Good Bye Mini NES!


Salutate Mini NES. Sta andando via…

Nintendo ha annunciato, alquanto a sorpresa, che la produzione della Nintendo Classic Mini NES (d’ora in poi Mini NES) è cessata. Il Mini NES è letteralmente andato a ruba tanto che online, oggi come al momento della prima uscita, si può trovare a prezzi da ladrocinio. Il successo di questo gadget elettronico, oggetto votivo per il videogiocatore incallito con parecchie primavere alle spalle,  è stato clamoroso, nonostante Nintendo da qualche tempo a questa parte attiri folle di hater e di troll, infestanti ogni forum e spazio dei commenti di ogni rivista di videogiochi online.

Non ho un’età tale da potermi definire un “nintendaro”, sono un videogiocatore onnivoro e vorace (più ce n’è, meglio è), tendente alla singletudine videoludica. Mi definisco  un videogiocatore “monogam(ic)o” poiché prediligo il “single player” o la “coop” in locale (vecchio buon split-screen); ho provato il multiplayer online, smangiucchiato il divertimento elettronico in versione portatile, ma il mio credo religioso mi impedisce di avvicinarmi agli universi esclusivamente online, potenziali annichilatori di quel poco di vita sociale che mi rimane e macchinette mangia-soldi a botte di micro-transazioni che neanche te ne accorgi. Non parlatemi dei videogiochi su smartphone perché poi esco dalla grazia dei circuiti.

Quando la Mini NES è stata distribuita l’11 novembre dell’anno scorso (vita davvero breve per una console) non ho potuto trattenere le dita dal battere sulla tastiera i miei pensieri e sensazioni come un fabbro batte il martello sull’incudine. Ne è venuto fuori “Nintendo Classic Mini a ruba. Retro-gaming a chi?!” che non vi spiega la rava e la fava della console e dei giochi inclusi, ma vi fa perdere tempo a considerare quanto  questo tipo di operazioni di marketing, che fanno leva sul fattore “nostalgia nostalgia canaglia” di un target già profilato (e vittima predestinata), sono tuttavia benvenute perché contribuiscono a fare scoprire il valore di un “classico senza tempo” ai giovani e rivivere certe sensazioni alla “old-gen”.

Sono ritornato a scriverne, dopo avere letto l’ottimo post di Johnny sulla Mini NESper un botta & risposta che sicuramente farà piacere al caro Johnny e che invita altri a intervenire e a dire al propria.

L’annuncio di Nintendo dell’avvenuta cessazione della produzione è il proverbiale “fulmine a ciel sereno” per due motivi pincipali:

  • Nintendo ha sempre utilizzato la strategia di rendere le proprie console un bene scarso sul mercato. Perciò parecchi che si sono attardati a ordinare online o acquistare nei negozi la Mini NES, sono rimasti a joypad asciutto.
  • Nintendo ha di fatto rinunciato a vendite già acquisite e a massimizzare il profitto in modo facile.

In merito al primo punto, mi unisco a Johnny nell’evitare di arricchire i “cravattari” (in romanesco: usurai) in giro per la Rete che vendono la Mini NES a prezzi da spaccio di stupefacenti. “Sei un drogato!” mi rimproverava buonanima del mio caro papà quando ero posseduto dal FUEPS (Faccio l’Ultima E Poi Smetto); il videogiocatore è un “drogato”, ma l’acquisto a qualsiasi prezzo della Mini NES non è “tossicodipendenza”, ma è istinto suicida, simile in Natura a quello ascritto ai lemming. Nella fattispecie, non siamo di fronte a dei teneri roditori, bensì a…polli. Polli pronti a buttarsi tra le braccia del macellaio per farsi spennare. L’aggeggio era venduto a un prezzo al pubblico di 60 eurococuzze. Occorre aggiungere un presa USB da muro (5 euro), un secondo joypad (subito introvabile l’originale, ma i compatibili funzionano bene: 10 euro), cavi di prolunga dei joypad (10 euro): totale di circa 80 euro.

Ottanta euro per una Mini NES rappresentano un obolo che va oltre il prezzo corretto per il gadget di Nintendo, c’è anche una parte di offerta votiva da parte del devoto fedele.

“Gnè gnè io cell’ho!”. Non l’ho preordinato poiché la mia fede video-religiosa mi vieta la pratica del “pre-order”, ovvero, come si diceva una volta, l’”acquisto a scatola chiusa”. A eccezione di Halo, Zelda e di alcune console al Day-One, ho sempre aspettato per leggere recensioni o, venalmente, per attendere una riduzione di prezzo. Provando però a rivolgermi ai negozi ho capito subito che la situazione era sempre la solita: Nintendo che gran figlia di buona madre nipponica! La solita distribuzione con il lanternino.

Era chiaro che non avrei mai messo le mie mani su una Mini NES affidandomi alla distribuzione nei negozi tradizionali, così mi sono appostato online sull’Amazzone dai click-di-facili-costumi: terminata la spedizione della prima ondata, quando è stata riattivata la possibilità di “prenotare”, ho cliccato sull’apposito pulsante con uno scatto della mangusta che si avventa sul serpente. Dopo nemmeno cinque minuti, la prenotazione della seconda “ondata” di Mini NES era già terminata! Una botta di autentico, poderoso – è il caso di scriverlo con il suo vero nome – culo. Questo episodio, oltre a darvi un inutile e insulso spaccato di realTV alla Grande Mentecatto, dà  l’idea del successo della Mini NES.

La Mini NES è una gran bella macchinetta.

Niente che un emulatore (su PC, Android, meglio su Raspberry Pi) o una console-clone cinese non faccia già. Ci sono dei “però”: nel caso degli emulatori ci sarebbe (uso il condizionale) il problema della legittimità di utilizzare le rom; nel secondo caso, ho una console-clone Famicom (nome del NES in Giappone) e, a fronte di un prezzo davvero ridicolo (25 dollari) e del fatto che i cinesi se ne sbattono della legalità delle rom, la qualità costruttiva è davvero “cheap”, ha un retro-gusto di “vorrei, ma non posso”, in definitiva è un’esperienza poco gratificante. E’ come se un “fashion addicted” acquistasse un profumo ArmEnia, invece di quello Armani, oppure acquistasse un orologio Rolecs, una borsa Luì Uitton, le scarpe PraGa e così via scimmiottando.

Ciò premesso la Mini NES ha il suo motivo di esistere.

Un motivo più personale è che non ho mai avuto un NES (rumore di auto-flagellazione) e l’acquisto sulla eBaya è una specie di terno al lotto, dato che lo slot saldato alla piastra-madre tende a dissaldarsi causa della vetustà dell’aggeggio. Le cartucce sono oggetto di speculazione e temo che parte di quanto in vendita sia di provenienza clonata cinese. Fatevi un giro su AliExpress.com

Insomma, potere sperimentare – anche se non è la stessa esatta cosa – una console NES con i suoi pad oggi è un pezzo di storia videoludica che mi manca.

mmmh…uno come regalo di Natale, poi regalo di compleanno, regalo di promozione…Azz e gli altri due che mi invento? Faccio la Comunione, ho deciso!

Confermo che Nintendo ha fatto un ottimo lavoro. I videogiochi delle prime generazioni sugli schermi attuali subiscono un’effetto “spalmatura” di marmellata; senza entrare nei motivi tecnici e nella diatriba che è sempre meglio un vecchio schermo a tubo catodico, l’output HDMI del segnale video della Mini NES funziona bene.

A parte il cavo davvero troppo corto, i joypad restituiscono un feeling gratificante e una risposta sempre rapida agli input. La trentina di giochi inclusi rappresentano la Storia di Nintendo (e del Videogioco). In definitiva, giocare alla Mini NES restituisce quella sensazione ormai scomparsa del “(quasi) uguale al bar”, di potere giocare a qualcosa che all’epoca era irraggiungibile.

Cosa c’è meglio di avere davanti a sé la perfezione cui aspirare, la meraviglia pronta ad affiorare sulla bocca aperta?

Forse ci siamo persi per strada anche la voglia dell'”imperfetto da migliorare”: esigiamo un prodotto dalla grafica fotorealistica, risoluzioni 4K, chip macina teraflops per evitare di fare fatica a immaginare. Più ci avviciniamo a un risultato vicino alla riproduzione della Realtà (e non parlo solo della grafica), più si riduce l’esigenza di supplire con la nostra Immaginazione alle carenze della finzione di pixel. Che poi non è detto che funzioni, si veda il fenomeno dell’ “uncanny valley” per cui “l’estremo realismo rappresentativo produce però un brusco calo delle reazioni emotive positive destando sensazioni spiacevoli come repulsione e inquietudine paragonabili al perturbamento” (cit. Wikipedia: “uncanny valley”).

Johnny conclude con una domanda provocatoria: “[…]quanti dopo averlo provato per dieci minuti l’hanno lasciato lì come cimelio”.

Rispondo: “Embè? Quale è il problema?”

Il tempo di una sfida Bubble Bobble, l’ennesima risalita verso Kong saltando i barili o fracassandoli con il martello (quant’è liberatorio quel gesto!) , una bel genocidio di pixel a Galaga e Gradius, per poi ricevere una lezione di umiltà (e umiliazione) da Ghosts’n’Goblins e Ninja Gaiden. I Dark Souls si inchinino davanti a loro Maestà BestemmiaFacile e FegatoSpappolato. Gli dedichi scampoli di tempo: dieci minuti, un quarto d’ora. In quei dieci minuti in loro compagnia, capisci che il Tempo è davvero passato, ma a comunicartelo non è la grafica cubettosa o il suono a 8 bit, ritornato in auge come contaminazione di diversi generi musicali. Il Tempo è passato perché sei fuori allenamento, perché non puoi “consumarli” come un hamburger in un fast-food, devi avere il tempo a disposizione per sperimentare l’errore, riprovare, riprovare, migliorare e superare l’ostacolo “alto” una manciata di pixel e un paio di centimetri. Devi avere pazienza, perseverenza…Devi credere alla Pure Imagination di Willy Wonka

Per Ghost’n’ Goblins avrei venduto mio fratello a tranci al mercato…Oggi mio fratello ha 45 anni e Ghosts’n’Goblins lo comprai (e finito) per Amiga…costava molto meno.

“Non c’è
vita che io conosca
paragonabile alla pura immaginazione
Vivendo qui, sarai libero
se desideri davvero esserlo” (cit. Pure imagination di L.Bricusse e A.Newley)

Il tempo è tiranno come non mai per noi stagionati in botti di rovere e pixel, la nostalgia-canaglia è da assumere a piccole dosi per non mettere troppo distanza tra noi e chi è nato avanti e deve andare ancora più avanti, l’offerta videoludica moderna ci fa sbattere ancora la mascella a terra e ormai sappiamo bestemmiare anche in aramaico antico di fronte all’ultimo ostico boss dell’ultimo livello.

Io mi definisco un “sommelier” del Videogioco, non già per darmi un altero tono (perché il vino è…vino), ma perché il “sommelier” non beve tutta la bottiglia, assaggia. Gli basta poco per sentire aromi, profumi, vitigno, rimandi a odori e sensazioni, percepire luoghi e sentori lontani, a volte cose assurde, come assurda può sembrare questa mia perseveranza – a tratti diabolica – di volere a tutti costi infilare la parola “videoggggioco” nella mia vita. E, a questo punto, pure nelle vostre.

“[…] questo miniNes prodotto volutamente in “pochi” esemplari” è soltanto il primo di una serie di gadget che usciranno la cui domanda ora è alle stelle”. Johnny coglie nel segno.

All’indomani dell’annuncio della cessazione della produzione della Mini NES, è iniziato un tam-tam di aborigeno retaggio che Nintendo sia al lavoro su un nuovo gadget della stessa linea Nintendo Classic Mini. Johnny, in quache nostro scambio all’epoca del lancio della Mini NES, teorizzavo che si trattasse del lancio di una nuova famiglia di prodotti, non del solo gadget NES. Ci ho preso? Mah, come San Tommaso, prima di credere, devo cliccare sul tasto “pre-order” e questa volta la mia Aurea Regola verrà violata se sarà – come tutti tambureggiano – Nintendo Classic Mini SNES, ovvero la versione “gadget più un tot di games included” di questa console qui con queste meraviglie qui.

Per chi è bravo con i mobili Ikea (io, no), ne capisce un po’ di elettronica (qualche saldatura) e ha un’irrefrenabile voglia di Mini NES, senza dovere regalare un rene agli usurai, qui trova un genio-pazzo da Top Score, che ha tutta la mia stima e invidia: ha costruito la Mini NES, usando un Raspberry Pi, Arduino e una stampante 3D. Il risultato è migliore dell’originale di Nintendo, anche se inevitabilmente infrange parecchi diritti d’autore, brevetti e di sfruttamento dell’immagine. Altro che Mini NES, datemi un NESPi.

Aveva ragione buonanima di papà: sono un “drogato”.

26 pensieri su “Good Bye Mini NES!

  1. L’ho cercata disperatamente e alla fine sono riuscito a comprarla a 80€. Ho fatto qualche partitina col naso che mi batteva sullo schermo della TV e poi l’ho rivenduta. Devo dire che il mio cuore da videogiocatore mi ha portato a venderla al prezzo di costo. Sarò stato un mona ma non ho speculato sulla passione di altri “fratelli” giocatori. Buona idea secondo me destinata più che altro a coloro che, a differenza mia, l’hanno posseduta un secolo fa. Spero che non facciano qualcosa di simile con Amiga perché il mio bancomat starebbe già strisciando prima ancora che io entri in negozio ! 🙂

    Piace a 1 persona

    1. Ti avrei dato dell’ “insensiBBole” se non conoscessi la tua passione. Per me è un realizzarsi di un “volevo tanto, ma non potevo” dell’epoca perciò me la tengo stretta e non ci penso minimamente a rivenderla, a meno che i miei bimbi si muoiano di fame. Dubito che ciò che resta della Commodore, che come marchio pare ancora esista, riesca a fare qualcosa di simile con l’Amiga. Cloanto vende un ottimo emulatore per PC a pochi spicci e te lo consiglio, se non hai più il computer più bello del Mondo.
      Potrei addirittura sottoscrivere un crowdfunding per un mini Amiga. Caro Vincenzo, siamo drogati a rota!

      Piace a 1 persona

  2. Grazie RedBavon per tenermi in così alta considerazione da scrivere un post intero per “argomentare” la tua rispostona! Sei un tesoro!
    Detto ciò leggendo il tuo post che condivido dall’inizio alla fine ad eccezione di un puntarello-ino-ino a proposito dell’abbandono del MiniNes alla polvere dei salotti.
    Perchè sicuramente mi sono espresso male io, ma la mia provocazione era rivoltà non ai Johnny o ai RedBavon che conoscono il valore di quel software che stava tranquillamente in un floppy dasetteeventi e neppure verso tutti colori che hanno sentito la necessità di scoprire il videogiuoco del la V e la G maiuscolo di ormai possiamo dirlo quasi trent’anni fa ma bensi ma verso tutti quelli che hanno comprato un oggetto da nostalgiche lacrime canaglie e non ne sanno purtroppo apprezzare il valore perchè rimarranno delusi dai quei pixel così beh… così o da quella curva di apprendimento che nel tempo in cui si finiscono cinque assassin’s creed io non riuscirò mai a superare il secondo livello di G’n’G! Hanno un tesoro e non sanno di averlo.

    Piace a 1 persona

    1. La curva di apprendimento ripida può essere un ottimo motivo per dire “è acerba”: va bene essere tenaci, ma io, personalmente, non sopporto di rifare trenta volte la stessa cosa. Mi annoio 😛
      È un errore di design che coi giochi vecchi, per coin op, nasce col fine di privarti di tutti i tuoi spiccioli, sperando che tu sia ostinato abbastanza da lasciarci tutta la tua paghetta.

      Io però non mi diverto a rifare sempre le stesse cose, per di più perdendo malamente. Nemmeno bestemmio – eccetto Yu Yevon, la divinità-zecca di Final Fantasy X – dunque non posso nemmeno sfogarmi XP. E vale per G&G/New Zealand Story/quel che è come per Dark Soul.

      Detto ciò, qualche gioco del mini NES mi attira 🙂 ma non ho intenzione di far sbranare le mie scarne finanze dai bagarini 😡

      Piace a 2 people

      1. Per carità, non sto dicendo che la Mini NES devi andartela a comprare dai cravattari. Anzi, l’opposto. Il tuo approccio alla curva di apprendimento lo condivido sopratutto in virtù del fatto che non ho più molto tempo a disposizione. Se vuoi leggi pure questo post in merito: Dark Souls, Bloodborne, Demon’s Souls e li mejo mortacci loro
        Resta il fatto che così era il gioco nell’Era 8 bit e anche 16 bit. I motivi sono diversi, tra cui l’eredità arcade che hai citato, ma anche le limitate risorse tecnologiche disponibili, per quanto – a mio modo di vedere – gli sviluppatori facessero dei miracoli che oggi non si sognano neanche lontanamente.
        Ho finito G’n’G e il suoi seguiti su Mega Drive e Super Nintendo, ma lo scrivo non per “vantarmi” (e poi di cosa?), ma per dirti che la gratifica di averli portati a termine esiste, anche se le ore impiegate del mio Tempo, quando andrò davanti al Signore, mi verranno addebitate come “immorale spreco”.
        Oggi non posso permettermelo – e quindi sono d’accordo con te – ma sono sicuro che portare a termine un Dark Souls mi darebbe la stessa gratificaMortaccisua 😉
        Che tipo di gratifica? Endorfine, adrenalina? Vallo a capire cosa scatena questa gradita sensazione che il FUEPS porta all’eccesso. Ci sarebbe da scrivere su questo tema…
        Grazie Conte!

        "Mi piace"

        1. Non ti preoccupare, ho capito che non volevi obbligarmi a comprarla (avessi abbastanza soldi e spazio, comprerei ogni macchina, ché almeno un bel gioco per ciascuna c’è). Semplicemente, posso capire chi compra questa mini console e magari rimane deluso a causa di certe scelte di design (sulla grafica non transigo: fosse anche a 0 bit, devo capire la forma degli oggetti sullo schermo, posso accettate anche un pop up col nome dell’oggetto, in casi limite – come in The Last Door).

          Poi: io sono un po’ alieno, perciò non mi basta superare una difficoltà immonda, per ricevere gratificazione: devo anche divertirmi mentre lo faccio.
          A ‘sti designer va di culo che di solito, vincendo, ci si diverte, se non è una vittoria completamente regalata 😉

          Mo’ vado a leggere il pezzo su li mortacci soul 🙂

          Piace a 1 persona

          1. L’abbassanento della curva di difficoltà è un’altra operazione di bieco marketing: prima lo finisci, prima ne compri un altro. Poi è chiaro che gli sviluppatori debbano buttare il sangue per assicurare un buon bilanciamento. Cosa che in passato era più presente, a parte certe produzioni giapponesi “dure e pure” come l’Alien gigeriano. Scrivi bene che il divertimento viene prima di tutto e il bilanciamento della difficoltà è un ingrediente del divertimento. Rendere un gioco difficile solo per allungare il brodo è un crimine verso il buon Videogioco.

            Piace a 1 persona

            1. Ho giocato Final Fantasy VII una dozzina di volte, nel 97/98, avendo pochi giochi per la prima play e pochi soldi in generale: le bieche strategie di marketing dei fighetti mi fanno un baffo! 😛

              Poi vabbè, son sempre stato una sega coi videogame, non posso farci molto: se devo concentrarmi troppo per un gioco, non mi rimane cervello sufficiente per divertirmi e seguire la storia (quando c’è).
              Motivo per cui, scoprire che Catherine, al livello più basso di difficoltà, ha dato rogne anche ad alcuni giapponesi, mi ha lasciato perplesso:di solito sono i primi a lagnarsi che un gioco è facile 😉
              Catherine non era facile nemmeno a difficoltà bassa, ma si poteva completare senza troppi tentativi falliti. A quella difficoltà, almeno…

              Piace a 1 persona

              1. Catherine che hai tirato fuori! I livelli puzzle-piattaforma mi mandavano ai matti! Entro in loop come alle medie con i problemi di goniometria! L’ho abbindolato dopo avere sbattuto pesantemente il joypad in testa. È una sfida con se stessi, che vinciamo finendo il gioco o issando bandiera bianca, tanto ce n’è un altro sullo scaffale. Quando ero più giovane e con penuria di pecunia e giochi, invece, non avevo alternativa e – guarda il caso – portavo a termine missioni anche improbe. Di necessità, virtù. Si è persa forse la virtù?
                Non proprio – è una provocazione – c’è più offerta e più varia ed è un bene. Final Fantasy VII mi è rimasto nel cuore: è il primo videogioco che mi ha fatto commuovere alle lacrime (la morte di Aeris hai presente sicuramente). Ne curai anche la traduzione di una delle prime guide strategiche pubblicate in Italia. Parliamo di quasi 20 anni fa, oggi la sfoglio e sorrido anche rabbrividendo un po’. L’editore non curo’ la correzione di bozza e la impagino’ da vergogna (lavoro nell’editoria ed è entrata nel mio DNA). Puoi capire che se mi parli di FFVII mi vengono giù parole come pioggia del Diluvio Universale. FFVII uscì per PlayStation sancendo il divorzio tra Square Soft e Nintendo (sodalizio adamantino che ha dato capolavori immensi esclusivi delle piattaforme Nintendo). Ebbene non ci fu allora questa gazzarra e pretesa di avere tutti i giochi su Nintendo. E dire che N64 sforno’ quel Mario64 che è il capostipite degli universi 3D!
                Sarà che il mercato si è allargato e ci sono finiti dentro anche I Soliti Idioti. Con immenso piacere li formatterei e li rimanderei a giocare con le pentoline e le biglie.

                "Mi piace"

                    1. L’editore aveva acquistato i diritti delle Prima Guide. Peccato che aveva speso tutti i soldi sui diritti e non ha investito poco o nulla sulla traduzione e l’editing. Era il primo esperimento di guide di videogiochi in italiano, che io sappia

                      "Mi piace"

    2. E’ un piacere scambiare opionioni da una webbettola all’altra, tenendo un filo invisibile che attraversa la Ragnatela della Rete. Condividere una passione o avere opionioni diverse senza essere aggrediti è cosa rara oggigiorno. Ma almeno la blogosfera sembra avere ancora gli anti-corpi di questa invasione di ultra-esperti e Torquemada della Domenica. E veniamo al brufolo di discussione che SantiDdio è il sale della Vita pure virtuale!
      La “provocazione” o meno l’ho raccolta perché è stata proprio quest’utima tua frase a farmi scattare la slavina di parole che hai dovuto sorbirti visto che pure ti avevo avvisato e citato, almeno per buona creanza me lo dovevi 😉
      Condivido la tua precisazione o semplicemente chiedo venia per non essere riuscito a coglierne il senso. A giudicare dai commenti in giro per la Rete, a parte gli aficionados, c’è veramente una folla di hater e troll che ce l’hanno a morte con la Grande N, tanto da augurare il fallimento (e conseguente perdita di posti di lavoro ai suoi molti dipendenti). Non ho mai assistito a tanta deficenza umana messa insieme con i moderatori (o presunti tali) lì a guardare il pecoreccio blaterare e occasionali flame tra le barricate opposte. Ma i videogiocatori sono mai cresciuti? Ma il bimbominchia è nel DNA del videogiocatore? Eh no! E ho provato a espremerlo attraverso la tua non-provocazione. La Mini NES, indipendentemente dalla polvere che prenderà, resta sotto la TV per ricordare parte di ciò che sono e proverò a trasmetterlo ai miei bimbi (la prolunga dei cavi è essenziale per evitare che si portino via la console al primo salto di Mario).
      Per tutti gli altri che non capiscono quel valore, vorrà dire che inzieranno a venderla e se aumenta l’offerta, i prezzi diminuiranno. Qualche “fratello di joypad” che apprezza la Mini NES oltre il suo valore gadgettoso potrà così metterci su le mani senza impegnare il rene sinistro….che – come scrive Vincenzo in un commento qui sotto – siamo pronti a impegnare per una Mini Amiga 😉 (e tutti i giochi della Cinemaware, Psygnosis, Core Design, Factor5, Argonaut, Bitmap Brothers, Ocean…mi sa che sono troppi…e ma il mio rene è prezioso.

      Piace a 2 people

      1. Non sono informato sull’argomento: davvero c’è tanta gente che odia la Nintendo al punto di gufarla? È una cosa un po’ da bambini: non ti piace, non le stai dietro!
        Mi chiedo se magari non sia un problema tipo “mi piaci al 20%, perché non hai fatto di più per farti amare?” 😛

        Nel bene e nel male, la Nintendo è sempre andata per la sua strada, non è una novità che segua strategie poco comuni. Forse qualcuno vorrebbe una macchina Nintendo ma col pieno supporto ai giochi di altre case?

        Piace a 2 people

        1. Ottimo punto il tuo! Ti assicuro che in giro c’è una folla di trolleggianti bimbiminchia dall’età probabilmente non più tenera che vomita fiele su Nintendo. Per me questi non sono videogiocatori. Non gliene frega nulla del videogioco, non ne capiscono il valore. Le riviste stanno lì a guardare perché è un click-bait che genera traffico (e pubblicità pagante). I peggiori sono quelli che si nascondono affemando che posseggono tutte le console Nintendo (come se bastasse comprarle). Nintendo, a partire dal Nintendo64, ha seguito una strada diversa. Con il N64 era originata da un mix di cocciutaggine tipicamente giapponese, arroganza del leader di mercato e poca lungimiranza; il GameCube è stata l’ultima console con cui hanno cercato di battersi sullo stesso campo e armi pari con la concorrenza, poi con il Wii hanno abbracciato la strategia dell’Oceano Blu.
          Non capire questa strategia è non volere capire Nintendo e apprezzare un’azienda che cerca di fare cose diverse, con una ricaduta potenzialmente su tutto il medium, allargandone la platea. Le macchine portatili Nintendo hanno diffuso il Videogioco presso la platea femminile.Solo Ms.Pac-Man c’era riuscita in passato.
          La richiesta a Nintendo è di fare una console “potente” così da potere giocare Zelda a 4K e a COD su una console Nintendo….Cui prodest? Perché? Zelda su Switch è l’open world migliore che mi sia capitato di giocare (e non amo gli open world) e non sento la mancanza di una smiliardata di pixel in più, COD lo gioco su PS4. Non hai i soldi o lo spazio per acquistare più console? Non comprare Nintendo. Compra la console che risponde meglio alle tue preferenze. Ma buttare vomito e sangue su Nintendo per questo motivo si chiama frustrazione di consumatore ebete. Non sei un videogiocatore.
          Se poi potessi scegliere tra un COD su console Nintendo, Microsoft o Sony, cosa mi cambierebbe?

          Piace a 2 people

  3. Vi prego non nominate FF VII che mi sento male e inizio a piangere. Troppe emozioni. E poi RedBavon lo sai che qui ci si vuol bene anche se su un tema la dovessimo pensare diversamente non verrebbe mai meno il rispetto! Ad ogni modo si c’è gente che augura il fallimento delle aziende e trovo che sia una cosa davvero da imbecilli per il semplice fatto che se un’azienda chiude persone che non hanno nulla a che vedere che le scelte dell’azienda perché sono semplici impiegati perdono il lavoro. Fosse solo nintendo, io vivo sulla mia pelle ogni giorno questa cosa. Accidenti. Ora tocca a me scrivere un post mi avete ispirato.

    Piace a 2 people

    1. Eia! (è in sardo, non so come si scrive), massimo rispetto per chi si è commosso davanti a FFVII e non sei nerd perché hai pianto per un videogioco, è solo che il videogioco ti ha emozionato. Bel salto, hai trovato un nuovo medium, forse hai assistito alla nascita di un nuovo modo di espressione…Pensa ai fratelli Lumiere…il paragone – con le dovute molle – ci sta.
      Qui ci si vuole bene e credo sia il migliore deterrente per chi invece ha solo acredine e frustrazione da “condividere”. Rispettare è la base di un colloquio. Ma ti sto dicendo cose scontate 😉
      Eppure c’è gente che in un momento difficile di lavoro per quasi tutti i giovani e non solo, si mette in bocca delle parole così irrispettose e drammatiche. Come chi usa la parola “guerra” a vanvera, senza davvero capire che non va nemmeno pronunciata. Perché quando la si pronuncia troppo, ci si fa l’abitudine e quando accade agli altri sembra tutto…normale. Quando accade a te, è terrificante. Idioti. Solo degli idioti possono scrivere cose di questo tipo. Fossi io il moderatore: ban a vita e ti seguirei su per il buco del doppino telefonico per tapparti quel cesso da cui ti colleghi al Mondo.

      Piace a 2 people

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.