Confessioni di un videogiocatore violento e mai pentito


Dai giochi in cortile a quelli  da tavolo, dalle gare di biglie sulla sabbia alle sfide sul panno verde del Subbuteo, i motivi di tafferuglio familiare si adattano all’evoluzione delle forme d’intrattenimento.  Così, come ho raccontato in L’Intellivision, mio fratello e c’ero anche ioa partire dal Natale del 1983 per azzuffarsi con mio fratello si aggiungono ai consueti “futili motivi” anche i videogiochi.

Per certi versi, l’effetto è liberatorio e catartico: l’adrenalina viene dirottata verso il joypad e lo schermo, invece di scaricarsi sulle nostre pelli e ossa, con eventuale rischio di rimediare qualche scappellotto, a fini educativi, in ossequio all’aurea regola non scritta, ma nota a tutti: “ti ci do su il resto”.

Ora che sono genitore ne comprendo appieno la sacrosanta verità: il potere deterrente di un possibile male maggiore. Guerra Fredda e olocausto nucleare insegnano.

L’arrivo a casa della Super Nintendo e di Street Fighter II Turbo vanno solo ad arricchire ulteriormente le opportunità di zuffa fratricida. Alla fine degli anni Ottanta, infatti, dopo un anno di tira-e-molla con i miei genitori, giunge a casa il Commodore Amiga 500. Grazie a questo computer, posso dire di avere imparato l’inglese e sviluppato un’attitudine all’informatica, così come di essermi reso protagonista di risse al limite di un DASPO familiare a causa di alcune divergenze di “opinione” con mio fratello. I “temi” generatori di un sì acceso dibattito sono:

Questi sono alcuni videogiochi per Commodore Amiga, che custodiscono, come in uno scrigno di cartone, bit e ricordi, altrettante piccole confessioni di un videogiocatore violento e mai pentito.

Brevi racconti di aneddotiche familiari non richieste e, sopratutto, che non rispondono nemmeno per sbaglio alla legittima domanda “Cui prodest?”.

Brevi racconti che non vi ammorberanno con tecnicismi o nostalgia-canaglia, tutt’al più radicheranno in voi la convinzione che, se vi siete tenuti lontani dai videogiochi, è stata dopotutto un’idea finalmente giusta (fosse anche l’unica della vostra vita). Converrete che è già un buon risultato (almeno per voi).

Brevi racconti che faranno tintinnare la campanella dei ricordi e udire un ticchettio in mezzo al petto a chi già sta cliccando sul titolo, ma datemi il tempo di scrivere e inserire il link.

Racconti che saranno brevi per invitare chi legge a investire qualche scampolo di tempo per condividere le nefandezze subite o inflitte durante le occasioni di divertimento che vi facciano ricordare il proprio compagno di giochi con un ghigno o una promessa di rendergli la pariglia.

Non abbiate timori nel confessarvi, lo dicono anche le Sacre Videoscritture:

“Chi è senza peccato scagli il primo joystick!”.

Lo confesso, sono un violento ed è tutta colpa di:

Special Guest del confessionale:

Onda sonora consigliata: Kiss with a fist (tratto da Lungs di Florence and The Machines)

23 pensieri su “Confessioni di un videogiocatore violento e mai pentito

    1. Sapevo di colpirti dritto al cuore, ma senza il paletto di frassino 😂
      Piuttosto conto di spingerti a battere la tastiera con qualche tuo racconto. Semmai riuscissi in questo catartico intento, se sei d’accordo, inserirei in questa pagina la tua “confessione” e link alla tua webettola.
      PS: ti faccio anche notare che la croce di “In hoc signo vinces” non è un D-pad qualsiasi, ma Nintendo 😜

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    1. Grande! Idea favolosa! Ma dubito che varrà la pena di raccoglierli in un e-book, figuriamoci in un volume. Però se dovessi cedere alla tentazione antologica, entri di diritti nei ringraziamenti per questa idea meravigliosa.
      Già me li vedo i titoli di giornale: copertina blasfema di un racconto scritto male da un videogiocatore che professa la violenza e se ne vanta.

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      1. ahahah MAGARI la cattiva stampa significa pubblicità gratuita ^_^
        Quando hai finito il ciclo tiri fuori un bell’eBook e fai un sottotitolo acchiappone (“In hoc signo vinces. Confessioni di un giocatore violento”), poi lo recensisco indignandomi della violenza in esso rappresentata e consiglio di NON comprarlo, che è diseducativo. Cosa c’è di più attraente della diseducazione? ^_^
        Ah, ovviamente poi nei social spargiamo la voce che un ragazzino ha letto il tuo ebook e poi ha picchiato la sorellina, mandandola all’ospedale: preparati ad avere la redazione di Studio Aperto fissa sotto casa 😀

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  1. odio kickoff (io lo chiamavo fuckoff, a somma dimostrazione di quanto possano essere diseducativi tutti i videogiochi)! ho provato più volte a imparare a giocarci ma non ci sono mai riuscito. a sto punto meglio i superclassici, con tutti i loro bei bachetti mai risolti, tipo international soccer (te lo ricordi?) o calcio replay, che erano divertentissimi da giocare e infatti ci gioco anche oggi di nascosto in ufficio quando il capo non guarda o è impegnato con la segretaria…
    ti sfido quando vuoi a international soccer. credo di essere il più forte dell’universo. il mio record contro il computer è di 8 a 0 (primo tempo 5 a 0, a dimostrazione che teoricamente potrei ancora migliorarmi). violento o non violento, ti farei mangiare la mia polvere e i miei calzettoni sudaticci… 😉

    International Soccer (gioco)

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      1. i vari FIFA non mi piacevano affatto. però il primo ISS Pro l’ho davvero amato! quanti ricordi! penso che ti piacerebbe perché era simile a internazional soccer ma molto più evoluto! il brasile era la squadra più forte, anche perché aveva ronaldo che era il giocatore più veloce e meglio manovrabile (per la sua velocità). c’era solo un altro giocatore veloce quanto lui (se non erro, ma potrei sbagliarmi) ma meno manovrabile ed era m. owen dell’inghilterra. un’altra squadra che amavo era l’argentina, sia perché era di buon livello sia perché c’era il giocatore in assoluto con cui mi trovavo meglio a fare i dribbling: ariel ortega! eppure, a guardare i suoi valori, non avrebbe dovuto essere così forte… ma forse ero io che lo rendevo tale…
        anche io ci giocavo con mio fratello ed erano sfide accesissime come te col tuo. in genere ci dividevamo le squadre e gareggiavano alla coppa del mondo. ricordo come fosse ieri che una volta lui riuscì a buttar fuori tutte le mie favorite e io feci lo stesso con le sue. ma vinsi io, con una difensivissima e scalcinata germania! quando segnavo, poi era impossibile farmi gol! sono un grandissimo, lo so!

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        1. Ho giocato ai primi FIFA e non c’era paragone con ISS PRO (ho la versione per Nintendo64). Ho convertito a ISS PRO i miei amici che giocavano a FIFA sulla prima PS. Era un gioco fantastico per chi ama il calcio. Io non ho questa passione e quindi non avendo con chi giocare ho spiluccato qualche edizione ogni tanto, ma l’ho abbandonata dopo poco perché da solo se non hai questa passione perde molto. L’esperienza in due è inarrivabile, in quattro (come sperimentato in qualche occasione) è il massimo anche per uno non appassionato come me.
          Il problema è che, al contrario di Sensible Soccer di allora, sia FIFA sia PRO EVO di oggi non sono immediatamente accessibili al niubbo. C’è un abisso tra chi è appena smaliziato e chi non lo è: è come se il Brasile giocasse con il Virtus Casarano.
          È diventata una simulazione a tutti gli effetti, mentre allora aveva un buon bilanciamento tra gioco e simulazione, che la rendeva accessibile a tutti allo stesso livello dopo qualche partita.

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          1. assolutamente sì! è proprio quello il punto… pensa che una volta, alla fiera di roma, sono finito a fare un torneo di ISS PRO EVO, solo che io ancora non lo avevo quel gioco! avevo il predecessore… mi trovai molto male, persi 1 a 0. poi rimediai il gioco (si faceva la famosa modifica alla play e si usavano le copie dei dischi) e divenni bravo anche lì, ma certe emozioni non le provai più.

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        1. E insieme ai pallonetti erano la causa più frequente di micro-switch mandati al Creatore!
          Ci voleva coordinazione tra occhio-dito sul tasto di fuoco e mano. Una replica del controllo di palla che invece dei piedi utilizzava l’arto superiore. Per questo a calcio sono una pippa mantre a Kick Off me la cavavo piuttosto bene.

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