Le tavole fuorilegge della convivenza videoludica – Tav. #8


ovvero dieci piccole cose da sapere quando il joypad è conteso da un bimbo e un adulto (anagraficamente dovrebbe esserlo…)

 

 

 

Non desiderare il CD d’altri

In principio c’era la cartuccia, una scatola di plastica che contiene un circuito integrato. La cartuccia è a prova di bambino anche se è in modalità “Meccan(ic)o” ovvero “smonto per vedere che c’è dentro”, ma non quando è in modalità “Capo varo” (cit. Il secondo tragico Fantozzi) ovvero “faccio il bagnetto con tutti i giocattoli nella vasca, altrimenti la paperella si sente sola”

Con la diffusione dei primi home computer, come il glorioso Commodore 64, fu la volta delle cassette a nastro. Le cassette sono resistenti alle mani perennemente unte dei bambini, a meno che non siano in modalità “gatto che gioca con i gomitoli di nastro”. Il peggiore nemico delle cassette a nastro sono…i nastri: la sottile striscia di materiale plastico ha la tendenza a incastrarsi, smagnetizzarsi e trovare qualsiasi scusa per non farsi riconoscere dalle testine del registratore.

Insieme alle cassette, iniziò a diffondersi il floppy disk, un sottile pizzone quadrato di plastica, “ripieno” di un disco magnetico. In circa dieci anni le dimensioni del floppy disk si riducono (da 24 a 9 centimetri) e al contempo aumentano la capienza (da 80 Kbyte a 2 Megabyte). I primi floppy sono delicati e, visto l’utilizzo prevalentemente lavorativo, i bambini difficilmente ne entrano a contatto; l’ultima generazione di floppy si diffonde in tutte le case insieme alla seconda ondata di home computer come l’amatissimo Commodore Amiga, ma grazie alla custodia in plastica rigida ha buone probabilità che un adulto intervenga prima che il bambino riesca ad “aprirla in due come una mela” (cit. Superfantozzi)

Negli anni Ottanta appare il “compact disc”. Ironia della sorte il nome con cui si diffonde è ancora più compatto: CD. Il formato CD-Rom è una pietra miliare tra i supporti per l’archiviazione dati. Nel corso del tempo i formati sono cambiati, è aumentata la capienza, tuttavia il supporto fisico rimane sempre un disco.

Il disco è un supporto versatile, comodo da archiviare, capiente, resistente all’usura e al tempo più di ogni altro supporto precedente. Tutto perfetto? Non proprio, abbiamo un problema e a Huston, a questo giro, possono magnà tranquilli.

La superficie inferiore luccicante attira i bambini come gli specchietti attirano le allodole. E con le piccole creature, anche sporco, impronte che il Gran Mogol  delle Giovani Marmotte non saprebbe riconoscere, graffi, sfregi, sbavate di umori che è meglio non identificare, strisciate e, per i più creativi, graffiti con il pennarello, rigorosamente non lavabile.

Risultato: il gruppo ottico accusa una strano caso di pertosse convulsa, il disco non viene riconosciuto e, in alcuni casi, viene sputato dal lettore più velocemente di quanto lo possa fare con un disco di Florence Foster Jenkins, proclamata universalmente la peggiore cantante lirica del mondo. Il  Newsweek scrisse di lei: “Nelle note acute, la signora Jenkins pare afflitta da un mal di schiena lieve ma fastidioso“.

Al danno si aggiunge la beffa perché il disco è un sandwich di strati di policarbonato e altre sostanze chimiche e non può essere gettato nella spazzatura, nemmeno nell’indifferenziata. Il disco inutilizzabile rimarrà in casa per un tempo indefinito, sopravvivendo al proprietario perché quest’ultimo è biodegradabile, mentre il disco non lo è.

Ne discende che il disco non va usato come il puck nell’hockey né lavorato come un impasto per la pizza, ma afferrato per i bordi. Nel caso dei videogiochi, dato il costo ragguardevole di tali trastulli moderni, il disco è da maneggiare e custodire come una reliquia sacra.

Tenere fuori dalla portata dei bambini

La frase di rito che si trova scritta nei bigini dei farmaci o sulle etichette dei detersivi trova applicazione anche nei videogiochi. Tranquilli, non mi sono convertito al MOIGE o altra associazione di genitori in puzzo di puritanesimo per la salvaguardia del bambino. I dischi dei videogiochi devono essere tenuti fuori dalla portata dei bambini.

Mai lasciare incustodite e ad altezze inferiori al metro d’altezza le confezioni di videogiochi con il disco all’interno: la custodia verrà sventrata come un galletto amburghese aperto sulla graticola, il disco ricoperto da una patina di unto, impronte e sporco che se non sapessi che in giro deambula un bambino, giurerei che è il grasso di una foca che mi gira per casa. Dopo tale incontro ravvicinato di piccolo-tipo, il disco può essere usato come:

  • frisbee che plana da schifo
  • sottobicchiere hi-tech per proteggere la superficie del tavolo su cui si appoggi il boccale di birra o altra bevanda preferita
  • ciondolo per lo specchietto retrovisore della propria automobile; di dubbio gusto, ma valida alternativa a dadi o cuoricini di peluche o il puzzolente alberello magico francese
  • “lama rotante” quando tra bimbi si gioca a “Goldrake VS Fratello Minore”. Attenzione agli occhi.
  • “lama rotante” se la coppia di adulti, stanca del giochino “Crocerossina-Convalescente” vuole variare con “Alcor-Venusia”. Attenzione agli agganciamenti. 
  • originale pendente tra piccole api o altri animaletti volanti nelle giostrine acchiappasogni per l’infanzia con tanto di carillon e potere soporifero equivalente a una pasticca di valeriana nel biberon.
Antibufala Seal of RedBavon’s Quality

Si sconsiglia l’uso del CD sul lunotto posteriore del veicolo come contromisura alle multe per eccesso di velocità poiché il CD non è in grado di riflettere il raggio dei telelaser o il flash degli autovelox nemmeno se ci tappezzate tutto il lunotto (cfr. Quattroruote Lab). Lasciate perdere queste dicerie, moderate la velocità. Piuttosto munitevi di apposito corno rosso o altro presidio anti-sfiga contro le Fiat Panda bianche con a bordo due suore o un vecchio con cappello.

Pertanto, vista la discutibile “utilità” di un disco rovinato, occorre prevenire e formare. Il bimbo va educato. Mestiere difficile, ma con tanta pazienza e una pacata comunicazione è possibile spiegare ai più piccoli come maneggiare il disco. Se dovesse risultare immune alle buone maniere, applicare la tecnica di guardarli torvo negli occhi e minacciare, nel caso utilizzasse il disco come una merendina, di estirpargli gli arti e le falangi di modo che non possa più giocare a un videogioco. Funziona. Funziona più la minaccia di DASPO dai videogiochi che la minaccia di infliggergli sofferenza fisica.

Tenersi fuori dalla trappola del “me lo presti?”

Ditemi quello che volete, tacciatemi di essere tirchio, possessivo, schiavo delle “cose” (ce l’ho, ce l’ho, ce l’ho. En plein! Me le hanno già dette tutte e tre), aggiungete insulti di vostro sollazzo, ma alla domanda “Me lo presti?”, il mio corpo si riveste automaticamente della corazza Chobham del tank M1 Abrams e sparo il mio “no” con lo stesso potenziale distruttivo delle munizioni autostabilizzanti con nocciolo di uranio impoverito esplose dal suo cannone a canna liscia da 120 millimetri.

Sarà capitato anche a voi di prestare un libro, un film o un album musicale che vi è particolarmente piaciuto? Siete stati ben felici di farlo per condividere con l’altro emozioni, sensazioni, pensieri, opinioni.

Vi è tornato indietro? Avete avuto il “coraggio” di richiederlo indietro? Ricordate a chi lo avete prestato?   Se avete risposto “no” a una di queste domande, non cadete nella trappola del “me lo presti?”. Piuttosto chiedimi: “Me lo regali?”. Ve ne separereste per sempre?

In momenti di debolezza, in occasione di richieste di persone particolarmente care o di bambini, in momenti di inspiegabile generosità con persone appena conosciute (che ispiravano simpatia a pelle), mi sono giocato la carta “fiducia”: ho prestato.

Mi sono ritrovato in mano un tris di minchiate: 1) l’oggetto prestato non è tornato indietro 2) non ho avuto il “coraggio” di richiederlo 3) non ricordo a chi l’ho dato.

Il tris di minchiate non ti fa vincere niente a parte un poco edificante trofeo:

Nel caso del prestito dei dischi dei videogiochi vi è un ulteriore trappola: esiste il fondato rischio che venga restituito in condizioni talmente pietose, che se lo portassi al mercato delle pulci anche le pulci lo schiferebbero.

Io ne ho visti dischi che voi umani non potreste immaginarvi:
dischi orrendamente sfigurati,
dischi così graffiati che devono essere stati usati per raschiare i residui di cibo saldati al fondo delle padelle
e ho visto dischi così lordi di immonde sozzure che Mastro Lindo si è licenziato e ora fa il buttafuori nelle discoteche.
E tutti quei videogiochi andranno perduti nel cesso,
come i miei ricordi a essi legati.
È tempo di smetterla di prestare.

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19 pensieri su “Le tavole fuorilegge della convivenza videoludica – Tav. #8

  1. Queste tavole sono un concentrato di comicità degna del miglior Fantozzi!
    Dalle mie parti, qui siamo ancora molto rustici, va forte l’alter ego rurale del vecchio con il cappello: il vecchio con il cappello sul trattore! Di rigore il cane a fianco e a volte il manico di una zappa incastrato tra i sedili.
    Velocità media di crociera 20 km orari (sua), velocità dei miei anatemi in lingua klingon 1,0 × 109 km/s warp 15

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    1. 😂😂😂 il vecchio sul trattore è la peggiore sfiga dell’automobilista. Un automobilista metropolitano come me potrebbe anche perdere la ragione a stare dietro tale concentrato di ruralità motorizzata. Pare però che il vecchio-con-trattore sia munito dell’ultimo ritrovato nella tecnologia degli scudi anti-anatema. Anche quelli più potenti della tradizione di Crhulu non sortiscono effetti. Anche gli anatemi lanciati di fianco nel momento dell’agognato sorpasso non sortiscono effetti a causa della sua tendenza alla sordità. Il cane è l’arma definitiva: se provi a sorpassare il trattore, il cane farà una serie di finte tali che desisterai per paura di metterlo sotto.
      There’s no try direbbe Yoda.
      Per l’accostamento a Fantozzi ne sono assai lusingato e uso le parole di quel personaggio per ringraziarti: “come è buona leeeei”

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  2. rikynova83

    Mio nipote è sempre stato un bambino bravissimo, non ha mai toccato nulla di oggetti se non autorizzato :D. Ma ricordo bene la paranoia che avevo da ragazzetto per i cd: temevo i graffi e temevo quello che accadeva ogni tanto, cioè di mettere il cd nel lettore del pc e di vedere la lucina che lampeggiava lentamente…il cra-cra del cd che gira…e niente, l’errore di lettura!

    Era una tragedia.

    Come quando il floppy si smagnetizzava.

    Oggi se un cd non va..beh..si rifà 😀

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    1. Il cra-cra! Il più temuto era quello del lettore floppy dell’Amiga che grattava come un ossesso di suo, ma quando si incantava e poi desisteva era come la constatazione di decesso da parte del medico legale sulla scena del crimine.
      Consideriamo pure che i floppy costavano parecchio all’inizio e anche i CD masterizzabili quindi alla beffa anche il danno.
      Oggi disponiamo di archiviazione di dati di grande capacità che sembra non bastare mai, addio alle pile di floppy e CD. Ma anche gli hard-disk svampano.
      Per quanto riguarda i più piccoli è la solita questione della trasmissione di informazioni dall’adulto al bimbo: bisogna farglielo capire, dare importanza e valore alle cose, non già per le cose, ma per il sacrificio e impegno che c’è dietro e rispetto per chi non ha le stesse possibilità. Si inizia anche da un videogioco, cui loro tengono, a fargli capire certi valori.

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  3. non si presta niente. vietato porestare. Chi presta finisc ein prigione e buttano via la chiave.
    Come deterrente per i prestatori incauti va bene?
    Io non presto nulla, piuttosto ci rimetto la lingua e la mano.
    leggo
    ‘Piuttosto munitevi di apposito corno rosso o altro presidio anti-sfiga contro le Fiat Panda bianche con a bordo due suore o un vecchio con cappello’
    ma vale anche da voi? Dev’essere mondiale la sfiga., anzi universalmente riconosciuta da questi simboli.

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  4. Ah ecco perché fino all’arrivo della Plasystation ho continuato a chiamare i giochi “cassette”, deriva dalle cassette a nastro del Commodore. Le ricordavo vagamente ma credevo di essermele sognate dato che non capivo come un musicassetta potesse riprodurre un gioco, al massimo dei video ma non qualcosa di interattivo.
    Ho iniziato a chiamarle cartucce ai tempi dell’N64!

    Non sapevo che i CD non andassero buttata nella mondezza (tipo le batterie)… vado subito a riconsegnare il distintivo di ambientalista!

    Riguardo il prestarli ho quasi sempre evitato non per la paura del se tornasse ma del COME tornasse (che citi come rischio). Mi sentivo male quando non lo prendevano dai bordi e NON ERA MIO (la semi citazione alla fine dice tutto!). Ma non solo per i videogiochi, anche per quelli musicali, per i DVD o per il semplice CD vergine che non valeva nulla.
    Mi tocca prendere il trofeo, l’ultima volta è capitato con l’ex di mia sorella che a PS3 uscita, si era fatto la 1, così gli ho dato 3 giochi, non ricordo manco più quali ma erano titoli che su ebay ora ti sparano a cifre assurde.

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    1. A lungo ho chiamato anche io i giochi “cassette”. Sono nati così, sotto forma di “cassetta” o meglio “cartuccia”, dall’inglese “cartridge” scritta sulle confezioni dei primi giochi. Dai tempi di Atari VCS e Mattel Intellivision il videogioco era una “cassetta” che conteneva tra i 4 Kbyte ai 24 Kbyte (quelle del Colecovision). Oggi nemmeno quello che sto scrivendo entra in 4K…
      Poi arrivarono il VIC-20 e il C64 e quelle lentissime, insopportabilmente lente e poco affidabili “musicassette”. Le ho sempre odiate ed è il motivo per cui io non ho avuto un C64 ma un computer, l’Adam che in Italia avremmo avuto in dieci, venti va’ 😉 Ma magari te lo racconto un’altra volta.
      Il trofeo me lo sono beccato pure io svariate volte e, a parte l’oggetto, ciò che mi brucia di più è la mancanza di rispetto nei confronti di chi ti ha prestato. Io ti ho dato fiducia, ti ho prestato qualcosa cui tengo e magari mi è costato sacrifici; tu ripaghi la mia fiducia, come? Strafottendotene? Ma fottiti tu la prossima volta che mi chiedi qualcosa!

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