A lezione con Age of Empires


Leggere la Storia vi annoia a morte? Provate a giocarci.

Age of Empires, una pietra miliare dei giochi di strategia in tempo reale, sviluppato da Ensembles Studios e pubblicato da Microsoft nel 1997 sta per tornare sui nostri schermi. A distanza di venti anni, Age of Empires Definitive Edition sarà disponibile il 20 febbraio, solo in edizione digitale in esclusiva su Microsoft Store.

Il motivo di questo ennesimo sbattimento di tastiera sui videogiochi non è la nostalgia-nostalgia canaglia o la “moda” retrò(gaming).  Posso immaginare che poco interessi sorbirvi il mio “manifesto” in VideO’gioco (quant’è bello, spira tanto sentimento) (…come darvi torto con un titolo del genere), perciò riassumo il succo: i videogiochi mi hanno arricchito, la mia passione mi spinge a condividere la mia esperienza e parlarne fino a che server o lettore non schianti.

Così questa “rimpatriata” con Age of Empires è l’occasione, sì di raccontarvi come era un gioco di strategia in tempo reale che ha fatto la Storia del Videogioco, ma anche per continuare un tema a me caro e cioè il serious gaming, in particolare la sua applicazione nei videogiochi che nascono come puro intrattenimento e vengono utilizzati anche a fini educativi, formativi e terapeutici (per saperne di più leggi Serious games. Terapie con i videogiochi).

Contenuto della scatola di Age of Empires: (da sx in alto in senso orario) foglio a quattro ante delll’Albero tecnologico, CD-Rom, scatola e manuale d’uso.

Per prepararvi a ricostruire il vostro impero, rispolvero la mia vecchia e sontuosa scatola del gioco originale, acquistata venti anni fa, e riaccendo il fido PC “muletto”, che ha resistito a ripetuti assalti rottamatori di genitori, fratelli e moglie. Questa mania di fare “pulizia” e buttare le cose “vecchie” non la capirò mai.

Ogni volta che pigio il pulsante di accensione del “muletto” avverto una certa apprensione. Venti anni sono tanti per questi circuiti e i PC sono uno strano incrocio tra i cani e gli uomini: come i cani, vivono un lasso di tempo limitato; come per gli uomini, le parti di “ricambio” sono difficili da reperire e non sempre compatibili.

Al giorno d’oggi, le caratteristiche del PC “muletto”, memoria RAM, scheda grafica, processore, fanno tenerezza; tuttavia, è l’unico modo possibile per questa “rimpatriata” con Age of Empires poiché, a parte le differenti versioni di Windows e librerie grafiche succedutesi nel tempo, l’architettura 64-bit degli attuali processori risulterebbe indigesta al codice del gioco.

Age of Empires è un gioco di strategia in tempo reale, in cui occorre condurre una determinata civiltà, selezionabile tra le dodici disponibili, dall’Età della Pietra all’Età del Bronzo, alla sua massima espansione e floridezza.

Il genere dei videogiochi strategici in tempo reale (RTS) non è nel 1997 una novità, già nel 1980 la console Mattel Intellivision disponeva di due giochi dalla meccanica simile: Sea Battle e Utopia. Nel 1989 appare su Commodore Amiga il primo simulatore di Dio, Popolous, che inaugura un sotto-genere, il “God game”, ma è a partire dal 1992 che assume la struttura che abbiamo ancora oggi e il nome “RTS” (real time strategy): nel 1992 viene pubblicato Dune II, seguono nel 1994 Warcraft: Orcs & Humans e l’anno dopo Command & Conquer e Warcraft II. Nel 1997 gli sviluppatori e gli editori hanno consapevolezza dell’importanza degli RTS e Age of Empires è uno tra gli oltre venti titoli pubblicati, un numero più che doppio rispetto all’anno precedente e cinque volte superiore a quello di due anni prima.

La ricca produzione di RTS del 1997 è anche di qualità: una buona metà sono titoli molto validi, Command & Conquer viene consacrato come franchise di riferimento con il suo “prequel” Red Alert e molti diventano delle vere e proprie serie. Oltre a Age of Empires, Dark Reign, Earth 2140, Imperium Galactica, KKnD, Myth, Total Annihilation appariranno negli anni seguenti con un numero progressivo dopo il titolo.

In questa concorrenza agguerrita di titoli tutti da provare, Age of Empires si distingue per la novità che introduce: non è il primo gioco strategico d’ispirazione storica, ma è il primo che permette di seguire una civiltà attraverso più Ere, da un semplice villaggio di capanne a un impero.

Piccoli villaggi crescono

In Age of Empires si inizia con un piccolo villaggio e qualche abitante nel bel mezzo di un territorio inesplorato e ostile. Gli abitanti del villaggio procacciano legno, roccia, cibo e oro ovvero le quattro risorse (peraltro limitate) che permettono di costruire praticamente qualunque cosa e avanzare al successivo stadio tecnologico e quindi evolutivo.

Il livello tecnologico gioca un ruolo molto importante: viene acquisito impiegando un certo ammontare di risorse e permette di accedere a costruzioni più avanzate e unità più potenti. Non esiste un modello economico complesso e la gestione delle risorse è molto semplificata: non appena la civiltà avanza, sviluppa ulteriori esigenze che richiedono un maggiore sfruttamento delle risorse, ma il modo in cui queste vengono procurate sono soltanto leggermente più complesse.

Metropoli si sviluppano

Un’altra particolarità interessante di Age of Empires è la diversità delle unità e delle costruzioni nonché il bilanciamento delle stesse; ogni civiltà presenta punti di forza e debolezza e ha a disposizione unità con caratteristiche uniche perché derivanti dal proprio retaggio storico (i romani le legioni, i Persiani i catafratti, gli Ittiti i carri falcati). Se, infatti, gli edifici si differenziano unicamente graficamente, con funzioni comuni a tutte le civiltà, le unità militari si distinguono in diverse categorie:

  • fanteria, dai semplici armati di clava e ascia agli opliti e centurioni;
  • arcieri con arco lungo, a bordo di bighe o sugli elefanti;
  • cavalleria, che include anche bighe, catafratti ed elefanti da guerra;
  • macchine da assedio.

Con la costruzione dei templi si rende persino disponibile il sacerdote, unità che permette di curare i feriti o convertire alla propria fazione le truppe avversarie, tecnica assolutamente da usare nelle partite in multiplayer. Immaginate la faccia del vostro avversario, che ha speso risorse e tempo per delle unità particolarmente potenti e, al momento dell’attacco, se le vede ritorte contro!

Alea iacta est

Le unità militari si differenziano nelle caratteristiche (capacità difensiva, attacco, velocità) a seconda della civiltà di appartenenza e del grado tecnologico raggiunto: un oplita greco si comporta in battaglia in maniera diversa da un samurai giapponese. All’epoca della sua pubblicazione, ricordo di essermi perso nella lettura della descrizione delle diverse unità militari nella piccola enciclopedia contenuta sul disco.

Per quanto la competizione con la CPU possa essere sfidante, l’intelligenza artificiale in modalità “single player” ha i suoi difetti, sopratutto nel “pathfinding”, ovvero l’insieme di tecniche che permette di fare muovere i personaggi non giocanti all’interno dell’universo di gioco. Il “pathfinding” è un algoritmo che regola i movimenti sia delle unità gestite dalla CPU sia le unità gestite dal giocatore quando indica a un’unità di spostarsi dal punto A al punto B distante sulla mappa di gioco. Spesso accade, infatti, che dopo avere impartito dei comandi alle nostre unità, le si ritrovi a vagare in cerca di cicoria invece di procurare prezioso oro e legname oppure, addirittura, incastrate in una palma nel bel mezzo di un terreno desertico.

E’ pure vero che pretendere da un processore del 1997 di elaborare algoritmi euristici complessi è come chiedere a un bambino di quinta elementare di spiegare il teorema di Lagrange, ma il fattore Tempo in un RTS è fondamentale: è questione di sopravvivenza, la differenza tra il successo e l’essere sopraffatti.

Cartago delenda est

Mentre il giocatore è intento a recuperare le unità come il pastore le greggi indisciplinate, perso in tanti rivoli di micro-gestione, la CPU sta facendo evolvere la propria civiltà a uno stadio tecnologioco superiore e si prepara a un “rush” devastante.

Il “rush” nei videogiochi è una tattica similare al “blitzkrieg” che la Wehrmacht applicò con devastante successo nella Seconda Guerra Mondiale: la velocità e la sorpresa sono gli elementi cardine per sopraffare l’avversario prima che riesca a organizzare un’infrastruttura logistica ed economica tale da garantire una capacità espansionistica o una difesa efficace. Nei primi RTS, i programmatori avevano il vizietto di dotare la CPU di una predilezione al “rush” poiché è un escamotage per mascherare i limiti di programmazione dell’intelligenza artificiale. Insomma, la CPU tendeva a barare.

Nella modalità multiplayer Age of Empires esprime il massimo: potere disporre di uno o più avversari in carne e ossa moltiplica l’imprevedibilità delle situazioni e le corrispondenti soddisfazioni; Age of Empires ha avuto un forte impatto come gioco multiplayer tanto da diventare un vero e proprio fenomeno di massa: nell’Internet Gaming Zone di Microsoft dell’epoca si potevano trovare gruppi di discussione sulle varie strategie da applicare in battaglia e naturalmente sfidare qualcuno dall’altra parte del mondo.

L’editor incluso nel videogioco è la ciliegina sulla torta: potere creare mappe e campagne a proprio piacimento ha scatenato appassionati e amanti del bitcolage-fai-da-te e, in breve, sulla Rete sono apparsi moltissimi scenari e campagne (la Guerra di Troia, un esempio su tutti) creati dai giocatori stessi.

In conclusione, Age of Empires è un autentico capolavoro per l’attenzione al dettaglio e la ricostruzione storica, seppure semplificata, ma efficace. In passato, i software educativi hanno cercato di insegnare la Storia, ma seppure ricchi di informazioni e di materiali illustrati, il livello di divulgazione si è dimostrato elementare e il valore didattico nullo. Vi si avverte sempre la sensazione di separazione tra chi la materia pretende di insegnarla e chi non la conosce, una sensazione che l’informazione venga “infusa” dall’alto, anche se non richiesta.

Un videogioco può essere il “cavallo di Troia” per attivare un genuino interesse nella Storia, un medium che spinga a cercare informazioni su cosa fosse un catafratto oppure leggere dell’espansione dell’impero persiano sotto Serse o quali fossero le tecniche militari dei legionari romani, anche solo per trionfare sul giocatore Annibale82 che nelle partite in multiplayer continua a spianare la vostra civiltà romana. Age of Empires può essere proprio questo.

Age of Empires non pretende di insegnare la Storia – come per stessa dichiarazione degli autori della Ensemble Studios – ma riesce a stimolarne un interesse integrandola in piccoli dettagli sia nella grafica sia nella giocabilità. Questo videogioco rappresenta l’unione del divertimento all’apprendimento: giocando, si finisce involontariamente per conoscere un po’ di più degli Egizi, dei Sumeri, dei Macedoni e delle altre civiltà, viene la voglia di conoscere come si sono evoluti i regni, gli imperi, le dinastie e come sono finiti.

All’epoca della pubblicazione di Age of Empires era in corso un piano quadriennale di diffusione della tecnologia nelle scuole. Gli istituti alla prima alfabetizzazione telematica finanziati tra il 1997 e il 1998, furono più di diecimila. Quasi seimila, invece, le scuole che ricevettero fondi per l’acquisto e la gestione di strutture multimediali da utilizzare nella didattica. Investimenti per un totale di 430 miliardi (fonte Repubblica.it Computer in classe? Solo una scuola su due, 17 ottobre 1998) e io fantasticavo di come Age of Empires, installato in rete LAN, avrebbe potuto rappresentare una “lezione” di Storia interattiva, di come gli studenti avrebbero continuato a casa a studiare “storia”.

Dopo il successo di Age of Empires, Microsoft ha pubblicato nel 1998 un’espansione del gioco originale (oggi si chiamano “DLC“) dal titolo Rise of Rome, dedicata alla sola civiltà romana, cui sono seguiti:

  • Age of Empires II: The Age of Kings (1999), dedicato al periodo storico dal Medioevo al Rinascimento; con tre espansioni: The Forgotten (imperi dimenticati), The Afirican Kingdoms (Africa pre-coloniale), Rise of the Rajas (i regni del sud-est asiatico).

  • Age of Empires III: Age of Discovery (2005),  che abbraccia il periodo dalla Conquista del Nuovo Mondo alla Rivoluzione industriale; con due espansioni: The WarChiefs (varie personalità militari vissute tra il 1500 e il 1750) e The Asian Dynasties (dinastie asiatiche tra il 1500 e il 1750).

Menzione d’onore anche  a due spin-off ben riusciti dedicati a due temi differenti: la mitologia in Age of Mythology e le guerre stellari in Star Wars: Galactic Battlegrounds.

Age of Empires ha venduto oltre venti milioni di copie suddivise tra i tre capitoli principali, espansioni, spin-off, conversioni per console e rimasterizzazioni in HD Edition, ma le trascurabili recenti versioni online e “free-to-play” nonché la chiusura degli Ensemble Studios nel 2009 hanno fatto sì che questa storica serie venisse inghiottita nelle nebbie di annunci di nuovi capitoli, di cui non si è saputo più nulla, nemmeno di un’eventuale cancellazione.

Il 20 febbraio Age of Empires ritorna nella sua Definitive Edition con tutti i contenuti dell’originale per quaranta ore di campagna aggiornata con una nuova narrazione, una giocabilità migliorata, grafica fino alla risoluzione 4K, multiplayer per battaglie online fino a 8 giocatori.

Siete pronti a costruire il vostro impero?

Il Grande Dittatore, Charlie Chaplin (1940)

46 pensieri su “A lezione con Age of Empires

  1. Age of Vampires… Empires ancora non l’ho giocato, ma mi ha sempre incuriosito. Certo, lo spin off mitologico mi attira di più…
    Riguardo all’insegnamento via videogiochi, il problema è che chi ha le informazioni potrebbe non essere un designer capace, quindi il risultato potrebbe essere un gioco noioso e in più zeppo di spiegoni…
    Anni fa, un’amica insegnante vide un videogioco terribile a tema gestione aziendale, una roba astratta che sembrava fatta da qualcuno che un videogioco non l’ha mai visto… a volte, con l’idea che un gioco sia un banale divertimento, la sua creazione o la sua fruizione non son considerate degne di impegno 😕

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    1. Vero, ma è proprio per questo motivo che ritengo che il “serious gaming” debba tendere a una convergenza con il videogioco e non rintanarsi in una nicchia di software pensati per la didattica. Questa strada è stata già inseguita e cavalcata con l’edutainment ed è fallita, trascinando con sé anche parecchie aziende o divisioni aziendali.
      A ognuno la sua specializzazione: le software house continuino a sviluppare videogiochi divertenti e dettagliati; gli insegnanti, visto che devono aggiornarsi professionalmente, provino a capire come sfruttare certe caratteristiche di un medium che i ragazzi amano. Age of Empires è semplice come gameplay, può capirlo davvero chiunque abbia un minimo interesse. Cosa diversa sono titoli come Total War, graficamente favolosi, complessi nella gestione fino agli aspetti della diplomazia. Ma puoi immaginare l’effetto di una lezione di storia sulla civiltà romana mettendola in pratica in un’aula collegata in Rete e sugli schermi Total War Rome II?

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  2. Zeus

    Ho giocato anche io a Age Of Empires e devo ammettere che l’ho sempre trovato stimolante. Mi aveva intrigato anche Sid Mayer’s ma poi mi sono rivolto a AoE per motivi di capacità di gestione del mio vecchio e logoro Pc.
    Il blitz/rush della CPU è un fattore che bisognava mettere in conto per i primi giochi di questo tipo: mi ricordo le partite a Dune e le bestemmie che tiravo perché io, con cautela e intelligenza, creavo un esercito degno di questo nome (che ormai contava BEN 12 elementi di un certo spessore ahah) e la CPU mi assaltava con una folla pari a quella delle vecchiette che arrivano al supermercato nel giorno degli sconti. Nessuna pietà!
    Certe volte il rush era il vero, grande, limite di quest giochi perché ti faceva cadere le braccia (ehehe) e non riuscivi a completare le missioni sfruttando una strategia “reale”.

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        1. Europa Universalis! Qui siamo sullo strategico pesante. Complesso e concede poco alle mirabilie grafiche che piacciono ai ccciofani! Pensare che tra mappe a esagoni di Panzer General e Fantasy General ci ho buttato pomeriggi interi. Su Amiga c’era uno di questi strategici con una grafica praticamente inesistente, Star Fleet, che mi faceva sentire come il Comandante Kirk al comando dell’Enterprise. Il problema è che richiedono molto tempo e la curva di apprendimento è piuttosto ripida; oggi non ho più tutto quel tempo a disposizione. Age of Empires riusciva a appiattire la curva di apprendimento e conservare una complessità tale da ottenere soddisfazioni. Dune II per me comunque numero 1.

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          1. Zeus

            Europa Universalis! Esatto. Grandissimo gioco, se l’avessi scoperto 15 anni fa sarei andato fuori di testa. Adesso mi rende solo nervoso perché non ho tempo per seguire tutto. Ci ho tentato, giuro, ho provato a portare avanti gli Ottomani (civiltà più semplice), ma mi sono scoperto a cliccare sulla barra spaziatrice (accelera il tempo) troppe volte e così… zero ragionamenti etc etc.
            Dune stupendo.

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    1. A partire dal 1997 ogni software house si è messa a sfornare RTS. Ne ho macinati anche io a bizzeffe è ancora oggi sono il genere preferito quando gioco su PC. WH40K Dawn of War e Total War i miei preferiti. Ma anche su Amiga ce n’erano, in particolare una chicca ambientato nella Terra di Mezzo pubblicato da Melbourne House: War in Middle Earth. Guidavi le armate di Rohan, di Gondor e degli Elfi (piccoli segnalini sulla mappa) e la Compagnia dell’Anello contro le armate di Mordor e Isengard. È come non citare Lords of The Rising Sun della Cinemaware ambientato nel Giappone è ispirato ai film di Kurosawa.
      Un genere in cui dovevi spremere anche le meningi, altro che videogiochi che ti fanno diventare deficiente. Cibo per la mente e per la fantasia!

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  3. ricordo l’uscita di questo gioco che MS spingeva nelle vendite. I videogiochi non mi hanno mai appassionato perché ero e lo sono tuttora una frana con qualsiasi strumento ludico. Non cio sto a perdere senza capire il motivo 😀

    O.T. ho recuperato dal web una bella piattaforma per costruire video giochi.Naturalmente gratis. Tra gli esempi c’era anche il mitico breakout, oltre ad altri giochi.

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  4. Age Of Empires II è stato il primo gioco su CD per computer che abbia mai acquistato. Mi ricordo l’emozione di spendere i soldi del compleanno per quella scatola scura e trovarci dentro, oltre al gioco, un manuale che aveva (ed ha) le dimensioni di un libro. Quante ore a seguire (e a compiere) le imprese di Barbarossa, Giovanna D’Arco, Wallace, Saladino, Gengis Khan! Erano altri tempi ed AOE II mi è rimasto nel cuore. Non parliamo poi dell’editor di mappe che mi faceva ricreare colossali scontri dove centinaia di soldati si affrontavano o immense battaglie navali con torri dalle quali partivano cannonate in fortezze uscite dalla mia (malata) fantasia!
    Un’amore che è durato anni ma che col tempo è tramontato: con la demo di Shogun Total War e poi Medieval Total War avevo trovato una nuova saga strategica da venerare. Ma questa è un’altra Storia.

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    1. Come ti capisco! Perché di quella malata passione patisco anche io. Il secondo Age of Empires poteva contare su una grafica migliore e nel complesso era un prodotto migliorato. Non un “more of the same”, ma un miglioramento di ciò che funzionava meno nell’originale. Le espansioni dedicate a questo secondo capitolo sono davvero delle chicche, frutto di una ricerca approfondita. Probabilmente oggi non le produrrebbero perché troppo di “nicchia”.
      Amo Total War da impazzire e dal primo Shogun fino al primo Rome li ho spolpati. Purtroppo, i più recenti a causa del solito tempo-tiranno li ho giocati veramente poco e me ne rammarico perché Shogun 2 e Rome 2 sono immensi.

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      1. Su Shogun Total War II sono d’accordo, per quanto riguarda Rome II Total War penso che si sia persa quella “magia” ed originalità che c’era nei prodotti iniziali. Dopo la parentesi Warhammer, la saga pare riprendere il filone storico. Nel frattempo però ho scoperto Europa Universalis e Crusader Kings…ed è stato subito amore!

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        1. Come ti dicevo ho giocato poco ai secondi capitoli di Shogun e Rome, mentre sui primi ho trascorso un numero di ore importante.
          Non so se la “perdita di magia” di cui scrivi sia imputabile al fatto che siano appunto secondi capitoli e quindi al fattore “novità”. Total War fu un’autentica novità rispetto a come venivano rappresentati gli aspetti tattici (le battaglie) e strategici. Una antesignano di Total War di simile ambientazione storica è Centurion, mentre per le campagne in ambientazione fantasy: Warhammer Shadow of the Hornet Rat e Warhammer Dark Omen.
          Convengo – ma ripeto, potrebbe essere imputabile allo scarso numero di ore di gioco – che i secondi capitoli sono diventati molto più complessi e hanno perso quell’immediatezza della virtuosa semplificazione (non banalizzazione) che aveva il primo Shogun e anche Rome, che tuttavia già implementava dei gradi di complessità aggiuntivi.
          Europa Universalis e Crusader Kings sono due ottimi prodotti (Paradox oggi ha raccolto l’eredità della SSI degli anni Novanta), ma sono ancora più complessi a mio modo di giocare, sono più strategici e meno tattici. Probabilmente è proprio la prevalenza dell’aspetto strategico, in cui i Total War secondo me non eccellono, che ti è più congeniale.

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          1. Sicuramente non eccellono nell’aspetto strategico-diplomatico (storicamente il tallone d’Achille della serie) ma da Rome II hanno fatto dei passi indietro che mi hanno sopreso. Amavo un pò giocare di ruolo nei capitoli precedenti, seguendo le gesta dei miei generali (tra i quali Amulio Valerio, da cui il nick), per farti un esempio in RTW2 hanno tolto l’albero genealogico delle famiglie (che poi hanno reinserito in Attila), per non parlare delle stesse animazioni in battaglia dove i romani sembrano combattere ognuno per sè (complice l’utilizzo dello stesso motore grafico di Shogun Total War 2). Non parliamo poi della scarsa propensione del titolo ad essere moddato (non ricordo a quante mod ho giocato su RTW e MTW2: da quelle più storiche a quelle ambientate nella Terra di Mezzo, una varietà pazzesca!). Hai ragione quando parli delle novità apportare da questa saga un un decennio fa, la Creative Assembly di un tempo era stata innovativa, ora sembra che si sia fermata raccogliendo i frutti dei successi passati. La Paradox, d’altro canto, sforna capitoli eccellenti ma a stare dietro i continui DLC si diventa matti!

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              1. Hai ragione, ormai è l’era dei DLC. E’ anche vero che i titoli Paradox hanno un calo del prezzo iniziale vertiginoso e rapidissimo e che a livello contenutistico sono sostanziosi, questo va detto. Il trucco è saper aspettare e prendere tutto quando ha costi contenuti (spesso il titolo più le espansioni uscite fino a quel momento, dopo circa un anno dall’uscita, sono acquistabili davvero con poco. Il problema è che, se da un lato supportano il gioco anche dopo anni, dall’altro sfornano DLC ogni 6 mesi!).

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                1. Il videogioco su PC è diventato economico. Su console occorre avere di quelle accortezze di cui scrivi. Tra gli Humble Bundle e i saldi di Steam i prodotti Paradox li acquisti vermanete a poco e hanno contenuti ricchissimi. Ho una copia fisica di Sengoku – sono un appassionato del Giappone feudale se non si è capito 😉 – ed è un prodotto ben curato: il manuale è stampato, scritto in modo dettagliato, la confezione del dvd ha una sovracopertina in cartone.
                  Se ti va di leggere il mio post sui DLC, eccolo:

                  DLC cui prodest?


                  Sarebbe interessante uno scambio di opinioni.

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    1. Talmente fu il successo del primo, che esiste una versione del secondo per PlayStation 2. Non oso immaginare che manovre con il joypad toccava fare. Gli RTS sono per PC: l’interfaccia mouse-tastiera è insostituibile. Ho giocato qualche RTS su console: pensa che Command & Conquer lo comprai per la prima volta sulla prima PlayStation perché il mio PC non avrebbe retto ai requisiti minimi. Di recente, essendo malato di Halo, non ho potuto evitare i due Halo Wars, ma oggettivamente non c’è paragone con il PC.
      Tanto quanto gli FPS, ma RTS e simulazioni sono PC only.

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    1. Un imperatore? Un valoroso condottiero?
      ahahahah Concordo che questo gioco abbia rappresentato qualcosa di più di un semplice trastullo. Perciò credo sia opportuno ricordarlo, non come “retrogaming” (termine a cui sono insofferente), ma come pietra miliare cui molti videogiocatori oggi hanno un debito di gratitudine per essere stata la chiave di una porta a universi fantastici ma anche stimolo a scoprire. Decisamente un videogioco che ha fatto la Storia non perché sono passati 20 anni, ma perché oggi ci sono persone, come me e te, che ne ricordano le emozioni e vi collegano dei ricordi, che portiamo ancora con noi.

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  5. Questa tipologia di giochi è la mia croce/delizia. A parte “Sim City” nei primissimi Novanta – roba rozzissima – mi sono applicato in questi giochi nella seconda metà dei Novanta, e credo che il primo titolo con cui ho iniziato è stato “Caesar III”. Così ho scoperto che non sono tagliato per la pianificazione ma anche che c’erano limiti insormontabili. Non so “AOE”, ma Caesar aveva il limite per cui qualsiasi cosa tu facessi, per quanto bene ti organizzassi, arrivavano le cavallette e perdevi tutto, o la siccità o calamità varie. Provai vari titoli – all’epoca scoprii che si potevano affittare giochi nella videoteca locale – ma il discorso non cambiava: la mia naturale impeditezza unita a limiti strutturali mi fecero ben presto capire che quel mondo non faceva per me.
    Invece ho avuto colleghi che hanno raggiunto l’eccellenza. Uno ha giocato così tanto a “Cossacks” che veniva a lavoro a cavallo 😀 Un altro a forza di fare simulazioni dell’Impero romano era più esperto di uno storico: grasso che cola se aveva preso la terza media ma sapeva dirti tutto delle gentes romane!
    Fomentato dai saggi di Richard Dawkins, provai anche “Creatures”, un gioco di simulazione genetica in cui potevi “educare” esserini e studiare i modi diversi in cui crescevano a seconda di come li educavi e delle esperienze che facevano. (Se avessi avuto il modem avrei potuto farli incontrare con esserini di altri utenti per vedere come avrebbero interagito.) Sulla carta era un gioco intellettualmente splendido ma alla fine era una noia mortale: ha avuto molto più successo la sua versione cialtrona chiamata tamagochi…

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    1. Che signor commento, caro Lucio! Che signor commento. Andiamo con ordine.
      SimCity è una serie (tutta anche gli spin-off di Sim-Eath, The Sims eccetera) che non ho mai toccato nemmeno con la punta del mouse da lontano. Io e l’edilizia, anche videoludica, siamo ai poli opposti probabilmente perché sono un disastro con il bricolage. Fuori da certe catene del fai-da-te c’è la mia foto con sotto scritto: “Tu non puoi entrare”. Raramente mi capita di non avere la curiosità di provare un videogioco, ma nel caso di Sim-qualcosa non è scattata mai la tentazione. Dottore, è grave?
      Altrettanto dicasi per Caesar e la serie di gestionali/RTS che pubblicò Sierra dai primi anni Novanta fino agli inizi del Duemila. In effetti questa serie, peraltro di successo, di Sierra per i miei rozzi gusti videoludici vira troppo sugli aspetti gestionali. Io devo menare le mani altrimenti non mi diverto: costruisco basi, ponti, caserme, acquedotti, anfiteatri, ma solo perché poi devo mettermi alla testa di quattro legioni e prendere a calci nel loro bianco sedere i Galli. Voglio essere nella battaglia: manovrare i manipoli, lanciare la cavalleria in una finta e scatenare l’Inferno sul lato opposto. Insomma, sono un incivile, tutto ciò che è edilizia civile non mi interessa.
      Cossacks fa più al caso mio e all’epoca c’era anche un certo Praetorians della Pyro Studios (valente team spagnolo specializzato in tattici).
      Infine Creatures: le piccole creature pelose protagoniste di questa serie, che ha avuto un discreto successo (almeno 3 capitoli principali e una serie di spin-off per bambini) erano adorabili quanto i Gremlin o gli Ewok, Peraltro fu il primo gioco ha utilizzare un sistema di auto-apprendimento (oggi si parla di “deep learning”), ma anche in questo caso l’assenza di serie opportunità di rissa o guerrafondaie, me ne hanno tenuto lontano. Sono una bruttissima persona, lo so 😉

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      1. Fondamentalmente anch’io sono tanto pacifico nella realtà quanto violento nel mondo videoludico: i giochi che più mi sono piaciuti nella vita prevedevano sempre piombo bollente, lamiere taglienti e botte tuonanti. Poi però sono stato preso da curiosità per giochi che in un certo momento hanno conosciuto grande fama, o semplicemente perché qualche amico me li passava. Per farti capire che versione di Sim City ho giocato, stampai la città con la stampante ad aghi del Commodore! Il mio sogno era costruire la Castle Rock di Stephen King – che nel 1991 o ’92 non era così nota come oggi – ma questo vago sogno letterario si scontrò con un livello gestionale davvero alieno alla mia natura.
        Detto questo, però, sono più che convinto che questi giochi avessero una specie di difetto di fondo, in modo che tu non potessi mai prosperare qualsiasi fosse il tuo sforzo. Per carità, il 90% del mio fallimento era perché non sono tagliato per la gestione, ma nei momenti migliori la regolare calamità mi sembrava davvero sospetta.
        La memoria non mi aiuta e non ricordo il nome del software inventato da Dakwins da cui poi si è sviluppato “Creatures”: il geniale studioso aveva sacrificato la parte grafica in nome di uno studio genetico – o meglio dell’ereditarietà genetica – mentre “Creatures” sicuramente soddisfaceva anche l’aspetto videoludico, ma temo i tempi non fossero pronti. Oggi, con la possibilità di far incontrare i nostri esserini, forse avrebbe più chance.
        Ricordo che provai a far crescere un esserino in totale solitudine mentre gli altri giocavano fra loro, e un’altra volta feci il padre crudele con un esserino, per vedere se cresceva serial killer: purtroppo sono stati esperimenti inutili, visto che gli esserini alla fni fine si comportavano tutti alla stessa maneira…

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  6. Oh, Age of Empires! Il mio vero amore in realtà era (è, grazie alle nuove espansioni e al supporto) il secondo, ma ricordo con affetto anche il primo. Gli abitanti tutti maschi, i centurioni invincibili a meno di non buttarli giù con le helepolis, la mancanza di cancelli che ti costringeva a fare labirinti di mura e torri…
    Il secondo è stato il vero passo avanti, con molto più spessore strategico e storico, anche se le insensatezze storiche continuano a farmi ridere ancora adesso.

    A proposito di didattica, il gioco migliore in questo senso secondo me è Europa Barbarorum II, modifica di Medieval II ambientata in epoca ellenistica. È curata da storici e archeologi e il lavoro che c’è dietro, a livello di script, unità, forme di governo e descrizioni, lascia senza fiato. Non a caso quando la installi l’unica condizione da accettare è “you agree to read more history”.

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    1. Le mod di Total War sono un patrimonio e fa parte di quella condivisione che rende la Rete un “posto” bello. Non conoscevo questa di Europa Barbarorum II, ne installai una che rendeva la campagna originale più fedele al periodo storico. “You agree to read more history” è sacrosanto ed è in effetti AoE come altri videogiochi possono essere “serious game” anche se non sono stato sviluppati con questo specifico obiettivo.
      Age of Empires II era un prodotto più rifinito, senza dubbio, ma devo tirare in ballo un vecchio adagio: il primo amore non si scorda mai.
      AoE mi ha fatto compagnia in pomeriggi di sabati piovosi e serate solitarie nella mia stanza il primo anno di vita da lavoratore emigrante. Ho un debito di riconoscenza per il tempo che oggi posso dire “ben speso”.

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      1. Le mod sono anche l’unico motivo per cui Medieval II continua a essere giocato a distanza di 12 anni. Dovessi mai rimetterti a giocarci ti consiglio anche Bellum Crucis, mod tutta italiana ambientata nel medioevo.

        Il mio primo amore rimarrà sempre AoEII. A cui devo il mio primo approccio allo spagnolo, visto che per qualche motivo la prima versione che ebbi era in quella lingua.

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        1. Ho continuai a comprare i Total War (mi manca solo Attila) ma riesco a trovare un po’ di tempo solo il fine settimana. Ogni tanto mi prende la scimmia per una veloce schermaglia, ma rimane il rammarico di intraprendere una campagna come Dio comanda. Ah i tempi in cui alla testa delle mie legioni assediavo Cartagine con una testa di ponte dalla Sicilia e dalla Spagna. Diamine meglio di un qualsiasi film peplum!

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    1. Le recensioni che ho letto su questa nuova edizione non sono entusiastiche. Non che sia una ciofeca ma ha seri problemi di “pesantezza” anche su configurazioni alte e il pathfinding è un disastro senza mezzi termini. Aspetta una futura patch che aggiusti questi aspetti, altrimenti forse le HD Edition sono ancora la scelta migliore.

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  7. Sei fantastico quando scrivi “in conclusione” ma poi ti ritrovi da leggere ancora poco meno di mezzo articolo! 😆
    Adoravo i simulatori da piccolo, anche alle medie ma ho avuto il mio primo PC al primo anno di università… mi sono dovuto accontentare di qualche manciata di minuti a casa di amici e poi è arrivato Civilization II per PSX… bello i primi minuti ma poi una delusione! Il tempo correva troppo veloce e ti ritrovavi all’anno 2000, comandando ancora gente con arco e frecce (o qualcosa di simile, parliamo di un titolo che ho giocato qualche ora, prima di confinarlo sullo scaffale, circa 20 anni fa).

    Riguardo la storia, per fortuna a me fino a quella romana ha sempre affascinato, è dopo che ho iniziato ad odiarla ma a darmi lo stimolo ci ha pensato Assassin’s Creed, dopo Ezio sono diventato un appassionato di TUTTA la storia.

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    1. Ahahahah non me ne sono accorto, non mi sono accorto di avere fatto una finta.
      Civilization su PSX? Tu sei un eroe. Come scriveco in un commento, io su PSX Command & Conquer, una follia. Ho un ottimo ricordo, ma sono certo che se rimettessi le mani sul joypad inzierei a smadonnare per la macchinosità e la legnosità di un’interfaccia del genere rispetto a mouse-tastiera.
      Su PSX, oltre all’interfaccia, c’erano proprio dei limiti tecnici.
      Interessante come Assassin’s Creed ti abbia stimolato la tua curiosità verso la Storia. Vedi? Ci si arriva da punti(/videogiochi) diversi, ma alla fine ci si trova arricchiti.

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