Star Wars Jedi Fallen DISORDER, soprattutto il mio


Avviso: questo racconto è 4thePlayers e anche per chi non toccherebbe un videogioco, nemmeno da lontano con l’asta del salto olimpionico. Entrambi possono leggerlo. Entrambi firmeranno una petizione a favore dell’introduzione della lapidazione dei blogger. Videogiocatori e non-videogiocatori unitevi! Ma ricordate…Scagli il primo joystick chi non ha mai cheattato!

Nell’anteprima sull’E3, ho scritto della mia aspettativa per un videogioco di Star Wars, o meglio, di una mia speranza, figlia di una fanciullesca ingenuità.

Agli adulti, però, si applica un vecchio adagio: “Chi di speranza vive, disperato muore”. Di sicuro il primo a coniare questa espressione è stato un inguaribile “ottimista” per fare colpo su una tipa in un circolo di cinici.

L’atteso annuncio c’è stato, ma il fanciullo con cui convivo da una cinquantina di anni ha messo su il broncio ed è rimasto con l’altrettanto proverbiale palmo di naso. La prossima volta scrivi per bene e in tempo la letterina a Babbo Natale e, soprattutto, non risparmiare sull’affrancatura.

La delusione maggiore è, in verità, quella che provo come videogiocatore adulto. Se vi sembra una contraddizione in termini, consiglio di non continuare a leggere.

Come descritto nella prima parte del post-conferenza Electronic Arts, non è stato mostrato nulla e, nell’intervista in cui è stato dato l’annuncio, si sono ascoltate delle banalità sconcertanti. Evidentemente Electronic Arts pensa al videogiocatore come un’omologata massa di “bimbi-minchia” (segmento di mercato la cui età anagrafica non è necessariamente giovanissima). Mi sbatto alla tastiera per rivendicare la dignità del medium e da un colosso di questa industria ho una dimostrazione che va in senso opposto: deve essere parecchio scarsa considerazione di EA del suo potenziale pubblico per avere permesso un siparietto del genere. L’intervista, infatti, è imbarazzante sia per il contesto in cui si è svolta (l’E3 è una ribalta importante) sia per i contenuti, per giunta l’intervistato si è mostrato reticente poiché:

  • sapeva ma era sotto minaccia di morte, la sua e della sua famiglia e parentela tutta fino al sesto grado, se avesse spifferato più di quanto imposto dalla triade Disney/Lucas/Electronic Arts

oppure

  • non sapeva un’emerita ceppa e il siparietto “Buttiamogli in pasto uno StarWars-qualcosa” è stato organizzato pochi minuti prima di entrare in sala, dopo un incontro fortuito con un capoccia dell’Electronic Arts all’uscita dei cessi. E visto il livello qualitativo, più probabilmente, dentro i cessi.

È come essere ammesso a cantare al Festival di San Remo, calcare il palco e iniziare a intonare “Osteria numero mille” o altra canzone da bettolaccia, in modo sguaiato e volutamente stonato, con tutto il suo carico di volgarità, incurante del pubblico in platea e in mondo visione.

Ecco anche io potrei avere avuto quella beota espressione all’inizio…

Quando la telecamera ha inquadrato la piacente presentatrice seduta in prima fila accanto a Vince Zampella, ho avvertito un tremore nella Forza.

Owen Lars: “Quello di cui ho bisogno è un droide che conosca il linguaggio binario dei vaporatori di condensa.”.
D-3BO: “Vaporatori? Signore, il mio primo incarico era di programmare elevatori da carico binari, molto simili ai suoi vaporatori.”.
Owen Lars: “Sai parlare il baddi?”.

(cit. Star Wars Episodio IV)

Insomma Vince Zampella, sebbene con tale cognome in Italia avrebbe avuto una vita difficile dalle elementari fino al liceo, non è un parvenu di questa industria, è un nome considerato e stimato. D’accordo non sa parlare il “baddi”, ma di videogiochi ne capisce: insieme a Jason West, ha creato uno dei franchise più famosi e più venduti, Call of Duty.

A causa di divergenze con l’editore (Activision) con conseguenze legali ed economiche di un certo peso, la coppia ha fondato un nuovo studio, Respawn Entertainment, che ha all’attivo un paio di titoli, Titanfall e Titanfall 2, quest’ultimo un vero gioiello di spara-tutto in soggettiva in cui esoscheletri alti venti metri si danno battaglia in una campagna single player, ottimamente bilanciata e diretta. Inoltre, Titanfall 2 è uno dei rarissimi casi in cui ho fatto esperienza del multiplayer con piena soddisfazione.

Ebbene lo stimato Vince Zampella annuncia un nuovo gioco ambientato nell’arcinoto universo creato da George Lucas e il suo titolo è:

Star Wars Jedi Fallen Order

Ero pronto al boato modello ottantamila allo Stadio San Paolo dopo il gol partita al 91° minuto contro la Juventus. E poi ci avrei cantato su: “Oje vita, oje vita mia, oje core ‘e chistu core”, saltando sul divano fino a che non giungesse il cedimento di tibia e perone.

Da Electronic Arts (EA) però c’è da aspettarsi di tutto e già mi aveva tirato il “pacco”  tre anni fa all’E3 2015 quando mostrò in pompa magna il primo Star Wars Battlefront (con mie annesse maledzioni).

EA non gode di ottima fama presso il popolo video-giocante: è infatti rea di avere seppellito diversi storici studi di sviluppo dopo l’acquisizione: Origin Systems, Bullfrog Productions, Westwood Studios, Mythic Entertainment, Maxis, Pandemic Studios, DreamWorks Interactive, la più recente chiusura è Visceral Games e attendetevi anche Bioware se fallisce con Anthem. Ai non videogiocatori questi nomi non dicono nulla, ma è stato significativo il loro contributo all’evoluzione del videogioco come lo conosciamo e giochiamo oggi.

Il modus operandi di EA è descritto con efficacia nell’articolo pubblicato su Forbes, il 24 ottobre 2017, Visceral Games Joins A Long List Of Studios Closed By EA:

Rather than buy talented development studios and give them the freedom to do more of what they’re good at, EA buys the studio and demands that they churn out games that EA believes will make money.

Quando EA acquisisce uno sviluppatore non gli concede la libertà di lavorare su ciò che sa fare meglio, ma pretende che tiri fuori un prodotto che EA ritiene sia remunerativo.

EA inoltre non è nuova a pratiche di micro-transazioni, più o meno occultate nei giochi. Star Wars Battlefront II è solo l’ultimo eclatante caso, ricordo anche Dungeon Keeper Mobile, che era proposto in formula “freemium”, ma in realtà era una trappola di micro-transazioni.

Il “pacco” per gli aficionados di Star Wars era pronto, ma confezionato malissimo.

Dunque il titolo è Jedi Fallen Order, lo ripeto perché è una chiave per capire l’insulto di questo siparietto all’intelligenza media anche di un macaco. Le altre informazioni, tirate quasi con la tenaglia a un reticente Zampella sono:

  • l’ambientazione è tra Episodio III ed Episodio IV. Intervistato e intervistatrice si rimbalzano l’informazione che si tratta di “dark times, really dark times.”. “Jedi Fallen Order”, qualcosa mi dice che è una storia di corruzione, decadenza, conflitto. Se tutto fosse filato liscio in quella galassia lontana lontana, non ci avrebbero fatto su una decina di film e tantissima altra roba.
  • ci saranno gli Jedi. Oddio che delusione! Avrei tanto voluto interpretare un Ewok puccioso che picchia come un fabbro.
  • si potrà usare anche una spada laser. Jedi…mmmh…spada laser…accidenti contavo di ripulire la galassia con un frullatore a immersione.

E tutto questo ben di Dio Galattico quando è previsto di grazia?

State attenti che quel buontempone di Zampella lo dice, dai su, non ti fare pregare, questo almeno lo sai, butta una data a caso tanto l’E3 è la fabbrica di “vaporware” certificata pure dalle ISO EN duemila-e-rotti-e-qualcosa.

Maestro Obi-Vince Zampella si pronuncia:

“Holiday of next year,  2019”

“Holiday”, ha detto “holiday”.

In poche frazioni di secondo, nel mio teatrino nella testa inizia un film musicalmente vorticoso come la prima scena di ballo scatenato in Moulin Rouge.

Spectacular! Spectacular!

Holiday…inizia in un angolo una vecchia canzone di Madonna, me la vedo passare davanti, ma escludo Zampella volesse intendere questo e, soprattutto, andare in giro vestito così.

Il motivo dance resta però nell’aria umidiccia della mia scatola cranica, come una lontano eco di persistente rimbombo.

Holiday…ah già, vacanze!

Vacanze…rimbalza una palla di plastica leggera, dagli spicchi coloratissimi e contro ogni regola che buonanima di Itten ha provato a diffondere per non offendere la nostra vista e il buon gusto del prossimo.

Holiday! Celebrate! Il motivetto dance viene lacerato da uno stridio di un gabbiano di cui mi sembra d’intravedere solo la scia del suo fulmineo passaggio. Holiday…ma certo, l’estate! Le vacanze estive!

Avverto nella bocca uno strano, fastidioso senso, abrasivo e impastato allo stesso tempo. Sputazzo intorno a me sabbia e pure un paio di cocci di conchiglia. Ripassa la cantante non autorizzata dall’Alto dei Cieli – nella mia scatola cranica Inferno e Paradiso convivono senza nemmeno liti condominiali di rito – mi guarda e sbotta a ridere, portandosi una mano davanti alla bocca; poi ammicca con un gesto civettuolo e ho la netta impressione che il suo canto sia rivolto proprio a me:

And we will find
A way to come together
And make things better
We need a holiday      

Sull’ultima strofa, dalla folla di neuroni accorsi per vedere Madonna, vedo spuntare il pollice rivolto verso in alto, una foresta di neuro-like. Ecco, la “neuro”! La “neuro” dovrei chiamare.

Abbiamo bisogno di una vacanza. Insieme? Mi spiace signorina…- ho un momento di mistica esitazione – Madonna, ma sono impegnato; tuttavia, convengo che il testo della sua orecchiabile canzuncella contiene una sacrosanta verità. D’altronde con quel nome benedetto che porta, mica siete parenti con…insomma, sì – ruoto spontaneamente le pupille verso la parte alta dell’occhio – Lui?

Madonna si volta dandomi le spalle, si allontana continuando a cantare e le dico a voce alta: “Signorina Madonna, continui a cantare che sarà un successo” poi vigliaccamente a bassa voce aggiungo “però come vai vestita sembri una zoccola”.

L’associazione del nome della cantante con uno dei tanti termini indicanti “la più antica professione” (ma non era il bracciante agricolo specializzato nella raccolta di mele?) mi scuote nel timor di Dio di avere involontariamente pronunciato una bestemmia.

Recupero brandelli di raziocinio, li rimetto insieme e finalmente scatta la soluzione del rebus anglofono:

“Holiday” sono le vacanze natalizie. Natale!…Natale duemiladiciannove? Vabbe’ Zampe’ mavafan…”.

Prima di congedarmi, vi annuncio un autentico scoop!

A brevissimo, in Star Wars Jedi Fallen DISORDER – EPISODIO II:

la conversazione telefonica tra George (Lucas) e Vince (Zampella)!

Tutta la vera storia sulla genesi di Jedi Fallen Order, il nuovo e attesissimo videogioco di Star Wars!

Continua a leggere: Episodio II

9 pensieri su “Star Wars Jedi Fallen DISORDER, soprattutto il mio

  1. ahahah m’hai fatto morire! 😀 Ma povero Vince, che non vince proprio nulla: mi immagino che coraggio ci sarà voluto ad andare in mondo-visione a dire di non avere una mazza da dire, e pensa quanto coraggio ci vorrà ad andare all’E3 2019 a dire… eh, la stessa cosa, che tanto il gioco non sarà ancora uscito 😀
    Sono curioso di sapere i gustosi retroscena della telefonata…

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    1. Mi sono ammazzato di risate anche io via via che scrivevo. Più mettevo i pezzi in ordine, più mi rendevo conto della magnitudo tragi-comica del siparietto. Roba da non credere il livello di superficialità e pressappochismo. Meglio non dire nulla, tacere e sparare la cartuccia a tempo opportuno. L’intercettazione telefonica sarà un trionfo di demenzialita’ per essere coerenti con l’intervista 😂

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