Batmancito [Ep.#9] – Come together


Il Dio Pipistrello tra gli Zapotechi (foto by Mary Harrsch )

Segue da Ep.#8. Un amaro ritorno

In una taverna stranamente deserta per quell’ora della sera, mi trovo seduto al tavolo insieme all’Oste e Narciso, una dozzina di bottiglie di birra già schierate, due fiasche di Grog Gran Reserva Especial, una di tequila, fette di limone disposte su un piatto al cui centro è adagiata una piccola ciotola piena di sale, tre bicchieri e un piatto di tacos y tamales con enchiladas. L’Oste già aveva capito tutto e mi stava aspettando…
Così all’invito dell’’Oste “Así que te toca. Escúpelo! Mi hermano, racconta…” rompo ogni indugio, The House Of The Rising Sun cantata dagli Animals risuona in questa taverna in cui la musica non manca mai, e inizio a sputare il rospo.

“Il mio amico Sergio non è più lo stesso. Dopo l’incontro con il batmancito, quel dannato pipistrello nel Tempio in quella dannata giungla in cui ho pensato di morire dissanguato a causa dei mosquitos, Sergio non è stato più lo stesso. Ormai sono certo che non fosse un semplice pipistrello.
Quando siamo arrivati in questa vostra taverna, nonostante l’accogliente atmosfera, Sergio non ha avuto le sue solite reazioni: è un uomo che ama la bisboccia ed è un’esilarante compagnia.”.

L’Oste mi interrompe: “E picchia anche come un fabbro Nano dei Monti Ferrosi al quale è stato detto che è un figlio di madre orchetta e padre elfico…”

Annuisco e continuo:
“Sì, lo hai visto all’opera l’altra sera…Ho perso il conto degli anni e delle disavventure che abbiamo vissuto insieme, vittorie e cocenti sconfitte, alti e bassi, a volte abbiamo toccato profondità che non vi racconto perché la mia mente potrebbe non reggere a ripercorrerle. Due fratelli siamesi, felici di essere nati così.”.

Rivolgo il mio sguardo a Narciso che è sceso dal tavolo e ha preso posto sulla sedia alla mia destra. È proprio – così lo chiama l’Oste – “corto”! Le gambe dondolano continuamente come la coda di un gatto che ti si strofina alle gambe mentre fa le fusa, l’espressione beota dipinta in viso, il naso all’insù, il suo sguardo incrocia il mio ed è un’esplosione di vorace curiosità, compassione e calore umano.

“Tu e l’Oste siete dei bravi diavoli. E ne ho conosciuti di veri figli del Gran Satanasso!
Ero pronto a mangiarmi questo mio cappellaccio che mi segue ancora prima d’incontrare Sergio, praticamente ci sono nato dentro: avrei scommesso che voi due sareste riusciti a riportare Sergio alla “normalità”. L’ho sempre detto che è meglio non scommettere mai. Anche quando sei sicuro di vincere.”.

Così racconto di come siamo giunti al Tempio, di come ci siamo introdotti nei cunicoli bui al suo interno, la scoperta di quella stanza con l’altorilievo, quel fottuto pipistrello che è sbucato fuori all’improvviso e si è attaccato al collo di Sergio, come Sergio mi ha salvato la vita da quella folta rappresentanza di figli di Quetzcoatl schierati all’uscita dal Tempio, lo strazio del viaggio di ritorno tra sciami di mosquitos vampiri e Sergio che ha parlato unicamente della morte come cambiamento, come rinascita. Continuava a ripetere come un disco rotto: “Vita o morte è uguale, sai”. Infine il nostro arrivo a El BaVon Rojo.

“La mattina dopo il nostro arrivo Sergio è caduto in un silenzio tombale. Da allora evita tutti, rimane rintanato nella sua stanza lassù al piano superiore. Se provate a bussare alla sua porta, il massimo che otterrete è di vedere spuntare una parte del suo viso dall’uscio socchiuso e ricevere un fermo “no” a qualsiasi proposta di farlo venire fuori da quel buco.
Quando esce, l’ho fatto seguire da tre niños: ha comprato teli, tessuti, fili, cordame, colori per i tessuti, pennelli, tele da dipingere…non capisco cosa debba farci! Lo hanno visto bussare alla porta del sarto anche a notte fonda. Vuole mettere su un atelier di moda in questo – con rispetto parlando – posto dimenticato da Dio, dagli uomini e così fottutamente umido che – sì, questa è una certezza! – è infilato nel buco del culo del mondo?!?

Non so più cosa pensare, non ci dormo la notte. Non riesco a stare qui senza tentare di aiutarlo…”

L’Oste mi versa del grog e mi porge il bicchiere colmo facendomi segno di buttarlo giù tutto. Aspetta la mia smorfia di sofferenza mentre tracanno questo liquido che non verserei nemmeno nella tazza del cesso perché poi avrei i sensi di colpa per avere contribuito all’estinzione di varie specie marine. Inarca le sue labbra in un sorriso e inizia a parlare.

Desmodus draculae…compadre – mi appoggia una mano sulla spalla – fai bene a preoccuparti per il tuo amico. Il tuo racconto desta più di qualche preoccupazione. Desmodus draculae, resti fossili di questa antica specie di pipistrello gigante sono stati ritrovati un po’ in tutta l’America Latina e il culto del “vampiro della morte” sopravvive ancora oggi.

Camazotz, il “pipistrello della morte”, assume vari nomi: Hik’al, l’Uomo-nero, il “tagliatore di colli” tra i Tzotzil in Chiapas; Soucouyant tra la gente di Trinidad; Tin Tin in Ecuador; Chonchon in Peru e Cile.

Noi archiviamo queste storie come miti e leggende, buone per spaventare qualche bimbo molesto o per ispirare qualche filmetto in cui il vampiro è un vecchio bacucco o la vampira è una gnocca assetata più di sesso che di sangue. Nelle popolazioni mesoamericane i legami tra gli animali e gli uomini erano molto più complicati di quanto un gringo come noi possa immaginare: un uomo ha un’anima umana e una animale, per sempre. Noi gringos l’abbiamo dimenticato, ma anche nelle nostre storie le streghe e gli stregoni potevano assumere forme animali, controllare animali o averne di speciali come protettori. Noi gringos abbiamo voluto dimenticare la nostra anima animale, reciso consapevolmente il legame con la Natura.

Camazotz  vive nel mondo sotterraneo di Xibalbá , l’oltretomba maya…”

Narciso dà segni d’insofferenza, sbuffa, alza gli occhi al soffitto, si guarda intorno, giocherella con un bicchiere, incrocio il suo sguardo e allarga le corte braccia con i palmi delle mani rivolti in alto come per dire ‘Lo so è logorroico, che ci vuoi fare?’. El Rojo lo nota ma lo ignora

“Camazotz è associato alla notte, alla morte e al sacrificio. Ha il potere di curare qualsiasi malattia, ma anche il potere di tagliare il cavo d’argento della vita che lega il corpo all’anima…le parole di Sergio sulla morte come nuovo inizio sono in perfetta sintonia con il culto di Camazotz e dei sacrifici rituali… il sacrificio di alcuni individui di fronte al benessere di tutto il popolo. E spiega anche il motivo per cui i vincitori nel gioco della pelota venivano sacrificati: la loro morte è un nuovo inizio!

Quando la vita si accanisce su un disgraziato che perde ogni speranza di un futuro migliore nonostante abbia tentato di tutto – alza improvvisamente il tono – dalle nostre parti – guarda dritto negli occhi Narciso come un maestro richiama l’attenzione di un alunno distratto – c’è un detto che ricorda questo concetto:

si te vuò salvà jà murì ‘e na morte ‘e subito’.

Letteralmente: se ti vuoi salvare devi morire di una morte istantanea, cioè devi morire subito.

Compadre, c’è un legame…c’è un legame tra il batmancito, i discorsi del tuo socio e il suo comportamento. Non so dirti quale, ma ci potrebbe essere un legame. Poi, per carità, magari era per davvero “solo” un pipistrello, ma qui – lo ripeto spesso – nulla è come appare. Meglio indagare.”.

Narciso è allo stremo, simula di stringere un immaginario cappio alla propria gola e tirarlo per impiccarsi, la lingua penzoloni e gli occhi strabuzzati.

“Lo siento, compadre. Lo siento mucho…”

Il viso dell’Oste si contrae in un’espressione che mi fa capire senza nessun dubbio di essermi guadagnato la sua empatia e comprensione, si rivolge a Narciso e continua:

“Ti aiutiamo Narciso e io a tirare Sergio fuori dalla stanza. Narcisiello è un maestro a non farsi dire di no. Vero, Narcì?”

Narciso annuisce con un’espressione così concentrata e grave che non avevo mai visto prima. Mi batte con la mano un paio di colpi sulla spalla in rapida successione, altri due sul suo piccolo torace, producendo un rumore sordo: “M’o vec’ io!(*)”

L’Oste anticipa la mia domanda e mi spiega queste parole del loro dialetto di origine:
“Se la vede lui. Ci pensa Narciso. Puoi scommetterci…fosse questa la tua prima e ultima scommessa.”

Narciso fa per scivolare giù dalla sedia, quando nella taverna entrano Ade, Zeus e tiZ .

Continua all’Episodio #10. Il mio nome è nessuno->

(*) Si legge con la “c” dura come un “k”. Letteralmente “me la vedo io, ci penso io”
giaguaro-pipistrello-maya
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Onde sonore consigliate:

Come together cantata dagli Aerosmith

The House Of The Rising Sun cantata dagli Animals

79 pensieri su “Batmancito [Ep.#9] – Come together

              1. Oste:
                “Voi due di là! Non sprecate l’acqua che è una risorsa scarsa…”
                Narciso:
                “ma come?!? Ccà fore ‘nce sta tutto il MMare dei CaraiBBii?!?” [risata molto poco trattenuta]
                Oste:
                “Narcì, tu diventerai presto cibo per barracuda! Sempre che non ti sputino via perché gli fai schifo…”

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                1. Mela e Narciso sghignazzano senza ritegno continuando a paciugare le mani dentro una tinozza di rame, vecchia e decrepita, con un foro di proiettile da un lato
                  “Grandi come ossibuchi” (cit.)
                  tappato con un turacciolo di sughero.
                  La schiuma di sapone gli cola dai gomiti formando pozze iridescenti a terra e Narciso, rosso come un peperone, sta soffiando con forza la madre di tutte le bolle fuori da una cannuccia colorata quando ecco che si apre la porta…
                  Azz…. è Red imbufalito…. la situazione si complica

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                  1. La situazione non si complica, ma precipita.
                    Red, infatti, scivola su quel velo di acqua saponata che si è deposto vigliaccamente sul pavimento e quasi compie uno dei suoi migliori Immelmann (anche senza aereo). “Quasi” perché l’Immelmann prevede un mezzo looping, all’apice della cabrata a candela, segue un mezzo tonneau.
                    Ahimè Red all’apice della cabrata entra in stallo – “ahi ahi ahi” commentano due campesinos che assistono alla scena – e inizia a precipitare al suolo. L’impatto rovinoso è una certezza. Red non ha il tempo di raccomandarsi alla Santa Vergine di Pilar, ma di pronunciare quelle che potrebbero essere le sue ultime sillabe prima di lasciare questa valle umida di lacrime: “NA-RCI’-I’-T’A-CCI-RO”. SBAM! Attera paurosamente di reni, schiena e il tipico contraccolpo al collo lancia la testa sul pavimento come fosse una noce di cocco scagliata contro una roccia.
                    … …

                    Saremmo qui a chiudere baracca, El Bavon Rojo e anche questa webbettola virtuale, se non fossero stati appoggiati su dei sacchi di farina, al lato della porta, diversi cuscini e lenzuola sporche da portare in lavanderia (Narciso si era chiaramente dimenticato da alcuni giorni) . L’Oste quindi atterra con la nuca su questa morbida pista di atterraggio ed evita una fine molto commovente, ma anche no.
                    Ricordate: non si fanno i conti senza l’Oste

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                    1. Sbam!
                      Strapp!
                      Pluf!!!
                      ……
                      ……
                      ……
                      Nevica!
                      Nevica!
                      …….
                      Narcì, non è neve, è farina.
                      Cortina fumogena, anzi farinogena….
                      Scappiamo e nascondiamoci nella casetta all’albero prima che Red si riprenda.
                      Quello stavolta ci accorcia le gambe e ci tocca strisciare sui gomiti…

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                    2. Honda! Honda! Addo’ staje quando ti devo dare da mangiare sparisci sempre!
                      Honda è uno sbavosissimo mastino napoletano, il cane di Red che non lo segue dappertutto, anzi se ne va spesso per i fatti suoi, ma quando l’Oste ha bisogno delle sue mascelle e delle sue possenti zampe gli è sempre vicino. Honda, il migliore amico dell’Oste (ma non di Narciso)

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    1. Si riapre mio caro, si riapre! Il tempo di acclimatarsi, di introdurre qualche ceffo che bazzica da queste parti ai nuovi arrivati e agli aficionados. Ti anticipo come antipasto che per la prima volta ti troverai nello stesso racconto con le tue creature: il puparo che incontra i pupi.
      Non è una cosa fantastica?!

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      1. Zeus

        Devo ammettere che sono molto curioso di questo esperimento. Non sono mi sono mai trovato dentro un racconto (a parte una volta, ma nessuno l’ha capito eheh).
        Quando è programmato questo secondo capitolo? Che ho già l’acquolina in bocca 😀

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        1. L’antipasto rischia di abbuffarti ogni volta e arrivare alle prelibatezze verso la fine con la pancia piena. L’antipasto di oggi rientra in quelli autentici che preparano al pasto: leggero.

          Come ti anticipavo ho lavorato per creare episodi più brevi (800-1000 parole) preferendo una narrazione più rarefatta di eventi con una cesura finale che dà il “la” all’evento successivo. Normalmente preferisco sia scrivere sia leggere racconti più ricchi di avvenimenti poiché trovo che la lettura sia più appagante (mio gusto personale).

          Le portate saranno molte ma meno condite.

          Ho in programma di pubblicare ogni 2 giorni, quindi il prossimo domenica,

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          1. Zeus

            Io sono ambivalente su questo aspetto: a volte preferisco cose più lunghe, a volte mi piace la narrazione più concisa. I racconti che indulgono troppo nell’uso di millemila parole (un esempio su tutti: Stephen King) non sempre mi prendono anche se lo reputo un bel leggere. Ma di mio preferisco cose più corte e incisive (come vedi, nei miei racconti, poche volte supero le 1500 battute).
            Ma tutto si restringe però a due elementi fondamentali: i personaggi e la storia.
            Il resto è secondario. Devi avere personaggi che funzionano alla grande e una storia in mente, poi la modalità con cui la esprimi può essere scelta a seconda del gusto personale.

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                    1. Eh no! Quale abbonato! 😉
                      Tu SEI parte di El Bavon Rojo! Quando sei entrato, sei diventato anche tu parte di quella taverna sgangherata. Come sei entrato, così altrettanto quando vorrai andartene. “Mi casa es tu casa” e l’Oste si rallegrerà se anche tu – per il tempo che vorrai restare – ti sentirai a casa. Non vuole ringraziamenti, vuole solo condividere sinceramente quello che ha.

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                    2. Zeus

                      Certo!
                      Ho sempre detto che qua dentro mi sento a casa, infatti non credo di aver mai scritto così tanto su un blog altrui come qua da te eheh.
                      Cosa che può essere anche negativa, vista da chi mi ospita (del tipo “noooooo, perché a me! ahahahaa” 😀 ).
                      Finché non mi sbatti fuori dalla taverna per essere troppo molesto, io rimango.

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                    3. Non ci pensare nemmeno. io ho bananto solo un blogger in quasi 10 anni per un solo e unico motivo: insulti (per giunta a un altro blogger) e maleducazione. Non è sicuramente il tuo caso. Potessi mangiarmi il cappello se mi sbaglio! 😉

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  1. Non oso immaginare cosa possa capitare al malcapitato che si affidi alle cure di Narciso e dell’oste! Però mi dice un gran bene la musica degli Animals e quella tequila sal i limon che potrebbe fare ubriacare il più pipistrello dei pipistrelli… Oralè compadre: bello ritrovarti già ripiombato nell’atmosfera giusta…

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  2. Liza

    Oramai Liza si era abituata alle scaramucce divertenti dentro El Bavon Rojo e tra risate pazze ,grida,sbuffi di farina pensava :” tequila, fette di limone disposte su un piatto al cui centro è adagiata una piccola ciotola piena di sale, tre bicchieri e un piatto di tacos y tamales con enchiladas…perche’cazzo ci sono SOLO 3 BICCHIERI??? …Forse devo alzare la voce e rompere i coglioni dal tavolo in fondo???
    Pero’ la faccenda del vampiro mi piace ne voglio sapere di piu’!”
    Si alzò e con la sua proverbiale faccia da culo urlo: hola cabrones!!!
    Ma sta’ Tequila????”

    😊

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    1. L’Oste per un attimo non capisce che cosa stia succedendo, sta per girarsi in malo modo, quando si accorge che OnnaLizabbella! Il viso gli si illumina di un sorriso raggiante e in men che non si dica Liza si ritrova seduta al suo posto. Narciso le mette davanti un bicchiere già pieno.Liza si guarda intorno che ancora non ha capito cosa sia successo negli ultimi 30 secondi. Guarda l’Oste e gli sorride di rimando, guarda Narciso e gli manda un bacio con la mano, poi mi nota seduto lì accanto e mi fa: “E tu? Chi cazzo sei?!?”

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    1. L’Oste conosce quei luoghi e anche altre “cose”, ma non sa nulla. Ha qualche idea, delle sensazioni, congetture è un’insaziabile curiosità. Narciso poverino subisce il suo scilinguagnolo ma non è da meno in quanto a conoscenza dei luoghi e delle persone e forse, dico “forse”, la sa più lunga…della sua statura 😉

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    1. Oste interviene a calmare l’irruenza verace e caliente di Liza. Narciso versa prontamente dell’altra tequila nel bicchiere ormai vuoto alla goccia di Liza.
      Oste: “OnnaLizabbella, il qui presente sign…gringo è da poco arrivato nella taverna. Si sta acclimatando e ha qualche problema personale che stiamo cercando di risolvere…diamogli il tempo”.
      Per dare man forte alle parole dell’Oste, mi scolo quella mistura mefitica del grog d’un sorso, sbatto il bicchiere sul tavolo e intimo a Narciso di riempire el tanque!
      Narciso mi guarda come per dirmi:”Ma che t’e’ preso?!? Ti si’sciminuto?!!”. Gli faccio un occhiolino senza farmi notare dalla senorita e un cenno di assecondarmi. il piccoletto capisce al volo e lesto come un furetto mi riempie il bicchiere. Mentre versa, traggo il pacchetto sgualcito di sigarette dalla tasca e faccio:”Posso offrirle una delle mie?”.
      Narciso intanto assiste alla scena stupefatto e non si accorge che sta versando il grog sul tavolo. Quel liquido nefando scorre e inizia a bagnarmi i bermuda…”Epporcaputtana! Narci’ guarda dove versi?!?”
      Narciso sta per saltarmi alla gola ma con un’altra strizzata d’occhio fermo l’inferno che sta per scatenare. Per farmi perdonare dovrò regalargli una scatola intera di quegli ovetti al cioccolato e la sorpresa dentro di cui va matto. Se l’e’ proprio meritati!
      L’Oste fa a Liza:”El gringo fuma, beve e dice parolacce, ma per il suo nome dovrai aspettare il prossimo episodio”

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      1. Liza

        La Tequila scalda e calma .
        Osservo il gioco di sguardi e strizzate d’occhio…”Vabbuò Oste se così dici me ne sto’ buona aspetto…e tengo a freno la lingua..versane un’altra.. che qui si fara’ lunga..”
        Un’occhiata d’intesa e un sorriso e spalanco le braccia in attesa di Narciso…c’e’ poco da fare lo adoro quel pestifero…”

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    1. E che posso fa’! Sono “loro” a raccontarmi la storia ed è piuttosto lunga con riferimento a vecchi trascorsi e ceffi che rispuntano qui e la’. Comprendo che sia laborioso seguire a metà del racconto (e non chiedo nemmeno di andarti a leggere tutto l’antefatto), ma questo è stato un po’ un breve rewind e vai avanti un pochino. Dalla prossima entriamo nel vivo e poi ci sarà anche il momento che le mani pruderanno.
      Il cliffhanger brutale è una precisa scelta per esigenze di suddivisione degli eventi e contenimento del numero di parole, oltre che un po’ di manico dell’apocrifo autore 😉

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        1. Tranquilo, non era un velato spot per dirti questo, ma solo per dare una risposta al tuo corretto punto di domanda. Ne deduco che tu abbia gradito e sei curioso di vedere dove va a parare e per me è un grande onore e soddisfazione. Dopotutto, come diciamo sempre tu ed io: Noblesse ObLesse! 🙂

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    1. El Bavon Rojo nasce in un racconto di questo Batmancito (ep.4), la taverna è un luogo virtuale a tutti gli effetti, sia nella finzione del racconto, sia nella realtà della Rete. L’ho creato perché volevo che diventasse un punto d’incontro di blogger che hanno una storia da raccontare.
      Perciò un bel giorno mi è venuta una botta da matti e inserire dei blogger con cui ho più confidenza direttamente nel racconto. Qui ne trovi 3, ma ce ne sono almeno altri 5 tra l’episodio 6 e 7. Personaggi reali entrano nella finzione in un luogo virtuale.
      A me quest’idea mi ha intrigato e l’ho portata avanti. Tu che ne pensi?

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    1. Entrare nei sogni? Ma è stupeeeendo! Grazie. Si ata per entrare nel vivo, anche se alla parola “fine” ce ne vuole ancora un po’, ma commenti come il tuo sono un pieno di carburante per continuar questo “viaggio”. Altro che tequila!

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