Escono dai fottuti pixel! Aliens Versus Predator [Parte I]


Dopo avere introdotto la rubrichetta aliena, foriera di biancheria intima insozzata, e avere percorso all’indietro il tempo fino ai primi anni Ottanta raccontando dei primi esperimenti di procurarci un colpo apoplettico con manciate di pixel in Alien per Atari VCS, Alien , Project Firestart e Aliens – The Computer Game per Commodore 64, ZX Spectrum e altri computer 8bit, balziamo in avanti nel 1999.

A livello evolutivo quindici anni nei videogiochi corrispondono più o meno al passaggio dall’Era della Pietra all’Era del Bronzo nell’evoluzione umana, tanto che la neonata rubrichetta dovrebbe già cambiare nome: da Escono dai fottuti Pixel! a Escono dai fottuti poligoni!

La mia copia di Alien Versus Predator

Alien Versus Predator è un videogioco sviluppato da Rebellion Developments e pubblicato da Fox Interactive nel 1999 per PC Windows.

Quando si tira in ballo la paura e la fantascienza, è impossibile non citare Alien e Predator e, per essere costretti a riassortire il nostro corredo di biancheria intima, cosa è meglio di averli entrambi, buttandoci in mezzo anche la specie umana? Questo post meriterebbe di essere sponsorizzato da una nota marca di intimo superlativo.

Uhé! Dici a me? E io che c’entro con gli alieni e i mostri schifosi?!?

La fine degli anni Novanta è per il genere “survival horror” densa di titoli destinati a essere ricordati.
Nel 1998, gli zombi e l’Umbrella Corporation ritornano in Resident Evil 2, dal Giappone e solo per gli USA (in Europa non verrà mai pubblicato) Parasite Eve contamina l’action RPG con il fenomeno “J-horror” scatenatosi lo stesso anno con la versione cinematografica del romanzo di Koji Suzuki, Ring; non mancano esempi anche nelle avventure “punta & clicca” con Sanitarium in cui il nostro alter ego è un uomo, colpito da amnesia in seguito a un incidente stradale, che si ritrova in uno strano manicomio alla ricerca della sua identità.
Nel 1999 avviene la definitiva consacrazione del genere come colonna portante dei videogiochi: Silent Hill, Dino Crisis, SystemShock 2, Resident Evil 3: Nemesis, Parasite Eve II e D2.

Per aumentare il fattore “paura” i videogiochi “survival horror” utilizzano sequenze scriptate e conseguenti  “jumpscare” (salti sulla sedia) e altri “mezzucci” quali munizioni e punti di salvataggio limitati.

Nel 1999 appare sugli schermi dei PC, Aliens Versus Predator (AvP), in apparenza uno spara-tutto con visuale in prima persona, emulo di Doom.

AvP è un’esperienza di terrore in cui scivoli lentamente come nel primo film di Alien, con la differenza che sei armato con un fucile d’assalto e lanciagranate, capace di polverizzare le creature ostili in pochi secondi. Se il pensiero vola al secondo capitolo cinematografico di James Cameron e a una rivincita della Marina Coloniale in memoria di Apone e degli altri commilitoni sterminati su LV-426, siete fuori strada.
AvP è un’esperienza terrificante moltiplicata per tre.

Tenete bene a mente la frase di Hudson in Aliens dopo che la navetta da sbarco viene distrutta da uno Xenomorfo, impedendo qualsiasi via di fuga ai Marine:

Questa è bella… Questa è bella davvero, ragazzi! E ora che accidenti si dovrebbe fare?! Ora sì che siamo sepolti nella merda!!!”

AvP riesce a sconfiggere la maledizione dei “tie-in” che perseguita i videogiochi ispirati ai film: cattura l’essenza di Aliens e Predator.

AvP è “tre giochi in uno”. Nello stesso scenario è possibile interpretare uno Xenomorfo, un Marine coloniale e un Predator: la trama si sviluppa attraverso una serie missioni (principali e bonus) e ogni personaggio ha le sue specifiche.

Mesdames et messieurs, faites vos jeux. Scegliete la vostra morte.

AvP prevede tre campagne separate in una sanguinaria battaglia per la sopravvivenza tra le tre specie più feroci dell’universo.
Tra i tre contendenti, sebbene nella storia della specie umana vi siano fulgidi esempi di ferocia sia verso i propri simili sia verso le altre specie viventi sul pianeta, il Marine coloniale è quello che si avvicina di più alla “carne da cannone”.

Ogni campagna sembra un episodio inedito del film ispiratore, ogni specie è immersa in situazioni e agisce esattamente come visto sul grande schermo.

Predator allo xenomorfo: “Che ti avevo detto?!? Gli umani non sono adatti a quel tipo di ballo!”

I Marine Coloniali avanzano nell’oscurità con i fucili a impulso spianati, pronti con i lanciafiamme e ignari di ciò che li attende. Gli Xenomorfi sono sospesi al soffitto negli angoli più bui, in attesa di piombare sulle loro prede e sfondare toraci e crani con la lingua fornita di mascelle zannute (in AvP è possibile!). Il Predator è sempre pronto alla caccia: segue la preda e si apposta attendendo il momento giusto, le sue armi non danno scampo, ma sono limitate (a differenza dei Marine che dispongono di un volume di fuoco superiore).

Ogni specie ha punti deboli e di forza, spetta al giocatore comprenderli e utilizzarli al meglio. Una prima critica mossa all’epoca ad AvP, infatti, è quella di essere un’esperienza non equilibrata. Vero per quanto riguarda lo Xenomorfo, ma in realtà è un errore se consideriamo il risultato ai fini dell’atmosfera e dell'”economia” di gioco complessiva.

Nella seconda parte la descrizione delle tre specie antagoniste, le loro caratteristiche e stile di gioco nonché l’ardua sentenza se Alien Versus Predator ha resistito ai giorni nostri oppure se i due CD-Rom della mia copia sono più utili come sottobicchieri per la birra (almeno mi salvano dagli aloni sul tavolo e cazziate di mugliera).

Continua a Alien Versus Predator [Parte II]

14 pensieri su “Escono dai fottuti pixel! Aliens Versus Predator [Parte I]

  1. Ohhh aspettavo con ansia questo post ^_^
    Ho notato altre critiche sul non equilibrio dei tre scenari, ma appunto – come dici – è una falsa sensazione. E’ ovvio che un marine non potrà mai avere i “poteri” di un Predator, così come i movimenti di un alieno non potranno mai eguagliare la giocabilità degli altri due personaggi. Sono tre esseri profondamente diversi e trovo molto ispirata la giocabilità profondamente diversa impostata dal gioco. Altrimenti si torna agli arcade a scorrimento, con tutti i personaggi bene o male con gli stessi poteri.
    Non so più quante ore ho perso a questo gioco, figuriamoci poi quando on line ho scoperto trucchetti e cheats vari: allora sì che è cominciato il divertimento!
    E in quanto a biancheria, giocando col marine ne serviva tanta, ma tanta sul serio! Proprio l’estrema fragilità del personaggio di fronte agli avversari rendeva impossibile andarsene “a cuor leggero”: ricordo che camminavo con una lentezza assurda, perché ogni pixel (o poligono) che si muoveva sullo schermo era uno spavento tale che mi toglieva anni di vita 😀
    Ho amato e giocato tantissimo al 2, ma questo primo AvP mi è rimasto nel cuore… e la paura di questo gioco è irricreabile!

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    1. E l'”orrore” mi ha colto quando mi sono accorto che WP ha sabotato il post, eliminando quasi tutte le immagini a corredo (sopratutto la seconda che merita, eccome se merita!) e inserendo al loro posto balbuzie di codice html e testo!
      Ora l’ho rimesso a poso, ma assicuro – che per quanto fosse un’ora improbabile della notte quando ho terminato l’articolo – l’anteprima era perfetta per andare in forno. La notte porta consiglia ma evidentemente non a W(C)P.

      Nella seconda parte che è quasi pronta, ha bisogno solo di qualche ritocco e corredo di immagini (sempre che WP non ci metta l’artiglio), andrò a sciorinare i tre “personaggi” interpretabili per altrettante “storie” differenti da cui discenderà che – sebbene con difetti evidenti, sopratutto al giocatore “moderno” – il tanto vituperato equilibrio esiste ed è al servizio del risultato complessivo, che come hai evidenziato è la paura di muoversi, il classico terrore paralizzante (a parte qualche salto dalla sedia).
      Chi ha voglia di giocarlo oggi, si prepari a sopportare tre schemi di comandi diversi, niente mappa, niente aiuti (e nell’originale in mio possesso, niente salvataggi); si prepari a sviluppare il talento del polipo alla tastiera e un blocchetto di indulgenze “gratta e perdonami” per l’abbondanza di bestemmie che AvP è capace di scatenare (sopratutto nella campagna dello xenomorfo).
      Oggi sono tanto in voga i soulslike tra quelli che – a volte con spocchia – si definiscono veri hard-core gamer (che sarebbe meglio di DENIM-l’uomo-che-non-deve-chiedere-mai?), ebbene AvP è – sicuramente per i motivi sbagliati (leggi: programmazione infarcita di bug e codice altamente migliorabile) – un perfetto esempio di “trial & error”, lo sbaglia e ritenta che tanto amano costoro e che, a me, dopo gli anni dei 16 bit, è venuto un po’ a noia, oltre a non essere un lusso di tempo che posso permettermi.
      Insomma, anche io ho amato questo gioco all’epoca, ma oggi ne starei alla larga perché non ho il tempo da dedicargli. E sarebbe un peccato se non vi avessi già investito parecchio del mio tempo, blocchetti di indulgenze, mutante e sapone per l’igiene intima.
      A brevissimo la seconda parte,
      Lucius, ferro e fuoco, qua la mano!

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  2. Quanti infarti mi sono presi giocando col marine a questo gioco! Il face hugger ti uccideva sul colpo, per dire, e giocai la prima versione uscita in cui NON SI POTEVA SALVARE durante il livello. Era leggermente difficile, diciamo. Con l’acido che usciva degli xenomorph che ti uccideva quando li uccidevi se eri in traiettoria.

    Gioco superlativo per me, comunque!

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    1. “leggermente” difficile? Diciamo pure senza il “leggermente”. Non vorrei indurre le giovani leve ad acquistarlo (anche se il prezzo oggi è al di sotto di un pacchetto di sigarette, per quanto potrebbe causare l’infarto molto più velocemente).
      Nella seconda parte sciorinerò questo aspetto, che è una parte essenziale che contribuisce al successo di questo gioco (non parlo di successo commerciale, ma degli effetti provocati sul videogiocatore).

      Quando si va a rovistare nella “cantina dei videogiochi”, il giudizio è sempre influenzato da:
      – le esperienze e il periodo in cui la vecchia cariatide come me vi ha giocato
      – le uscite degli altri titoli contemporanei (ad AvP disse sfiga a essere pubblicato insieme a mostri sacri come UT, Quake 3 e HL Opposing Forces)
      – le macchine sui cui giravano (che nel caso del PC raramente corrispondeva ai requisiti per ottenere il massimo. oggi abbiamo potenza computazionale e grafica ridondante anche nei sistemi di fascia media)
      Aspetto allora le tue osservazioni nell’imminente seconda parte.

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        1. Vecchia cariatide e ne vado fiero! È una citazione di Alan Ford, il vecchietto sulla sedia a rotelle, il capo della banda era Vecchia Cariatide. Ecco io mi vedo così rapportato ai videogiochi 😂.
          Cerco di essere “neutrale” nel giudizio proprio esprimendo in chiaro la mia esperienza e l’aspetto soggettivo così che ognuno possa farsi un’idea propria.

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  3. Era già un ottimo post anche senza la modella ospite 😉 Colpito al cuore, giocavamo ad “AvP” in multiplayer sulla rete di pc a scuola (storia vera) quindi ne ho un ricordo spassosissimo di gran divertimento “rubato” tra i banchi di scuola! Cheers

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    1. A scuola?!? Ma come funzionava? Sono curiosissimo. Era “ufficialmente” permesso o era “non autorizzato”? Racconta, dai.
      Il mio sogno è insegnare Storia in aula multimediale, PC in rete, ogni PC uno o due alcuni e lanciare Total War: Rome.
      E costringerli a studiare la Storia se vogliono continuare la sessione di gioco alla prossima lezione…
      Ma AvP va oltre ogni sogno bagnato! Spiffera subito 😉
      Di sicuro Irina (che ricorre con cadenza periodica tra queste pagine) ingentilisce il racconto di mostri schifosi (cit. Dutch al Predator nel combattimento finale del primo film).
      Grazie per l'”ottimo”. Spero di bissare nella seconda parte che almeno in videogiochi mi sento di aspirare alla promozione a pieni voti (non so quanto mamma’ ne sarà orgogliosa)

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  4. Pingback: Escono dai fottuti pixel! (4) Aliens Versus Predator [Parte I] | 30 anni di ALIENS

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