Cyberpunk 2077. È tempo di morire?


Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:

navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,

e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,

come lacrime nella pioggia.

È tempo di morire.

cit. il replicante Roy Batty, interpretato da Rutger Hauer in Blade Runner

Ieri è stato il “Day One” di Cyberpunk 2077, il tanto atteso videgioco degli acclamati sviluppatori polacchi CD Projekt, che vanta anche la partecipazione di un attore del calibro di Keanu Reeves e ambisce a essere il “Blade Runner” nei videogiochi.

Uno scorcio di Cyberpunk 2077. Gli sviluppatori hanno dichiarato l’ispirazione a Blade Runner e Ghost in the Shell

Blade Runner è uno dei miei film preferiti in assoluto. Nel 1982 ho mancato l’appuntamento della prima proiezione al cinema, ma dopo averlo visto in TV, ho fatto ammenda di questo “peccato originale”. Ho perso il conto delle volte che l’ho visto: ho acquistato la prima (tecnicamente mediocre) edizione in DVD, uno dei primi film convertiti per questo formato; ho visto la Director’s Cut al cinema; ho acquistato il Blu-Ray dell’edizione The Final Cut; ho giocato e terminato l’unico videogioco con licenza del film, l’avventura grafica Blade Runner per PC Windows, sviluppata da Westwood Studios e pubblicato da Virgin Interactive nel 1997.

Strano per la popolarità del film, ma i videogiochi di Blade Runner sono stati soltanto due: oltre a quello appena citato, nel 1985 viene pubblicato Blade Runner per Commodore 64, ZX Spectrum e Amstrad CPC. Non utilizza la licenza del film, ma della splendida colonna sonora di Vangelis. Per saperne di più leggi: Blade Runner 1985.

Il lancio di Cyberpunk 2077 era carico di tante aspettative anche per me ed ero pronto a infrangere la mia regola aurea del “mai acquistare al Day One”, che in quasi quaranta anni di militanza video-ludica ammette solo due eccezioni: la serie The Legend of Zelda e Halo.

Invece di essere con il joypad tra le mani e immergermi nell’universo di Cyberpunk 2077, sono qui a battere la tastiera.

Qualcosa è andato evidentemente storto e non è colpa del corriere.

Il 9 dicembre, su Twitter, il responsabile delle Publiche Relazioni di CD Projekt, Fabian Mario Döhla, comunica le dimensioni della patch di correzione al “Day One”:

Patch al Day One di 110 GB? Centodieci gigabyte!

Al Day One, chi ha acquistato la versione “retail”, cioè quella su disco, per iniziare a giocare dovrà scaricare tra gioco e patch:

  • 60 GB per la versione PC
  • 70-75 GB per quella Xbox One
  • 110 GB per la versione PlayStation 4

Parafrasando il film di Nanni Loy del 1993, Pacco, doppio pacco e contropaccotto, il lancio di Cyberpunk 2077 è “Patch, doppia patch e contropaccotto

Mettiamola così: sono in prima fila, praticamente sul palco, al concerto del mio gruppo musicale preferito, The Cure, si spengono le luci tutto intorno, l’eccitazione monta come un’onda anomala e s’ingigantisce unendosi a quella della folla trepidante, il palco esplode in un putiferio di luci quando invece di Robert Smith appare Avril Lavigne e inizia a cantare un mashup di canzoni dei Metallica. Carico il raggio come la Death Star, sparo a piena potenza.

Maestro Obi-Wan Kenobi: “Ho sentito come una perturbazione nella Forza, come se milioni di voci gridassero terrorizzate e a un tratto si fossero zittite.

Maestro Sith Obavan Klanobi: E chi se ne fotte, [spallucce]

In Cyberpunk 2077 Keanu Reeves interpreta il personaggio di Johnny Silverhand. Si è messo comodo in attesa del download di 110 GB di patch.

La patch al Day One è una pratica ormai comune, ma mi è sempre risultata odiosa, sopratutto nei videogiochi per console. Se acquisto una console è perché non voglio più utilizzare il mio poco tempo libero per:

– il 25% ad aggiornare Windows e i driver della scheda grafica

– il 25% ad aspettare che scarichi e applichi le patch alla piattaforma di distribuzione digitale e poi al videogioco

– il 25% a riavviare perchè il gioco ha “crashato” o rimandato al desktop in meno tempo di quanto al liceo ci mise il professore di Educazione artistica a rimandare a posto il mio compagno che, alla domanda “Che statua c’è sulla Colonna Traiana?”, rispose senza esitazione (e pudicizia alcuna): “la madre di Traiano”.

Tempo rimanente per divertirmi: 25% del totale.

Questi i motivi che mi hanno allontanato dai videogiochi per PC e mi hanno spinto a preferire le versioni per console. Queste ultime infatti permettevano di inserire il disco e giocare subito, almeno fino alla generazione PlayStation 2 e per buona parte di quella successiva. La Nintendo Wii infatti aggiornava pochissimo e solo il sistema operativo. Per l’XBox 360 la pratica dell’aggiornamento non era per nulla invasiva: i giochi non s’installavano sull’hard-disk a meno che non decidessi di farlo tramite apposita voce del menu. Con la PlayStation 3 è iniziato il calvario dell’installazione su hard-disk (almeno parziale) con sporadici aggiornamenti correttivi dei giochi.

E oggi? Siamo fottuti.

Con la generazione Xbox One e PlayStation 4 le console hanno perso questi vantaggi: installazioni obbligatorie che durano il tempo di uscire, fare un’aperitivo con tutta calma, ritornare a casa, farsi una doccia, asciugarsi per bene i capelli e riprendere posizione sul divano, non prima di avere preso dal frigorifero una birra e averne sorseggiato una buona metà.

I tempi di installazione possono dilatarsi sensibilmente se non si dispone di una connessione a banda larga: la versione sul disco spesso è stata aggiornata con correzione di vari bug e miglioramenti, quindi è consigliabile accettare la “patch” suggerita. Scelta obbligata se si vuole giocare in multi-player online.

Che sarà mai aspettare il tempo di scaricare qualche centinaia di megabyte per la patch?

Le patch hanno preso un brutto andazzo: svariati gigabyte da scaricare più volte e perfino al Day One. Viene legittimo il dubbio se i contenuti sul disco esistano sul serio o è soltanto un costoso, poco pratico, esteticamente criticabile sotto-bicchiere. E pensare che non li ho mai usati, nemmeno al pub.

Gli editori e gli sviluppatori di videogiochi si sentono autorizzati ormai a rifilarti il prodotto non testato, non terminato, così tarlato di “bug” che anche uno “svuota-cantine” rifiuterebbe di caricarselo sul furgoncino. Nintendo era nota per un ferreo controllo qualità, certificato dal “Seal of Quality”, stampato in bella mostra sul frontespizio delle confezioni, ma pure questo è finito all’Ufficio Oggetti Smarriti a giudicare dal terrificante sistema operativo della Wii U, oltre a una batteria del pad di cui – per buona educazione.- non posso scrivere cosa se ne debbano fare alla Nintendo. Con l’attuale Switch hanno recuperato il senno e un certo livello qualitativo.

Il fine settimana, a ore notturne da vampiri, posso finalmente rimettere le mani sul joypad, avvio la PlayStation 4 o la XBox One e l’attesa della patch di aggiornamento si ripete con frequenza irritante: è ormai un rito.

E non è di Santa Romana Chiesa perché volano silenti bestemmie all’indirizzo degli sviluppatori, degli editori, dei server di Sony e di Microsoft, del gestore del servizio telefonico e modem di casa.

Se acquisti un gioco al Day One, oltre all’installazione e alla patch, occorre anche riscattare i codici sulla piattaforma digitale per scaricare DLC, per lo più inutili (leggi sul tema: DLC cui prodest?), ma non si sa mai dovessero servirti mentre sei a metà del percorso. 

Al danno aggiungi la beffa perché i codici di attivazione sono una sfilza di una decina e più caratteri alfa-numerici, scritti in corpo tale che per leggerli devo ricorrere a un nanerottolo di nove anni onde evitare l’umiliazione di inforcare gli occhiali da presbite.

Ritornando a Cyberpunk 2077, le dimensioni delle varie patch al Day One sono improponibili, anche se dispongo di una connessione Fibra. Ne sono irritato, al di là del discorso se rendere disponibile sul mercato un prodotto “non finito” sia una forma di rispetto per il consumatore. Sono irritato perché davvero avrei voluto immergermi durante questo periodo natalizio nell’universo di Cyberpunk 2077. Le alte aspettative sono legittime per tanti motivi.

Come è possibile che Cyberpunk 2077, un videogioco per la generazione di console giunte a fine ciclo di vita, possa oscurare videogiochi del calibro di Assassin’s Creed Valhalla e Marvel’s Spider-Man: Miles Morales per le appena distribuite e decisamente più performnti console XBox Series X e PlayStation 5?

Alcuni dei motivi sono:

  • il tema “cyberpunk” è sempre molto caro ai videogiocatori;
  • la possibilità di immergersi in atmosfere che richiamano Blade Runner;
  • le promesse di un universo pulsante di vita virtuale, indipendente dalle azioni del giocatore;
  • una narrazione integrata in una struttura di gioco di ruolo (e non solo), senza la frammentazione in un numero immenso missioni, compiti e piccole commissioni del genere più di successo, ovvero l'”open world” di un mostro sacro come la serie Grand Theft Auto.

Un altro importante motivo è rappresentato dagli sviluppatori.

CD Projekt S.A. è uno sviluppatore polacco con sede a Varsavia, relativamente giovane (in attività dal 1996) e con uno striminzito portafoglio di titoli: i tre capitoli della serie The Witcher, ispirata a una saga di letteratura fantasy di successo in madrepatria, Saga o wiedźminie dell’autore polacco Andrzej Sapkowski. Grazie al successo dei videogiochi, in Italia sono stati tradotti e distribuiti ben diciassette libri da Editrice Nord.

Inoltre CD Projekt è proprietaria di GOG.com (Good Old Games), piattaforma di distribuzione digitale di videogiochi per PC, che inizialmente era focalizzata sui titoli “classici” del passato, liberi da qualsiasi protezione anti-pirateria (“DRM free”) e resi avviabili anche su sistiemi operativi moderni. Dal 2012 distribuisce anche titoli più recenti e produzioni “indie”.

Nel 2019 CD Projekt ha conseguito ricavi per 521 milioni di złoty polacchi (pari a 115 milioni di euro) con un aumento del 44% rispetto all’anno precedente. La piattaforma di distribuzione GOG.com ha contribuito a tale risultato con 162 milioni di złoty polacchi (36 milioni di euro).
The Witcher 3: Wild Hunt, distribuito nel 2015 per PlayStation 4, Xbox One, Microsoft Windows e, nell’ultimo trimestre del 2019, per Nintendo Switch, ha venduto oltre dieci milioni di copie.

Grazie a tale popolarità, nel 2019 Netflix ha distribuito in otto episodi la serie TV The Witcher ed è in lavorazione la seconda stagione.

CD Projekt è dunque uno dei più importanti sviluppatori, non solo della Polonia, ma anche del mondo, realizza giochi di ruolo per giocatore singolo, tecnicamente eccellenti, mescolando generi e meccaniche di gioco, creando ogni volta qualcosa di nuovo e differente.

Mi spiace, a questo giro passo. Se devo scaricare 110 Gigabyte per iniziare a giocare, abbandono il supporto fisico e mi converto al “digital only”. Per come la penso sul “digital only” potete leggere: Il falso dilemma: digitale o non digitale.

Ho “risparmiato” e aspetterò il prossimo anno l’edizione per la nuova generazione di console e quando acquisterò una Xbox series X o PlayStation 5.

Il vero motivo della mia “irritazione è che Cyberpunk 2077 anticipa ciò che a breve diventeranno i videogiochi: un servizio streaming alla stessa stregua di Netflix.

Chi ha acquistato l’edizione digitale ha potuto scaricare il gioco, inclusa la patch, prima della mezzanotte di ieri e al Day One si è potuto godere il gioco senza noiose attese.

Perciò tornando alla domanda del titolo:

Cyberpunk 2077. È tempo di morire?

No, è tempo di abbonarsi a una connessione Internet su fibra ottica!

Per quelli come me, vecchie cariatidi dei videogiochi, già privati delle bellissime confezioni di cartone, già privati dei corposi manuali di istruzioni e dei volumi di ambientazione, è solo questione di tempo che – come unico supporto fisico – ci propinino delle confezioni “De Luxe” o “Limited” ricolme di gadget al prezzo dell’aceto balsamico invecchiato venti anni.

Per quelli come me, vecchie cariatidi dei videogiochi, forse è vero:

È tempo di morire.

PS per i più giovani: prima di darmi del VDM, se proprio non ce la fate a leggere Il falso dilemma: digitale o non digitale, guardate le immagini del contenuto della mia copia di Ultima IV per Commodore Amiga.

foto contenuto Ultima 4 per Amiga
Ultima IV per Amiga: sarà pure zavorra, ma non trovo alcun senso nel digitalizzarlo.

29 pensieri su “Cyberpunk 2077. È tempo di morire?

  1. La prima volta che ho scoperto questo fenomeno osceno è stato con “Colonial Marines”, videogioco comprato per PC a 10 euro su Amazon. (Credo due o tre anni dopo l’uscita) Tutto contento per l’affarone vado ad infilare il DVD “pronto all’impegno”: ora mi sparo una bella bug hunt… Per fortuna ho avuto l’idea di provare di domenica mattina, così dopo un’intera giornata di download, domenica sera ho potuto provare a fare almeno la prima scena del gioco, dopo milioni di miliardi di giga scaricati: che cacchio ho comprato a fare il DVD?
    Archiviato immediatamente quel gioco, che tengo solo per collezione, tempo dopo ho ceduto e ho comprato “GTA V” per compleanno: 7 DVD. Spetta che lo riscrivo. 7 DVD. 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7. Finita la giornata ad installare 7 DVD, inizia il download di altri mille miliardi di giga. Va be’, finita la settimana a scaricare roba, potrò cominciare ‘sto minchia di gioco? No, ancora altri giga come tassa.
    Faccio una partita, non ci capisco un cacchio, ci prendo la mano, domani andrà meglio. Il giorno dopo parto… e altri 20 giga? Ma cos’è cambiato da ieri? Ho scoperto con raccapriccio che ogni volta, OGNI maledetta singola volta che entravo nel gioco erano minimo 20 giga da scaricare, se non 50 o passa. OGNI singola maledetta volta. Arrivato a un miliardo di terabite ho dovuto cancellare il gioco, perché non mi bastava questo universo a contenerne la dimensione.
    E per fortuna ho la fibra, se no ogni volta che mi veniva l’insana idea di giocare ci avrei messo una settimana!
    Sono un estraneo al mondo dei videogiochi, ma a me sembra una presa per i fondelli di dimensioni bibliche. Perché non fare tutti i giochi on line? Tanto devo comunque avere una connessione più che forte, tanto devo comunque stare collegato, perché allora tutti quei miliardi di oscenobite che pestano ‘sti giochi non li caricate sul server della casa e mi ci fate accedere e basta? Che mi vendete a fare un DVD o una scatola che non servono a niente? BOh…

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      1. In fondo roba come Fortnite non è già così? Non si gioca in un universo presente on line?
        Comprare un gioco con scatola e disco avrebbe senso se il gioco fosse tutto lì, ma a quanto pare oggi i giochi pesano miliardi di giga e invece di dischi dovrebbero venderci direttamente un server da installare a casa. Tanto vale che l’editore installi un server e faccia accedere i giocatori pagando un biglietto, o con altre forme. Si evita di passare ore a casa a scaricare decine e decine di giga di aggiornamenti, patch, add-on, plug-ins, update, upgrade e roba varia. Vado al sito e comincio a giocare: fine! 😛

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        1. Fortunatamente non vale per tutti i giochi, non su console, ma praticamente tutti i giochi necessitano di un minimo di pezza correttiva – fortunatamente, non sempre si misurano nell’ordine delle decine di giga.
          La soluzione da te proposta ha un paio di forme: la più “vecchia” è quella di negozi online come Steam, GoG o Epic, prevede di comprare online (spesso con forti sconti, che possono superare persino il 90% del prezzo) i giochi, che puoi scaricare sul tuo pc ogni volta che vuoi e sono legati al tuo account.
          In sostanza, hai un client che ti permette di accedere ai giochi comprati teoricamente per sempre, finché disponi del tuo account.
          Con altri non so, ma con Steam puoi giocare anche senza essere connesso, dopo aver scaricato, e GoG è privo di DRM.

          La seconda strada sta venendo battuta in questi anni: il “modell Netflix”.
          Google Stadia è stato lanciato con grandi promesse di performance, ma per ora ha accumulato un bel po’ di perplessità e richiede pure una fibra robusta, una semplice FTTC potrebbe non essere sufficiente, da ciò che so (magari mi sbaglio) per far girare certi mostri. E poi serve un abbonamento, ovviamente.
          La

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    1. I videogiochi per PC sono l’origine di questa situazione. I videogiochi per console, essendo concepiti su cartuccia, dovevano essere testati più approfonditamente e – anche grazie a un’architettura hardware chiusa rispetto a quella di un PC – era un compito complesso, tuttavia con risultati assai affidabili. Te lo immagini l’ingegnere giapponese che andava dal boss di Nintendo dicendogli: “Ahem, dobbiamo ritirare dai negozi tutte le cartucce di Super Mario perché il gioco va in crash a causa di un chip con un piccolissimo bug”?
      Il PC è sempre stata terra di nessuno e delle libertà, secondo come la interpreti. Le configurazioni sono tante quante gli smanettoni che ci mettono le mani, poi le varie Windows ci hanno messo il carico di suo. Windows ME su tutti.
      Lo sviluppo per PC quindi è sicuramente più difficile e di conseguenza altamente improbabile rilasciare una versione stabile su tutte le configurazioni possibili. Iniziava a diventare difficile stare dietro a ogni patch perchè la “correzione postuma” era stata ormai sdoganta ed era anche accolta come un reale miglioramento. La situazione non era ancora così drammatica perché era a discrezione del videogiocatore installare le patch, che venivano pubblicate su vari siti e distribuite anche sui CD delle riviste di videogiochi (visto il congenito problema di banda del nostro Paese). Poi sono arrivate le piattaforme digitali, la prima di successo è Steam (hai attivato Alien Colonial Marines su questa piattaforma) e la patch si installa in automatico. All’inizio sembrava una gran cosa perchè non dovevi più preoccuparti di organizzare CD masterizzati pieni di file dalle sigle assurde e ricordarti di aggiornare un certo gioco. Ci pensa Steam.
      Gli editori e gli sviluppatori hanno immediatamente fiutato l’opportunità: rilascio il gioco quando mi serve per i numeri di bilancio (per le linee di credito occorre mostrare fatturato e vendite alle banche) o perché sta costando troppo. In ogni caso il beta-testing lo fanno i videogiocatori.
      La più recente “trovata” è il cosiddetto “early access”, cioè a giochi in alfa o beta test, di solito gratuito (e vorrei pure vedere), ma in alcuni casi hanno il coraggio anche di chiedere dei soldi.
      Il resto della storia l’hai letta e vissuta.
      Domandi “Che mi vendete a fare un DVD o una scatola che non servono a niente?” Già sono andato, nei commenti degli altri credo troverai la mia opinione. Ne azzardo una sul suo futuro: oggetto vintage tra il frisbee e utile oggetto da esporre sul parabrezza posteriore per evitare di incorrere nelle rilevazioni di eccesso velocità degli auto-velox (Santamaria ma veramente c’era gente che ha creduto a questa fandonia!)

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      1. Però capisci che siamo passati dall’installare patchettine da qualche mega a scaricare 20 giga OGNI volta che voglio farmi una partita? Non è più un videogioco, è una vita alternativa che richiede molto più impegno di quella vera!
        Io mi scocciavo un tempo perché dovevo perdere mezz’ora a installare un gioco, ora invece dovrei passare decine di ore della mia vita per scaricare non si sa cosa, tipo patch per difetti che neanche si notano a meno che non sei un professionista: possibile l’utente medio sia scomparso? Possibile si facciano giochi esclusivamente per quegli esperti che ci impiegano otto ore a finirli? E perché perdi dieci ore a scaricare giga se poi con otto è finito tutto?
        Sicuramente non capisco la filosofia del giocatore, essendo estraneo a questo mondo, ma rimane l’assurdità di questo nuovo mondo videoludico che passa la maggior parte del suo tempo non a giocare ma a scaricare giga 😛
        Dov’è finito il divertimento del “uh, ho dieci minuti liberi e mi faccio una partitina a la volo”? 😀

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    1. Se è per questo non disdegno la Wii ancora oggi. Alcuni giochi sono ancora “puro divertimento”. Con i miei due nanerottoli ci abbiamo giocato parecchio perché è una console che ha dei giochi in grado di “aggreagare”. La Wii è stata l’unica console che ha attirato mia moglie, che sta al videogioco come Stalin al Papa. Unica eccezione prima della Wii: Puzzle Bobble. Magica scatolina la Wii, nata obsoleta, il “Calimero” della sua generazione, eppure ha asfaltato la concorrenza di PS3 e XBox 360.

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    2. Io mi tengo stretto i miei videogiochi di vent’anni fa, che non richiedono di scaricare 20 giga ogni volta che li apro, vanno alla grande perché il PC è più potente di quelli dell’epoca, non rompono le balle per andare on line, si aprono in due secondi e puoi giocarci nei tempi morti 😀
      Ho un vecchio “GTA 3” che non richiede neanche l’installazione: infili il disco e cominci a sterminare gente per strada: cosa si può volere di più? 😀

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      1. Già in passato abbiamo scambiato le nostre opinioni sui vantaggi della distrubuzione digitale, ma anche di ciò che inevitabilmente va perduto. La trasformazione della distribuzione nei videogiochi è in atto, sopratutto per PC, da molto tempo, più recente per console. Senza di essa, le produzioni “indie” non avrebbero mai visto la luce e oggi sono parte integrante dell’offerta con pari dignità e opportunità di mercato dei titoli “tripla A”. La distribuzione basata su servizi streaming e cloud si avvicina a grandi passi poiché gli interessi economici sono enormi: risparmi di costi della filiera distributiva, costi di produzione e stampa, costi logistici di magazzino e spedizione. Il costo di qualche server in più è marginale. In più muore il mercato dell’usato (dal quale gli editori non ricavano un centesimo) e la pirateria viene anche ridimensionata.
        Queste considerazioni rispondono anche alla legittima domanda sul rispetto del consumatore: davanti a questa prospettiva di enormi profitti, non c’è “rispetto” che tenga. Pecunia non olet.
        Per il momento molto dipende dall’infrastrutura di Rete, che nel nostro Paese ha delle lacune notevoli. A caso ho una Fibra FTTH, lavoro in smart working senza problemi, tuttavia i miei figli in DAD hanno problemi.
        Passando alle frivolezze dei videogiochi, oltre che dalla connessione di casa, dipende anche dall’infrastruttura degli editori: ho sia PS4 sia XBox One collegate con cavo LAN e scaricare dai server Microsoft è relativamente veloce (per quanto una perdita di tempo se hai mezzora da dedicarci), scaricare da Sony è decisamente meno rapido.
        Insomma, forse l’unica che ha compreso che giocare deve essere reso più semplice è Nintendo che con la sua Switch ha adottato – in cotrotendenza – il “vecchio” sistema delle cartucce aggiornato con l’utilizzo di una scheda SD. Gli aggiornamenti anche in questi casi esistono, i server Nintendo non brillano per velocità, sei costretto a utilizzare solo la connessione Wi-Fi (non c’è una porta Ethernet sulla console), ma sono assai meno frequenti rispetto a Sony e Microsoft.
        In futuro, quando avranno studiato algoritmi di compressione dati e pre-load lo streaming non ci sarà più scampo per chi vorrà giocare: “always online” o “retrogaming”

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  2. Io a questo giro mi salvo: non amo il genere, che per come è stato declinato fino a oggi, lascia poco spazio a una possibilità di cambiamento delle ambientazioni (sono distopie corazzate, per lo più); non amo il gdr cartaceo da cui deriva, Cyberpunk 2020, che non mi ha mai convinto come regole e non mi ha mai divertito (gusti miei, tanti adorano quel gioco)…
    Sentendo poi le magagne di chi ha provato a giocarlo su play 4 e Xbox coetanea, sembra che ci siano problemi – e dopo che la casa, per completarlo, ha infilato un paio di rinvii (complice anche Covidio XIX, va detto) e si è rimangiata il suo osannato principio del “niente crunch finale”, mi sa che potrebbe essere stato un caso di passo più lungo della gamba.
    Può darsi che nel giro di qualche pezza di software entri a regime, ma intanto potrebbe diventare un caso da studiare.

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    1. Caro Conte, se CD Project non ha perso il “tocco magico”, Cyberpunk 2077 è la tipica “killer app” di fine ciclo generazione, come The Last of Us per la PS3. I problemi sicuramente ci sono perché lo sviluppo è stato particolarmente lungo (sei anni) e a cavallo di più generazioni. Gli asset grafici sono drasticamente cambiati Sarà stato un delirio lo sviluppo. La decisione di attendere l’edizione agli steroidi della nuova generazione è anche perché così me lo godo senza patemi (e smadonnamenti)

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  3. Denis

    110 gb non era il peso di Red Dead Redemption? secondo è vero quello che dici i dvd sono vuoti, si in futuro via il supporto fisico cosi non esisterà più il mercato dell’usato, ma comunque se uno paga 75 euro di cucuzze dovrebbe avere il gioco senza falle e completo, il consumatore non non conta più.?

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        1. Fare la mappa enorme non lo ordina il medico, però 😛
          Per fare un parallelo, io disegno da cani, ma il risultato non può essere magicamente nobilitato quando dico che aspiro a un realismo fotografico XD
          Alla fine, vendono a prezzi alti dei giochi che arrancano di brutto per poi sfangarla a suon di patch, è un po’ come comprare una casa nuova coi soffitti che ti crollano in testa, ma la ditta ci mette due puntelli ogni tanto…

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    1. @Denis Come puoi trovare nel commento a Lucio, è una vecchia, brutta abitudine la scarsa considerazione del consumatore. I canonici sessanta euro posso spenderli solo in occasione di Zelda e Halo, ma non arrivo a un centesimo di più. Di certo non potevano permettersi di “bucare” le vendite natalizie e in fase “gold” hanno mandato una versione beta. Al consumatore ci si pensa dopo.Con una patch. Anche due, tre. Quelle che ci vogliono, insomma 😉

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    1. Se lo streaming nei videogiochi è alle prime battute è per il motivo che hai citato: la fibra: il nostro territorio, sopratutto in provincia, non ha un’offerta decente di fibra. Staano migliorando gli algoritmi di compressione dei dati e il pre-caricamento in background. Prevedo che questa sarà l’ultima generazione di console a utilizzare un supporto fisico.
      Cyberpunk 2077 promette davvero bene.

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  4. Leggo e sorrido. Non di compatimento ma perché è meglio ridere che piangere.
    Esiste una legge nell’informatica che gli errori crescono in maniera esponenziale al crescere delle righe di codice.
    Windows docet. Man mano che si sfornavano le nuove versioni il S.O. assomigliava più a un colapasta che perde acqua da tutte le parti che a una bella pentola con tanto di coperchio. Qui mi fermo perché sono fuori tema.
    Non sono un videoludico e mai lo diventerò perché il pensiero di perdere tutto il mio tempo a scaricare giga di programma mi fa rizzare i capelli in testa e passare la voglia di giocare. E va bene non è solo quello. 😀
    Da quello che ho letto o hai la fibra o ti spari una overdose in vena.
    O.T. al momento, in attesa del nuovo PC, sto usando un raspberry pi4b con 2 giga di ram, l’entry level, spesa 35€ di scheda, 20€ di custodia e cavi totale 55€. Uso un vecchio televisore da 33 pollici come monitor e una tastiere wifi da 15€. Interessante è il modello p400, costo 105€ dotato di tastiera ovvero sopra la scheda di un pib4+ da 4 giga di ram, quad-core a 64bit con una porta 4k per i giochi è stata montata una tastiera. Diciamo un minipc a tutti gli effetti.

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      1. Rispondo qui per le tue gradite informazioni sul Raspberry. Non ci crederai, ma il Pi400 mi sta veramente tentando.. Il “form factor” a tastiera è funzionale, pare agevoli anche il raffreddamento (che è l’unico neo del Pi4), 4GB RAM sono una buona garanzia che riuscirai a utilizzarlo con le future applicazioni. Aggiungi che ci farei girare un emulatore di Amiga, Atari ST, C64 e ZX Spectrum. Per i venditori ho visto quelli indicati sul sito Raspberry, se hai qualcuno di cui ti sei servito, vai pure di OT a palla! 😉

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        1. Non mi sono servito mai da loro ma sono affidabili. Melopero ha una vastissima gamma di prodotti. Gli altri due li ho scperto dal Pi400.
          Ha una doppia uscita hdmi, come il PI4 per gestire due schermi.
          Secondo me il Pi4 non scalda troppo anzi al confronto del Pi3 sembra una ventata di fresco. il Pi4 va veramente forte. L’unico neo è che è un 32bit diversamente dal Pi400 – 64bit. Però c’è un progetto sperimentale per dotare i Pi4 di un sistema a 64bit che permetterebbe di superare alcune limitazioni come il trasferimento di grossi archivi superiori a 4Gb.
          Anch’io volevo dedicare uno dei tre, il più vecchio, ai retro game ma poi per altre cause ho sospeso il progetto.

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    1. Non sei fuori tema. Hai enunciato quella che io chiamo l'”aurea regola della patch”: a ogni errore che si corregge, se ne aggiungono almeno altri tre, di cui uno totalmente “random” L’aumento della complessità è sicuramente una causa, ma a mio avviso la causa principale è il taglio dei costi per la fase di testing, che nel caso dei videogiochi ormai si salta quasi del tutto o si rimanda a dopo il lancio. Gli utenti sono dei beta-tester a tutti gli effetti. In questi giorni seguenti al lancio di Cyberpunk 2077 si è scatenato l’inferno. Il gioco su PS4 e XBox One è talmente “bacato” che CD Project ha comunicato agli acquirenti che possono richiederne il rimborso (anche il comunicato è poco chiaro sulle modalità, sopratutto per chi ha acquistato la versione su disco). Le azioni della CD Project sono colate a picco: oggi ha chiuso a 61 euro, il 30 novembre scorso aveva chiuso a 99,80, la seconda quotazione più alta negli ultimi 6 mesi. La società si sta giocando la reputazione, che fino a oggi, nonostante solo 3 giochi era elevata: in Europa la seconda dopo un colosso come la francese Ubisoft. Almeno sembra che i videogiocatori non subiscano passivamente, ma riescano a farsi sentire. Almeno esiste una reazione. Tuttavia non ritengo che l’approccio cambi anche dopo questi clamorosi scivoloni. Il gioco era molto atteso e si sono attirati il fuoco sia dei consumatori – legittimo – sia del solito folto gruppo di “hater”, che non vede l’ora di sfogare le proprie frustrazioni su una tastiera. Prova ne è il “review bombing” sull’aggregatore Metacritic, non solo per Cyberpunk, ma anche per un gioco già uscito da tempo Death Stranding, reo solo di avere omaggiato il primo rilasciando un aggiornamento con una moto ispirata a Cyberpunk, delle skin e altre novità per lo più estetiche solo per la versione PC. Death Stranding non merita il review bombing: è uno dei pochissimi giochi che negli ultimi anni mi ha letteralmente rapito e al quale ho potuto dedicare oltre 40 ore (“grazie” al “lock-down” e cassa integrazione). Incapace di inserire nel caddy un qualsiasi altro gioco, l’ho portato a termine con rara soddisfazione e gratifica. Di certo non è un “gioco per tutti”, ma posso assicurare che non merita questo “review bombing”.
      In conclusione, puoi anche non avere una connessione fibra, ma rischi di imbatterti in casi come questo di Cyberpunk e giocare in multi-player diventa veramente arduo, con rischi di lag paurosi. Per alcuni generi le patch, pure se presenti, impattano relativamente. Comunque è oggettivamente difficile resistere a un aggiornamento: rimane il dubbio che ho un “prodotto fallato” o rinuncio a delle migliorie. Gioca anche un fattore subdolamente psicolgico.

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      1. Del tutto concorde con la diagnosi. L’utente finale è il beta-tester. Costa poco e fa incassare tanti bei soldini.
        Se l’offerta di rimborso è farraginosa vuol convincere il grosso dell’utenza a non richiederla. Non come sia la memoria dei videoludici ma se è come quella degli italiani CD Project può dormire sonni tranquilli.

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  5. Marco Vecchini

    Pensa che io sono rimasto talmente scottato dalla versione PS4 che l’ho rivenduto al primo interessato che mi è capitato vicino e l’ho comprato su Stadia. Su Stadia, quella cosa di google che ti fa giocare in remoto senza necessità di avere un hardware performante. Lo gioco dal browser, con una qualità che la PS4 se la sogna. Ho una connessione fibra a 50 mb/s e quando non hai altri dispositivi impegnati in streaming pesi o altro non ti accorgi ti stare giocando con una proiezione video di un gioco che gira dall’altra parte del globo. Niente patch.
    Però il gioco è un po’ meh…

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    1. Ciao, non gli avrei dato un centesimo che girasse su Stadia come su PS4, anzi meglio. Come avrai capito, il videogioco in streaming non mi affascina, anzi quasi mi respinge. Tuttavia sono consapevole dei suoi “pro” a patto di avere una connessione di autentica banda larga.
      Il tuo “meh” sull’esperienza interattiva mi fa scattare la domanda: perché? Cosa non ti sta piacendo?
      Per esempio per Death Stranding, lette le recensioni, ero assai scettico. Perciò l’ho acquistato solo quando il prezzo si era ridotto intorno ai 30 euro: si è rivelato una delle migliori e più fresche esperienze da anni. E non sono un fan di Kojima-San.

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