Batmancito [Ep.#41] – I conti non tornano (quando li fai senza l’Oste)


Segue da [Ep.#40] – Cave canem

Ulysses guarda i compadres compiaciuto. Ha terminato il suo lungo racconto di come ha contribuito, insieme a Honda e Batmancito, a rendere al Gran Satanasso le cinque anime maledette dei licantropi fuggitivi. Sul viso gli si legge un’espressione di liberazione e soddisfazione insieme: l’Oste è stato vendicato.

Vendicarsi di un nemico è ricominciare un’altra vita. Aveva ragione un antico scrittore latino.” sono le ultime parole di Ulysses.

Narciso scuote la testa con ostentazione e poi fissa Ulyssses:

“Non ci posso credere. Sí, increíble es la palabra perfecta para eso. Avete lasciato il bagno in quelle condizioni?! Due cadaveri mutilati con ferite evidenti di morsi lasciati lì in mezzo a un lago di sangue e Dio sa cos’altro!”.

Ulysses gli ribatte:

“D’accordo, ti do’ ragione. Ma non ti ci abituare. – prosegue –  Mi rendo conto che abbiamo lasciato il bagno in condizioni tali che non ci salverebbe nemmeno la protezione di Santa Zita dalle maledizioni del personale delle pulizie. Però, – alza il dito indice della mano destra e lo punta verso Narciso – nel bagno abbiamo lasciato su un lavandino un biglietto con su scritto ‘Perdón por el desorden’ e sopra ci abbiamo piazzato un bel malloppo di dollari americani, che abbiamo preso dai portafogli dei due yankee. Tanto non ne avevano più bisogno.”.

Narciso porta entrambe le mani sul viso e poi nei capelli a mimare il gesto di strapparseli via. Guarda Ullysses e gli dice:

“¿Sabes lo que… me rindo – alza gli occhi al soffitto come a volere tirare giù tutti i santi e i cherubini dall’Alto dei Cieli –  Mannaggia ‘o suricillo e ‘a pezza nfosa Ulì! Me lo ripeteva spesso l’Oste ma vale pure per te: ‘a lavà a capa ‘o ciuccio se perde l’acqua e ‘o sapone!” .

Distoglie lo sguardo da Ulysses e si volta verso l’ispettore Diaz:

“Ispettore, non mi dirai che la Policia, come nel caso del cadavere del licantropo ad Aqua Azul, ha scritto sul rapporto ‘probabile aggressione di giaguaro’?  – fa una pausa ma non aspetta la risposta dell’interlocutore – “Perché ammettere la presenza di un giaguaro che se ne va in giro per l’Aeropuerto Internacional Ángel Albino Corzo a sbranare turisti è meno credibile che i Maya siano discendenti di una razza extra-terrestre!”.

L’ispettore si schiarisce la voce e prende la parola con tono autorevole:

“Lo siento, amigo mío, necesito que te detengas ahí. I fatti appena raccontati da Ulysses non potevano passare inosservati e senza conseguenze importanti. È stato proprio dopo la mattanza all’aeroporto di Tuxtla che si è messo in moto el Comisionado General e tutti i dipartimenti di Policia del Paese hanno ricevuto questa!”.

Sbatte il palmo della mano destra aperta sul documento poggiato sul tavolo.

“Lo escrito, escrito está!”  – sottolinea queste parole battendo più volte il palmo sul tavolo – “Siamo andati vicini a uno dei più gravi incidenti diplomatici tra Messico e Stati Uniti d’America: una scia di sangue tra il Quintana Roo e il Chiapas, cinque corpi di uomini, tutti di nazionalità statunitense, alcuni decapitati, tutti mutilati di entrambi gli orecchi asportati da una lama affilata.

Si è mobilitata mezza America! La Procuraduría General de la República, el Centro de Investigación y Seguridad Nacional, el Grupo Especial de Operacione, la CIA e la DEA. Sono spuntati retenes militari e di polizia a ogni incrocio stradale di tutto il Paese.”.

Ulysses commenta ridacchiando:

“E tutti si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano.”.

Cesar aggiunge:

“E non è ancora finita. Il sesto licantropo, manca il sesto licantropo. Dodici orecchi e cinque lupi-mannari. Non tornano i conti.”.

Ulysses interviene a conferma delle parole di Cesar:

“Lo siento, ojalá pudiera ayudar. Tutto quello che abbiamo fatto, l’ho raccontato nei minimi dettagli. Speravo che durante il racconto mi ritornasse la memoria della faccenda o di qualche particolare, ma come siano finite le orecchie di un sesto licantropo nello scrigno insieme alle altre, rimane un mistero. I conti non tornano. Questo è poco, ma sicuro. Potrei mangiarmi il cappello…”

Cesar conclude:

“Tenemos que resolver nuestro propio misterio aquí, compadres.”.

Cala un improvviso silenzio nella taverna, tutti i compadres si guardano l’un con l’altro spaesati, senza avere risposte e senza nemmeno domande da porre.

Un tuono scuote la taverna dalle fondamenta. Le pareti scricchiolano, la tempesta annunciata da Narciso sta per abbattersi con violenza sul paese.

Appena l’eco del tuono sfuma, il silenzio appare ancora più ingombrante, comprime e dilata avvolgendo spazio e tempo, cupo per le ombre della malinconia e gravato dal peso del dolore. Si ode solo un timido e flebile tintinnio del travaso di tequila e cerveza dalle bottiglie ai bicchieri. D’un tratto una voce squarcia il silenzio:

“Sono stata io.”.

Continua a [Ep.#42] – Attrazione immortale

 giaguaro-pipistrello-maya

34 pensieri su “Batmancito [Ep.#41] – I conti non tornano (quando li fai senza l’Oste)

        1. Mmmh (bocca cucita). Sorrido perché la storia già scritta nella mia mente molto tempo fa, riserva ancora qualche sorpresa.
          Questa interazione della storia con il lettore è una degli aspetti migliori di questo sbattimento di tastiera in salsa guacamole y habanero.

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    1. L’argento non è mai stato un metallo amato dai lupi-mannari 😂 e in effetti in questo caso il lavoro sporco l’ha fatto qualcun altro invece che la Trinità stramba di uomo, un cane e un pipistrello. Prova a indovinare dai! Qui danno Luz per la favorita.

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    1. Aha! Spunta un nuovo personaggio, chissà Zeus che ne penserebbe di un’apparizione alla taverna della sua guida. In teoria, mentre accadono queste vicende alla taverna, Zeus e Kore sono in viaggio nell’Ade. Però è anche vero che Kore tanto “normale” non è, quindi potrebbe avere il dono dell’ubiquità.
      Mi piace molto questo tuo collegamento tra Infierno di Zeus e questo mio Batmancito. Grazie!

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  1. Pingback: Batmancito [Indice] – Pictures of You

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