Piccole storie di soldati piccoli Ep.#2


18 giugno 1815, Waterloo. Fanteria francese.

A sinistra il fante Rafe’ (Raphaël, per francofoni), a destra il fante Bastien (Bastiano, per i francofobi). 

Su una collina, al riparo temporaneo dal fuoco nemico, davanti ai loro occhi un panorama da incubo punteggiato di sbuffi di fumo, lampi, percorso da rombi e spari, urla, urla e…urla.

Bastien: “Nè Rafe’, brutta bestia la guerre…”

Rafe’: “C’est la guerre…”

Bastien:“Quelli lì al comando ci hanno detto: ‘Le jour de gloire est arrivé! Abbiamo verificato le forze del nemico in campo, diviso i compiti per ogni battaglione, stabilito la strategia infallibile che ci porterà alla vittoria sicura!’…Risultato?”

Rafe’:“…Che stiamo prendendo un sacco di mazzate. I nostri fratelli vengono ribaltati come tessere del domino, saltano in aria e alcuni fanno una fine ancora più orribile: squagliati vivi!”

Bastien:“Lo hai sentito anche tu il piccolo demonio, no? ‘Maman, je vais au jardin. je vais à faire la guerre!’ e la madre: ‘Mais oui, mon petit bonbon! Tuez-les-tous, mon petit bonbon!’…Ammazzali tutti, mio piccolo bonbon?!? Se la Airfix mi avesse fatto in scala più grande al “piccolo bonbon” gli avrei fatto vedere i sorci verdi!…e ha pure il coraggio di chiamare quell’avanzo d’Inferno ‘Bonbon’!”

Rafe’:“BumBum! Lo dovrebbe chiamare ‘BumBum’! Hai visto che fa con quei sottili tubi di carta colorati da cui spunta una miccia?!?”

Bastien abbassa lo sguardo, ha come un mancamento al passaggio di quell’immagine nella mente, emette un sospiro e riprende a parlare a voce bassa e rotta sull’orlo del pianto.

Bastien:“Oui, mon frére…Appoggia quei tubi sulla basetta di uno dei nostri fratelli e poi BUM! Lo fa saltare in aria. E sei fortunato a finire così… – fa una pausa, ingoia un magone grosso come una scatola intera di soldatini –  …Con quelle manine grassocce e goffe, quando dà fuoco alla miccia, il più delle volte dà fuoco anche ai nostri fratelli…E non si dà pena di spegnere le fiamme! Resta lì a guardarli avvampare, sciogliere su se stessi, resi irriconoscibili pure alla matrice di stampo originale e lui?…Se la ride, se la ride di gusto.”.

Rafe’:“Maledetto pyromane! S’addà appiccià a casa a te et à quella granda cessa ‘e maman!”

Bastien:“Non ho capito bene l’ultima parola, però je suis d’accord!  – guarda il bambino dal basso verso l’alto – Puozz’avé mez’ora ‘e petrïata dinto a ‘nu viculo astritto e ca nun sponta, farmacie nchiuse e mierece guallaruse!(*)

I due fanti si guardano negli occhi ed esplodono in una risata.

Rafe’:“Bastià! Ma pure tu…sei emigrante?”

Bastien:“Gnornò! Ma i miei genitori sono di Napoli ‘e coppe Quartiere”.

Si abbracciano. Si stringono forte. Per il tempo di quell’abbraccio dimenticano gli orrori di quella guerra.

Dopotutto, domani…è un’altra partita a soldatini.

 

(*) Che tu possa essere lapidato in un vicolo stretto e cieco, quando le farmacie sono chiuse e in tuo soccorso arrivino medici affetti da ernia inguinale (tale da limitare il loro movimento deambulatorio; in senso figurato “che il soccorso dei medici sia terribilmente lento”)

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50 pensieri su “Piccole storie di soldati piccoli Ep.#2

            1. L’idea è partita riprendendo in mano le sue scatole sopravvissute di miei soldatini. Li ho tirati fuori: mi hanno parlato. Erano stanchi di essere tirati fuori per fare la guerra “E’ quanto di più orribile può dare un essere umano!” dicevano, quasi a rimproverarmi di averli fatti combattere quand’ero bimbo. Mi guardavano come per dirmi:”Ora che sei grande lo hai capito? Non vorrai mica farci combattere ancora?!?”
              E allora gli ho detto:”voi siete stati stampati per combattere però questa volta ci renderò sì protagonisti delle mie storie di battaglie, ma per dire che la guerra è orribile…con un po’ d’ironia che possa fare capire tra uno sghignazzo e un lazzo che voi siete dei bravi diavoli e che la guerra fa schifo”. Si sono messi sull’attenti urlando:”Agli ordini, Comandante!…Bentornato con noi!”.

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              1. Ho sempre pensato che fosse positivo che, da piccolo, giocassi alla guerra: col tempo si impara che un conto è il gioco ed un altro la guerra vera. E mi fa molto piacere che anche tu abbia seguito un percorso di crescita molto simile al mio, compadre: è così che ci si rende coscienti di essere maturati, quando si comprende la differenza tra un gioco e la realtà. Del resto il gioco è un percorso iniziatico: tutti i cuccioli giocano per imparare a sopravvivere. Dunque ben venga questo tuo cambio di prospettiva verso i tuoi compagni d’un tempo. Io, come altri, possiamo goderne i frutti pacifici che tu traduci in saporiti racconti…

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