Batmancito [Ep.#12] – Mai fidarsi degli occhi


Segue da Ep.#11. Heavy rain

La donna è apparsa all’improvviso appena al di là dell’entrata della taverna: è immobile, a malapena distinguo la sua silhouette anche se questa notte è illuminata da una luna piena particolarmente grande. Stanotte è la notte della SuperLuna: quando è piena e contemporaneamente si trova alla distanza minima dalla Terra, appare più grande e luminosa. La mia mente corre ai sacerdoti Maya sulla sommità delle piramidi: il popolo dabbasso in attesa, la foresta ai loro piedi a perdita d’occhio; per chilometri e chilometri altre piramidi distanti, fuochi sparsi, ancora la foresta.

Ritorno con un “avanti-veloce” di un paio di migliaia di anni abbondanti quando vedo l’Oste raggiungere quella figura di donna che sembra assorbire la luce lunare e restituire oscurità alla notte. El Rojo le si pone esattamente di fronte, al di qua dell’uscio quasi a volere sbarrare con il suo corpo l’entrata. Non un gesto di accoglienza, non un saluto. Resta in silenzio. La donna che hanno chiamato “Luna” domanda:

“Posso entrare?”.

La sua voce, sebbene giunta al mio orecchio come un lieve sussurro, trova un’eco al mio interno in profondità dimenticate e, forse, dimenticate per un buon motivo. Riconosco questa sensazione, i miei sensi sono automaticamente in allerta.

L’Oste seraficamente e senza cedere di un millimetro dalla sua posizione innaturalmente ferma:

“Perché sei qui stasera?”

Luna risponde secca e con un tono che somiglia vagamente a una preghiera:

“Lasciami entrare.”.

L’Oste resta in silenzio, mi mangio il cappello se la fa entrare. Non l’ho mai visto così!

L’Oste si fa da parte, la donna con la testa fa un cenno di cui appena si avverte il movimento, ma se ne percepisce la sincera gratitudine. Quando Luna mette il primo piede al di là dell’uscio, l’Oste le prende la mano destra: la solleva a mezz’aria delicatamente, continuando a guardarla negli occhi, fa un elegante inchino portando il dorso verso le sue labbra. Le labbra sfiorano la pelle della mano di Luna. L’Oste si rialza senza smettere di guardarla negli occhi e riaccompagna la mano di lei nella posizione naturale. Chi l’avrebbe mai detto che l’Oste fosse capace di tanta eleganza, disinvoltura e discrezione! Meno male che non ho scommesso in pubblico di mangiarmi il cappello!

Luna, accompagnata dall’Oste, raggiunge Narciso e me al tavolo. Saluta Narciso con un sorriso che affiora appena sulle sue sottili labbra, un misto di gioia e rispetto. Ora posso guardarla meglio.

Alta, slanciata, esile, tuttavia non trasmette fragilità. Da seduto, il mio sguardo dal basso percorre le sue curve: gambe slanciate, ventre piatto, i seni rientrano nella categoria “bollicine”…due coppe di champagne perfette, un décolleté dall’eleganza e raffinatezza straordinarie. Lo sguardo ammaliante: occhi neri e profondi, un taglio che tende al mediorientale, il bianco degli occhi contrasta con il colore miele della sua pelle. Ha labbra sottili eppure terribilmente voluttuose. Capelli lisci e corvini, scuri più di una notte senza luna, le scendono sulle spalle leggermente più larghe di quanto ti aspetteresti: un fisico da atleta, che però conserva una carica animale di sinuosa femminilità. Che fierezza traspare da questa donna! Sembra una regina!

D’un tratto Luna rivolge la sua attenzione verso di me, mi sento attraversare dal suo sguardo, giurerei che mi sta facendo una TAC! Giuro che non ho visto muovere le sue labbra, ma ho perfettamente distinto le sue parole, come se fossero state comunicate direttamente al mio cervello:

“Yo soy Luna. Como se llama usted?”

“Encantado..”
Vengo sopraffatto da tanta bellezza, esito e quando riprendo a parlare, balbetto altri due, tre “encantado” in successione e infine il mio nome.

“Ulysses! – mi sorride e si china avvicinandosi troppo perché possa tenere testa alla sua bellezza – Nunca confíes en tus ojos, Ulysses!”.

“Mai fidarsi degli occhi, Ulisse” la sua voce, la sua ultima frase occupa tutto lo spazio del mio cervello, tutti gli altri sensi annichiliti e ogni sinapsi è in “stand by”. Sono certo che è l’unico pensiero che potrebbe sopravvivere anche dopo un intervento di lobotomia.

Riemergo da questo stato di trance a causa dello strepito degli yankee, noto Luna che li osserva per una manciata di secondi, poi si allontana verso tiZ e Zeus. L’Oste la segue come un’ombra.

“Mai fidarsi degli occhi” di nuovo questa frase, ma è Narciso a pronunciarla questa volta. Lo guardo e m’imbatto in un’espressione che esige attenzione, il tono si legge come “importante avvertimento”.
Il piccoletto continua: “Non è roba per te. Lascia stare.” e mi mette in mano un bicchiere di tequila.

Senza riuscire a staccare gli occhi dalla schiena di Luna che intanto ha raggiunto Zeus e tiZ, dico a Narciso: “Per una come lei, andrei all’Inferno” e butto giù di un fiato la tequila, ne assorbo l’effetto senza battere ciglio.
Narciso versa altra tequila e se ne versa anche per sé, si bagna le labbra, appoggia il bicchiere, con la mano mi afferra il viso, costringendomi a guardarlo negli occhi:
“Signor Nessuno, tu porti il nome di una persona molto furba, ma non hai ereditato neanche una briciola della sua intelligenza! Davvero vuoi andare all’Inferno per lei? Non ascoltare le mie parole…me vale madre! Andrai in un posto peggiore! Certe donne ti succhiano pure il sangue. Tu – mi pianta un dito al centro della fronte – sei alla base della loro catena “alimentare”. Lascia stare, non è roba per te. Es tu vida!”.

Le parole di Narciso, il suo tono, la sua espressione del viso comunicano verità, una verità nascosta da un mistero che non ha voluto rivelare… o non ha potuto rivelare. Come se mi fossi risvegliato da un lungo e travagliato sonno, mi riprendo, le sinapsi iniziano di nuovo a stabilire connessioni lungo il corpo, il cervello sembra avere recuperato il suo stato ‘normale’ di apparente illogicità che mi fa vivere una vita che per altri è assurdità. Percepisco il peso di quelle parole, anche se non ne comprendo ancora il motivo.

È mezzanotte.

tiZ e Zeus fanno una breve pausa, ci raggiungono al tavolo insieme a Luna e l’Oste, il tempo di bere una cerveza fresca e ritornano sul palco nel tentativo di sovrastare con la loro musica quel baccano cacofonico generato dalla mandria di yankee, ormai alticcia. L’Oste gli ha rifilato bevande alcoliche di qualità dal discreto all’imbevibile. Sembra però che abbiano gradito tanto che ne chiedono ancora a gran voce e con una frequenza che fa brillare gli occhi all’Oste quando sarà il momento della cuenta.
Come da accordi, il microfono passa a tiZ. Nella mattinata tiZ ha ricevuto la tragica notizia che un suo carissimo amico, militante per i diritti umani, è stato ucciso dai federales durante una pacifica manifestazione a Ciudad. “Un incidente” lo hanno definito le fonti ufficiali.

Dedicata all’amico scomparso, tiZ attacca con Hasta siempre di Carlos Puebla, la celebre canzone dedicata a Ernesto Che Guevara. Come avrebbe detto Ade: “Si leva la sete col prosciutto!” cioè si sceglie la soluzione sbagliata e si complica così la situazione.

Neanche finisce la seconda strofa che si scatena l’inferno!

To be continued

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Onda sonora consigliata:Dancing in the Dark cantanta da Bruce Spingsteen

Chi è Luna?

Luna è una vecchia conoscenza della taverna. Se siete curiosi, di saperne di più, potete leggere il racconto a lei dedicat,o Innamorarsi a El BaVon Rojo.

Ma dovete essere davvero curiosi perché è diviso in tre parti:

#1. In tequila veritas

#2. In tequila veritas – Parte segunda

#3. In tequila veritas – Epilogo

61 pensieri su “Batmancito [Ep.#12] – Mai fidarsi degli occhi

            1. Considerata anche questa! Ho fatto tesoro di ogni parola che ci siamo scambiati nei commenti. Il personaggio è venuto fuori naturale naturale. Devi solo portare un po’ di pazienza perché non entri in ballo al prossimo episodio. Lo spazio è tiranno.

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    1. Non ho resistito a tirare in ballo di nuovo Luna. Così ne potevo raccontare un altro po’. E’ un personaggio che interpreta la carica sessuale e animale, ma da “maneggiare” con molta cura. E’ uno di quelli che “straparla” e che sgomita per avere più spazio.
      Vedrai che il prossimo sarà un cataclisma di citazioni che riconoscerai al volo.
      Se ti deludo, lancia pure un fulmine. L’indirizzo lo conosci.

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      1. Zeus

        Eh, ho notato l’indulgenza nei confronti di Luna. Sono sicuro che un personaggio come lei richiede mille-e-una attenzioni.
        Attendo il prossimo capitolo.
        Vorrei riuscire a sfruttare l’assist che mi hai fatto nel precedente, ma ho le marmotte che incartano la cioccolata nel cervello!

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        1. Tranquilo, non c’è fretta e si sa che la marmotta incarta la cioccolata meglio di quanto i criceti girano la ruota. Ti darò anche altri spunti non subito, però. Io l’ho detto che questo è un allenamento alla ripresa delle ostilità a 6 mani verso la madrelingua…Parola di Oste, mica di Narciso!

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  1. Stai centellinando il grog, compadre: adesso ci metti pure questa inquietante fanciulla a solleticare passionalità, quale infernale intruglio stai pensando di servire?…..
    Io aspetto sempre assetato, con il bicchiere ancor vuoto: oste della malora,dammi un doppio…!!!!!

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    1. Ahi voi i personaggi hanno iniziato a parlare e a suggerire…però compadre ci siamo e ti assicuro ci sarà il botto per almeno altri tre episodi ricchi di azione e colpi di acena. E ho un botto finale davvero intrigante, ma se è una buona idea me lo direte solo voi.

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                    1. Quel Socrates dopo la Fiorentina, finì all’Udinese. Benchè non si possa definire un filosofo, fu comunque uno dei pochissimi se non l’unico calciatore che potesse dirsi medico, essendosi laureato in medicina, oltre che sindacalista e propugnatore di squadre che si autogestiscono, decidendo allenamenti e formazioni: potrai immaginare quanto fosse scomodo ed allo stesso tempo rivoluzionario, seppure figlio di quegli anni in cui, la rivoluzione zapatista, era lì per tornare. Ecco, immagino la tua simpatia”naturale”per l’individuo…

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                    1. Altolocatissima! per darti un’idea: la piramide più famosa dello Yucatan, il Tempio di Kukulkan a Chichen Itza, è stata costruita di modo che In occasione dei due equinozi, lungo la balaustra l’ombra proiettata dal sole crea l’immagine di un lungo serpente, dall’alto della piramide fino alla base della scalinata che termina con una scultura di una testa del serpente piumato.
                      Qui lo spiego meglio e trovi anche una foto. Se sei interessato, accomodati pure:

                      Viva il Messico! Ep.#17 – Chichén Itzá

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                    2. Perdona se ti sono sembrato saccentino, non era mia intenzione. Amo trasmettere ciò che apprendo e sento, mi viene naturale. Penso comunque che tu l’abbia ormai capito…a scanso di equivoci, lo specifico che mi spiacerebbe pensassi il contrario

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