Cartelli paradossi #7 – A zonzo per Napoli, il fumo fa male


Terza foto a zonzo per Napoli: scuusate, tenite ‘na sigaretta?

Sigarette e ‘na tazzulella ‘e cafè [Foto by Giorgia]
Altra foto di Napoli, colta da mia sorella a zonzo per la città. Dopo lo street-food, un esemio dell’ingegno o dell’arte di arrangiarsi napoletano: lo street-smoke.

Su questo bancariello, bene attrezzato e tutto sistimate, la gentile clientela fumatrice può trovare “tutto quello che serve” per il suo vizio: dal pacchetto di marca, sotto-marca e marca sconosciuta all’accendino alla tazzulella ‘e cccafè. Perché il caffè deve essere con tre “C”: Cumme Cazze Coce, ovvero caffè bollente in tazzina bollente. Da sorseggiare rigorosamente con lentezza onde evitare di lasciarci attaccate le labbra al bordo della tazzina. Il caffè è un rito, non è un consumo di bevanda in velocità, va sorseggiato. Chiano chiano. E poi, ‘na sigaretta ci sta proprio bene. In mezzo, tra l’aroma del caffè persistente in bocca e le acri volute di fumo, una chiacchiera con il barista, con il vicino di bancone o l’amico. Ricordatevi di lasciare un caffè pagato.

Questa foto è una poesia. Recita tutto il rito del caffè e della sigaretta. Quella tazzulella appoggiata, sporca di un caffè consumato, è un invito di convivialità e, insieme, una genialata di marketing spontaneo.

Dedico a questo genio dei tabacchi caserecci, in barba agli odiati monopoli (qualunque essi siano), un mio post del 2010, sette anni fa, avevo iniziato a fumare da poco:

Bacco, tabacco e una piccola Venere

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43 pensieri su “Cartelli paradossi #7 – A zonzo per Napoli, il fumo fa male

    1. Grazie Pup per l’apprezzamento per la mia città. Sono convinto che ti piacerebbe tantissimo quando potrai camminare per le sue strade, ammirare i suoi monumenti e percepire la sua energia….E dopo tutta ‘sta fatica, una bella pizza addo Michele te la sei meritata! Chiaramente offro io.

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                1. Maccerto! Pensa che il mio cognome è sicuramente di Torino. Una mio zio aveva scoperto un imparentamento (vai a capire quanto lontano e intrecciato) con Eusebio Bava, generale sabaudo che ha combattuto a Goito e questo mio zio – che abitava a Torino – ci portò a vedere il mezzo-busto del tris-tris-avolo che era in un giardino comunale di Torino. Avanti SavOia! 😉

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  1. Complimenti a tua sorella per essere riuscita a regalarci uno scatto “parlante” dove dentro c’è proprio tutto, vizio e virtù, fumo e caffè pagato.
    E complimenti a te per trasmetterci, ancora una volta, forti emozioni.
    Buona serata Red! 🙂

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    1. Riporterò a mia sorella che ne sarà contenta. Tu mi vizi. Io ci provo a trasmettere le emozioni e non so quanto ci riesca…Quando finisco di scrivere onestamente non lo so, ci spero tanto. La risposta ce l’ha il lettore. Un commento come il tuo mi dà la conferma, allora è tutto vero. Almeno per uno, almeno una volta. Per me è sufficiente.

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        1. Eh addirittura…Quando vado a Napoli vedo se te ne trovo una …se costa così tanto magari ne trovo una “di seconda mano” 😉 Sarebbe perfetta per te. Fai il caffè la sera prima di andare a letto. Metti a capa sotto ‘a caffettéra e lasci che l’acqua filtrata dal caffè scenda lentamente tutta la notte. La mattina, appena scetata, gli dai una lieve scaldatina e vualà…non ti scotti nemmeno più le labbra.

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                1. Caffè cuoncio cuoncio. Fai depositare i tuoi pensieri come la polvere nel caffè greco. Quando si è depositato, dagli una bella botta di bollicine con la birretta. Sigaretta contemplativa e di soddisfazione, ci sta.

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                  1. E con quel “contemplativa” io ci immagino in silenzio a guardar lontano, non so dove ma un punto tra una stella e l’altra, tu schiena appoggiata alla sedia, gambe lunghe e piedi accavallati… Io arrotolata nel nido al quale ho dato un leggero slancio a dondolare, fumo che sale e la bettola in festa dietro le spalle

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                    1. Ci sei andata vicina anche nella realtà. Io fumo, fuori al giardino, chiudo la porta finestra alle mie spalle, mi siedo sui gradini, mi appiccio la sigaretta guardando tra un palazzo, uno squarcio di cielo che posso immaginare stellato, scambiando una chiacchiera con le foglie del banano, che mi svetta accanto.

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                    2. ‘Notte e come m’insegnò un magrebino: “che la tua notte sia piena di bellissimi sogni” (me lo disse in arabo e una volta sapevo anche dirlo ed è immensamente dolce il suono in quella lingua)

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