Episiodio 3 di Confessioni di un videogiocatore violento e mai pentito
Sviluppato dal programmatore inglese di origini italiane Dino Dini e pubblicato da Anco Software nel 1989 per Commodore Amiga, Atari ST e i più diffusi home computer 8 bit, Kick Off rivoluziona il modo in cui si gioca a calcio su uno schermo.
Prima di Kick Off, si era già calciato un pallone tra le mura domestiche, evitando danni alla mobilia e le ire funeste dei genitori, grazie a questi videogiochi:
1980: NASL Soccer per Mattel Intellivision
1983: International Soccer per Commodore 64
1985:Soccer per Nintendo Entertainment System (1985 in Giappone e USA,1987 in Europa)
In tutti questi videogiochi il controllo di palla è un concetto sconosciuto: la palla è, infatti, “incollata ai piedi” dei calciatori.
1989: KicK Off dà un calcio a tutte le altre versioni del gioco del calcio su schermo
Kick Off introduce un certo grado di realismo sia nei movimenti della sfera sia nel controllo di palla: se prima non occorreva preoccuparsi di perdere la palla se non per un intervento dell’avversario, in Kick Off la palla va rincorsa, portata avanti, colpita, indirizzata. Se a queste due importanti novità aggiungiamo che i calciatori su schermo si comportano secondo il modulo tattico scelto dal giocatore, possiamo senza dubbio individuare in Kick Off il passaggio dal “gioco” di calcio alla “simulazione” di calcio.
La visuale dall’alto è anch’essa una novità, non soltanto estetica, ma di sostanza: permette di schierare tutti gli undici calciatori in campo e, grazie al modulo tattico scelto, manterranno (più o meno) la propria posizione. Fino ad allora, una volta che il giocatore si fosse involato verso la porta avversaria, veniva seguito da tutta la squadra come un branco di lemming pronti a immolarsi nel più classico suicidio calcistico: tutti avanti, il contropiede non perdona.
Kick Off 2, pubblicato l’anno dopo, perfeziona la formula che aveva riscosso un enorme successo, apportando dei miglioramenti estetici e funzionali, quali la personalizzazione delle maglie dei calciatori, l’”instant replay” e una modalità “Torneo”.
La novità dell’implementazione di un simile controllo di palla unita alla possibilità di impartire i comandi solo grazie a un joystick munito di un solo tasto si traduce in un’elevata libertà, ma anche in un altrettanto elevata complessità. All’inizio, la curva di apprendimento è parecchio ripida ed è necessario impegno e una buona dose di pazienza per padroneggiare tutti i tocchi di palla possibili, dal tiro con effetto al pallonetto. dal dribbling al colpo di testa.
Perciò, Kick Off per alcuni è un gioco troppo difficile, ma per la maggioranza di chi aveva un Amiga o un Atari ST, rappresenta la prima vera simulazione di calcio da giocare in ogni occasione utile, in ogni scampolo di tempo. Ciò vale sicuramente anche per mio fratello e me.
Le partite a Kick Off erano la pausa meritata tra un capitolo di Diritto Privato e un compito di matematica (io ero iscritto alla facoltà di Economia e Commercio, mio fratello frequentava il liceo scientifico). Ogni occasione era buona per una rapida partita o, meglio, tre partite: “andata”, “ritorno” ed eventuale “bella”.
Quando alcuni compagni di università venivano a casa a studiare, allora scattava il mini-torneo alla pausa d’o’cccafè!
L’immagine di quei pomeriggi trascorsi con i joystick stretti tra le mani e diventati una naturale proiezione delle nostre gambe sullo schermo è una bolgia di dantesca memoria.
Le nostre chiassose riunioni intorno all’Amiga replicavano esattamente le maleducate e scalpitanti tifoserie che non se le mandano a dire da una curva all’altra. Lo schermo era un campo di battaglia dove “tackle” e scivolate si susseguivano senza ritegno con l’obiettivo di falciare il giocatore avversario. L’unico rischio era di vedersi rifilare dall’arbitro virtuale (peraltro parecchio fallace) un cartellino “gaillo”. Non è mio errore di battitura, ma era scritto proprio così: “cartellino gAillo”. E non era il solo, c’era anche il “calcio d’angAlo“.
Ma chi vuoi che notasse questi svarioni in un’epoca in cui i manuali di istruzioni, sempre che si acquistasse il gioco originale, erano in tutte le lingue, incluso il finlandese, tranne l’italiano?
Kick Off riusciva a essere realistico anche grazie agli “errori” nel gioco e quelli commessi dai videogiocatori. L’atmosfera e la tensione era la medesima del calcio giocato per davvero.
L’arbitro fischiava un fallo inesistente e ti ritrovavi a bestemmiare tutti i santi tubi catodici e le schiere di telecomandi cherubini perché eri stato fermato proprio davanti alla porta, alla fine di un fraseggio da virtuoso del joystick e degno di essere trasmesso in “90° Minuto”. Per quanto il dopo-partita somigliasse più all’arena chiassosa di Aldo Biscardi piuttosto che allo stile compassato e sobrio del buon Paolo Valenti.
L’arbitro sbatteva fuori un calciatore al primo fallo a partita appena iniziata; giocare in dieci era una forte penalità ed elevava il livello di livore con un moltiplicatore “3X”, che schizzava a esponente algoritmico quando si aggiungeva il sommo godimento che il tuo avversario ostentava senza il minimo di decenza, neanche davanti all’evidenza dell’ingiustizia.
L’errore nel manovrare maldestramente il joystick e involontariamente servire un letale contropiede all’avversario veniva imputato alla “sfiga” al “joystick difettoso”, alla “programmazione dimmmerda”, al “prurito all’occhio”. Oltre alla violenza, inserite tra gli aspetti diseducativi dei videiogiochi anche l’allenamento costante a negare le proprie responsabilità.
I portieri erano protagonisti di fulgidi esempi di D.I. (Deficienza Artificiale): le uscite a cercare farfalle o raccogliere margherite dell’ultimo baluardo della nostra squadra gli attiravano il più alto disprezzo ed epiteti che nemmeno un blocchetto da cinquanta “gratta-indulgenze-e-vinci” può salvarti dalla dannazione eterna.
Ricordo che, tra tutti, c’era un evento che scatenava l’Apocalisse: mio fratello era parecchio bravo (posso ammetterlo tanto non legge queste pagine) e spesso nei tornei era “la squadra da battere”. Si era specializzato in un tiro dalla distanza, che ti mandava in bestia, anche se ti fossi chiamato Francesco e venissi da Assisi. Ebbene riusciva a beffare il portiere avversario con un tiro dalla metà campo davvero velenoso: un colpo secco e rapido del joystick prima in basso e poi in alto, la palla si involava, scavalcando centro-campisti, mediani e difensori con una traiettoria in linea retta, che sarebbe finita di sicuro in braccio al portiere in posizione perfettamente centrale. La palla, però, rimbalzava beffardamente prima della linea di porta e si infilava in rete.
Kick-Off è responsabile del più alto numero di joystick sfondati e del mio unico successo nello smontaggio e rimontaggio al fine di aggiustare qualcosa: i “micro-switch” dei joystick
Il “micro-switch” è un meccanismo costituito da una sottile lamella di metallo e una piccola molla. Ogni joystick ne ha quattro disposti su ogni lato della basetta del circuito interno. Quando si muove il joystick in una direzione, la pressione spinge la molla, che a sua volta spinge una lamella su un contatto.
I movimenti concitati per mantenere il controllo di palla mettevano a dura prova i meccanismi interni del joystick. L’eccesso di forza sulla leva e i cambi di direzione in rapida successione avevano spesso il risultato di rompere la molla. L’unica possibilità di riparare un “micro-switch” era di trovare una molla di similari dimensioni e tensione.
Ho cannibalizzato tutte le penne a scatto in giro per casa e rovistato nei luoghi più assurdi per raccattare molle di ricambio.
Di recente ho fatto un importante ritrovamento di archeologia video-ludica: nella consunta scatola rossa di Dungeons & Dragons, sotto i due manuali, era custodita una bustina di plastica piena di queste preziosissime molle. Se ne desume che il primate che raccoglieva questi manufatti primitivi viveva nel costante terrore di rimanerne senza.
Sì, sono un violento ed è tutta colpa di Kick Off…
…ma anche di Sensible Soccer.
Nella prossima confessione: Sensible Soccer.
In hoc signovinces!
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Ossantabacheca!me lo ricordo!
Vergognosamente violento!!!!😂😂😂😂😂😂
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Nel dopo-partite gli Hoolingan ubriachi erano delle Giovani Marmotte al nostro confronto!
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😂😂😂😂Vero vero!!!
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Quello x il Commodore64 !!!
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Vale pure quello!
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Fiuuu meno male…avevamo solo quello 😂😂😂
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Tranquilla anche con la versione C64 eri una bruttissima persona.
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Uff..meno male va’che mi stavo preoccupando!😂😂😂
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Cartellino Gaillo e Calcio D’angalo hanno fatto la storia.
Ricordo benissimo anche la sua evoluzione quel Goal che non ha bissato il successo dei due giochi precedenti di Dino Dini.
Però più di tutti ero affezionato a Player Manager dove potevi guidare anche il calcio mercato ed addirittura giocare con un solo giocatore.
Letteralmente lo adoravo!
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Mai stato appassionato di manageriali di calcio perché il calcio-mercato è la cosa che più detesto del calcio. Il gioco in se’ deve essere anche di quelli che non ti mollano e ti fanno fare le ore piccole, ma è l’argomento che mi respinge.
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a kickoff ero una pippa e venivo sempre espulso. ero contento solo quando facevo infortunare gli avversari 3:-) ho già detto che il mio preferito (perché è troppo divertente) era (ed è!) international soccer, compresi i bachi. come quando non si sa come mai un giocatore sembra come pattinare sul campo e finisce per scivolare fuori dallo schermo (e poi giochi con un giocatore in meno!). allora dicevamo che era impazzito, oppure che era dovuto uscire per fare la pipì. sennò un altro baco che faceva infuriare era quando segnavi un gol regolare ma l’arbitro dava il calcio d’angolo! nella versione (eseguibile) che ho oggi si è aggiunto un ulteriore baco (ma non ricordo che fosse presente nel gioco originale commodore 64), cioè non si possono tirare rigori angolati alti… ah, ma che soddisfazione quando, alla fine della partita, veniva la biondina che ti porgeva la coppa (e noi lì tutti a pensare quanto sarebbe stato bello scoparcela) 😉
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Ecco nel precedente commento ti invitavo a raccontare la tua. Ottima confessione che nel finale ti riserva un posto dritto nel girone dei vidiegiocatori lussuriosi 😂
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mentre voi tra una pausa e l’altra giocavate al violento, io e il mio compare di studi giocavamo a scacchi
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Azz dalle tue parti non erano ancora arrivati i videogiochi?!? 😂😂😂 se è per questo alcune partite a scacchi possono finire con il lancio del Re o della Regina o il ribaltamento della scacchiera. Io ho una bella scacchiera con i pezzi in metallo: pericolosissimi.
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Scacchiera in legno e scacchi di legno. No, era un tantinello presto per i videogiochi 😀
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Insomma, un gioco rovina amicizie. Comunque dev’essere divertente da giocare. Di certo alla fine qualche risata te la fai.
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Tantissime risate! Mio fratello e io ci ricordiamo ancora di quella volta che…e giù risate!
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XD
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Non avendo mai seguito il calcio non ho mai vissuto a pieno i giochi del pallone, a memoria non mi sovviene neanche un titolo per Commodore64 da me posseduto. Invece quando nel 1990 è arrivato il compatibile IBM, e quindi DOS, non so come trovai un gioco del calcio che a sorpresa mi conquistò. Temo fosse rozzissimo, ma aveva anche la versione “calcetto” da interno, e una partita poteva finire tipo 50 a 45, fare gol era abbastanza facile. Con un paio di compagni di scuola ricordo sfide piacevoli, anche se è durata molto poco.
La mia scarsa socialità probabilmente dipende dal fatto che ero l’unico bambino, ragazzino e ragazzo del quartiere (o della città!) a non avere alcun interesse calcistico 😛
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Splendido post, come sempre!
“l’allenamento costante a negare le proprie responsabilità.” mi ha fatto morire, questo era il vero allenamento, che palestra abbiamo fatto!!!
Anche a Kick-off non so quante ore c’avrò giocato!
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Grazie! I videogiochi ti sbattono in faccia i tuoi errori, in continuazione. A meno di evidenti errori di bilanciamento della difficoltà o di progettazione, il fallimento, fosse anche di un salto da una piattaforma all’altra, è un tuo errore. Eppure noi videogiocatori abbiamo sviluppato un alibi per ogni occasione. Il passo successivo è diventare “killer” con un alibi di ferro. È proprio vero: i videogiochi allenano alla violenza e ai comportamenti anti-sociali! 😂😂😂
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Noooooooo! Hai contraddetto tutta la serie di articoli che hai scritto sul blog in proposito!!! X–D
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Tu dici che per coerenza dovrei buttare nel cestino quello sproloqui di dodici post sulla violenza nei videogiochi? Ma no, dai! È risaputo che i videogiochi rimbambiscono (pure) 😂
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Ahahah! No, no, della coerenza non ci importa nulla! :–D
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Purtroppo ho sempre giocato giocato a Sensi da solo (e poche volte) ma ci ha pensato PES a farmi diventare il violento distruttore di joypad che sono ora…
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Vale ugualmente. Entri di diritto nel Fight Videogame Club! Sono con tutta probabilità più vecchio di te e quindi è normale che PES ti abbia prodotto il nefasto effetto che Sensi ebbe su di me. Il nostro contrappasso sarà giocare contro Lucifero con i joystick tenuti insieme con il nastro adesivo e i micro-switch che saltano ogni tot clic, a caso.
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Devo confessare che un altro gioco che mi ha fatto bestemmiare di brutto (ma mai come PES) è stato Worms…
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Nonostante il trattamento “cute” dei vermiciattoli, Team17 non ci è mai andata con la mano leggera sulla difficoltà. Ho giocato l’edizione del golf ed è gradevole. Un gioco simile e precedente a Worms, cui sicuramente si è ispirato, generatore di bestemmie a nastro è Lemmings. L’interfaccia oggi è un delirio. All’epoca ci si adattava, ma rimaneva sempre alquanto ostica.
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Purtroppo ero troppo piccolo per bestemmiare su Lemmings. Ho rimediato una versione per DOS a 10 anni circa ma eravamo a metá anni 90 e Lemmings non era nè abbastanza recente da essere “nuovo” nè abbastanza datato da essere “vintage” e mi passò un po sotto l’uscio nonostante sia un bel pezzo…
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Lemmings versione Amiga, la prima e inimitabile ^_^ però oggi non lo consiglierei. Tirerebbe fuori il peggio dal più educato videogiocatore.
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