Super Santos VS Super Tele


Queste sono vere flame-war da combattere!

Non so quanto vi possa importare di una diatriba che risale alla notte dei tempi del calcio, non quello “giocato” a suon di eurodollari, ma il calcio giocato nei cortili, in un parcheggio, in un campo adatto all’orticoltura o altro spiazzo sufficiente a contenere due individui e un pallone.
Se vi aggiungo memorie barbose miscelate con uno spruzzo di amarcord e nostalgia-nostalgia-canaglia a granella, so che trovereste più interessante leggere gli ingredienti sull’incarto dell’ovetto Kinder (munitevi di occhiali e di una tavola degli elementi chimici).
Sprezzante delle regole d’ingaggio dell’internauta e della scrittura “web-friendly”, tuttavia quando un blogger chiama è creanza rispondere all’invito. Così, all’invito di Zeus a partecipare a una tag-catena sui giochi dell’infanzia, ho iniziato a buttare giù il post iniziando con il Super Santos, che è rovinato giù sulla tastiera come al primo sole primaverile una slavina a valle.
Il Super Santos è un oggetto sacro dell’infanzia e ringrazio Zeus, che mi nominato nel tag, e Romolo che gli ha lanciato la catena, per avermi dato lo spunto per ricordarlo degnamente.

Super Santos VS Super Tele

Il calciare un pallone è un’attività primaria dell’infanzia, specie se sei un maschio. Le mie doti calcistiche, però, sono scarse quanto quelle di uno slalomista gigante maldiviano e, senza pudicizia alcuna, le ho raccontate in più occasioni: il tag calcio contiene un discreto numero di gustosi racconti, anche di altri generosi blogger.

In epoche antiche è assurto a mito eterno la rigida educazione militare dei figli di Sparta fino dalla tenera età; tra un migliaio di anni, ci si può aspettare che altrettanta mitologia ammanterà il racconto degli Uomini del Duemila che educavano i propri figli maschi a uno strano rito propiziatorio in cui due squadre, composte da un numero variabile di giocatori fino a un massimo di undici per parte, andavano in giro a dare calci a una sfera in qualsiasi luogo e condizione di tempo, cercando di infilarla tra due pali infissi al suolo o succedanei di tali pali (borse, zaini, capi di abbigliamento, pietre).

Anche io ho giocato a pallone o, meglio, ho partecipato a partite di calcio, improvvisate in luoghi improbabili (un tetto di un palazzo, per esempio) o organizzate su campi regolamentari (uno con una pendenza ideale per la disciplina sciistica della discesa libera) o nel cortile sotto casa.
Il protagonista indiscusso di queste partite era il Super Santos, pronunciato dai miei cugini e me in un finto brasiliano “Super Santosh”. Partite fiume, dalle tre del pomeriggio estivo, sotto un sole che anche le lucertole si riparavano all’ombra, fino al calare delle prime ombre sulla città verso le nove della sera. Erano i tempi in cui ognuno dei miei cugini e amici (molto bravi, loro) aveva un nomignolo di un idolo tra i giocatori reali, ad esempio “El Buitre”; io avevo il soprannome “Pacione”, data la mia attitudine a sbagliare un gol anche a porta vuota (per saperne di più sulla genesi del mio soprannome leggi qui).

Noi cugini e un paio di amici del vicinato organizzavamo queste partite-fiume sul tetto di un palazzo in quel di Napoli, sprezzanti di uno strapiombo vertiginoso su un lato del “campo” (in un secondo tempo furono disposte tutto intorno delle alte reti metalliche, che noi comunque scavalcavamo) e delle comparsate a sorpresa del nonno materno sul balcone (pater familias dal piglio autoritario) per strigliate collettive di epocale mortificazione (per noi) e di gran goduria (per lui). Il Super Santos era di gran lunga preferito al concorrente Super Tele. Non c’era storia.

Entrambi condividono il materiale plastico di scarsa qualità e spessore, la traiettoria dopo un rimbalzo è prevedibile lanciando un dado a venti facce applicando modificatori a caso, una tendenza a seguire la prima folata di vento e illudersi di essere Icaro reincarnatosi in forma sferica (ma sempre pirla), tuttavia temibile arma di devastante potenza se assestata al centro del basso bacino in zona genitali.

Il Super Santos rispetto al Super Tele ha però alcuni vantaggi.

Questo è il mio pallone, ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio pallone (e se mi fate girare le balle, me lo porto casa, il pallone è mio e ci gioco io)

La plasticaccia di un bel colore arancione radioattivo, le strisce nere appena scanalate e una leggera zigrinatura conferisce un aspetto professionale alla sfera: un’imitazione, seppure lontana, del pallone vero della Coppa Rimet (oggi Coppa del Mondo); il Super Tele, disponibile in più colorazioni (rossa, blu, bianca o – tremenda – gialla), nonostante il disegno dei classici “pentagoni” neri, ha l’aspetto di un giocattolo.

Il Super Santos è sensibilmente più pesante del Super Tele.

Se l’alternativa è una palla di carta, va bene anche il Super Tele

Il Super Tele è un aquilone travestito: ingovernabile nel controllo, imprevedibile nei rimbalzi, praticamente regalato alla difesa avversaria nei lunghi lanci aerei, voltagabbana nei cross (capace di trasformare un’azione d’attacco in un letale contropiede avversario), beffardo nei colpi di testa, deformabile come il pongo nei tackle. Il Super Tele è un pallone adatto al gioco della “palla avvelenata” e poco più; in questo gioco è perfetto perché la sua leggerezza evita traumi cranici e contusioni anche se a lanciarlo è il bambino più stronzo del cortile.

Peggio del Super Tele c’era solo il Derby: di dimensioni più grandi era ingovernabile, una volta sgonfio poteva essere efficacemente usato negli interrogatori per non lasciare i segni delle percosse sull’interrogato. Il Derby era un insulto per il gioco del pallone.Il Super Santos si comporta decisamente meglio, anche se ha i suoi difetti: le traiettorie soffrono sempre di effetti all’interno o all’esterno non desiderati, il tiro di punta è garanzia di “home run” o di “trasformazione” dopo la meta e ribattere a pugni chiusi una “cannetta” può generare una traiettoria per il cui calcolo occorre chiamare in causa la fisica quantistica.

Il difetto più grave del Super Santos, quanto del Super Tele, è però un altro: si buca quanto un tossico allo stadio terminale.
Se al bordo del campo vi è una ringhiera appuntita, un filo spinato, una pianta con le spine o un qualsiasi punto acuminato state certi che un Super Santos lanciato da quelle parti atterrerà esattamente sullo spunzone. Non è la Legge di Murphy, ma la Legge del Super Santos. Ne ha una tutta sua.

Quanti palloni abbiamo bucato! Ne abbiamo perso il conto. Non ricordo quanto costasse, poco sicuramente perché era alla portata delle nostre “collette”, fatte di monete abbandonate su mobili o carpite con abile captatio benevolentiae ai nostri vecchi, messe insieme grazie a gelati sacrificati a una più nobile causa e astinenze da gomme e caramelle. Vicino casa mia e dei miei cugini vi era un emporio, una merceria che vendeva di tutto, dai casalinghi alla cartoleria, dai bottoni ai giocattoli, e aveva sempre i Super Santos appesi all’esterno nelle loro reti di plastica: una sorta di albero della cuccagna calcistico. Ogni volta che la negoziante ci vedeva già inzuppati di sudore e di un rosso paonazzo per la fatica e il sole, non ci diceva nulla: usciva all’esterno, tirava giù con un’asta uncinata uno di quei bei palloni arancioni, noi le davamo i soldi della nostra “colletta” e arrivederci al prossimo Super Santos bucato. In un pomeriggio riuscimmo a bucarne tre.

In loving memory di tutti i Super Santos bucati e della gioia che ci hanno regalato con il loro sacrificio.

57 pensieri su “Super Santos VS Super Tele

        1. Il Super Santos c’era anche negli anni 90 e l’ho trovato ancora adesso su Amazon.
          Nel 1978, dopo i Mondiali in Argentina la stessa azienda, la Mondo SpA, produsse il Tango, che era infinitamente migliore (e anche più costoso). Il Super Santos rimane però il migliore pallone economico.

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  1. Super Santos tutta la vita ! il più leggero ed economico supertele era indecente, più adatto a bimbi piccoli o alle femminucce, mentre il Santos era per uomini veri, per chi masticava calcio anche senza bere birra Moretti. Poi siamo diventati adulti, abbiamo iniziato a notare ben altre forme, ma anche nei pic nic in comitiva (che rimpiango immensamente perché la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole), non poteva mancare un super Santos, anche se magari si preferiva la pallavolo per agevolare le donzelle ivi presenti. Bei ricordi. Ora le palle le teniamo chissà dove e la comunicazione avviene solo tramite Facebook …

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    1. E’ proprio come dici tu! Anche per noi il Super Tele stava al Super Santos come Frappampina stava a Maradona (stessa squadra così evito altre flame-war). Il Santos (santosubbito!) era immancabile nel bagagliaio delle automobili. Nei pic-nic era un must almeno quanto le cibarie. Un po’ di sano moto per buttare giù il carico di calorie dell’abbuffata campestre. Abbiamo anche trovato un’altra caratteristica positiva 😉
      La super-ball-war è ufficialmente iniziata!
      Conteggiando me, siamo 2 per Santos e 1 per Tele.
      A ogni commento aggiorno il conteggio.

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    1. Diamine questa è una grave mancanza…per la distribuzione di Mondo SpA che produce il Santos. Per la pallavolo poteva andare anche bene il Tele, sempre che il vento lo permettesse. Sicuramente avrebbe fatto impallidire la Mimi e le sue compagne! Altro che battuta-tifone!
      Update Super-ball-war: 2 a 2

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  2. Donatella e Michele

    Non sono mai stato bravo nel giocare a calcio, nello sport in generale, ma con ai piedi uno di questi due palloni all’età di sei anni si tiravano punizioni che Roberto Carlos in confronto si sentiva una pippa 😀
    Michele

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    1. Michele, benvenuto nella mia webbettola, ma anche benvenuto tra gli “scarpari” (ne sono un esponente). Roberto Carlos sicuramente sarebbe impallidito, ma Eder (Brasile di Spagna ’82) lo avrebbe mandato nella stratosfera con la sua sgargamella a 200 all’ora.
      Mi pare di capire che sei pro Santos (correggimi in caso contrario)
      Update Super-Ball-War: Santos 4 – Tele 2!
      Non ce n’è! Non ce n’è!

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  3. Zeus

    Io sai che preferisco il Super Tele per questioni di imprevedibilità e capacità di tramutarti in pirla professionista in mezzo secondo.
    Vorrei aggiungere che i due palloni si bucavano anche a guardarli o, ma raramente, anche in caso di umorismo tagliente ehehe
    Il paradiso della plastica non biodegradabile è piena di grandi eroi! Onore a loro

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  4. Cristiano S.

    La seconda generazione del n.5 di Via Dante Alighieri lo ricorda poco ma noi, senior, ricordiamo che, in origine, gli ultimi 30 cm della rete in fondo al cortile erano costituiti da filo spinato, il cimitero di tutti i palloni.
    Comunque viva il Super Santos, il Super Tele nel nostro dialetto “s’abbendava”.
    Purtroppo molto dipendeva dalle collette, il nostro pusher di palloni, il mitico tabaccaio Mario, era inflessibile, 1000 lire il Super Tele e 1500 il Super Santos.
    Cinquecento lire erano tante e risparmiando, di ritorno, entrando dalla signora Silvana, compravamo ghiaccioli per tutti.
    Gli anni ’70 erano così…

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  5. Cuginemegianfra'

    Super santos tutta la vita… quando ero ragazzino io facevamo la colletta tra gli amici per raggiungere la modica cifra di 2.500 lire e poi il tocco per vedere chi doveva farsi i trecento metri che separavano la villetta pubblica (San Siro di noi piccoli) e il tabacchi di nonno Viruzza per comprarlo.. per poi finire la festa dopo solo un ora di gioco… e addio super santos che per colpa di un tiro alla Roberto Carlos finiva puntualmente nel burrone contiguo alla villetta.. il giorno dopo ricominciava di nuovo tutto da capo…😂😂😂

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  6. Carletto

    Per i poveri squattrinati come me avere un super santos era già un sogno….figuriamoci il tango, io sinceramente il super tele manco lo volevo….troppo leggero e con il mio tiro mancino alla Eder (famoso giocatore brasiliano) rischiavo di bucarlo….hahahaha scherzo 😂😂😂🤣

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  7. partite di calcio? Estive? No, invernali in mezzo al fango che più fango non si può. Pallone di cuoio cucito a mano, sai quelli belli pesanti adatti a bloccarsi in mezzo al fango. Per farlo correre si doveva tenerlo a mezzo metro di altezza ma alla fine vinceva lui. il fango.
    Come mi chiamavano? Scarpone, vista la propensione a falciare chiunque osasse avvicinarsi.

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  8. gelsobianco

    Non ho dimestichezza con i palloni.
    Ho letto con vero vivo piacere il tuo post, i commenti, le tue repliche.
    – Vita raccontata – Una meraviglia per me.
    E mi unisco a te “In loving memory di tutti i Super Santos bucati e della gioia che ci hanno re galato con il loro sacrificio.”
    Sempre la tua profonda lievità, Red.
    🙂
    gb

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      1. gelsobianco

        E quanto si coglie quella “ricchezza”, la ricchezza più profonda.

        Sì, sei riuscito a dare dignità colma a un pallone pezzentissimo.

        E io ho letto tutto con estremo gusto, un gusto del tutto speciale fatto di sorrisi e di… una specie di malinconia.

        Grazie, Red.
        🙂
        gb

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    1. Uheeee OnGianca’! E non pensavo che anche tu fossi sensibile al retromelo’!
      Come si dice sempre tra automobilisti: se vedi un pallone rotolare per strada, rallenta che subito dopo il pallone c’è un bambino che si catafotte appresso al pallone. Si dovrebbe aggiungere: e quel pallone stai certo che è un Super Santos!

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            1. Come no? Quegli arnesi per fratture scomposte agli arti inferiori e non solo. Li avevo, ma li avrò usati un paio di volte e rinnegati come Pietro a Gesù Cristo! Roba da sfigati ante-litteram. Le fottute Associazioni di Genitori di oggi sarebbero insorte per la salute dei loro figherrimi pargoli. C’è di positivo che all’epoca non esistevano ‘ste Associazioni bizzoche!
              PS: non so se hai notato ma oggi ho pubblicato un post per sti trastulli dell’infanzia. Se non hai problemi di diabete e la nostalgia non ti fa l’effetto depressivo, dagli un’occhiata e munisciti di una di quelle puzzolenti salviette umidificate perché la salsa retromelo’ sporca e si azzecca dappertutto.

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  9. Per capire appieno quello che hai scritto forse si doveva essere nel pezzo. Essere uomo e anche magari appassionato di calcio. O forse no. Forse in certi casi è bello buttarsi nella mischia e assaporare il bello del gioco. Mi è piaciuto molto il tuo scritto. Un saluto. Lila

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    1. Beh hai ragione, il gioco del pallone è più un’iniziazione maschile. Non era intenzione escludere quella femminile e ho cercato di avere un tono scherzoso sia per il tema sia per le femminucce. Mi fa piacere quindi che tu – nonostante l’argomento “maschio” – abbia gradito.

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          1. ah ah, sì, in effetti…hai completamente ragione. Ti dico così della palla da basket a ragion veduta. O meglio sentita. Una volta mi arrivò nel naso. Un dolore cane (anche se a dire il vero non so perché si usi questo termine)…comunque mi andò bene per quella volta, non ebbi nessuna ripercussione o almeno apparente 🙂

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  10. Fidèle

    Supersantos forever! Quest’estate utilizzato in spiaggia sia per giocare a calcio che per giocare a schiaccia 7 in acqua!
    Fisso nel portabagagli della macchina.

    Supertele poco più di un “palloncino” con delle decorazioni che richiamano un pallone da calcio

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    1. Ed ecco un altro sostenitore del Santos! Non solo nei ricordi. Per schiaccia 7 era l’unica possibilità: il Super Tele avrebbe preso la prima folata di vento e avrebbe preso la via del largo: il Mikasa, a parte che si rovinava, se ti arrivava in faccia ti rovinava.
      Aggiornamento della sfida:
      Santos 11 – Tele 3

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