Segue da [Ep.#30] – Homo lycantropi lupus
L’ampia sala della taverna è deserta a parte un gruppo di quattro clienti (e un grosso cane) alquanto male assortiti, almeno in apparenza. A giudicare dal baccano, tra i quattro c’è molta confidenza, sembrano amici. Amici di lunga data.
Sul tavolo c’è un trionfo di bottiglie di birra, tequila, briciole di torta, orecchie di licantropo. “Tagliate di fresco, Monsieur. Una leccornia di queste parti.”. Così Ulysses ha detto all’unico vero cliente che è entrato nella taverna durante tutto il pomeriggio e che si è arrischiato a interrompere il quartetto nel loro concerto di chiacchiere, alcol, risate e fumo.
Appena varcato l’uscio, Narciso si è affrettato a comunicare all’avventore che la taverna è chiusa e di ritornare in serata. Il cliente, incurante, si è avvicinato al tavolo a grandi passi e ha ribadito con fermezza la sua pretesa di essere servito, visto che l’unico cartello esposto recita “Mi casa es tu casa”. Il tutto con un tono di dileggio e nel suo spagnolo con un accento spocchiosamente francese.
Alla vista dei macabri trofei, il turista atterrito si è precipitato fuori, urlando che si sarebbe rivolto alla Polizia. Non sapeva che tutta la Polizia del paese era seduta proprio a quel tavolo.
Ulysses e Narciso sono nel pieno di un acceso alterco sull’accento del turista francese: Ulysses è sicuro che è del Sud della Francia per la sua pronuncia con sillabe tutte corte, con un effetto staccato, ogni sillaba nettamente distinta dalle altre; Narciso sostiene che uno così stronzo e spocchioso può essere solo del Nord.
Diaz batte i pugni violentemente sul tavolo per ottenere attenzione. Le bottiglie tintinnano, il liquido nei bicchieri ondeggia, Honda solleva la testa dalla sua posizione accucciata.
“Compadres! E allora?!? Un po’ di silenzio, por favor! Questo – appoggia il palmo della mano sinistra sul foglio di carta che sbandierava all’entrata – è un comunicato che viene direttamente dal Comisionado General de Policía Federal!”.
“Sócc’mel! Direbbe un mio vecchio amico in patria…” esclama ironico Narciso.
Diaz con tono di reprimenda: “C’è poco da scherzare, Narciso, el Comisionado General è il più alto incarico della Policía Federal, nominato direttamente dal Presidente de los Estados Unidos Mexicanos.”.
“Sono cazzi, Narcì.” si affretta a chiosare Ulysses, strizzando l’occhio all’amico.
Gli fa eco Cesar: “Realmente no es una cosa de broma.”.
Diaz continua:
“Lo escrito, escrito está! Questo comunicato è stato diramato a tutti i comandi della Policia Federal. È di priorità massima e raccomanda di raddoppiare le misure di prevenzione e di controllo sul territorio in presenza di turisti statunitensi. I responsabili dei singoli distaccamenti risponderanno in prima persona se un turista statunitense dovesse essere ucciso o ferito gravemente nella rispettiva giurisdizione – fa una breve pausa il tempo di fissare negli occhi prima Narciso poi Ulisse – e indovinate chi è il responsabile di esto destacamento de mierda?”.
Narciso e Ulysses rispondono in coro intonando una famosa canzone:
“Aqui se queda la clara, la entranãble trasparencia de tu querida prensencia, comandante Marcelo Alejandro Diaz!”.
L’Ispettore si gira nervosamente gli anelli prima a una mano poi passa all’altra: una, due, tre volte. Poi inizia a perquisire le tasche della giacca adagiata sulla spalliera della sedia: prima ancora che un mozzicone di sigaro mangiucchiato appaia nella sua mano destra, nell’aria si spande una aroma di sigari. Sempre con lo sguardo inchiodato ai due gringo, il mozzicone di sigaro stretto tra i denti, inizia a rovistare nelle tasche dei pantaloni: una, due, tre volte. Sta per esplodere in una bestemmia, quando il fidato Cesar Ruiz gli piazza davanti al naso la fiammella di uno Zippo. Un odore di benzina si mischia all’aroma del sigaro.
“Sono pronto.” così dicendo l’Ispettore si arriccia con l’indice e il pollice della mano sinistra le punte dei due baffoni alla Fu Manchu.
“Ulysses, svuota il sacco su come ti sei procurato queste – indica le orecchie dei licantropi con la punta rossa del sigaro tenuto tra indice e medio – perché se ancora non l’hai capito si è sfiorato l’incidente diplomatico tra Messico e Stati Uniti. La scia di sangue gringo che hai lasciato tra Tuxtla e il Sumidero, da Aqua Azul fino a Chetumal, ha rinfocolato la “supremazia bianca” e altre idiozie che servono ai gringo per trattarci come i Conquistadores trattarono i nostri avi e rubarci anche quel poco che è rimasto.”.
Riporta il sigaro in bocca, si aggiusta con entrambe le mani i capelli legati in una coda ed espira una densa nuvola di fumo.
Ulysses ripercorre il racconto del primo licantropo a Chetumal.
Alla fine del racconto, Cesar ragguaglia la compagnia sulle indagini della Policia.
La Policia ha escluso un assalto di bandidos locali a scopo di rapina, il motivo di tanta efferatezza è stato ricondotto al narcotraffico: la vittima con tutta probabilità era un corriere della droga che trasportava soldi o un carico. Ciò che ha messo in allarme i federales non è stato l’omicidio. Chetumal è la capitale dello Stato del Quintana Roo, la sua incantevole baia è a soli sette chilometri a nord dal confine con lo Stato del Belize. La baia e il vicino Belize sono un importante crocevia del traffico di droga, ma anche di disgraziati di migranti da tutto il resto del Centro e Sud America: tutti clandestini, bassa manovalanza per attività al limite e oltre la legalità, quando sono fortunati; altrimenti, ridotti in schiavitù, prostituzione di minori e destinati all’espianto di organi.
Questo omicidio potrebbe significare che gli equilibri tra i cartelli di narcos e dei trafficanti di uomini si sono incrinati: può volere dire una nuova sanguinosa guerra.
Un’ombra appare sul viso di Cesar. Tempo fa, quando era un giovane cadetto rampante della Policia Federal, insieme alla sua squadra fece irruzione in una di queste case in cui ammassano i bambini in attesa di destinarli alle attività illecite o peggio. La scena che apparve ai suoi occhi deve essere stata devastante; non ne ha mai raccontato a nessuno a eccezione del suo stimato superiore e amico, Diaz. Diaz non ne ha fatto parola con nessuno. Cesar afferra una bottiglia e nel versarsi la birra nel bicchiere tutti notano un tremore nella sua mano.
Diaz riprende il controllo della conversazione e riferisce agli astanti:
“Il cadavere di un secondo americano è stato trovato all’incrocio della carrettera principal con la strada che porta alle cascate di Aqua Azul: anch’esso decapitato e la testa priva delle orecchie.
Un indigeno ha riferito alla Policia che era nascosto dietro a degli arbusti intento a defecare e ha assistito all’aggressione del gringo in attesa della corriera per Ocosingo: un gigantesco pipistrello si è avventato sul gringo e, dopo una breve colluttazione, con le ali gli ha reciso la testa di netto. La Policia locale non ha dato importanza alla testimonianza perché l’indigeno è noto per avere nelle vene più mezcal che sangue.”.
Fa una pausa come un navigato teatrante, fissa Ulysses e sbuffa una nuvola di fumo in sua direzione: “Señor Ninguno, immagino che hai da aggiungere qualcosa a questa versione dei fatti.”.
Ulysses agita le mani davanti il viso per disperdere il denso fumo che lo ha investito. Tossisce un paio di volte, inveisce contro l’ispettore maledicendo i sigari di quart’ordine che evidentemente fuma e infine si rivolge a Narciso:
“A proposito di mezcal, bicchieri e bottiglie sono asciutte. Narciso fammi la cortesia, prendi un altro paio di bottiglie e, visto che sei in piedi – ridacchia – sì insomma, si fa per dire, porta un altro po’ di quella squisita torta fatta dalle mani fatate di Luz.”.
Narciso incassa la battuta senza battere ciglio, va al bancone e ritorna rapidissimo al suo posto portando quanto richiesto. Non sta nella pelle per conoscere il seguito.
Continua a [Ep.#32] – Qualcuno volò sulla testa del lupo mannaro
Anch’io come Narciso…
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A breve, a breve…praticamente venuto giù talmente a slavina questa chiacchierata di quattro amici al bar che ho dovuto dividerla in due. Tutto sommato meglio così perché ho potuto aggiungere dei particolari e degli accenni ad altre trame e personaggi collaterali, che potranno un giorno dipanarsi proprio da qui. Chi lo sa.
Cercherò di non farti attendere troppo…speriamo che il risultato non ti deluda. Anche in questo caso dimmelo e dimmi dove e come.
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E allora?!?
Che si fa così????
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Una cosa alla volta Tatuzza. Ora ho spiegato cosa era quella carta che sbandierava l’Ispettore. Una cosa alla volta. Vedi? Sto diventando bravo a non fare troppo casino…ma mi scalpitano le dita. Non vedo l’ora di raccontarvi il resto.
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Sei fortunato che se Tu 😀
Va bene, aspetto… come una marmotta al bordo della tana…
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capitolo interlocutorio prima del prossimo racconto, ma si vede Diaz e Cesar (i due “cattivi” di prima) che hanno una profondità maggiore di quello che tutti pensavano e adesso tocca a te, redbavon, tocca a te raccontarci le altre esecuzioni.
Io attendo, dovrei riuscire a pubblicare qualcosa nei prossimi giorni, ma non lo so proprio…
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Ho dovuto dividere in due il racconto della seconda esecuzione ed è stato meglio così perché ho potuto dare risalto a quel foglio di carta e, come hai notato, potere dare qualche sfumatura in più ai nostri due amati/odiati federales. Sta nascendo qualcosa di diverso rispetto al nostro racconto noir. Anche perché – te lo ricordo – Batmancito prepara al seguito del nostro noir in salsa guacamole y habanero. Vedrai ci sarà a un certo punto un collegamento.
Dividendo in due il testo, posso anche soffermarmi di più sui dialoghi tra i personaggi e descrivere meglio i loro gesti, dei dettagli che andrebbero sacrificati per rendere più sintetico il tutto.
Spero di non avere annoiato…il racconto per me è un po’ un ottovolante: si sale, si discende a velocità folle, poi si rifiata un po’ alla prossima salita per poi farsela addosso alla montagna russa seguente…
PS: se pubblichi, io spunto prima o poi.
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Parto dalla fine e, confermo quello che ti ho detto un po’ di tempo fa: secondo me non servono sempre post da 6000 parole, sono belli ma, in ogni caso, ti fai il cruccio di quanto è lungo il post etc etc e allora tiri via.
Se ne fai due, divisi, riesci a dare quella profondità e attenzione ai particolari che la trama, intricata e con varie deviazioni, rotatorie e semafori lampeggianti, richiede.
Ok, fammi la nota in grassetto sul punto di collegamento (se vuoi anche un: hey Zeus, occhio), perchè in queste settimane sono più sbiellato del solito e mi dispiacerebbe perdermi la cosa.
I due federales sono personaggi che posso riservare sorprese, secondo me. Hanno un po’ di profondità data da un passato strano, da un presente indigesto (sono federales) e un futuro tutto da definire.
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Quando ci arrivo ci metto un disclaimer con un fulmine come icona 😉
Sempre detto che i due federales meritavano delle storie anche a parte…una volta avevi fatto anche questo buon proposito 😉 Lo so, tirare in ballo quest’ultima è da vero bastardo. Ma sempre a fin di divina-scrittura.
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Grazie, almeno lo capisco subito! 😀
Ehehehee, lo so, tu spronami che io, pian piano reagisco. Ovviamente voglio prima finire Infierno e ci sono quasi – con Infierno parte 1 – quindi posso prendermi delle libertà scrittorie ulteriori 😀
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dalle mie parti ‘Carta canta, villan dorme’.
Non sapevo che Narci avesse aderenze al nord, nei pressi di Bologna.
Continua il racconto di Ulisse ma senza la verve del primo. Va bene che ci siano i federales che sembrano avere dentini da latte ma qualcosina, proprio ina non avrebbe guastato.
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Questo era il turno dei federales. D’altronde con tanto di carta del più alto comando della Policia non potevo dargli un po’ di soddisfazione.Nota il cambio di rapporti, sta nascendo un legame. Non correva buon sangue prima dell’incidente occorso all’Oste. C’è diffidenza ancora, qualche ruggine e un pizzico di competizione, ma all’insegna del “fair play” questa volta.
Al prossimo Ulysses ritornerà in forma smagliante. Almeno spero di riuscirci.
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diamo il contentino anche ai federales
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