Batmancito [Ep.#24] – Luz!


 

“… dove c’era una piccola fiammella io vedo una grande luce…” (cit. Cuoreruotante)

Parte I

Quella notte Narciso, dopo il suo consueto sproloquio a senso unico, non rimase accanto all’Oste. Era la prima volta che succedeva. L’Oste giaceva immobile e silenzioso in quel letto dell’infermeria da tanti di quei giorni che Narciso aveva perso il conto, ma questa era la prima volta che non trascorreva tutta la notte a vegliare sull’amico in coma.

Il dottor Feliz gli aveva ordinato di andare a dormire su un letto vero, non aveva sentito ragioni e si era portato dietro anche Diaz e Cesar: se Narciso avesse seguito i consigli del dottore senza fiatare, i due federales gli avrebbero dato un passaggio in auto; se Narciso avesse opposto resistenza, lo avrebbero preso di peso, sbattuto sul sedile posteriore della volante come un qualsiasi ruba-galline, trasportato coattivamente alla taverna e ammanettato al suo letto fino alla mattina seguente. Il dottore aveva previsto tutto.

Narciso capì che non l’avrebbe avuta vinta, perciò acconsentì a scroccare il passaggio: aveva sempre sognato di farsi un giro sull’auto della Policia, anzi – a dirla tutta – da tempo stava architettatando un piano per “prenderla a prestito” per qualche ora. Narciso si rivolse a Feliz con un’espressione tra il rassegnato e il riconoscente: “D’accordo dottò!” poi guardò l’ispettore Diaz dritto negli occhi, gli puntò l’indice e, scuotendolo più volte nell’aria, dichiarò con tono fermo:

“Non sul sedile posteriore. Mi seggo davanti, accanto al guidatore.”.

Durante il breve tragitto fino alla taverna, i tre non scambiano una parola. Giunti nei pressi della taverna, l’automobile rallenta a passo d’uomo all’altezza del suo portico. Narciso apre la portiera che il veicolo è ancora in movimento, mette un piede a terra, Diaz frena, Narciso è già fuori, in piedi. Si stiracchia e stropiccia gli occhi, l’automobile si ferma, Narciso è impaziente di andare a dormire e chiudere il conto con la giornata. Si avvicina per salutare i due “chaffeur” d’eccezione, fa per chiudere la portiera quando le luci delle case intorno si spengono tutte insieme.

Cesar esce dall’automobile dal lato destro posteriore e sbatte con forza la portiera, accende una sigaretta e inizia a inveire tra una boccata profonda di fumo e una bestemmia:

“Que lugar de mierda! Nemmeno l’energia elettrica! Va e viene senza preavviso, peggio di prima! In commissariato abbiamo ricevuto quella comunicazione ufficiale dalla compagnia elettrica o sbaglio, Ispettore? “

Diaz esce dal veicolo dal lato del guidatore, lascia la portiera aperta e si guarda attorno. Tutto è immerso nel buio. Oltre i fari della volante ancora accesi, le uniche luci visibili sono in mare, quelle a intermittenza delle due grandi boe di segnalazione al largo.

“Claro que sí, Cesar! L’ho letta anche io. La compagnia elettrica ha comunicato che finalmente erano terminati i lavori di posa dei cavi elettrici in zona e annunciavano con grande soddisfazione di avere collegato questo paese a  – me lo ricordo a memoria – ‘…una red de energía eficiente y de fácil acceso que puede ayudar a satisfacer las necesidades de personas, empresas y de otras organizaciones durante los próximos años.’. Come no! Si vede! Anzi…non si vede un accidenti!”

Cesar è fuori dalla grazia divina: “Ma come è possibile! È proprio vero che non c’è mai fine al peggio! Almeno prima potevamo contare sull’energia elettrica tra le 10 del mattino e le 2 del pomeriggio, dalle 7 di sera fino a mezzanotte. A tutti in paese non è sembrato vero di potersi liberare di quei vecchi generatori, di quel rumore e di quel puzzo di nafta. Abbiamo pure disdetto il contratto con quell’usuraio di Pedro ‘El Gasolina’. Quante volte ho litigato con quel maldito hijo de perro perché fumava mentre versava il carburante nelle taniche dei compaesani! E vogliamo parlare del suo sgangherato camion cisterna?!…Ogni volta che entrava in paese mi venivano i sudori freddi, prima o poi quel tanque avrebbe fatto il botto e si sarebbe portato via mezzo paese!”

Getta la sigaretta ai suoi piedi, la pesta ripetutamente e si accanisce con mezze rotazioni della suola mentre la tiene schiacciata nella terra. Gli si legge in faccia che sta usando al mozzicone lo stesso trattamento che riserverebbe a un  rappresentante della compagnia elettrica.

Cesar alza gli occhi, muove lo sguardo in cerchio, prima stretto su Narciso e Diaz, poi più ampio, come a volere distinguere le case dal buio che fa sembrare tutto intorno vuoto.

“Ora siamo pure a secco di scorte di carburante…” e accende un’altra sigaretta.

In altre occasioni, Narciso li avrebbe invitati a bere una cerveza sotto il portico, il tempo di poggiare il sedere su una sedia e l’Oste si sarebbe materializzato e unito a loro. Ne sarebbe venuta fuori una serata sulle inefficienze della Red Nacional de Energia, giù ingiurie alla dirigenza della compagnia elettrica; la corruzione del maldito govierno e il salmo del “si stava meglio quando si stava peggio”; sfide all’ultimo sfottò “federales VS taberneros”, il solito battibecco tra Cesar e l’Oste per futili motivi e totalmente fuori tema, tanta cerveza in una coltre di nebbia puzzolente dell’acre odore di sigaretta e sigari. L’Oste ha soprannominato le occasionali riunioni di questa doppia coppia scoppiata  le ‘jamme-belle-session’ del “quartetto Cetra de Nos Otros”. Stanotte manca uno del quartetto.

Narciso ha sempre goduto nel vedere Cesar andare fuori dalle staffe, era un motivo di vanto per il piccoletto. Ogni volta che raccontava all’Oste di come aveva fatto a mandare in bestia il poliziotto, riceveva in dono il suo premio più ambito: un ovetto di cioccolato. In verità, l’obiettivo di Narciso era di scoprire dove l’Oste tenesse la sua scorta segreta di ovetti: provocava Cesar, l’Oste gli avrebbe regalato l’ovetto e così – prima o poi – si sarebbe tradito. Per la cronaca: non era ancora riuscito a scoprire il “tesoro nascosto”, nemmeno un piccolo indizio, e se l’Oste dovesse raggiungere Xibalba, il segreto sarebbe rimasto tale per sempre.

Con il pensiero all’Oste immobile e silenzioso in quel letto dell’infermeria da tanti giorni che aveva perso il conto, Narciso allarga le braccia e con un tono rassegnato dice:”Que viva Mexico!Io sono stanco, vado a dormire altrimenti Feliz chi lo sente. Grazie per il passaggio. Hasta mañana, caballeros.”.

Alza le mani con i palmi aperti rivolti verso i due federales, le agita un paio di volte in segno di saluto, entrambi ricambiano con muto cenno della testa, denso di comprensione e apprensione. Mentre Narciso raggiunge il portico, i due poliziotti entrano in auto che, il tempo di aprire la porta della taverna e richiuderla,  viene inghiottita dalla notte senza luna, resa ancora più buia per l’assenza della luce nelle case intorno.

Narciso conosce a memoria la taverna e non ha bisogno di luce per muoversi. Si ferma al centro del locale, si guarda intorno come fa l’Oste prima di andare a dormire per capire cosa ha dimenticato. Anche se è tutto immerso nell’oscurità, dopo qualche minuto, la vista si acuisce e riesce a distinguere i labili profili di tavoli e sedie, degli sgabelli, del bancone, fino alle piccole sagome di bicchieri e bottiglie.

L’assenza dell’Oste viene esaltata dal buio e dal silenzio. La taverna sembra non esistere più. La taverna è d’improvviso diventata un non-luogo: esiste, ma non-esiste. Un’esistenza priva di significato, svuotata della vita di cui si riempiva e svuotava ogni sera.

Narciso è irrequieto, consapevole che prendere sonno non sarà così facile, muove risoluto verso il bancone e – nonostante il buio pesto – infila le mani in un cassettone tirandone fuori una piccola scatola di cerini, un portacandele e un paio di lumini. I lumini che utilizzano per rendere soffusa l’atmosfera della taverna quando c’è il San Valentino mensile…l’ennesima “pAzzeria”dell’Oste per attirare un po’ di clientela: una ‘serata romantica’ con tanto di menu, cocktail, bevande e musica dedicata agli innamorati. L’Oste dice che l’amore va festeggiato appena si può, tutte le volte che si può; non una volta all’anno, per giunta il cattivo gusto di festeggiare  il giorno della morte del santo. Perché non si festeggia  il giorno della nascita? Il giorno della morte è un ricordo di sofferenza, che diamine vuoi festeggiare?

Così L’Oste ha deciso che la ‘serata romantica” di El BaVon Rojo si festeggia una volta al mese e alla mia domanda in quale giorno del mese mi rispose:

“Organizziamo la serata romantica il giorno che ci piace, senza preavviso; l’amore è imprevedibile, no?”.

E poi non c’è prezzo per godersi la faccia di Zeus quando gli comunichiamo che quella sera stessa ricorre il San Valentino mensile: ‘Cooosa?!? No, non stasera, dai…amigo non ce la faccio, lo siento, ma non ce la faccio a suonare quella cosa-là, vuoi chiamarla musica?!?’.  E l’Oste: ‘Zeus, ci manca il chitarrista…’ e Zeus a questo punto inizia a tirare giù tutte le divinità senza distinzione di sesso e super-poteri, i semi-dei, gli eroi, ninfe, muse e ninfette dell’Olimpo. L’Oste dice che è un ottimo modo per ripassare la Mitologia greca. Io mi sbellico dalle risate.

L’eco di quelle serate e risate viene interrotto bruscamente dal rumore della chiusura del cassettone. L’immagine dell’Oste sparisce d’improvviso dalla mente e viene sostituita da ansia e paura, che monta e diventa terrore della morte. Il buio intorno sembra animarsi prima impercettibilmente, poi sottilmente agitarsi di una forma che gli occhi cercano di individuare, ma non possono perché esiste solo nella mente. La paura della Morte stringe il cuore in una tenaglia, comprime polmoni, torace e costole. Senti che sta tutto per finire in quell’esatto momento. La Morte cerca di fotterti, cerca sempre di fotterne il più possibile.

Per Narciso si prospetta una turbolenta nottata a tre: lui, il pensiero fisso all’Oste e la Nuestra Señora de la Santa Muerte.

Narciso, respira! Narciso, respira!

El Rojo non è ancora morto. Nell’Oscurità la piccola fiammella è una grande luce.

Narciso prende un cerino dalla scatola,  accende uno dei due lumini che ha in mano, esclama a voce alta “Signora Morte…”, posiziona il lumino sul portacandele e continua in tono di sfida:

…dovevi farti qualcun altro
avresti dovuto stare da sola
dovevi farti qualcun altro
avresti dovuto stare da sola
invece che qui con me
Segretamente,
Segretamente
Segretamente

Poi imbocca le scale al piano superiore, pronunciando a voce bassa:

“Oste, guai a te…”..

Continua a Parte II

Ringraziamento speciale: “prendetevela” con Cuoreruotante che con il suo commento nell’episodio precedente, mi ha dato l’assist per un doppio episodio. Io la ringrazio per l’ispirazione.

giaguaro-pipistrello-maya

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Onda sonora consigliata: Secretly cantata da Skunk Anansie

[…]
You had to do someone else
You shoulda been by yourself
You had to do someone else
You shoulda been by yourself
Instead of here with me
Secretly
Secretly
Secretly

 

30 pensieri su “Batmancito [Ep.#24] – Luz!

  1. Sono contenta perché quando tornerà, perché torna o sono guai, l’Oste dovrà ricambiare il favore raccontando tutti i posti in cui si è sperso, chi ha incontrato, chi ha sentito suonare di là, insomma voglio un bel po’ di gossip!!! 😉
    (Narcì, querido, riposa bene, tanto torna, torna di sicuro 😘)

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  2. Zeus

    Eccomi qua.. eh, no, la neomelodica messicana non la posso suonare.
    E si continua ad aspettare il risveglio dell’Oste (e un contributo mio, ormai diventato mitico quanto questo racconto).
    Non mi ero accorto del cambio di “arredamento” nella Bettola. Ci sta.
    Forza Oste!!!!

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    1. Uheila’ Zeus! Brnritrovato. Ti tocca come pegno suonare musica ‘loffia’. Ci mandi all’aria la serata romantica? Non ci puoi fare mancare la chitarra. È’ la base delle serenate. Prometto che non ti faccio fare il giro dei tavoli questa volta.

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    1. Ma sono davvero io a ringraziarti perché sai come è nato questo racconto che è talmente fluito tra le dita che ho dovuto suddividerlo in due parti ed è la base di un altro episodio ancora, facendomi scoprire anche “qualcosa d’altro” che ora non posso svelare. Insomma questa tua frase è una miniera!
      Ha acceso una luce nella mia scatola dei giocattoli di parole e storie, che l’Oste riposi…E vedrai nella seconda parte a cosa ha portato. Ne sono entusiasta, perciò muchas gracias. Commosso anche io da tanta genuina partecipazione.

      Narciso, romantico? Mmmh direi di si, un inguaribile romantico e ci hai preso anche sulla seconda. Sai come lo chiama l’Oste a Narciso? StrunZ und Sdrang.

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    1. Tiè! Pigliati questa versione di Strange Fruit che cantata da Billie Holiday crea un mezzo miracolo: drammatica, triste, tragica – ‘Black bodies swinging in the southern breeze’ – ma allo stesso tempo confortante per chi ascolta grazie alla voce di questo mostro sacro del Jazz e del Blues.
      Questa versione – che non conoscevo – sembra fatta apposta per come si sente Narciso: i suoi pensieri, le sue emozioni risuonerebbero di queste note, dentro. Quando appare Luz invece esplode Light Emerges!
      tiZ, la Cecchina della Musica. Mi inchino, faccio la riverenza e ringrazio.

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