni politiche e religiose di Tolkien. L’unica cosa certa è che il SdA è una trasposizione di alcune terribili cose della prima guerra mondiale che Tolkien non riesce a togliersi davanti agli occhi.
    Il resto mi sembra un’interpretazione troppo larga.
    Tornando al motivo del contendere, Gollum, concordo sulla visione non negativa del personaggio. Ad una prima lettura, il personaggio ti fa “quasi schifo” (ma io avevo letto l’Hobbit e perciò sapevo che era un personaggio tormentato e non propriamente cattivo come dici giustamente dei Nazgul e via dicendo), ma poi incomincia a farti pena/pietà.
    Nessuno dei personaggi del SdA è fondamentale allo svolgimento della trama come Gollum. Nessuno ha il ruolo di Deus Ex Machina come quel vecchio hobbit con l’animo devastato dall’anello. Tolkien lo usa come grimaldello in moltissimi modi: per far arrivare i Nazgul a casa di Frodo, come segugio sulle tracce della compagnia a Moria e, infine, come guida nel mondo dominato da Sauron. Perché solo chi è marcio dentro, riesce a trovare la via in quel territorio devastato.
    Infine, ovvio, è lui che risolve la situazione staccando il dito a Frodo.
    Ripeto: nessun personaggio è fondamentale come Gollum. Persino Frodo è accessorio rispetto all’anello e secondario rispetto a Smeagol/Gollum.

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    1. Quoto tutto. Tolkien ha affidato proprio a un personaggio macerato e corrotto, repellente sia alla vista sia alla morale, un ruolo fondamentale. Non è l’eroe senza macchia e senza paura, con i super-poteri, ma un “normalissimo” hobbit, razza talmente insignificante che nemmeno era nota a tutti, per giunta pure parecchio meschino. La rivincita degli invisibili…ma senza anello eh! 😉

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      1. Zeus

        Già, l’anti-eroe è proprio Gollum ed è anche l’unico che prosegue un viaggio morale incredibile per tutto il corso del libro: odio-amore-terrore-ansia-paura-invidia etc, per poi soccombere non alla sua natura, ma all’influenza esterna dell’anello.
        Che poi è la sua ricerca della pace.

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