Capodanno a El BaVón Rojo: brindisi con Grog!


Etichetta del Grog (c)2016 Disegno di  Tati
Etichetta del Grog (c)2016 Disegno di  Tati

Tutto nasce dagli auguri di Buon Anno di Tati all’Oste nel post di riapertura dell’anno nuovo di El BaVón Rojo:”mannaggialochetta! ma dov’ero caduta per perdermi una riapertura della bettola con questo grande stile!!??
Buon anno già iniziato Oste”

L’Oste accoglie con letizia l’augurio e ricambia con affetto, ma non finisce lì…

Oste: “Buon anno FaTati! Perché “iniziato”? Come sarebbe “già”?…Narcì! Narciiiiiii! Narcisooooo!

Da qualche parte dietro (e sotto) il bancone con una refola di voce dal tono rassegnato e sbuffante, giunge la risposta di Narciso: “Checc’èeeeh?…”

Oste: “Narcì, ma che è già passato Capodanno? A me non mi pare…Poi qua fa sempre caldo, l’unica neve che si vede da queste parti è quella che portano i motoscafi dei Narcos…E non ci voglio avere niente a che fare eh. Poi per me la neve, lo sai Narcì…”
Narciso: “…È ambiente ostile, lo so. Lo so.”
Oste: “Narcì, allora è passato Capodanno? Tati mi ha fatto gli auguri di buon anno “già iniziato”…”

La testa boccoluta di Narciso sbuca appena sopra il bancone, la bocca è a filo del piano, il mento ancora nascosto al di sotto: è in una posizione precaria, un po’ perché per essere a quell’altezza deve essere in punta di piedi su uno sgabello e u po’ perché è in evidente stato di ubriachezza….

Oste: “Narcì, ecco cosa stavi facendo là dietro…Hai trovato la Reserva Especial di Grog eh?”

Narciso guarda l’Oste tra l’inebetito e l’insofferente.
Narciso: “No…Stavo pulendo…”
Oste: “Seeeeh jamm’belle che non sai nemmeno come è fatta a’ pezza per pulizzà…Allora?”
Narciso: “Allora che?”
Oste: “Capodanno?”
Narciso:”Embè?”
Oste: “Capodanno è già passato?”

Narciso fissa un punto indeterminato alle spalle dell’Oste. L’Oste se ne accorge e si gira di scatto. Non c’è nessuno, il locale è vuoto e dall’esterno giungono i consueti rumori della quotidiana attività umana lungo la Quinta Avenida. Rassicurato, l’Oste si rigira e questa volta si trova piantato addosso lo sguardo del piccoletto borracho.

Narciso: “E da quand’è che t’importa qualcosa del Capodanno? Io mi accorgo che sta per arrivare dal tuo puntuale “pistolotto” sull’inutilità dei “bilanci di fine anno”, che la fine dell’anno e l’inizio del nuovo sono tutte convenzioni, che le rogne dell’anno precedente sono le stesse solo che ci hanno appiccicato sopra l’etichetta dell’annata nuova…Due palle, duepalle, o’frà! Posso pure ripetere a memoria, parola per parola, la metafora che, puntuale come un orologio svizzero, spari a conclusione del “pistolotto…”

L’Oste è spiazzato da tanto sermone inaspettato, non sa se prenderla a male oppure lasciare terminare il socio nel suo sfogo per vedere dove va a parare. D’altronde, in vino veritas.

Narciso con tono cantilenante inizia a recitare una sorta di nenia: “Le rogne sono come il vino, solo che il vino quando invecchia normalmente migliora, mentre le rogne sanno sicuramente di aceto e manco di quello buono”.

L’Oste sorride, ma sta prendendo tempo per capire quale sia il migliore modo per scatenare la sua rappresaglia sul piccoletto impudente.

Oste: “Ebbravo a Narcisiello mio! Io l’ho sempre detto che fai finta di non ascoltare, ma poi sotto sotto, sì insomma là dabbasso, nella tua testolina qualcosa si muove…T’aggia imparà e t’aggia perdere!(*)”

(*) Ti devo insegnare e poi mi lascerai seguendo la tua strada

Narciso: “Tranquilo, io di qui non mi muovo. Senza di me, ti scorderesti pure la mutanda.”

Oste: “E non sarebbe un bello spettacolo. Eh già!”

Agitando davanti a sé la mano e indicando un punto indeterminato del bancone, l’Oste aggiunge: “Narcì, là dietro è rimasta un po’ di quella roba che ti sei scolato? Versamene un po’ che a sentirti parlare così tanto mi è venuta la gola secca…”

Narciso fissa l’Oste, sorride con espressione tra il beato e il beota, poi guarda in basso come a cercare qualcosa, i movimenti del collo sembrano suggerire che stia scandagliando il fondale marino alla ricerca di un tesoro o di una sogliola che si è mimetizzata nella sabbia…

Dopo un paio di lunghissimi minuti

Oste: “Oh! Ma che ti sei addormentato? Ti serve il metal detector? Un sonar? I sensori a lungo raggio dell’Enterprise per trovare una bottiglia, laddove nessun borracho si è mai attaccato?”

Narciso “riemerge”, tira un lungo sospiro, fa una smorfia di finto dispiacere e poi un sorriso che gli taglia le guance rosse da parte a parte:”Te la canto come Édith Piaf… Non, rien de rien”

Oste: “Da quand’è che parli e, sopratutto, canti in francese? In vino veritas, ma pure un sacco di minchiate!”

Narciso: “Sei il solito rozzo.”

Oste: “Io sarò rozzo, ma tu sei maleducato. Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Narcì, allora mi vuoi rispondere se Capodanno è passato o no?”

Narciso barcolla, ondeggia paurosamente, lo sgabello deve avere ceduto o ha messo un piede male e si è sbilanciato…Narciso scompare d’improvviso dietro il bancone senza un fiato. Il tonfo secco che segue annuncia che ha toccato il pavimento.

Oste (trattenendo a stento una risata sguaiata): “Narcì… … Narcì?…Narcì sei ancora tra noi in questa valle di lacrime?”

Tutto tace. La musica di sottofondo, il Bolero di Ravel, inonda il locale come una colonna sonora di un film, con il suo crescendo per sottolineare il momento topico.

L’Oste passa dal divertito al preoccupato, si alza lentamente dalla sedia per coprire con un balzo la distanza fino al bancone: “Narciso, guarda che se mi stai facendo uno scherzo, questa volta ti smonto pezzo a pezzo che nemmeno i creativi della Lego riuscirebbero a rifare il tuo set di montaggio…Narcì, tutto a posto?”

Nell’esatto istante in cui l’Oste fa per sporgersi oltre il bancone, spunta il piccoletto con un’espressione rintronata: sulla tempia destra ha un bel trofeo di bernoccolo, primo premio nel tuffo olimpionico sul pavimento. I due si ritrovano faccia a faccia, a una distanza dello spessore di un foglio di carta.

L’Oste con un movimento impercettibile delle labbra sussurra a Narciso: “Narcì, aggio fatto na trezza ‘e vierme!(*)”

(*) Mi hai fatto prendere un grande spavento

Il piccoletto senza scomporsi ribatte: “Sto bene. Cadere non è un problema, quando cado sto bene. È solo quando sbatto sul pavimento che sento dolore.”

Oste: “Escludo che a terra possiamo metterci la moquette.”

Narciso, seraficamente: “Devo darti una brutta notizia…”

Oste: “Non mi dire…Capodanno è passato!?”

Narciso:”…la Reserva Especial de Grog è finita.”

Oste: “Dai, lascia perdere la Reserva Especial che di bottiglie ne ho nascoste in posti che non immagini. Dai su! Con quell’ultimo barlume di lucidità che ti è rimasto e magari la botta in testa ti ha pure fatto bene, dimmi del Capodanno! Allora, è già passato ‘sto fottuto Capodanno o no?”

Cala il classico silenzio lungo un paio di secondi che durano un’eternità, la musica è ormai sfociata in un finale di trionfo di ottoni, legni e archi, percussioni ataviche e potenza devastantemente liberatoria e rigeneratrice.

Narciso ruota le pupille in alto e inarca le sopracciglia in su, l’attimo dopo fa ricadere lo sguardo sull’Oste come la mannaia del boia sul collo del condannato e – fissandolo negli occhi – lo investe con un rutto di magnitudo “F5” nella Scala Fujita: “Danni incredibili. Case sollevate dalle fondamenta e scaraventate talmente lontano da essere disintegrate; automobili scaraventate in aria come missili per oltre 100 metri; alberi sradicati”.

I rutti, come gli uragani, da queste parti non fanno sconti.

Onda sonora consigliata: Non, Je ne regrette rien di Edith Piaf

54 pensieri su “Capodanno a El BaVón Rojo: brindisi con Grog!

  1. … e lei se ne sta dietro al vetro della finestra che dà sul porticato, a osservare tutto e a ridere divertita… a tracolla la sua borsa, pastelli e blocco da disegni che escono di traverso…
    Ride e si diverte e pensa… che meraviglia di mondo è quello dove ci sono due personcine così deliziose a tenere in piedi una bettola così!!
    … sì, il mondo sa essere decisamente un gran posto in cui passeggiare!
    ( comunque, capodanno è passato solo se lo vuoi… io e i miei amici abbiamo tolto la pila all’orologio e aspettato che la pasta fosse cotta, mangiarla e ruttare, prima di fare il brindisi 😉 )

    Piace a 1 persona

    1. Quindi il piccoletto borracho quando ha guardato alle mie spalle, aveva viso te! Stavi lì sotto il portico alla finestra. Eppure mi sono girato…Forse è ora che mi convinco a inforcare gli occhiali…Ma FaTati potevi entrare! Tiravo fuori la GRAN Reserva Especial de Grog Reposado, che tengo nascosta in un posto che Narciso non troverebbe neanche in modalità Superciuk. Facevamo un bel bridisi e ti univi alla nostra solita ammuina. Capodanno? Ma chi se ne fotte! 😉

      "Mi piace"

      1. Oste…O…Osteeeeee! dove guardi?? son qua, al mio sgabello, come sempre… machedaverodaverononmivedi???
        ( si alza in piedi sullo sgabello, facendo volare in aria un bicchiere di colori che finisce sul pavimento… la prima macchiaditati al ElBavon…)
        Passami il Grog! 😀

        Piace a 1 persona

        1. Hola mi pequena hada! Sei una FaTa e come tutte le fate hai i poteri di farti vedere da chi vuoi…Non è colpa mia, ma della presbiopia…C’ho un’età.
          Spe’ arrivo tosto con una Magnum de Grog…Narcì….Narciiiiiii….Puort’a pezza pe’pulizzà!….(tanto lo sappiamo che arriva senza lo straccio)

          "Mi piace"

          1. Narcì! non quella che uso per i colori…. NOOOOO… cheddisastro!
            ( vabbé, senti… visto che è il tavolo che uso sempre io… possiamo lasciarlo così sporco di colori?)
            Vieni Oste… beviamone una… due… anche tre… eccheccasaràmmai! 😉

            Piace a 1 persona

            1. una… due… anche tre…Todo el cucuzzaro!
              Narcì, ma che te si cumbinato ‘ncoppa a’faccia?
              Il nanerottolo si è inguacchiata la faccia di tutti i colori che Johannes Itten si sta rivoltando nel sepolcro.
              Narcì, guarda che mica m’arraggio che a terra rimane sporco di colori, jà quando mai?!?

              "Mi piace"

                    1. non ho dubbi al riguardo!
                      no
                      ho
                      dubbi…
                      La bettola richiede storie… richiede passaggi…
                      Ci vedo in riassettaggio, con musica di sotto fondo, a tirar su sedie…
                      ( quando lavoravo al pub il momento che preferivo era la chiusura, quando restavano gli amici più stretti – e i quattro alcolistinonanonimi – con musica alta a pulire, bere birra e fumare nonostante il divieto… mi piacciono i momenti da “dietrolequinte”)

                      Piace a 1 persona

                    2. Certochesì ! Io ci sono sempre se posso essere utile in questa bettola!… Apriamo le finestre, su con gli stracci! Vai di acqua bollente e olio31 diamo una ripulita… Perché secondo me non ricordi ma c’è stata una festa meravigliosa!!!

                      Piace a 1 persona

                    3. La festa no, non la ricordo, sarà stato il grog o semplicemente l’età che avanza…(ma per questo ho Narciso). Dalle mie parti si dice:”chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, scurdammoce o’passato”…Capodanno è passato, la festa c’è stata, che importa? Non sto nella pelle per la festa che verrà.

                      "Mi piace"

  2. Meraviglia delle meraviglie il buon Narci: riesce a tener testa allo sguaiato Oste… Ma poi, in tutta confidenza: passò mai quel Capodanno, oppure fece come fanno i messicani: nos vemos al rato, ti dicono e poi, ad andar bene, li rivedi dopo qualche anno……..
    Abbraccione

    Piace a 1 persona

    1. beh alla domanda mi viene da risponderti: accomodati e raccontaci tu la vera storia del Capodanno messicano in questa nostra bettola 😉 Non sei nuovo a raccontare la “vera storia” o no?
      Mi hermano, ne sarei onorato, ma se non puoi, sono onorato che ti trattieni con noi e ti sorbisci le macchiette tra Narciso e me.

      Piace a 1 persona

      1. Ah potessi!… Non mi dispiacerebbe proprio, poter descrivere un Capodanno da quelle parti. Purtroppo non sono arrivato a vederne. Tranne una festicciola a S.Cristobal La Casas nel Chiapas. Una festicciola di indios in cui ci hanno dato dentro da matti, non solo nel bere…
        Però mai dire mai: se riesco, più che volentieri…
        Abbraccione…

        Piace a 1 persona

    1. Mela cara, sapendo di questa dote dei diversamente alti, mi sono permesso di fare “volare” dalla sedia il tuo adorato protetto. Sapevo che non si sarebbe fatto male, al contrario del sottoscritto che da un metro e ottantrè rischia di incrinarsi un paio di vertebre…Per la testa non c’è più nulla da fare: una botta potrebbe avere effetti pure positivi.
      D’altronde Narciso che dice quando si rialza? ” Cadere non è un problema, quando cado sto bene. È solo quando sbatto sul pavimento che sento dolore.”
      Sometimes I wish for falling
      Wish for the release
      Wish for falling through the air
      To give me some relief
      Because falling’s not the problem
      When I’m falling I’m at peace
      It’s only when I hit the ground
      It causes all the grief

      Un abbraccio

      "Mi piace"

          1. Ah ecco…visto che non è la prima volta che la ratafia ve la scolate tu e il piccoletto, io mi ero attrezzato per questa evenienza…A questo punto, brindiamo tutti insieme, anche con Tati…Taaaaaaatiiii, staccati dalla magnum di grog e vieni qui

            "Mi piace"

                  1. E dai caballeros de la cantina (che esistono veramente ed è un gruppo colombiano):
                    Y a beber…
                    para que tengan razones
                    y a beber…
                    me voy a degenerar
                    y a beber…
                    si me quieren, yo las quiero
                    y a beber…
                    sino me quieren me da igual
                    me importa poco que piensen si esta bien o esta mal

                    Piace a 1 persona

  3. Zeus

    A El Bavon Rojo sta ritornando la vita! Bene bene. Vedo che ci si sta scuotendo la polvere di dosso e si ritorna al solito battibeccare fra l’Oste e il buon Narciso.
    Ma gli altri, gli avventori, cosa fanno? Sono ancora in giro a raccogliere storie ed avventure o sono già nel locale?

    Piace a 1 persona

      1. Zeus

        Stanca tua nel scrivere o nella risposta dei lettori?
        La seconda è naturale su WP, ho visto che dopo un po’ anche le iniziative più brillanti (come questa della taverna) riscuotono sempre meno successo.

        Io provo a riportare un po’ di storie, così vediamo di mettere un po’ di pepe nella taverna.

        Piace a 1 persona

        1. Io non mi sono stancato. È solo un periodo particolarmente intenso sul lavoro e arrivò sfatto a casa. Same old story del Tempo tiranno…Intendevo più da parte della blogosfera, meno commenti, meno visite…Sarà pure questione di gusti e avranno aperto una bettola migliore di questa (e ben vengano!). È’ una mia sensazione, quindi opinabilissima. Noi automuniti di saliera, pepiera e oliera proviamo a condire questi piatti.

          "Mi piace"

          1. Zeus

            Anche da me è stancante, perciò capisco al 100%. Sulla blogosfera vedo che va ad ondate, un momento è su e il secondo è giù… probabilmente perché non abbiamo il dominio nostro?! Non saprei dire. Sui commenti, partecipazioni rimango dell’idea che, su un mezzo come internet e anche su WP, l’entusiasmo scema dopo un po’… è un peccato, perché sarebbe bello riuscire a mantenere una collaborazione più stretta e via dicendo. Anche la storia che ho iniziato, adesso visitata e commentata, finirà per scemare verso i due voti e i tre commenti…
            Io provo ad impegnarmi e portarti qualche storia, spero di riuscire a far quadrare i tempi. Ma lo farò!

            Piace a 1 persona

  4. Ebbene si, non si fosse capito ancora, il Bavonrojo è un luogo in cui ci si arriva per caso e non lo si lascia più. Così a me è capitato di festeggiarci un numero infinito di capodanni, tanto che ne ho perso il conto. Ed è da lì che, adesso, sto scrivendo, disteso sulla mia amaca, un po’ eccitato per la festa che si annuncia a sera. E decisamente perso nell’universo paludoso del tempo: quello che ti fa rigirare intorno, tra sabbia mobili ed alligatori.

    Ma che senso abbia un capodanno in un luogo in cui, tutti i santi giorni, è capodanno, non sono ancora riuscito a capirlo: ogni sera ci provo, ma il grog finisce per ributtarmi punto e a capo. Questa domanda mi ronzava per la testa. Quando, sbalzato dall’amaca, affrontavo come un vampiro, la luce abbacinante del giorno, per andare a far colazione al Bavonrojo. Strana colazione, si sarebbe potuto dire, considerando che mi avrebbe richiesto il consumo di otto cervezas, per convincerla ad accomodarsi in pancia senza protestare. Ma, ancor più bizzarro il Bavonrojo: postaccio infame, dove è naturale prendersi una coltellata, tra un sorriso ed un complimento. Locale tanto lurido da ospitare colonie sterminate di cucarrachas, in grado di ballare sfacciate in pieno giorno, con la stessa sicumera delle pantegane in una fogna, tra borracheros perennemente piangenti, coccolati dalla marimba dell’indio Osorio: abile musico, anche se perfettamente analfabeta; spesso con al seguito il bassista Demetrio; personaggio originale anch’esso: capacissimo di miracoli con la sua pseudo chitarra basso, consistente in un’asse smozzicata, con quattro fili di ferro fermati con chiodi alle estremità. A sentirlo suonare, non si sarebbe detto che si trattasse di strumento così artigianale. L’unico neo della band era il repertorio:un unico pezzo, in cui ripetevano una sola parola:” borracho”(ubriaco), declinandola in tutte le forme, note e ritmi possibili.

    “Que pasò!”Mi salutò l’oste,vedendomi comparire sulla soglia della bettola.

    “Ola cabròn”, risposi come sempre. Lui di rimando:”Pinche gringo!”

    Ordinai uova con salsiccia fagioli e tortillas, appellandolo chango(scimmia). Prendendo posto al tavolino sghangherato che mi tenevano riservato, vicino alla finestra che dava sul campo di volo. Detto così, perchè, a sera, ci si esercitava a chi faceva volare più in alto le bottiglie di birra, colpendole con i razzi. Venne pronta Carmencita, più rapida della sua scollatura, a servirmi la brodaglia che, lì, chiamavano cerveza” superior”. Si chinò quel tanto da mostrarmi il suo seno generoso: me ne servii a sufficienza, rimandando il resto alla notte, prima di sfiorarle una guancia con la mano, le feci scivolare un biglietto da dieci tra i seni.
    Qualcuno si starà domandando che ci faccia un civile europeo, in quel luogo fuori dal mondo. A costoro faccio notare che sarebbe meglio che provino ad informarsi presso qualcuno dei maya lacandones, chiedendo loro il motivo, per cui hanno abbandonato la loro confortevole selva nel Chiapas, per venirsene fin qui, nel piattume paludoso yukateko, zona tra le più squallide al mondo. Un sito molto più simile a quello di uno sfintere che, contraendosi, evacui particolari conformazioni di umanità: sottili come pertiche, dagli ampli sombreri, scaracchianti peggio di una metralladora dei tempi di Pancho Villa. Unico individuo di carattere e degno di nota, senza dubbio, è l’oste del Bavonrojo; uomo in grado di incutere persino timore agli scarafaggi del locale. E si sa che ce ne vuole. Ancora adesso ricordo la sera in cui feci la loro conoscenza.
    Era sempre Capodanno, come mi dissero in seguito. Il garzone Narciso, il nanerottolo della corte dell’oste, sparacchiava indemoniato petardi a casaccio. Ovunque infuriavano stellanti e traccianti. Per terra giaceva un drago avvampante di bengala. L’oste era intento a spegnere un principio d’incendio. Di Carmencita si vedeva solo la fronte, perchè rintanata dietro al bancone. I campesinos,ubriachi persi, si abbattevano ovunque, fulminati dal grog. Io ero appena arrivato da Merida. Ero diretto a Puerto Juarez, sul mare, quando si fermò per un guasto “el camiòn”, a poca distanza da Valladolid, nel cuore del nulla. Il conducente mi aveva suggerito di camminare qualche chilometro, per fare prima, che ci avrei trovato un luogo dove riposare. Perchè, lì, la facenda minacciava di farsi lunga. Non sono mai riuscito a ricostruire quanto abbia camminato. Però so che arrivai ch’era già notte, guidato dai bengala colorati nel cielo nero come la pece. Una volta giunto, esausto, mi ero abbandonato sulla sedia più vicina, accanto alla tavolata posta sulla veranda del Bavonrojo.
    Carmencita giunse flessuosa e ancheggiante, con bicchiere e bottiglia, versandomi una dose generosa di grog, vanto del Bavonrojo. La mandai giù d’un colpo, rimanendo fulminato, con la testa reclinata sul tavolo. Fu il lampo dell’ennesimo razzo a rivelarmi l’orrida verità: a pochi centimetri dalle ciglia, si stava svolgendo un orrido mercato delle blatte: a migliaia formicolavano, sciamando, alcune dalle dimensioni mai viste. In tutto quel brioso viavai, mi parve di cogliervi il loro benvenuto al Bavonrojo, confermato subito dopo dal vocione dell’oste che, domato il fuoco, era giunto dicendo cordiale:” Bienvenido cabròn d’un gringo, que te pasò?” Gardandolo con gli occhi appannati dal grog e schifati dalle blatte, riuscii a rispondere:” Hay, aquì tienes demasiadas cucarrachas!”
    “No hay pedo cabròn d’un gringo: no te comen, ademàs…”Non finì la frase, poichè, crollai in un sonno profondo.
    Ma torniamo al Capodanno. Del resto è per questo motivo che ho cominciato a scrivere il racconto per il mio carissimo ospite. In quasi tutto il mondo è un rito annuale, che celebra il passaggio tra un anno e l’altro, come recita la parola stessa. Al Bavonrojo, invece, è la normalità quotidiana. Hai voglia a cercare di spiegare la cosa: non ti danno ascolto. Persino l’oste, stufo di spegnere le fiamme che minacciano ogni sera il suo locale, è dalla mia parte, nel sostenere che il Capodanno è già passato. Ma rendetevi conto quanto sia difficile discutere, mentre Narciso seguita a tirare petardi tra le zampe dei poveri cani randagi. Perchè, insiste, vuole vederli ballare. Osorio, Demetrio e tutti gli altri avventori, gli danno ragione, disquisendo di tradizioni e di rispetto, Io cerco sempre di farli ragionare:”Il Capodanno in Italia è altra cosa…”Inizio, senza mai finire. Poichè Narciso mi interrompe sempre dicendomi:” Eres gringo, non puedes entender!” In effetti, non ci capisco ancora una benedetta patata su tanto accanimento festaiolo. Soprattutto sul perchè di quel drago che, ogni sera, gli indios si ostinano a mettere in scena, con gravi rischi per la propria ed altrui incolumità.
    Ma tant’è che, dopo la disputa, che già il sole è tramontato, vedi questo drago prendere vita sulle spalle dei maya, cominciando a vomitare fuoco e fiamme per ogni dove, correndo in circolo, tra gli olè della folla di ubriachi fradici. A questo punto, non mi chiedo più che senso abbia tutto ciò. Mi lascio andare anch’io alla fiesta ed alle danze: ci sarebbero stati infiniti giorni ancora, per cercare di darci una risposta…

    Silviatico 24/01/2017

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.