La mia prima Sega Ep. #4 (non è un racconto erotico)


Segue da [Ep.#3] La prima Sega non si scorda mai

Sega Mega Drive giapponese [fonte: segaretro.org]

Il lancio commerciale in Giappone della Mega Drive il 29 ottobre 1988 è soddisfacente per Sega, ma non tale da andare in giro a suonare la fanfara. Distribuita con solo due titoli al lancio, Space Harrier II e Super Thunder Blade, entrambi conversioni “arcade”, ottiene un successo che potremmo definire “di nicchia”.

Sega commette un errore nello scegliere la data di lancio: la settimana prima è stato pubblicato Super Mario Bros 3 per la console Nintendo Famicom, nota nel resto del mondo come NES, acronimo di Nintendo Entertainment System; tutti i giapponesi stanno giocando a questo attesissimo gioco. Altrettanto avrebbero fatto gli americani a partire dal febbraio del 1990, grazie anche alla sua anteprima nel film The Wizard (Il piccolo grande mago dei videogames, 1989).

Il film è un tipico prodotto di cinematografia poco ispirata degli anni Ottanta, con una trama spessa quanto il filo interdentale, infarcito di “product placement” Nintendo, guardabile oggi solo se affetti da una particolare patologia di “nostalgia-canaglia” nota come “NEStalgia” oppure per godere di momenti di involontario umorismo. Tuttavia, The Wizard è espressione del dominio incontrastato della NES e di Nintendo, assurti a sinonimo di videogioco in quegli anni.

Stima del numero di console vendute nel 1989 nel mondo [fonte: thenextweb.com]

“Nintendo has become a name like Disney or McDonald’s,” said Larry Carlat, editor of Toy and Hobby World. ”They’ve done it by doling out games like Godiva chocolates.”.

“Nintendo è diventato un nome famoso come Disney o McDonald” ha dichiarato Larry Carlat, editore di Toy and Hobby World. ”Ci sono riusciti distribuendo videogiochi come cioccolatini Godiva.”.

(cit. “The Games Played For Nintendo’s Sales
di Anthony Ramirez, The New York Times, 21 dicembre 1989)

L’articolo “The Games Played For Nintendo’s Sales“, pubblicato il 21 dicembre 1989 su The New York Times riporta che le vendite Nintendo negli Stati Uniti si stimano in oltre venti milioni di console NES e centouno milioni di cartucce, in pratica oltre l’ottanta per cento del mercato.

Nintendo occupa una posizione monopolista grazie alla NES, ma non è l’unico concorrente di Sega: alla fine del 1987, NEC in collaborazione con Hudson Soft ha distribuito con enorme successo la console PC Engine, che nel 1988 consegue l’incredibile risultato di superare le vendite della console Nintendo in Giappone.

Hayao Nakayama, presidente di Sega dal 1993 al 1999, inizia a intuire che c’è un modo per battere Nintendo: va montando un diffuso malcontento tra le terze parti, ovvero gli editori di videogiochi che sviluppano per piattaforme non proprie, a causa della rigida politica di Nintendo. Perfino Namco, il primo licenziatario di videogiochi NES, è entrato in rotta con Nintendo e molti altri editori accoglierebbero di buon grado un’eventuale alternativa. Mega Drive è un hardware tecnologicamente avanzato e superiore alla NES; Sega ha ora bisogno di qualcosa di speciale per fare spiccare il volo alle vendite e convincere gli editori a sviluppare giochi. Il recente successo della PC Engine è infatti dovuto al supporto massiccio delle terze parti.

Hayao Nakayama non immagina che l’ascesa di Sega come seria minaccia al monopolio Nintendo giungerà dalla fonte più improbabile: Sega of America, la piccola divisione statunitense focalizzata sulla distribuzione con poco meno di cinquanta dipendenti.

In USA una campagna pubblicitaria geniale e innovativa
Il geniale manifesto dell’esclusività dei giochi di Sega per Genesis (In Europa e Giappone, Mega Drive)

Il debutto nel mercato nord-americano è di tutt’altro impatto rispetto a quello in madre patria.

Nell’autunno 1989 inizia la distribuzione negli Stati Uniti. “Mega Drive” è un marchio già registrato negli USA, la nuova console Sega prende il nome di Genesis e, grazie a una serie di intuizioni e innovazioni di Sega of America, diventa un successo straordinario.

La campagna di marketing della Genesis in Nord America è geniale: “Genesis Does What Nintendon’t” pone l’enfasi sull’ampio catalogo di conversioni “arcade” e giochi sportivi disponibile per la console Sega, mentre Nintendo punta su proprietà intellettuali proprie. Nintendo si rivolge principalmente alle famiglie, Sega punta decisamente agli adolescenti.

Un argomento vincente è replicare la stessa esperienza delle sale-giochi anche tra le mura domestiche. Così come vincente è la decisione di produrre titoli sponsorizzati dalle celebrità, come Michael Jackson’s Moonwalker e Joe Montana Football, e – come già accaduto per la PC Engine – stringere accordi con le terze parti.

FIFA International Soccer per Mega Drive (1993) inaugura una visuale innovativa per i giochi di calcio, fino ad allora sempre con vista dall’alto o laterale

Electronic Arts gioca un ruolo essenziale nel successo di Sega Genesis grazie ai suoi titoli sportivi: il primo FIFA International Soccer nasce per Mega Drive. L’accordo con The Walt Disney Company per l’utilizzo dei suoi famosi personaggi produce dei capolavori del genere “platform” e “best seller” come Castle of Illusion starring Mickey Mouse e QuackShot.

Joe Montana Football per Sega Genesis. Joe Montana è considerato uno dei migliori quarterback nella storia della NFL. Da notare la scritta “Sega” sulla maglia del campione statunitense. In Italia sarebbe stato un messaggio pubblicitario assai contraddittorio.

Principale fautore di questa svolta comunicativa è Michael Katz, diventato presidente di Sega of America nell’ottobre 1989.
Lo so, “Katz presidente di Sega” in italiano è una fabbrica di umorismo da bettola di infima categoria. Oggi “Sega” e “Katz” in Italia sarebbero stati oggetto di infiniti “meme” di dubbio gusto. Per fortuna allora non esistevano i social network.

Michael Katz risveglia ciò che definisco “l’orgoglio del videogiocatore americano” in contrapposizione al dominio nipponico di Nintendo: arricchisce il portafoglio titoli della Genesis con solidi giochi sportivi nel cui titolo appare il nome di una celebrità che attira l’attenzione del pubblico americano.

Il videogioco John Madden Football, pubblicato da Electronic Arts nel 1990, può lasciare tiepido il pubblico europeo, ma in USA è considerato la prima “killer application” per la Genesis, aiutando di fatto Sega a superare la concorrenza: unisce uno degli sport preferiti dagli americani e John Madden, ex-allenatore e commentatore per eccellenza del football americano. Da noi forse avrebbe fatto lo stesso effetto: Bruno Pizzul Soccer o Sandro Ciotti Soccer.

La notorietà di John Madden negli USA è inoltre evidente dalle differenti copertine della versione americana ed europea: John Madden non appare sul frontespizio della versione europea (vi è una schermata che lo ritrae sul retro della scatola). Il personaggio è famosissimo negli USA, ma verosimilmente non lo è in Europa, dove il gioco non è diffuso. Si preferisce perciò un’immagine dei giocatori, riconoscibili dall’armatura di protezione e caschi, e viene anche aggiunta la dicitura “American” per distinguerlo dal gioco del calcio (che in USA è conosciuto come “soccer”).

Prodotta in Giappone, Mega Drive è il simbolo di una sorta di ribellione degli operatori del settore e dei videogiocatori occidentali contro il potere assoluto giapponese ovvero Sua Maestà Nintendo. In verità è mancato poco che Mega Drive diventasse un prodotto statunitense: Sega cercò di cederla ad Atari, un marchio ancora forte negli USA, che rifiutò in quanto ormai concentrata sugli home computer. Per Atari poteva rappresentare il ritorno ai grandi fasti delle origini e, invece, dopo l’iniziale successo dei modelli ST, in seguito asfaltati dal Commodore Amiga, l’azienda si avviò al definitivo declino.

Sega Genesis non ha solo reso i videogiochi tecnicamente più vicini al massimo desiderabile ovvero gli “arcade”, ma ha cambiato il modo in cui le console sono state commercializzate e ha ampliato agli USA e all’Europa lo sviluppo dei videogiochi per console oltre la ristretta cerchia di aziende giapponesi come Nintendo, Capcom, Namco, Konami e Taito.

We sold about 500K units, which I considered damn good because Genesis was new, didn’t have a large software library initially, and the Nintendo franchise was hard to crack.

Abbiamo venduto circa cinquecentomila console, che considero un ottimo risultato perché la Genesis era una novità, non aveva inizialmente un’ampia offerta di videogiochi e Nintendo era un marchio ancora difficile da battere

Cit. Michael Katz in “Retroinspection: Mega Drive” di John Szczepaniak su Sega-16.com
September 12, 2006 at 12:22 pm

Per quanto il risultato del primo anno sia di tutto rispetto, l’obiettivo di vendita fissato da Hayao Nakayama a un milione di pezzi (decisamente sovrastimato) porta alla sostituzione di Michael Katz con Thomas Kalinske, ex-amministratore delegato di Mattel, distintosi per avere rivitalizzato i marchi “Barbie” e “Hot Wheels” nonché per il debutto di “Masters of the Universe”. La campagna pubblicitaria a guida di Kalinske fu altrettanto aggressiva e sfacciatamente contro Nintendo, giungendo al culmine con l’affermazione di Sonic the Hedgehog!

Sonic diventa il “testimonial” di Sega e degno avversario di Mario, non soltanto nel confronto video-ludico.

In Italia una campagna pubblicitaria da mezze-seghe

La prima distribuzione nel Vecchio Continente inizia nell’ultimo trimestre del 1990, a settembre nel Regno Unito, in Italia a novembre. L’offerta iniziale di videogiochi, solitamente scarna in questa occasione, è alquanto ricca: Altered Beast, Space Harrier IIGhouls ‘n GhostsGolden Axe, Super Thunder Blade, The Revenge of Shinobi, tutte conversione da “arcade” tranne l’ultima, sono titoli che fanno sbavare un qualsiasi videogiocatore. In Europa il lancio della Mega Drive è quindi già carico di alte aspettative

Il distributore nazionale, Giochi Preziosi, a causa dell’associazione del nome dell’azienda giapponese al più diffuso degli “atti impuri” che da bimbo confessi per potere ricevere per la prima volta il sacramento della Comunione, decide arbitrariamente di cambiare la pronuncia di “Sega” in “Siga”, frutto del più becero bigottismo di tradizione cattolica, che non trova alcun fondamento nella fonetica né della lingua di origine né in quella inglese di maggiore diffusione.

Gli spot TV in Giappone e in U.S.A sono la prova che “Sega” si pronuncia esattamente come si scrive e – per una benedetta volta – proprio come noi italiani siamo abituati a leggere.

Non parca di avere spacciato una propria sega mentale come verità e insegnato a una generazione di pargoli e genitori a storpiare il nome di Sega, Giochi Preziosi perpetra negli anni a seguire un altro crimine: sceglie Jerry Calà come testimonial degli spot TV, con effetti tragicamente comici e assurti oggi a culto “trash”. Vi partecipano anche il giocatore Roberto Mancini e il portiere Walter Zenga, con doti di coinvolgente interpretazione inversamente proporzionali a quelle calcistiche.

La campagna pubblicitaria della Mega Drive è una delle più imbarazzanti per noi videogiocatori e mortificanti per il Videogioco.

 

9 pensieri su “La mia prima Sega Ep. #4 (non è un racconto erotico)

  1. Adoravo il design di Sonic, da ragazzino mi capitava spesso di disegnarlo. Quando mi capitò di giocarci, da grande, mi venne la nausea per la velocità su schermo 😦

    Riguardo gli spot italiani, immagino che abbiano voluto ripetere la strategia americana: lì, giochi con famosi sportivi, qui, famosi sportivi come testimonial.
    Riguardo a Calà, è un bel mistero: in quel periodo, iniziava a essere già un po’ appannato e come testimonial di un prodotto rivolto ai giovani… sa un po’ di buongiornissimo kaffé 😛
    Più inadatto, avrebbe potuto esserci solo Lino Banfi!

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    1. In America la comunicazione era rivolta agli adolescenti e il messaggio era in sintesi che giocare con Genesis era “cool”. Il traino poi delle celebrità che apparivano nel titolo del videogioco rafforzava il messaggio.
      In Italia per Giochi Preziosi e l’agenzia pubblicitaria per riprendere il messaggio di “coolness” pensarono evidentemente che funzionasse ancora il tormentone di Cala’ e ci buttarono dentro anche un paio di giocatori di calcio in auge. Il risultato è imbarazzante per l’epoca, figuriamoci oggi. Probabilmente vista la considerazione “culturale” del medium in Italia il messaggio apparve coerente. Pubblicità di decerebrati per decerebrati.

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  2. Denis

    Tra l’altro Eswat era diverso in versione arcade, ho recensito la versione Megadrive : ilzinefilo.wordpress.comvideogiochi-eswat-city-under-siege-1990, Calà era gia in fase discendente, tra l’altro all’epoca su Nes in Francia uscivano tranquillamente in versione pal Dragon Ball e i Cavalieri dello Zodiaco perchè li i manga e gli anime erano trattati con molto più rispetto, quindi hai ragione da noi i videogiochi erano visti come minchiate, da noi però le simulazioni di Football, hockey si ghiaccio rispetto all’ America non tiravano tanto.
    Tra l’altro la vhs del Piccolo grande mago dei videogames ha un discreto valore, si trama assurda impossibile che tre ragazzini possono girare tranquillamente L’America, si c’era la pubblicità sfacciata del Power Glove e ha memoria oltre Super Mario Bros, Double Dragon, Ninja Gaiden e Tartarughe Ninja della Palcom che era uno dei giochi più difficili su Nes e non molto bello moilto meglio quelli fatti dalla Konami.

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    1. Gli arcade erano ancora irraggiungibili tecnicamente per le console domestiche, tuttavia la nostra immaginazione era allenata a supplire alle inevitabili differenze non solo estetiche. Infatti mi piace usare l’espressione “(quasi)uguali al bar” per indicare questa tensione inarrivabile alla perfezione “arcade”. L’esperienza (o gli inglesi la chiamano “feeling”) dei giochi sviluppati da Sega in particolari era assai vicina anche se a volte era costretta a scendere a compromessi di gameplay o tecnici. Nel prossimo post ne parlerò. Le console 16 bit e in particolare la Mega Drive sono le ultime che si rapportano ai cabinati “arcade” sia in termini di emotività sia di confronto tecnico. La generazione seguente con la PlayStation vedrà il superamento dei videogioco domestico su quello “arcade” anche in termini di complessità e introduzione di elementi narrativi.
      È un momento di passaggio importante per chi è interessato all’evoluzione del medium.
      In merito al film c’è chi lo definisce “cult”. Non mi trova d’accordo nemmeno di striscio! A parte la sceneggiatura inconsistente che citi, è l’esempio tipico della “maledizione” che coglie i film quando incrociano i videogiochi: si appiattiscono alle caratteristiche più insulse dei videogiochi come se il pubblico fosse incapace di comprendere una maggiore complessità. Oggi lo potrebbero definire “fan service”, ma in questo casto è pure eseguito nella maniera più becera e sciatta. Anche un fan Nintendo dovrebbe insorgere per come è considerato il medium in questo, come in altri film.

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    1. Universal ne ha pubblicato anche un Blu-ray mai giunto nella distribuzione italiana dell’home video e te la dice lunga. Da quanto leggo non ha avuto neanche la cura di “restaurare” l’immagine nell’adattamento a una risoluzione più elevata. In Italia è sicuramente giunto la VHS (che farebbe la gioia dei “nostalgici”) e il DVD. Credo piutttosto difficili da recuperare, data una fama di “cult” che però poi non ha ricevuto un riscontro commerciale (al botteghino però andò decismente bene: i ricavi superarono del doppio l’investimento di produzione). Immagino che grazie alle “infinite” vie della Rete riuscirai a vederlo. Può avere tutt’al più un fascino dell'”artefatto culturale” ovvero una fotografia di certi aspetti della società (quella americana) in un certo periodo. Vi riscontrerai costumi, recitazione, ambientazioni, un’atmosfera complessiva simile a film come The Goonies, E.T. , Gremlins, ma tutto il resto è anni-luce dall’intrattenimento di questi ultimi. Se di recente ti è piaciuto Strange Things, potresti essere ingannato dall’effetto “nostalgia-canaglia”. E’ una commedia on the road, che poteva all’epoca incuriosire per l’elemento “novità” dei videogiochi, peraltro gestito come una “marchetta” Nintendo. Anche l’elemento dell’amicizia e del viaggio che lega i tre ragazzi protagonisti non è comparabile – a meno di essere bestemmiatori professionisti 😉 – a un capolavoro del genere: Stand by Me.
      Insomma un titolo consigliabile solo a chi è affetto da NEStalgia.

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