Episiodio 4 di Confessioni di un videogiocatore violento e mai pentito

Per “Sensi” corro il rischio di farmi dare del “vecchio nostalgico e pure rincoglionito”: FIFA, Winning Eleven, ISS Pro, Pro Evolution non sono mai riusciti a creare la tensione e l’agonismo sportivo tra le mura domestiche quanto Sensible Soccer.
Tra il 1989 e il 1992 vengono pubblicati Kick Off, Kick Off 2 e Sensible Soccer, tre giochi di calcio che lasciano il segno negli appassionati di calcio che avevano un Atari ST o un Commodore Amiga e fanno sognare anche le grandi schiappe come me di potere segnare un gol epico come quello di Pelé in Fuga per la Vittoria.
Sensible Soccer viene pubblicato nel 1992 ed è sviluppato dalla britannica Sensible Software, una società fondata nel 1986 da due compagni di scuola e, che al suo apice nel 1993, contava ben sei persone.
Già dai tempi degli 8 bit, Sensible Software era nota per conferire ai suoi videogiochi una nota di umorismo e di ironia. Comportamento insolito in questa industria che – con l’avvento della maggiore potenza dei 16 bit – iniziava a “prendersi sul serio” o, comunque, provava a darsi un tono.
Mentre le altre società di sviluppo facevano a gara a chi aveva lo “sprite” più grosso, Sensible Software realizzava videogiochi, dalla grafica minimalista e “sprite” lillipuziani, videogiochi divertenti da giocare e dallo stile inconfondibile.
Nel 1988 Sensible Software sviluppa per l’editore Microprose il suo primo gioco di calcio: Micorprose Soccer. Pubblicato per tutti i più diffusi home computer 8 bit, ottiene il consenso della stampa specializzata e dei videogiocatori, in particolare la versione per Commodore 64. La versione 16 bit non ha altrettanta fortuna. Si deve a Microprose Soccer e a Sensible Software la prima introduzione del “colpo a effetto” (“banana kick” o “after-touch”) che, insieme al controllo di palla, ha cambiato per sempre i videogiochi di calcio a partire da Kick Off.
Sensible Soccer non si distacca molto dal modello di Kick Off: utilizza, infatti, la visuale dall’alto e conserva lo stesso concetto di controllo di palla, “staccata” dai piedi dei calciatori. Elemento distintivo rispetto al concorrente è la visuale dall’alto posta a una maggiore distanza dal campo e la conseguente riduzione a dimensioni lillipuziane dei calciatori e della palla. Questa impostazione permette così di visualizzare una porzione più ampia di campo e della disposizione tattica dei calciatori, permettendo manovre di attacco e difesa di più ampio respiro. In altri termini, Sensible Soccer non migliora l’apparenza, ma la sostanza ovvero la giocabilità.
Pur se minuti, i calciatori in campo sono protagonisti di fitte ragnatele di passaggi in rapida successione, che diventa spettacolo allo stato puro quando i giocatori riescono a padroneggiare il tiro a effetto, poco realistico, ma esaltante sia per lo spettatore sia per chi manovra il joystick.

A prima vista, assistere a una partita di “Sensi” ha il medesimo effetto di un formicaio dopo averlo più volte pestato: le dimensioni degli “sprite” dei calciatori sono ridottissime, inferiori anche alla media nel resto della produzione di quegli anni, eppure quelle ventidue formichine impazzite che schizzano da una parte all’altra del campo verde, hanno lo stesso potere ipnotico di Italia-Brasile dei Mondiali del 1982.
Ogni benedetta volta che trasmettono in TV questa partita, anche se la conosco a memoria, non posso fare a meno di rimanere a guardarla come in ipnosi per poi schizzare in piedi ai tre gol di Paolo Rossi e anche al quarto annullato ad Antognoni; come pure mi ritrovo a urlare a Tardelli, Scirea e Gentile “Dove c@##o andate?!?!”, dopo che Falcão fintò di passare, aprendosi così un varco nella difesa come Mosè nel Mare Rosso e spiattellando alle spalle di Zoff la palla del pareggio, che ci avrebbe buttato fuori dal “Mundial de España”.
Il più grande merito di Sensible Soccer è di riuscire a coinvolgere anche un reietto del pallone come me, insomma anche chi non ha la passione per il gioco del calcio.
La ragione di questo successo è nella riuscita alchimia tra immediatezza del gioco “arcade” e pochi aspetti simulativi ben implementati.

Mentre Kick Off richiede allenamento al sistema di controllo della palla (e un buon numero di joystick di scorta), Sensible Soccer conserva un’anima “arcade”, immediatamente più accessibile. Tutto funziona grazie alla visuale dall’alto, alla miniaturizzazione dei giocatori, ai piccoli elementi gestionali quali schemi e tattiche da impostare prima della partita e – novità rispetto a Kick Off – alla possibilità di scegliere squadre differenti per qualità: in ogni squadra, infatti, sono presenti dei giocatori, contrassegnati da una stella, che hanno delle caratteristiche da “fuoriclasse”. Così giocare con l’Italia, la Germania o l’Inghilterra assicura al giocatore un vantaggio rispetto a chi ha la malaugurata idea di rappresentare la Svizzera, San Marino o, come me, le Isole Faroe.

A quella gran c*lo di Cenerontola gli ha detto bene solo nella favola di Disney. Nel gioco del calcio, vero o al computer, è e rimane una sfigata. (cit. C.T. RedBavon)
Inguaribile sognatore e strenuo difensore dei perdenti, fantasticavo di portare in Finale di Coppa del Mondo la nazionale delle Isole Faroe (dopo avere consultato l’Atlante geografico per capire in quale angolo del mondo siano).


Bianco-azzurri come la mia squadra del cuore, il Napoli, quei piccoli sgorbi di pixel nel gioco avevano delle caratteristiche classificabili come “giocatori professionisti di freccette” e dei nomi con troppe consonanti e troppo poche vocali da renderne impronunciabili i nomi prima ancora che il catalogo Ikea stuprasse definitivamente la nostra madre-lingua ogni qualvolta ci servisse un mobile senza volerci rimettere un rene o una cornea. Nonostante tutto, l’attrazione per questa scalcinata nazionale per me fu totale: non fui io a sceglierli, ma scelsero loro me.
Un’attrazione che si rivelò anche fatale: ogni volta che sceglievo le Isole Faroe, mio fratello, pragmatico e cinico, sceglieva puntualmente l’Italia. E non per afflato patriottico.

Un altro aspetto straordinario di “Sensi” è di rendere possibile un sogno che appartiene a tutti: la rivincita delle schiappe, la vittoria dello sfavorito sul campione. Nel calcio, la vittoria di una “cenerentola” del calcio su una squadra-testa di serie è sempre accolto con gioia (sempre che non batta la propria squadra). Grazie al sistema di gioco descritto, infatti, è sufficiente un po’ di pratica con il joystick e il sistema di gestione del tiro per giocarsela alla pari con un avversario più esperto. In uno slancio di magnanimità, il più esperto avrebbe potuto selezionare San Marino e concedere la Germania al novizio così da compensare la propria maggiore dimestichezza con una squadra che si muove come un carro-armato con un cingolo danneggiato in una fangaia. In verità, accadeva assai raramente perché, pure avendo l’American Express Centurion Card, non ha prezzo la sadica goduria di affossare l’avversario sotto una grandinata di gol.

Sensible Soccer ha avuto un impatto straordinario sui videogiochi di calcio, grazie anche alle edizioni successive.
Nel 1994 Sensible Soccer World of Soccer non è soltanto un’edizione aggiornata dell’originale, ma è uno dei primi videogiochi di calcio che include, oltre alla parte giocata, anche quella manageriale: contiene le squadre di tutto il mondo, coppe e campionati personalizzabili e una modalità “Carriera” lunga fino a venti anni. Nel 1995, viene pubblicato Sensible World of Soccer 95/96, che apporta alcuni miglioramenti e correzioni.
Nei mini-tornei disputati tra un capitolo di Diritto Tributario o di Tecnica bancaria con mio fratello e i miei compagni, “Sensi” ha subito spodestato Kick Off 2: un girone a eliminazione diretta e finalissima secca erano un appuntamento fisso di ogni pomeriggio di studio.
È in uno di questi mini-tornei che si verificò un esecrabile episodio, che prova quanto i videogiochi siano corruttori delle buone maniere che i genitori, con tanta fatica e pazienza, ci trasmettono.
“Fair play”, questo sconosciuto
Andrea G. e io studiavamo spesso insieme e il mini-torneo a “Sensi” era più puntuale di qualunque orologio svizzero: un triangolare di sfide serratissime aveva luogo durante la pausa caffè. Mio fratello, attirato nella stanza dove studiavamo come lo squalo viene attirato dal sangue di una foca ferita, era la squadra da battere; Andrea e io ci alternavamo al secondo comunque disonorevole posto. A ogni torneo, la determinazione a ottenere la vittoria era solida in ognuno di noi, come quella del Brasile che gioca la Coppa del Mondo in casa.
Sfida tra mio fratello e Andrea. Andrea lotta su ogni palla, ma mio fratello è un’autentica faina. Come accade a ogni partita, la concitata azione sullo schermo è accompagnata da un coro di epiteti, sberleffi, versi e colorite frasi che salvano solo le rispettive madri dei due sfidanti. Ad ascoltare il commento in tempo reale dei due giocatori, i valori espressi sul campo vanno dalla “botta di culo” alla “sfiga nera”: non esistono altri parametri intermedi. L’ammissione del talento dell’altro è pari a “Ø”, ovvero l’evento che ha probabilità di accadere pari a zero, detto anche “evento impossibile”.
In ossequio alla tradizione calcistica per cui un “fuori classe” può risolvere una partita con un tiro o un’azione spettacolare quando meno te lo aspetti, agli sgoccioli di una partita sostanzialmente equilibrata, durante la quale Andrea era riuscito a contenere l’arrembante avversario e ad avere le più limpide occasioni da gol, mio fratello raccoglie una palla “morta” sulla fascia e, dopo una breve corsa lungo la linea laterale, taglia in diagonale puntando l’area piccola. Al limite dell’area in una posizione che consiglia un cross al centro, sferra una “minella” con un effetto assurdo che beffa difesa e portiere, infilandosi tra i legni della porta. La partita termina e mio fratello porta a casa l’ennesima vittoria di rapina.

Andrea non ha le parole per esternare tutta la sua delusione, mentre mio fratello ghigna e sfotte con beffardo accanimento al pari di Brenno quando infierì sui Romani sconfitti e pronunciò la famosa frase “Vae victis”.
Andrea, oltremodo sdegnato, con le labbra fa il gesto di sputare in direzione di mio fratello. Un gesto, che non è certamente da nobiluomo che accetta serenamente la sconfitta, tuttavia è – nelle sue intenzioni – solo per finta. Un piccolo getto di saliva, però, fuoriesce inavvertitamente dalle sue labbra e colpisce mio fratello.
Andrea, ancora interdetto per il suo oltraggioso quanto non intenzionale gesto, rimane immobile. Mio fratello salta sulla sedia e va su tutte le furie: non c’è alcun dubbio che, di lì a due secondi, avrebbe dato inizio alla rissa che ti aspetti nella peggiore bettola della Tortuga, frequentata da sgherri, loschi figuri e pendagli da forca malamente assortiti.
Andrea prova a scusarsi, ma ormai mio fratello ha orecchie soltanto per la Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner, che, come in Apocalypse Now, scandisce in una crescente esaltazione i momenti prima di scatenare l’Inferno.
Non chiedetemi come sia riuscito a evitare la rissa, frapponendomi tra i due e contenendo l’impeto di mio fratello. Da buon mediatore, ho evitato lo scontro e ognuno è tornato agli spogliatoi alla scrivania per studiare.
Sì, è vero: i videogiochi istigano alla violenza.
Io sono un violento ed è tutta colpa di Street Fighter II, Kick Off, Sensible Soccer…
…ma anche di Speedball 2.
Nella prossima confessione: Speedball 2 Brutal Deluxe.
In hoc signo
vinces!
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Ahahah! Spettacolare! Io ricordo un sacco di aneddoti con Sensible Soccer (da noi sempre pronunciato come Sènsibol Sòccer)!
Alle medie avevamo il rientro pomeridiano che cominciava alle 14:45 e prendevo il bus con tale Federico T., scendevamo due fermate prima della scuola circa alle 14:22, andavamo a casa di tale Marco R. e lì giocavamo a Sensibol Soccer fino alle 14:43 (usando squadre scrause tipo l’Earth of Milortia, di cui cantavamo anche l’inno sulle note di quello italiano) quando scattava la corsa verso la scuola a cui arrivavamo SEMPRE in ritardo.
Bei tempi… X–D
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Sensibol, SWOS, Sensi, il buon calcio di Jon Hare e compagni era ormai così di casa, che ognuno gli affibbiava un soprannome affettuoso come un animale domestico.
Le squadre “scrause” erano un’altra grande possibilità di Sensi. Potevi modificare il nome, i giocatori, scegliere i colori della divisa…insomma, era il bengodi dell’appassionato, ma potevi anche disputare una partita tra il Cristo Atletico (squadra di Palencia in Spagna) e il F.I.C.A. (Football Inter Club Association), squadra di Cap-Haitien ad Haiti.
Un motivo per fare sega a scuola tra i più solidi in assoluto.
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Ahahah! Assolutamente! Riguardo alla violenza ricordo delle litigate belle pese quando avevamo la grande (si fa per dire) idea di organizzare tornei con la partecipazione a pagamento con somme importanti, tipo 5mila lire. O_____o
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Si faceva sul serio ^_^
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Ho amato sensible soccer alla follia, non ho idea delle centinaia d’ore che ho speso dietro a questo giuochillo, purtroppo tutte in single player. Sappi però che risponderò con PES!
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I giochi di calcio in “single player” non mi attirano, tanto è vero che dopo Sensi non esiste più nulla per me, poiché all’avvento di FIFA, ISS PRO e PES, non avevo più il compagno con il quale malmenarmi.
Con i nanerottoli abbiamo provato con FIFA per Switch (acquistato su loro espresso desiderio), ma riscuotono maggiore successo i vecchi Sega Soccer Slam per PS2 e Mario Strikers per Wii: in ogni caso, il delirio è similare alle nostre partite di Sensi.
Aspetto con trepidazione la tua risposta con PES, perché è un “pezzo videoludico” che mi manca, per quanto ne riconosca il valore. Ho infatti convertito a PES (all’epoca Winning Eleven) dei miei amici che si sfidavano a FIFA sulla prima PlayStation.
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Non avevo giochi di calcio ma ricordo ancora quando l’intero mio quartiere di allora – l’Alberone di Roma – si fermò per la finale dei mondiali, e tutti ci radunammo in strada: un tizio che abitava al piano rialzato aveva messo la TV fuori la finestra e un quartiere intero vide la partita su uno schermo che oggi sarebbe considerato piccolo. Ovviamente mi annoiai dopo 30 secondi, ma era bella quella energia 😉
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Annoiarsi alla Finale di Coppa del Mondo? Uggesummaria! Pure io che sono un reietto del calcio, mi trasformo in una specie di Hoolingan. Mi emoziono e mi incavolo ancora quando gioca la Nazionale ai Mondiali e agli Europei, che sono gli unici eventi calcistici che seguo.
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Ahahah avevo 8 anni e non avevo mai visto una partita prima. I miei non seguivano il calcio, al massimo un po’ mio padre si lasciava prendere da moderato entusiasmo per i mondiali, infatti partecipammo all’iniziativa di quartiere, ma ricordo che subito io e gli altri ragazzini andammo a correre e giocare.
Però ricordo il settimanale “Topolino” che all’epoca con ‘sti mondiali spingeva di brutto! Nell’ovetto Kinder trovai pure il pupazzetto della mascotte, ma davvero non mi importava nulla: l’anno successivo avrei conosciuto Skeletor… e allora sì che il mio cuore impazzì 😛
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Ora capisco meglio ^_^ A otto anni ci sta che del calcio dei “grandi” non te ne importi assolutamente nulla.
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Rimanevo comunque l’unico del quartiere, se non di Roma. Alle elementari TUTTI i miei compagni facevano l’album Panini e sapevano a memoria tutte le formazioni di tutte le squadre: io l’unico giocatore che conoscevo era Platini perché “Topolino” lo citava ogni tre per due 😀
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Ho fatto qualche album Panini durante le medie, ma mi divertivo di più ai giochi che si facevano con le figurine in cortile. C’erano dei giocatori la cui foto sembrava quella di uno “scappato di casa”. Alcuni erano veramente imbarazzanti.
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I mocciosi che avevo intorno da pulcino adoravano il calcio.
Per me era inconcepibile che si potesse preferire una partita di calcio o una puntata di Holly e Benji a un episodio dei Predatori del tempo o dei Transformers.
Iniziai lì, a sospettare di essere un alieno XD
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Ciao ragazzi, ho letto per caso questo bell’articolo e vorrei invitare voi e tutti i lettori a venire a trovarci nella nostra community all’indirizzo swosit.com dove potrete tornare a giocare a sensible soccer ma in modalità online ossia contro altri avversari reali seduti comodamente alla vostra scrivania. Vi servirà solamente scaricare il nostro pack dopo la registrazione ed essere connessi via cavo, potrete partecipare a tutte le nostre competizioni e alla nostra mitica carriera online, fiore all’occhiello della nostra gestione. Per qualsiasi domanda potete entrare nella nostra chat cliccando in alto sul banner che trovate nella home page.
Un caro saluto a tutti gli appassionati e stay sensible!!!!
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Ciao Gabriele, mi fa molto piacere che hai segnalato la vostra community in questo mio piccolo tributo al magnifico Sensible Soccer.
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Figurati! Anzi mi spiace non averlo fatto prima. Ci sono molti appassionati nostalgici sparsi in tutta Italia che non sanno che e’ possibile tornare a giocare a questo magnifico gioco online;
ogni volta che ne recuperiamo qualcuno e’ una soddisfazione!!
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Sapevo che esistevano delle community ancora molto attive e che si organizzano dei campionati. Non ho mai partecipato solo per la solita questione di “tempo tiranno”. Sono davvero lusingato che il mio piccolo tributo abbia attirato la tua attenzione. Per Sensi non parlerei nemmeno di “nostalgia” perché è un capolavoro senza tempo: il fatto che esistano community come la vostra ne è la prova. Lunga vita a Sensible Soccer!
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Un post che cade a fagiolo.
Dopo una rimpatriata con uno dei miei amici storici siamo finiti proprio a parlare delle storiche sfide a SWOF tanto che a fine serata preso dalla nostalgia l’ho emulato per giocarci.
Il computer mi ha rifilato una sonora sconfitta per 4-0 in un Juventus – Brescia che avrebbe significato esonero immediato per l’allora allenatore della compagine bianconera Marcello Lippi e mestizia infinita per il sottoscritto che non ricordava nemmeno che tiro e passaggio si effettuassero con un singolo tasto.
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Il problema dell’emulazione di giochi come Sensi è il sistema di controllo: senza un joystick a micro-switch, il “feeling” è differente.
Già Sensi ha un controllo di palla meno complesso, ma con Kick Off è praticamente impossibile senza uno di quei joystick che facevano clic-clic.
Toglimi una curiosità: l’hai giocato con la tastiera?
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No, con un Joypad con l’analogico.
Ti confesso però che con gli emulatori è un disastro come sistema di controllo soprattutto per ciò che concerne le diagonali.
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Esatto! Le diagonali erano importantissime e con la piccola leva analogica sono imprecise, senza contare che con il joystick hai una sensazione molto più “fisica”.
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Io sono sicuro che mi divertirei molto di piùa giocare a giochi come questi piuttosto che a Fifa. Ne sono incredibilmente sicuro.
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Il problema è che dovresti rimediare un Commodore Amiga e due joystick con micro-switch. L’emulazione per quanto possa farlo girare senza problemi cede di schianto con gli attuali input di controllo. Ahimè l’esperienza è legata sia a un fattore emotivo, anche a uno tecnologico.
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Capisco, però sono sicuro che, se avessi tutto il necessario, mi divertirei molto. FIFA ho provato a giocarci con il mio cuginetto ma non riesce a divertirmi e non mi dice più di tanto (mi riferisco a quelli recenti).
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I recenti FIFA e PES mancano proprio dell’immediatezza di Sensible. Roba per esperti.
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leggo e mi diverto da non giocatore. 😀 Insomma gli istinti più bassi escono sempre allo scoperto.
O.T. scrivi ‘tampa specializzata e dei videogiocatori’ Chi tampini?
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Ottimo! Risultato al quale invero aspiro con questi racconti: coinvolgere il non-videogiocatore.
Più che O.T. è un errore di battitura….e lapsus: tampinerei la stampa specializzata dell’epoca caratterizzata da una mediocrità oggi evidente. Eravamo giovani genuinamente appassionati e ci bevevamo qualsiasi cosa.
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hai ragione sul lapsus… volevo solo segnalarlo 😀
Per la stampa come sono d’accordo
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Grazie per la segnalazione. Ora ho corretto.
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😀
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