Unravel Two, du’ giocator is megl’ che uan! 


La conferenza di Electronic Arts in occasione dell’E3 non è stata un totale disastro grazie a un paio di titoli che nessuno si aspettava. Il primo è Unravel Two.

Unravel Two è il secondo capitolo di un videogioco pubblicato da EA nel 2016 e sviluppato da Coldwood Interactive. Questo piccolo studio di sviluppo ha sede nella città di Umeå, situata sul Golfo di Botnia, nel centro-nord della Svezia.

Unravel Two è fortemente influenzato da queste origini scandinave in vari aspetti, dal design artistico all’accompagnamento musicale.

Nell’era dei 16 bit, le origini di uno sviluppatore si riflettevano anche nel videogioco, in alcune sottili meccaniche e modi di progettare l’interazione, oltre che dal punto di vista estetico; con il progressivo aumentare del mercato e dei clienti potenziali, il “prodotto” ha perso via via una propria identità geografica e culturale, appiattendosi per potere andare incontro al favore di un numero più alto possibile di clienti. Unravel Two fa eccezione.

Martin Sahlin, il direttore creativo di Coldwood Interactive, ha dichiarato che il principio ispiratore del primo Unravel è stato quello di condividere parte dei luoghi che ama, lontani dai centri abitati, campagne a perdita d’occhio in cui vivono poche persone in piccoli paesi; nei videogiochi si tende a rappresentare mondi fantastici, Unravel invece è ambientato in luoghi reali dove Martin vive e ai quali è legato affettivamente:

“We live in the sticks. It’s a very small town, very far north, close to the Arctic circle. There’s not a lot of people, but a whole lot of countryside. I wanted to share some of that, some of the places that I love. I think you don’t really see enough of that in video games. You tend to see more fantastical stuff.”

In Unravel l’alter ego del videogiocatore è Yarny, un esserino di filato di lana (yarn, in inglese). Yarny interagisce con l’ambiente e risolve enigmi grazie al filo di cui è composto il suo corpo.

Anche Yarny è frutto dell’esperienza personale: è ispirato a una bambola di filo realizzata da Martin Sahlin durante un viaggio con la famiglia nel nord della Svezia.

Guarda come dondolo

Il “marchio di fabbrica” del particolare stile estetico, inaugurato dal primo Unravel, fa il suo ritorno: curatissimi scenari foto-realistici rappresentati dal punto di vista del piccolo Yarny. Così, un barattolo vuoto può essere un rifugio; una scatola di cartone è una piattaforma per saltare più in alto; un uccello è una creatura mostruosamente enorme da cui fuggire.

Altro che uccellini, questi sono uccellacci!

Lo stile è reminiscente delle rappresentazioni delle città in miniatura nelle quali i visitatori si aggirano come dei giganti, ma nel caso di Unravel il rapporto è al contrario: i visitatori sono in miniatura e tutto ciò che li circonda ha dimensioni gigantesche, imponenti, colossali.

In Unravel Two il tema è il nuovo inizio e le seconde possibilità.

Il filo simboleggia l’amore e i legami tra le persone.

Come appare nella videoclip del gioco proiettata sul grande schermo durante la conferenza, in Unravel Two questo legame viene letteralmente strappato via, subito, da principio.

Yarny perde tutto.

Ma dai momenti più bui puoi riemergere grazie all’aiuto di qualcuno e la scintilla della speranza guidarti attraverso l’oscurità.

Bubù-settete!

Yarny incontra un altro suo simile, di colore blu: due piccoli esseri che rifiutano di arrendersi e si uniscono per creare qualcosa di nuovo e bello insieme. Si uniscono, non soltanto nel senso figurato di unire le proprie forze, ma sono fisicamente uniti l’uno all’altro dai propri fili.

Unravel Two è ispirato a questo spirito di ottimismo e solidarietà.

“Insieme” è un concetto ricorrente nel gioco. Il titolo gioca sulla parola “Two” e la esplicita in lettere, piuttosto che nell’altrimenti diffusissima simbologia numerica. “Two” è un’evidenza: è un seguito, un secondo capitolo. “Two” è l’essenza dell’interattività: joypad alla mano, ci si accorge che è progettato mettendo al centro l’esperienza in cooperativa di due giocatori in contemporanea sullo schermo.

Nel primo Unravel, il giocatore comanda Yarny interagendo con l’ambiente e risolvendo enigmi grazie al filo di cui è composto il suo corpo. In questo nuovo capitolo ci sono due Yarny che collaborano insieme per progredire nel gioco: uno Yarny blu e uno rosso.

Du’ giocator is megl’ che uan!

Anche se è possibile giocare da soli, tuttavia affrontare tutta l’avventura in compagnia è molto più divertente ed è fortemente incoraggiato dalla progettazione degli scenari e degli enigmi.

Unravel Two è un gioco di piattaforme con salti, doppi e tripli, capriole, rimbalzi su superfici varie, verticali e orizzontali, acrobazie aeree del migliore Tarzan da una liana all’altra con la differenza che, in questo caso, la liana è il filo dei corpo di due Yarny.

Use the yarn, Yarny! Use the yarn, Yarny!

In Unravel Two si gioca insieme: si corre a perdifiato inseguendo la nostra scintilla (simbolo della speranza e della vita), fermandosi solo per capire come superare un ostacolo: ognuno deve assumere un compito per risolvere l’enigma o una difficoltà, sotto forma di un ostacolo ambientale o una creatura ostile.

L’interazione e la sfida consiste per lo più nella soluzione di semplici enigmi ambientali. Il gioco in due richiede coordinamento, sincronismo e una divisione dei compiti.

Già immagino i miei due nanerottoli: si coordineranno come un giaguaro zoppo che rincorre un pinguino su un pack di ghiaccio.

È un gioco che potenzialmente può tirare fuori dai giocatori lo spirito positivo di solidarietà dichiarato da Martin Sahlin, anche se nel contesto della presentazione tale dichiarazione un’ostentazione retorica di “love and peace” o, per gli anglofobi, “volemose tantobbene”.

Già immagino i siparietti con i miei due nanerottoli:

  • le pacate discussioni sulla divisione dei compiti per risolvere un enigma
Mmmmh che ci sarà in quel buco…Vai avanti tu, va’
  • l’applicazione di una consolidata strategia tra gli adulti: armiamoci e partite
Embè? L’idea era tua…IO non ho fiatato…ooooohH! Bsstard…ngh
  • la scena che si ripete in ogni cantiere o attività che coinvolga almeno due individui: uno lavora, l’altro guarda.
Come va laggiù? Ce la fai? Non sai che fatica a restare quassù in equilibrio…

E naturalmente le liti per futili motivi.

Durante la presentazione sul palco dell’E3, Martin Sahlin, visibilmente emozionato e affetto da un problema comune a molti altri presentatori ovvero “Che ci faccio con queste mani?”, ha definito il gioco “adorable” e “playful”. Adorabile e impregnato dello spirito giocoso e gaudente dei bambini.

“Adorable” e “playful” sono definizioni perfettamente calzanti.

I personaggi tremendamente “pucciosi”, l’assenza di violenza esplicita, il tema delle seconde possibilità, un’ambientazione bucolica sconsigliano questo titolo a chi è a rischio di crisi glicemica.

Tutti gli altri potranno assistere a un competente lavoro. L’impatto visivo è un riuscito mix di dettagli (i due Yarny sono un gioiellino di animazione) e oggetti in secondo piano sfocato, con un effetto complessivo che rimanda ai diorama.

Una menzione particolare è per la colonna sonora composta da Henrick Oja e Frida Johansson, che attingono alla musica folkloristica scandinava e utilizzano strumenti ad arco della tradizione svedese. Il risultato è un’interpretazione musicale dello storytelling che si svolge sullo schermo, in cui viene trasmessa una sensazione sottile, unica perché strettamente legata alla cultura di origine e che viene chiamata con un’espressione intraducibile: “vemod”.

“Vemod” non è immediatamente traducibile in un termine corrispondente in altre lingue. Si può ricondurre al concetto di una malinconia per il passato con una sfumatura di consapevole e pacata rassegnazione:  “vemod è quando ci si rende conto che un’emozione positiva e importante è finita e non potrà mai più tornare indietro.

La colonna sonora di Unravel Two è intrisa di “vemod” e contribuisce a generare empatia con i due esserini buffi sullo schermo, che è essenziale per un gioco che non sconvolge nessun parametro né per tecnico né d’interazione.

Unravel Two non aspira a un capolavoro capace di trainare le vendite di una console piuttosto che un’altra, ma promette al videogiocatore uno spensierato divertimento mescolando il genere “platform” con il “puzzle”.

Unravel Two promette infatti di essere una valida scelta per intrattenersi:

  • da soli, se hai bisogno di un’iniezione di buoni sentimenti e di un gioco rilassante
  • in compagnia, per mettere alla prova le capacità di collaborazione di tuo figlio e mostrargli quanto sia gratificante risolvere insieme una situazione oppure per fare impugnare un joypad alla tua compagna, invece che la solita ascia di guerra “perché stai lì a perdere tempo con i giochini” (e solo per questo proporrei Unravel Two per il Nobel)

Unravel Two è già disponibile in edizione digitale per PlayStation 4, XBox One e Windows al prezzo di €.19,99 IVA inclusa.

Ho provato la demo che fino al 30 luglio 2018 permette una prova gratuita di dieci ore di gioco e limitata ai primi due livelli.

13 pensieri su “Unravel Two, du’ giocator is megl’ che uan! 

    1. Giochillo all’insegna del “volemosebbene” tanto per spiazzare quelli che dicono (e che non hanno mai toccato un joystick nemmeno da lontano) che i videogiochi abituano alla violenza.
      Ideale per iniziare al Lato VideOscuro la tua Mini quando sarà abile al joypad 😜

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        1. LBP deliziosi i primi due, ma Yoshi superiore per esperienza vissuta dai due nani. LBP è andato velocemente nel dimenticatoio, Yoshi l’hanno quasi terminato.
          Il gioco più amato dai due nani, oltre a qualsiasi LEGO-qualcosa, è Rayman Legends insieme al papà. È un delirio e a me sono venute fuori anche parole che mi aspettavo di trovarmi alla porta quelli di Telefono Azzurro.

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  1. Stupendo! Lo voglio!
    Ricorda un po’ Brothers A Tale of Two Sons anche se quello era drammatico e nonostante i due personaggi che dovevano interagire, era un single player.
    Non so se riuscirei a giocarci in 2, la mia lei è impedita e io ho poca pazienza!

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    1. Brothers l’ho lasciato in sospeso, ce l’ho per PC e ormai lo accendo davvero in rare occasioni.
      Unravel Two è più vicino a Yoshi’s Woolly World, ma decisamente più facile. Nel titolo Nintendo, i miei due nani mi usano come “God Mode” per le parti più ostiche, anche se in alcuni casi devo trattenermi dal bestemmiare in sanscrito pure io.
      Secondo me, si lascia giocare in scioltezza questo Unravel Two (che poi è coerente con tutto lo spirito del gioco, non necessariamente un punto di debolezza)

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      1. Brother merita parecchio, tie’, mi faccio pubblicità, tanto mi conosci, ho il dono della sintesi e qualche anno fa riuscivo ad essere ancora più sintetico con post di una decina di righe! In pratica è più lungo questo mio commento 😅
        Se ritrovi la voglia di accendere il PC, portalo a termine!

        Ahah non mi parlare di bambini che ti chiedono di fare per loro i punti più difficili che ho la croce da un quarto di secolo e sicuramente sarà capitato anche a te, data la tua esperienza più longeva!

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        1. Ho letto la tua sintesi di Brothers e visto che – tu mi conosci – mi sembrava di avere mangiato l’antipasto, sono andato a spulciare anche quella di Rain.
          Effettivamente assai brevi, ne condivido il contenuto, ma a mio parere presuppone che tu abbia già letto o sentito dire del gioco: certamente molto migliori delle (pseudo)recensioni nelle ultime pagine delle riviste generaliste nella rubrica “Costume & Società”. Brothers è nella lunga lista delle videogiochi da terminare (il che non è garanzia che lo farò, ma almeno ha priorità rispetto ad altri).
          Anche io ho scritto di Rain. Ecco il link perché so che puoi apprezzare:
          Rain, rêverie digitale

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          1. Esatto! Erano di un periodo in cui non avevo lettori, quindi me ne fregavo, in pratica erano commenti da forum, né più, né meno, li usavo come un vero diario e promemoria in caso di dimenticanza (per i videogiochi non mi è mai servito ma per film e fumetti non sai quanto sia stato utile!).
            Grazie per averci comunque trovato del positivo 😝
            Poi tutto è cambiato quando ho iniziato ad avere lettori e… mi mancano quei tempi, 10 minuti per un post, ora posso impiegare anche 2 ore effettive (la maggior parte va per l’editing delle immagini) che con distrazioni si portano a 4… ODIO riassumere perché se in genere con nozioni e pareri sono molto conciso, coi riassunti mi lascio trasportare la mano descrivendo ogni cosa… e giù di cesoie per tagliare il più possibile!

            Rain mi sa che lo avevo letto ma corro a verificare e in caso di riscontro negativo, lo leggo subito!

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