ovvero dieci piccole cose da sapere quando il joypad è conteso da un bimbo e un adulto (anagraficamente dovrebbe esserlo…)
Onora tuo padre, il Signore tuo Dio dei Videogiochi
ovvero in versione integrale:
Onora tuo padre e tua madre perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio dei Videogiochi
La prole ha un’innata insofferenza all’autorità, la potestà dei genitori è riconosciuta dalle leggi degli adulti, ma sta ai giovani virgulti come la kryptonite all’Uomo d’Acciaio.
I videogiochi sono l’occasione per ribadire chi è che a casa porta i pantaloni lunghi.
Potete rimandarne il “contatto”, temporeggiare come Fabio Massimo, rintanarvi nel bunker del “no, niente videogiochi” sotto il bombardamento delle richieste dei figli, che diventa sempre più intenso a causa del confronto con i compagni di scuola, delle blandizie della pubblicità, di una società che consuma tecnologia per sentirsi meno sfigata. Ogni anno che passa, la linea rossa di questo “fronte” diventa sempre più sottile, fino a quando, tipicamente a Natale, verrà sfondata da un anziano barbuto, che indossa un vestito rosso di taglia extra-large.
Allora, proverete a contrattaccare alla baionetta: stabilire i tempi di fruizione, vietarne l’utilizzo come “punizione”, decidere quali sono i giochi adatti.
Siete solo all’inizio ed è uno dei tanti fronti di questo “conflitto” più ampio, logorante, lungo settanta, ottanta anni, ci auguriamo tutti, anche cent’anni.
“Ogni resistenza è inutile” insegnano i Borg. Non sottovalutate questo avvertimento anche se per voi i Borg sono una famiglia di tennisti svedesi. Le “battaglie” si vincono sul campo, imbracciando il joypad!
In battaglia si può scegliere l’approccio tattico (gioco cooperativo) o lo scontro frontale (gioco competitivo).
I videogiochi possono essere un laboratorio: la cooperazione nel gioco è uno strumento per mettere a punto soluzioni più efficaci, si impara a essere flessibili, a negoziare e a risolvere i conflitti.
Il gioco cooperativo con il piccolo untore-di-joypad è la via più difficile, aggregante e generatrice di piccole soddisfazioni, sebbene poco compatibile con la pazienza di un adulto che con il passare degli anni tende asintoticamente a zero e la pazienza di un bambino che è presente a tracce quanto il sodio dovrebbe essere nelle acque minerali.
Da principio il bimbo, felice di condividere con il genitore e anche cercando di non deluderlo, ci si mette anche d’impegno. La cooperazione però richiede una certa dose di disciplina, una negoziazione tra l’interesse individuale e quello comune, che può essere sintetizzata nelle seguenti linee guida da dare al pargolo:
- non fiondarti su qualsiasi bonus, moneta, stellina, vita-extra che appare su schermo, ma lascia anche al compagno di gioco parte del bottino;
- non sei Terminator (anche perché devi ancora vedere il film) e, se un avversario è particolarmente ostico, è necessario un “gioco di squadra” o lascia fare a papà che sa qualche mossa più di te;
- non consumare tutti i “power-up” appena ne vedi uno; meglio distribuirli alla “squadra”;
- se l’altro commette un errore, tranquillo capiterà anche a te. Tanto ci sono crediti infiniti.
Quando queste istruzioni vengono disattese, i pacati suggerimenti del “buon gioco cooperativo” esplodono in accessi improvvisi di frustrazione, soffocati in sbraiti che altrimenti esploderebbero in bestemmie di ortodosso rito video ludico. La frustrazione monta da ambedue le parti fino a che il bimbo, con un cipiglio in viso che ricorda Mel Gibson in Braveheart prima di pronunciare “Libertà!Libertà!Libertà!”, scazza malamente con i seguenti effetti:
- si fionda su qualsiasi bonus, moneta, stellina, vita-extra che appare su schermo;
- si fa maciullare dal più pusillanime dei goblin o altra mezza-cartuccia di nemico, che tu avresti disposto come concime di bit in mezzo battito di ciglia, un distratto colpetto di tasto e senza nemmeno scomodare una “combo”;
- consuma tutti i “power-up” come se non ci fosse un domani;
- getta l’avatar un milione di volte, tutte uguali, nella stessa identica pozza di lava fusa o dall’alto di quella piattaforma sospesa su un precipizio senza fondo; lui sa che la tua pazienza non ha crediti infiniti.
Il bimbo diventa impermeabile a qualsiasi tentativo di istruirlo. Ogni tentativo di educarlo a più sane “regole del gioco” è vano, proverete a ridurre la difficoltà al livello “Lo finirei con una mano legata e un occhio bendato”, ma anche questo estremo tentativo sarà destinato a perdersi come i file dopo il comando Format C:\.
Gli inviti alla collaborazione e il dettato decoubertiano sul valore essenziale della partecipazione rimbalzano sul giovane virgulto tanto da pensare che il suo corpo non sia un composto di idrogeno, ossigeno, carbonio, calcio e fosforo, ma un monoblocco di un elemento refrattario ancora sconosciuto alla chimica. L’imberbe videogiocatore si mostra sprezzante nei confronti degli stimoli conciliatori e tentativi di aggregazione del genitore.
Conseguenza di un approccio tattico e aggregatore fallimentare oppure unica modalità prevista nel videogioco (non è sempre presente la modalità cosiddetta “co-op”), il gioco competitivo favorisce inizialmente la “causa” del genitore, ma questa posizione di vantaggio scema rapidamente nel tempo ed espone l’adulto a sberleffi e sfottò.
Nel gioco competitivo la sfida contro il potere-costituito è aperta, ratificata, il guanto è lanciato.
Il figliolo non si accontenta di sfracellarsi ogni due metri contro i guard-rail su un rettilineo, ma tende tipicamente a buttarti fuori e, quando capisce di non avere possibilità di prevalere, mira a danneggiarti in ogni modo. Inizia a provare gusto a menare le mazzate virtuali e nei “rulla-cartoni” gode come un riccio quando ti rifila l’uno-due che ti manda l’avatar (e l’amor proprio) a gambe all’aria.
Il gioco del calcio è ancora piuttosto complicato per un bambino, a causa del grande numero di giocatori in campo e velocità della manovra: il suo comportamento è tipico del giocatore egoista che non passa mai la palla e il suo schema è quello del Freccia Rossa: da porta a porta, dritto per dritto, senza mai fermarsi. Attenzione però all’adolescenza (e non a causa solo delle tipiche turbe di quell’età): non accettate mai una sfida di un adolescente a FIFA o PES. Le vostre probabilità di vittoria sono inferiori a quelle della cavalleria polacca quando nel 1939 caricò le Panzer-Division tedesche.
Il divano diventa il Fight Family Club le cui regole sono:
- Ogni errore è colpa dell’altro o dei programmatori del videogioco.
- Quando metti sotto qualcosa, continua per la tua strada.
- Spara e poi chiediti cos’era.
- Nei videogiochi c’è sempre chi perde una vita. L’importante è che non sia il tuo sprite.
- Mantieni un contegno ovvero non spingere, non strattonare, non sgomitare, non mordere e non sputare.
- Chi preme il pulsante “Reset” durante una partita, ha perso la partita.
- Niente negoziati: se tua madre ti becca che non hai fatto i compiti o non hai messo in ordine la camera, sarai abbandonato.
- Se mi scappa di andare in bagno, dove vado io, vieni pure tu.
- Se ti scappa di andare in bagno, vai tu, io metto “pausa”.
- Durante una sessione di gioco non bisogna mai lamentarsi perché non bisogna rubare la scena a tua madre. Questo non è consentito. Perché immorale.
- Presumere sempre che l’avversario abbia letto il libretto delle istruzioni o i trucchi su Internet.
- Se la mamma inizia a guardare storto papà, non vale “questa è l’ultima e poi basta”: è game over immediato.
- Tutti combattono, nessuno molla.
- Tutti combattono, nessuno la molla (chi fa le puzze viene allontanato dal divano).
- Se mi rubi un “power-up” prima dello scontro con il Boss di fine livello, sei uno sprite morto.
- Le dita servono a tenere il joypad e il joypad serve a giocare. No esplorazioni dei dungeon nasali o fette di nutella-e-pane mentre si gioca.
- Le discussioni con i genitori sono come i night club. Non sapete cosa siano e non vi passa nemmeno per l’anti-camera del cervello di entrarci.
- Mai distogliere lo sguardo dall’avversario (e dal fratello seduto vicino se sprovvisto di joypad).
- Mai lasciare incustodito il joypad (soprattutto se c’è tuo fratello in giro).
- Non nominare tuo padre o tua madre invano. Ti hanno dato la luce, pagano la bolletta dell’elettricità, la televisione, il divano e i videogiochi.
Vai all’indice delle ‘10 Tavole fuorilegge della Convivenza videoludica’
PS: se tra le regole del Fight Family Club avete riconosciuto alcune citazioni di film, non vi sbagliate. Sono state storpiate e adeguate alla “causa”, spero non mi facciano causa.
Direi che giocare con un ragazzino a Pes\Fifa è fattibile solo per un campione di questi giochi XD. Che poi io sono sostanzialmente una pippa e ci sono rimasto male quando ho visto un mio amico campionissimo prendere batoste on-line XD.
Per quel che riguarda i bimbi, trovo molto giusto ciò: stabilire i tempi di fruizione, vietarne l’utilizzo come “punizione”, decidere quali sono i giochi adatti.
Bravi babbi, ora tocca a voi 😀
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Sono cambiati i tempi di Kick Off o Sensible Soccer, quando erano sufficienti una manciata di partite per prendere la mano. Oggi il calcio è diventata simulazione e il divario tra giocatori è imbarazzante.E’ come fare giocare a Basket o Baseball la nostra nazionale contro quella USA.
Ha seguito la strada di Street Figther. La competizione ha caratteristiche quasi di “professionismo” vista nell’ambito degli eSports.
Nulla osta però a partire off-line. Almeno l’onta della sconfitta rimane confinata tra le mura domestiche 😂
Per il resto i genitori hanno il difficile compito di formare e di equilibrio, più facile a dirsi che a farsi. Non vorrei mai “censurare” o “vietate” senza motivo, senza fare capire cosa non va o cosa va evitato.
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Ah i padri che non vogliono essere frantumati a Pes/Fifa 😂😂😂😂😂😂
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Io sono una pippa a FIFA o PES almeno quanto nel gioco vero del calcio. Non ho tendenze sadomasochiste 😉
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😂😂😂😂😂 io lo so’ infatti non ci ho mai giocato.
Ma il papà qui prende certe batoste ma poi li straccua in altri giochi e quindi tutto si equilibra 😄
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Per ora l’onore è salvo anche a FIFA. Stentano ancora a capire differenza tra tiro e passaggio. Jacopo poi si confonde da quale parte attaccare (è un mago degli autogol) e ha uno stile di gioco che si smarca da solo con un abile dribbling a se stesso. Amore di papà, tale e quale a me sul campo di gioco vero. Meglio del test del DNA!
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😂😂😂😂😂😂…per ora Red ma Jacopo imparera’ e tu invecchierai.
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Terribile!!! Mi sembrano mutazioni genetiche inevitabili nella dialettica tra genitore e figlio… Quasi uno scontro tra cyberplayer senza esclusione di colpi…
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Come nel mondo animale, il givo prepara alla vita. È’ un allenamento e finché ci sono i genitori non ti succede nulla (almeno dovrebbe essere così). È molto poco cyber, molto “naturale”. La leonessa gioca con i cuccioli e insegna i rudimenti della vita nella savana. Nel nostro mondo 2.0 i genitori allenano i figli a destreggiarsi nella tecnologia. I videogiochi sono forse la parte meno critica perché sono anche intrattenimento (gioco puro), pensa invece a quando gli mettiamo in mano uno smartphone con il collegamento alla Rete.
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Nulla di più vero compadre… Capisco tutte le difficoltà dell’oggi e la perizia che un genitore deve metterci…
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hahahahahahhah
mi sono divertita tantissimo !!!! e c’ho rivisto me e mia sorella a buttare ‘o sang su quella playstation durante le vacanze di natale di una vita fa..
Spara e poi chiediti cos’era. … hahahahah sto ancora ridendo !!! l’avrò detto 200 mila volte
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Ho scritto questo decalogo proprio per riderci su. Mi fai onore e mi dai una grande soddisfazione. I videogiochi – come dico ai miei bimbi – è un momento per divertirsi insieme, non per litigare. Se vedo che non siete felici dopo avere giocato, non si gioca più. Credo che sia un momento di aggregazione (visto che i cortili sono spariti), esiste questa propensione da parte dei ragazzi, occorre valorizzarla, non demonizzarla.
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Sei certo che non hanno mai visto Terminator?
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Certo! Per ora li ho iniziati a Star Wars ed è in corso la conversione all’animazione giapponese con la mitica serie di Space Ship Yamato.
Terminator arriverà, ma i toni cupi, anche se solo iniziali, rischiano di allontanarli invece di avvicinarli.
Comunque, un chip di T-800 non è nulla in confronto alla loro capacità “sfrantumatoria”.
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una volta c’erano i decaloghi di buona memoria, adesso raddoppiano come i nani. Se arriva un’altra coppia, meglio dotarsi di seconda console come annesso joypad. quattro che si litigano fanno casino.
le tavole della buona legge videoludica è appesa davanti allo schermo?
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Doppia coppia e sarei spacciato anche al tavolo del poker. Già non gli sto dietro ai due…comunque questo decalogo vorrebbe essere più del buon umore che delle buone regole. Non è appeso davanti allo schermo perché 1) non vedrebbero lo schermo 2) iniziano a leggere ora e forse capiranno quello che scrivo e come lo scrivo tra qualche anno, anzi parecchi anni 😂
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niente doppia coppia… non puoi nemmeno bluffare con la coppia che hai per le mani 😀
Appeso sullo schermo… certamente così leggono come scrivi…
Battutine a parte un bel duedecalogo – ovvero venti – spiritoso e arguto.
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😂😂😂
Le situazioni che descrivi per i co-op mi sono capitate molto simili con la mia ragazza! Non so se ce la farò con la prole, non ho pazienza 😝
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Ti verrà in modo naturale così come le energie che non pensavi di avere. I bambini un moltiplicatore 2x, 3x, 5x anche nella potenza delle male parole che ti tirano fuori.
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