Deja Vu: Assault Suit Leynos


Déjà Vu (Macintosh)  [immagine da http://www.hardcoregaming101.net/%5D
A volte ritornano…

Le edizioni “remastered” dei videogiochi, cioè versioni aggiornate a una più avanzata tecnologia, sono una consuetudine, dando la possibilità alle nuove generazioni o utenti “approdati” di recente al medium di vivere l’esperienza difficilmente replicabile a causa della relativa irreperibilità della macchina su cui girava. Sono, però, diventate più frequenti nella scorsa generazione di console e una sistematica presenza nel catalogo in quella presente. I motivi sono diversi, dal riempire “buchi” di catalogo sopratutto nelle fasi iniziali del lancio di una nuova piattaforma alla bieca esigenza di “fare cassa” con un titolo i cui costi di sviluppo sono stati già ammortizzati dalla release originaria. A patto che vengano trattate con una dignità pari all’opera originale, le edizioni “remastered” sono benvenute: Ico e Shadow of the Colossus, i primi due The Secret of Monkey IslandAnother World, gli episodi di God of War su PSP, la serie Metal Gear Solid, Uncharted Collection o Rare Replay, solo per citarne alcune. L’elenco è davvero lungo ed è possibile consultarlo alla pagina dedicata su Wikipedia.

Il “fenomeno” dei remake non è di per sé negativo, per quanto presti il fianco a critiche legittime che vi ravvisano la classica “mungitura delle vacche”, ovvero dei videogiocatori. A volte, i risultati sono modesti come nel caso di Zone of The Enders HD Edition su Xbox 360  (la versione PS3 è stata salvata da una successiva patch) oppure addirittura tradiscono l’originale, come è successo per la remastered di Silenti Hill, in cui la nebbia, l’elemento fortemente caratterizzante, ha perso volume e rivela elementi prima nascosti.

Il videogiocatore è comunque una bestia tecnologicamente (tossico)dipendente e perciò, quando una vecchia gloria viene rivisistata con lifting grafico e a più alta risoluzione, viene colto dalla tentazione di rivivere certe esperienze passate: un mix letale di “nostalgia nostalgia canaglia” e vecchi conti in sospeso.

Battezzo questa nuova rubrichetta, Deja Vu, dedicata alle versioni “remastered”, con un videogioco con cui ho appunto un vecchio conto in sospeso, una brutta bestia di spara-tutto di produzione giapponese, che all’epoca mi fece scoprire di essere affetto da un raro quanto singolare caso di glossolalia, cioè di riuscire a pronunciare bestemmie e maleparole in una lingua esistente, ma a me ignota e mai studiata precedentemente.

Signore e signori, dopo 26 anni – dico “ventisei anni” – ritorna sui nostri schermi Sua Bastardità

Assault Suit Leynos!
 

Assault Suit Leynos (Mega Drive,1990)

 

 

Assault Suit Leynos (PlayStation 4, 2016)

La recensione è doppia:

7 pensieri su “Deja Vu: Assault Suit Leynos

  1. Mai giocato, e dopo aver letto tutta la reccy (ah, pigrizia: nel tempo in cui scrivo questa parentetica, avrei fatto in tempo a scrivere recensione, anziché reccy!) so che mi farebbe saltare i nervi!
    Le due copertine sono molto belle, hanno un che di anni ’80 e mi fanno ricordare altra roba giappo 🙂

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    1. L’edizione per Mega Drive di certo ti farebbe saltare i nervi ed è in linea con l’altra roba giappo che girava sugli 8 bit e 16 bit. Produzione giapponese in ogni suo bit. Il bello di quei tempi è che i giochi li riconoscevi da dove venivano per stile e approccio. Se ami tuttavia gli sparatutto la versione PS4 in una modalità concede i “Continue” infiniti. Rimane ostica, sopratutto verso la fine, ma almeno non ti costringe a iniziare tutto da capo. Ma ne scriverò tra un po’. I giappo a quell’epoca erano “duri e puri” 😉

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  2. The Butcher

    Alcune remastered (come quelle di God of War o quelle di Ico e Shadows of the colossus) sono davvero ottime e permettono a giovani giocatori di riscoprire alcune perle della scorsa generazione. Hai citato Silent Hill e mi hai fatto ricordare quanto ci rimasi male vedendo il pessimo lavoro che hanno fatto. Non solo il problema della nebbia (cosa gravissima) ma anche il fatto che andasse a scatti (altra cosa gravissima).

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    1. Silent Hill fu uno scempio. La versione originale aveva atmosfera e storia eccezionali ma non era tecnicamente eccelsa. La nebbia era stata un’espediente per nascondere magagne tecniche e un motore software che non riusciva a gestire molti poligoni. Fu poi la sua fortuna. Aspettavo la remastered con il portafogli spalancato e ci si aspettava un’edizione che avrebbe eliminato i difetti e migliorato i pregi; la nebbia volumetrica sarebbe stata uno spettacolo assoluto. Risultato: un disastro. Assault Suit Leynos, ritengo almeno per gli amanti degli sparatutto, sia un esempio di come devono essere fatte le remastered. E dopo 26 anni ci sta! A presto la recensione.

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