L’Intellivision, mio fratello e c’ero anche io


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Se nelle righe che seguono pensate di trovare un’analisi tecnica e storica di questa gloriosa console, puntate pure la prua del vostro browser verso altri lidi di retro-cose-così. Qui, sfoglierete un album di fotografie mie, di mio fratello e della mia famiglia in un fritto misto di memorie barbose di un vecchio videogiocatore e qualche palpito di cuore a granella. Non contiene: conservanti, coloranti, olio di palma e nostalgia-nostalgia-canaglia. Mettetevi comodi, accanto allo schermo una birra & Fonzies o un thè caldo & biscottini, perché le cose accadute sono tante e “la Storia” per definizione è lunga. PRESS START.

Da Natale 1983 a (quasi)Natale 2016

L’Intellivision della Mattel Electronics è la mia prima console di videogiochi.

In verità, è il regalo che portò Babbo Natale nel 1983 a mio fratello.

Da quel giorno, non ho mai smesso di appassionarmi ai videogiochi. Per me, quindi, l’Intellivision è qualcosa di più di una scatola contenente un circuito stampato, dei transistor e condensatori.

L’Intellivision è, insieme all’Atari VCS, l’origine del divertimento elettronico sulle TV di casa. Prima di allora eri costretto a frequentare le “sale giochi”, locali fumosi e per lo più bui, e inserire monetine o gettoni. L’idea innovativa alla base di queste due console fu quella di potere giocare senza la necessità di dilapidare un patrimonio in gettoni e cambiare videogioco, semplicemente inserendo una nuova cartuccia. Concetto oggi banale e reso obsoleto dalla distribuzione digitale, all’epoca di devastante innovazione.

Mattel aveva un progetto, diverso da Atari, per la sua Intellivision: “Intelligent Television” era il “claim” pubblicitario e tale promessa era stampata su ogni confezione, bella grossa, in primo piano subito sotto il nome della console.

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Atari investiva in licenze di coin-op (i cabinati da bar) per garantire un flusso continuo di videogiochi per la sua console. Mattel aveva in mente un progetto più ampio, che cercò di attuare sul lato hardware con risultati, dapprima modesti (Intellivoice), poi disastrosi come il Keyboard component e, ironia della sorte, il “Lucky” (o ECS): queste estensioni hardware avrebbero dovuto traghettare l’utente alla rivoluzione chiamata “home computer”. Andò diversamente: fu la Commodore a riuscirci.

Sul lato software andò decisamente meglio. Mattel riuscì a sviluppare un catalogo completo, un riuscito mix di conversioni da coin-op e titoli originali, spesso esclusivi per la propria piattaforma: avventure, sport, platform, spara-tutto, puzzle, racing e, persino, strategici. Il papà di Sim City e di Popolous è Utopia per Intellivision.

Nel DNA di Intellivision vi era una maggiore enfasi sul gioco in compagnia. I coin-op e, quindi, i giochi per Atari VCS erano per lo più per giocatore singolo, mentre l’Intellivision, sopratutto con la linea sportiva, fece dell’allora “multi-player in fasce” un elemento centrale e distintivo della sua strategia: dati i limiti tecnici, non era possibile inserire un’intelligenza artificiale e molti giochi, non solo sportivi, erano giocabili solo se davanti alla TV c’erano fisicamente due giocatori.

L’innovazione non si fermava qui perché anche i “controller” (oggi si chiamano “joypad”) dell’Intellivision avevano quell’audacia di chi aveva delle idee “diverse”.  L’Atari VCS cercava di imitare i “joystick” presenti sui coin-op sia nella forma sia nell’esperienza di gioco: ci riuscì perfettamente, nonostante le limitazioni tecniche facilmente immaginabili.

La Mattel per la sua creatura elettronica non progetta dei controller con la tipica leva: il joystick è sostituito da un pad con tastierino numerico, quattro pulsanti di fuoco laterali (l’Atari VCS, ma anche l’Amiga, ne aveva solo uno) e lo “stick” viene sostituito da un disco attraverso il quale imprimere un numero doppio delle 8 canoniche direzioni.

Si apriva un mondo di possibilità, di modi diversi di interagire, di comandi da impartire, di funzioni da implementare. Come pure, ci si preparava a patologie della mano come il “tunnel carpale” a causa del mouse e, più di recente, il “pollice a scatto” a causa della prolungata posizione del dito nell’utilizzo degli smartphone. I controller dell’Intellivision sono l’esatto opposto dell’ergonomia: i tasti sul tastierino numerico sono una vera e propria prova per un polpo, sia per numero, sia per disposizione sia per resistenza; i quattro pulsanti laterali sono piccoli, duri e disposti in modo che il dito debba contorcersi in posizioni non naturali. Il disco direzionale sta al dito come l’acqua saponata a un tacco 14 che va di fretta. È anche vero che l’ergonomia è rimasta sconosciuta alla progettazione di un pad almeno per un altro quinquennio: le prime forme arrotondate del pad del Mega Drive e i tasti dorsali di quello del Super Nintendo.

Per l’Intellivision c’erano dei giochi fantastici!

Una console senza cartucce (cioè videogiochi) è inutile. I primi giochi, che ricevemmo insieme alla console, furono: Lock’n’Chase e Las Vegas Poker & Blackjack, quest’ultimo credo che fosse “in omaggio” con la console, mentre il primo fu una botta di fortuna poiché ho il fondato sospetto che fu una scelta del negoziante per mio papà il quale si rese conto che il Poker e il Blackjack non erano esattamente la “killer application” per due ragazzi di 15 e 11 anni.

Las Vegas Poker & Blackjack

Lock’n’Chase è una conversione di un coin-op della giapponese Data East , ispirato a Lupin III: si tratta di un tipico gioco di labirinto alla Pac-Man, con un ladro invece di Pac-Man, i poliziotti invece dei fantasmini, monete da raccogliere come i puntini di cui va ghiotto Pac-Man. La particolarità di Lock’n’Chase consiste nell’abilità del nostro ladro di chiudere dei passaggi all’interno del labirinto per intrappolare o rallentare i poliziotti al suo inseguimento. Il nostro Lupin di pixel può usare solo due porte alla volta. Abbiamo giocato a questa cassetta davvero allo sfinimento. Ho ancora nelle orecchie il suono delle porte che si chiudono.

Grazie a una promozione della Mattel, di lì a poco ricevemmo in omaggio NASL Soccer, il calcio. E lì volarono i primi sberleffi di origine digitale e le prime mazzate – non digitali – davanti alla TV.

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Dopo circa un anno dall’arrivo a casa dell’Intellivision, in un pomeriggio umido e freddo di novembre, in un luogo inaspettato e in un’occasione ordinaria come la spesa al supermercato con papà e mio fratello, si aggiunge alla nostra collezione una cassetta che è per me una pietra miliare, un punto di non-ritorno: Advanced Dungeons & Dragons. La storia l’ho raccontata tra queste pagine: Io non ho paura…dei draghi.

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Il solito fesso armato solo di arco

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Il dannato folletto blu…ma il drago era molto peggio

Advanced Dungeons & Dragons contiene i semi dei moderni giochi di ruolo (RPG) e del “survival horror”: un mix di strategia, esplorazione e azione, immerso in un’atmosfera unica. L’unico modo di sopravvivere nel dedalo dei cunicoli, generati casualmente e immersi nel primo esempio di “fog of war”, è ascoltare il buio: suoni specifici per ogni creatura ostile permettono  di individuare in anticipo i pericoli e prepararsi a vendere cara la pelle. L’ultima “fatica” da affrontare è degna di quelle di Ercole: due draghi alati, che custodiscono ognuno una metà dell’ambito tesoro, la Corona del Re.

dracula-intellivision-front-coverA distanza di circa sei mesi dall’ultimo acquisto, durante le vacanze di Pasqua, in visita a Napoli dai nonni, fa capolino dalla vetrina di una tabaccheria in Via Calabritto fa capolino la scatola di Dracula della Imagic, una delle prime software house indipendenti insieme ad Activision nel pioneristico mercato dei videogiochi. Mio fratello e io, in una manovra a tenaglia su entrambi i genitori, riusciamo a estorcere in anticipo e sulla fiducia il “regalo della promozione”.

Dracula è un altro piccolo gioiello, esclusivo del catalogo Intellivision, il primo a mia memoria in cui il giocatore è “il cattivo”. È notte, Dracula esce di casa – il cimitero – e va in cerca di malcapitati da addentare alla giugulare: alcune vittime camminano lungo la strada, ma in molti casi, Dracula dovrà bussare alla porta e inseguirli mentre fuggono. In questa caccia all’ultima stilla di sangue, Dracula deve fare attenzione a lupi e poliziotti, che lanciano dei paletti che lo rallentano. L’obiettivo di ogni livello è succhiare il sangue a un crescente numero di vittime e ritornare al cimitero prima che il sole risorga.

Qualche tempo dopo, di ritorno da Roma per lavoro, il mio caro papà viene incontro a me e a mio fratello con un largo sorriso e una sorpresa: White Water della Imagic!

white_water___imagic_White Water è un altro esempio dell’unicità dell’offerta Mattel e della creatività degli sviluppatori. Un gioco simile potremo rivederlo, qualche anno dopo, proprio come coin-op di Atari nel 1988: Toobin’.

È un gioco che “simula” il rafting: comandiamo un canotto rosso con tre occupanti, cercando di discendere le rapide di un fiume, evitando gorghi, massi e barili galleggianti. Quando lungo la riva del fiume, vi è un tratto di spiaggia bianca è tempo di tirare in secca il canotto e ingaggiare con gli indigeni una sorta di gioco del ruba-bandiera per impossessarsi di un tesoro. Il controllo del gommone sembra cucito addosso al disco direzionale; con un joystick non si sarebbe potuta avere la risposta millimetrica e rapida per infilarsi tra due massi evitando al contempo un barile oppure riuscire a rimettere la prua dritta dopo essere finiti in un gorgo e essere “risputati” nella corrente in una spirale apparentemente senza fine e totalmente fuori controllo.

Altro gioco esclusivo per Intellivision è Triple Action.

Dall’immagine della copertina è facile capire che si tratta di una collezione di tre giochi: corsa automobilistica, combattimento di carri armati e duello di biplani. La gara automobilistica è dimenticabile, ma nel gioco dei “carri armati” e, soprattutto, degli “aerei” si scatena puntualmente l’inferno. Quando, ormai adulti, un Natale di qualche anno fa abbiamo riacceso la console, frutto non di una nostalgia canaglia, ma alla ricerca inconsapevole dello Spirito vero del Natale nonostante papà non fosse più tra noi, nel giro di qualche minuto, il tempo di riprendere dimestichezza con quell’aggeggio del pad, siamo ritornati a duellare in un cielo come se fosse stato disegnato sullo schermo da uno dei miei figli di 5 anni, a bordo dei nostri biplani preferiti: mio fratello il verde, io il rosso.

Triplice Azione.
Triplice Azione

In rosso: il Redbavon...molto giovane
In rosso: il Redbavon, molto giovane

E i giochi da bar?

Non mancavano certo conversioni da coin-op e, grazie alla maggiore potenza dei chip dell’Intellivision, risultavano spesso migliori di quelli dell’Atari VCS.

Zaxxon versione coin-op
Zaxxon versione coin-op

La conversione di Zaxxon per Intellivision non si avvicina neanche lontanamente alla bellezza grafica di questo sparatutto spaziale in visuale isometrica, cioè quanto di più vicino al 3D in quegli anni; tuttavia, coglie lo spirito in pieno, stravolgendone l’aspetto estetico, ma conservando la sensazione di essere in volo ai comandi di un caccia spaziale in uno scenario in cui il giocatore ne percepisce la tridimensionalità.

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Videogiochi N.16 – La mia copia della mia prima rivista di videogiochi

Negli Anni Ottanta, trovare le cassette non era così facile, soprattutto se vivevi in una città di provincia: la distribuzione avveniva nei negozi di giocattoli, negli empori o nelle tabaccherie più fornite di articoli da regalo; l’assortimento era davvero risicato. I primi giornali di videogiochi e home computer uscivano in edicola: “Videogiochi” è la prima rivista italiana specializzata, il numero 1 di gennaio 1983, esce a Natale 1982. Acquisto il mio primo numero di “Videogiochi” in un caldo luglio del 1984. Videogiochi è un riferimento indiscusso, costa 3.500 lire, parecchio rispetto ai fumetti, ma erano davvero soldi ben spesi. Nella rivista vi era qualche pagina di pubblicità dei primi negozi specializzati in videogiochi: nient’altro che lunghi elenchi di titoli e prezzi. Grazie a questi negozianti e al contrassegno di Poste, riuscii a procurarmi a prezzi decenti le conversioni di coin-op come Donkey Kong, Lady Bug, Venture e Zaxxon.

A 16 anni ho fatto il mio primo viaggio all’estero senza i miei genitori: un mese in Inghilterra con la EF School per imparare l’inglese, insieme al mio caro cugino Valentino e a un suo amico. L’aereo per l’Inghilterra decollava da Milano e, nell’attesa della partenza, c’era il tempo di girare un po’ per la città, così convinsi i miei due compagni ad accompagnarmi nel negozio da cui ordinavo per corrispondenza. Si trovava a Via Vitruvio: abituato al triste assortimento del cartolaio e del giocattolaio di Frosinone, dove vivevo, quel piccolo negozio milanese, zeppo di ogni ben di dio, fu, come per Lucignolo, il mio Paese della Cuccagna: vi acquistai un altro capolavoro per l’Intellivision, Advanced Dungeons & Dragons: Treasure of  Tarmin.

adndtarminAdvanced Dungeons & Dragons: Treasure of  Tarmin, oltre a concorrere al premio per “il titolo più lungo”, è il primo “dungeon crawler” della storia dei videogiochi, un gioco di ruolo dalla grafica avanti di parecchi anni con visuale in prima persona: i corridoi del labirinto scorrono in 3D, le creature di Dungeons & Dragons si materializzano davanti ai tuoi occhi e il combattimento è gestito a colpi di arma bianca, armi magiche e incantesimi in ossequio delle regole di questo magnifico gioco di ruolo di TSR, che ha fatto storia.

Un gioco immenso, ricchissimo di oggetti, tesori e mostri, possibile grazie a un arguto codice colore che li differenzia. Atmosfera da vendere, tensione a fil di spada e l’ultimo incontro con il Boss di fine gioco, il Minotauro, è di proporzioni epiche.

Durante la permanenza in Inghilterra, a Eastbourne, feci sfracelli: Tutankham per Intellivision, Popeye, Frogger e Super Cobra per ColecoVision, console dalla grafica avveniristica, regalo tutto mio per la promozione! La mia prima console, tutta mia. Sono tutti videogiochi prodotti dalla Parker Brothers (la stessa del Monopoli e di Risiko) che in Italia venivano venduti a prezzi esorbitanti, mentre in UK i prezzi erano ridotti di un buon 50%. La dice lunga sullo stato del mercato e la diffusione del videogioco in Italia: eravamo il “terzo mondo” del mercato dei videogiochi.

Nineteen Eighty-Four

È il 1984 e siamo nel pieno del “crac dei videogiochi” ovvero quell’inaspettato crollo del mercato dei videogiochi in USA e Canada, che causò il fallimento di molte aziende del settore, anche iconiche come l’Atari stessa. A tale crollo dei consumi, segue un periodo di circa 3 anni di stagnazione, in cui si smise praticamente di sviluppare altri prodotti sia hardware sia software. Sembrava che il pubblico avesse perso improvvisamente interesse in questo nuovo intrattenimento. Occorre dire che l’industria, fino ad allora, aveva spinto così forte lo sviluppo e la produzione, tanto che aveva iniziato a immettere sul mercato delle “ciofeche” tra le quali la più famosa è E.T. per Atari VCS. Atari aveva acquistato a caro prezzo (si stima 20-25 milioni di dollari di allora) la licenza dell’arci-noto film di Steven Spielberg, ma a causa degli stretti tempi concessi al programmatore il risultato si rivelò assai poco giocabile. Esiste una ricca letteratura in materia, in particolare sulla “leggenda” che Atari avesse interrato nel deserto del Nuovo Messico milioni di cassette invendute; leggenda che si è rivelata realtà dopo il ritrovamento, il 28 aprile 2014, in una discarica di Alamogordo di oltre 700.000 cartucce di vari titoli Atari.

What Atari buried, beyond E.T. (Alamogordo, New Mexico) foto di taylorhatmaker
What Atari buried, beyond E.T. (Alamogordo, New Mexico) foto di taylorhatmaker

Le cartucce per Intellivision iniziano a scarseggiare sul mercato, le ultime due cassette che ordino, sempre per corrispondenza, sono due videogiochi prodotti da Imagic: Swords & Serpents e Tropical Trouble.

swords-serpents-intellivisionSwords & Serpents è un antesignano di Diablo. L’immagine della scatola era sufficiente a catturare la tua immaginazione e scaraventarla di forza in un mondo fantasy, cappa e spada, mostri terribili, maghi votati al Chaos e tu, nel mezzo, cavaliere senza macchia e senza paura, ma armato solo di spada…E invece no! Un secondo giocatore può unirsi all’avventura impersonando un mago, ricreando per la prima volta in un videogioco un autentico “party” di avventurieri di Dungeons & Dragons (il gioco di ruolo di TSR colpisce ancora!). Sullo schermo, controller alla mano, il gioco manteneva tutte le sue promesse fino al boss finale, uno dei più grandi mai apparsi su Intellivision: un drago lungo metà della schermata. Questo boss non poteva essere sconfitto, non poteva nemmeno essere combattuto. Il finale più anti-climatico che ricordi in un videogioco: giungi all’ultima definitiva battaglia, per scoprire che non puoi combattere e che il drago custodisce solo un insulso segreto: tre iniziali, B.P.D., le iniziali del programmatore del gioco.

All’epoca, i videogiocatori non si rassegnarono a un finale così insulso per un gioco così bello: doveva esservi per forza un segreto nascosto, un modo per uccidere il drago. Lo stesso autore, Brian P. Dougherty, raccontò come andarono i fatti:

Nel 1982, qualche mese dopo la pubblicazione del gioco, l’autore fu svegliato nel bel mezzo della notte da una telefonata. Due ragazzini erano dall’altro capo del telefono. Avevano giocato per giorni a Swords & Serpents e si erano dannati per giungere al livello finale, ma non riuscivano a capire come sconfiggere il drago.

Il nome di Brian era stato citato nel libretto delle istruzioni e così la coppia di ragazzini frustrati aveva telefonato a Mountain View, in California, sede di Imagic, e ottenuta conferma che il programmatore fosse Brian P. Dougherty, lo chiamarono subito, supplicandolo di conoscere il segreto per uccidere il drago. Ancora mezzo addormentato, Brian confessò che non c’era modo di uccidere il drago perchè, avendo terminato la memoria disponibile sulla cartuccia, non aveva implementato nessuna battaglia, lasciando solo la possibilità di scoprirne il “segreto” delle iniziali del suo nome.

Brian riferì che seguirono alcuni secondi di silenzio, interrotto da una sequela di irripetibili oscenità al suo indirizzo da parte dei due ragazzini.

Swords & Serpents: sono anche io arrivato alla fine per scoprire che il suo segreto erano le tre lettere delle iniziali dell'autore. Sto ancora aspettando il seguito...
Swords & Serpents: sono anche io arrivato alla fine per scoprire che il drago era innocuo e il suo segreto era un “fake” colossale. Sto ancora aspettando il seguito.

A proposito di immagini sulla scatola, Tropical Trouble ha forse uno dei tamarri migliori (o peggiori?) dei videogiochi di questa prima generazione di console.

Tamarro è meglio. Il nerd sullo sfondo dovrebbe rappresentare il videogiocatore...No, grazie, tamarro ruleZ!
Tamarro è meglio. Il nerd sullo sfondo dovrebbe rappresentare il videogiocatore…No, grazie, tamarro ruleZ!

Tropical Trouble è ispirato al classico di “Iss’, essa e o’malamente” e alla trasposizione videoludica di rapimento della gentil donzella e relativo inseguimente alla Donkey Kong. In Tropical Trouble questo leit-motiv del videogioco viene proposto non in una sequenza di movimenti in verticale, ma con uno scorrimento orizzontale. Il testo sul retro della confezione argentata con bande blu, tipica dei giochi Imagic per Intellivision, recita così: “Un intermezzo romantico si trasforma in un pericoloso inseguimento! Il goffo Goffredo deve salvare la sua cara Carlotta dalle grinfie del cattivissimo Bruto della spiaggia. Macigni, noci di cocco, molluschi, felci e lava lo ostacolano ad ogni piè sospinto. Goffredo attraversa l’isola a suo rischio e pericolo! Solo tu puoi aiutare Goffredo a buttare il Bruto giù dal ponte ed a riprendersi la sua dolce innamorata!”

Il gioco era divertente, spensierato, caricaturale, dalla grafica colorata e ben fatta e con suoni divertenti, che ti mettevano di buon umore. Quasi ti faceva pena buttare giù dal ponte il “cattivo” Bruto.

L’ultima battaglia

Quanto questa console sia rimasta nel cuore di noi fratelli ve lo faccio capire con un ultimo aneddoto.

Trasferiti a Napoli a metà del 1986 (il ritorno in patria della famiglia emigrante), qualche giorno prima del Natale di quell’anno, mio fratello, dopo una passeggiata al Vomero, ritorna a casa con in mano una confezione rossa e, agitandola, mi fa: “Guarda che ho trovato?”. Che mi venisse un colpo! È Sea Battle per Intellivision!

seabattleSea Battle è il primo videogioco per console che abbia mai visto e giocato: avvenne a casa di Fabio, il mio compagno di scuola dalle elementari al liceo incluso. Allora, l’Intellivision per me non era neanche un desiderio: era lontano quanto Alpha Centauri.

Sea Battle si spiega da solo: è una battaglia navale, combattuta con modelli bidimensionali di vari tipi di nave, una vera e propria flotta di 13 vascelli: dal posa-mine al sommergibile, dal caccia-torpediniere all’incrociatore, dalla portaerei alla corazzata, dal draga-mine al trasporto-truppe. Obiettivo: entrare con il trasporto-truppe nel porto avversario. Il gioco si compone di due fasi: una strategica e una di azione.

Nella fase strategica i due giocatori possono vedere su una mappa solo la reciproca dislocazione delle flotte (organizzate in mini-flotte di 3 unità), ma non ne conoscono la composizione. Muovendo una flotta alla volta, giunti in contatto con quella avversaria, inizia la fase di combattimento: l’azione zooma nella sezione della mappa in cui le flotte si trovano e qui arrivano le sorprese! Trovarsi con un dragamine, un caccia-torpediniere e una moto-silurante contro una corazzata, il sommergibile (forse il vascello più temibile) e un incrociatore ti lascia poche possibilità di rimanere a galla.

Il combattimento che segue è feroce ed è un classico intramontabile tra le sfide a due giocatori, allo stesso livello dei migliori giochi sportivi. Con il disco direzionale si manovrano le navi, che rispondono diversamente secondo il tonnellaggio e la tipologia: il trasporto-truppe è lento, ha uno scarso volume di fuoco, è la tipica “sitting duck”; la corazzata è lenta, ma ha una bordata che, per potenza e gittata, manda a picco all’istante quasi tutti gli altri vascelli; il caccia-torpediniere ha un volume di fuoco medio-basso, ma in mani abili, grazie alla sua manovrabilità, può fare vedere i sorci verdi anche a una corazzata.

Le battaglie fratricide che sono seguite restano scolpite nella memoria e hanno un posto nel mio cuore che niente e nessuno potrà mai cancellare.

This is not The End

L’Intellivision e le sue cassette sono la fotografia di quei momenti di felicità, di quando c’era ancora papà, delle urla di mamma che ci chiamava per la cena, dei pomeriggi passati l’uno accanto all’altro, seduti sul tappeto davanti quella TV per noi enorme (24 pollici di tubo catodico) e la mamma seduta, appena dietro di noi, mentre sferruzzava a maglia. Sono la fotografia di quei Natale, di quei fine anno scolastico, di quei viaggi di papà che ritornava da Roma per lavoro…

L’Intellivision nelle intenzioni di Mattel doveva essere “Intelligent Television” ma per me è stato molto di più.

Conservo l’Intellivision come il Tesoro del Pirata Barbanera: l’ultima volta che ho avuto il coraggio di accenderla, funzionava. Ma ho sempre il terrore che un circuito possa abbandonare questa vita di elettricità e pixel.

Perciò, qualche tempo fa, quando negli USA è stato commercializzata una replica della console con 60 giochi inclusi, l’ho subito acquistata. Ma questa è davvero un’altra storia.

Onda sonora consigliata: Sexcrime ‘1984’ di Eurythmics

36 pensieri su “L’Intellivision, mio fratello e c’ero anche io

  1. Mamma mia l’Intellivision ……………………!!!!!!!!!!
    Io cel’avevo, anzi ce l’ho ancora ……………e quanto ci ho giocato!!!!!
    Avevo anche io Lok ‘n’ chase e Advanced Dungeous and dragons e ho bellissimi ricordi circa questa MAGICA consolle !!!!

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  2. E che cazzo, mi ero dimenticato di commentare dopo ore di lettura, tra questo e l’altro articolo.
    Preferisco commentare qui perché è dedicato alla console originale e non alla riedizione (non mi piacciono queste mini console flashback, se ce l’ho uso l’originale, altrimenti giù di emulatore).
    Altro bellissimo articolo che mi ha fatto vivere i tuoi ricordi come se ne facessi parte. Bravó!

    La mia esperienza con l’Intelevision è breve, ci giocai qualche pomeriggio a casa di un amico nei primi anni 90, gliela aveva rimediata il papà che lavorava all’aeroporto (smistamento merci o bagagli mi pare). Non oso immaginare chi avesse dimenticato all’aeroporto una console. Oppure era un regalo di un collega col figlio che non ci giocava più? Non lo saprò mai… i miei sono rimasti amici coi genitori ma io ho perso i contatti con lui, so solo che so sta facendo prete (bah!).
    Comunque ricordo solo il classico del “tennis” (le due barrette con la palla quadrata), altro no purtroppo, ricordo solo che a differenza del tennis, gli altri erano a colori ma avevano circa 40 pixel in tutto il monitor. E non sono neanche sicuro che fosse questa console, il controller però era questo!

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    1. Ma porca puttana, mi è partito il commento prima di concludere (cellulari di merda!), mentre correggevo il nome della Intellivision (correttore di merda!).

      Ne approfitto per segnalarti l’articolo che ho pubblicato ieri, in perfetto stile Bavon, in cui riporto i bei ricordi più che il parere sui titoli, ovviamente con 7 milioni di caratteri in meno (lo leggi in 30 secondi) 😝

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        1. Ecco, mi era venuto il dubbio dai tuoi articoli e ora ho avuto la conferma.
          Allora alla Intellivision purtroppo non ci ho mai giocato, i miei ricordi più vecchi risalgono all’88 quando giocavo al Commodore e all’Amiga da bambini più grandi (anche ’87 ma li guardavo solo, ero troppo piccolo).

          Per lo stile genuine Bavon non credere non ne sia capace, se mi metto a scrivere del mio passato non mi fermo più, sono io che mi do gli schiaffi sulle mani quando mi prolungo troppo, rileggo e taglio. Cresciuto come cattolico non faccio agli altri ciò che non vorrei fosse fatto a me, quindi mi autoflagello per evitare 😝

          Grazie per aver messo in lista il mio articolo e se hai intenzione di commentare, ti sconsiglio da mobile, mi stanno arrivando segnalazioni di problemi in cui scrivono ma poi il commento non viene pubblicato (compreso te quando avevi provato a rispondere su Syphon Filter). Una cosa da far spaccare tutto dal nervoso!

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          1. Abbiamo fugato ogni dubbio e il Geniuine Bavon Inside non è che sia marchio di qualità eh, la mia chiaramente era una battuta. Ognuno ha il suo stile – sai che banalità ho appena sparato! – e personalmente ho scelto di non fustigarmi perché qualcuno vorrebbe che scrivessi in un altro modo. Non mi pagano per scrivere e non devo rispondere a nessun capo-redattore o editore. La linea editoriale di questa webbettola è: non c’è linea editoriale.
            Ho appena letto il tuo post e commentato. Pare sia andato subito in pubblicazione questa volta.

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    2. Degli emulatori sono un appassionato e sempre grato a chi si è sbattuto per rendere possibile conservare la memoria dei classici intramontabili e – perché no – anche di quei titoli, magari non capolavori oggettivi, ma che hanno rappresentato per chi ci ha giocato un punto importante o una “fotografia di come eravamo”.
      Hai notato bene che nei miei sproloqui ciò che cerco di trasmettere è l’emozione di quei momenti piuttosto che analizzare il gioco tecnicamente. La tecnica è destinata a diventare obsoleta, l’emozione no.
      E se vuoi è questa è la molla che continua a farmi sbattere alla tastiera e impugnare un joypad, con l’aggravante di passare il testimone anche ai miei due gemelli di sei anni che già insidiano il mio posto sul divano di fronte al televisore.
      Il “tennis” di cui parli non credo sia dell’Intellivision, ma risale ad ancora prima: da come lo descrivi è Pong, il papà di tutti i videogiochi. Se escludiamo Space War, è il gioco che si diffuse per primo nelle sale-gioco e nelle case. Anche io avevo una “console” con dei pad a forma di manopole che ruotavano, perciò le ricordi simili all’Intellivision, ma erano diverse: il “disco” dell’Intellivision, oltre alla rotazione, era principalmente usato per dare input nelle direzioni (16 invece delle canoniche 8 del joystick Atari VCS, per esempio).
      In questa console primordiale, oltre al gioco del “tennis” vi erano una serie di variazioni sul tema come il gioco della “pelota” (le due stanghette dovevano ribattere la pallina alternativamente contro un “muro”)
      Questo è Pong
      Pong

      Il gioco del “tennis” per Intellivision (1980), invece, era una versione assai più avanzata e avveniristica per quei tempi poiché gli sprite potevano muoversi a tutto campo, oltre a sembrare “veramente” dei giocatori di tennis grazie a un’animazione fluidissima e l’effetto tridimensionale (nota l’ombra della pallina)

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  3. Enrico68

    Buonasera, mi presento sono un bambino di 50 anni😃
    Devo ammettere che nel leggere il tuo articolo per un attimo mi sono sentito come anton ego “il cinico giornalista culinario del cartone pixar ratatuille!!” Mentre assaggia il piatto cucinato dal topo chef, per l’appunto la ratatuille!!!
    Per un attimo sono tornato indietro di 36 anni………….mi rivedo con il mio fratellino che giochiamo fino alla morte con “soccer nasl” oppure con astrosmash, space armada “cover ben riuscita del più celebre space invaders” star strike, il fantastico advanced dungeons & dragons ed il fighissimo maze a tron etc etc!!!!
    Mi sono commosso quando hai parlato di te, tuo fratello e la tua mamma che come la mia sferruzzava a maglia dietro di noi😂😂
    Devo ringraziarti perché mi hai donato un momento di gioia incredibile!! Il ricordo della mia intellivision è intatto e vivido come fosse successo ieri!!
    Circa due anni fa ho avuto l’occasione di acquistare una console intellivision boxata in versione italiana!! Seguita poi da un colecovision ed un nes, tutti perfettamente funzionanti!!
    Ora sono papà anche io, ed insieme ai miei ragazzi giochiamo un po’ a tutte le console che abbiamo, compreso un cabinato costruito da me è pieno zeppo di emulatori!!!!
    Grazie di tutto ed un abbraccio a te in ricordo del tuo caro papà!!
    Che Dio ti benedica!!!!
    Viva i fantastici anni 80′
    Enrico68

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    1. Ommadonna Enrico e da dove sei spuntato fuori! Sei tu una benedizione! Che bello, ritrovare una comunione di ricordi e, sopratutto, di emozioni. I soliti cinici (e sulla Rete abbondano) bollerebbero questa come un’operazione da nostalgico fermo nel tempo che non tornerà più. Ritengo, invece, che questi ricordi, esperienze e le emozioni collegate siano un tesoro da preservare e da curare. L’argento se non lo si lucida diventa inguardabile e somiglia a un pezzo da ferro-vecchi.
      La mia Intellivision rifiuta di farsi “vedere” dal mio schermo LCD e anche da un CRT Toshiba, forse perché troppo recente, Tu come l’hai collegato?
      L’ho aperta e i contatti mi sembrano ancora a posto. Prima di dichiararla defunta vorrei confrontarmi con qualcuno che la utilizza.
      Mi hai fatto un immenso piacere e spero ti riaffaccerai in questa webbettola per scambiare altre due chiacchiere.
      Infine, ti suggerisco di guardare tra queste pagine: c’è la mia storia di Advanced Dungeons & Dragons e Harry Pitfall; se non sei un “purista” anche la mia esperienza della Intellivision Flashback.
      PS: uno che si costruisce un cabinato da sé per me è “SANTOSUBBBBITO!”.

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  4. Enrico68

    Grazie delle belle parole red😃
    Devo dire che ne ho passate tante in quasi “oramai😭” 50 anni di onorato servizio alle dipendenze dei videogame!!! “Pensa che la mia prima console era parte del primo TV color grundig acquistato dal mio papà nel lontano 1977!! Ricordo ancora quando ci porto nel nostro negozio di fiducia per acquistare il televisore, e tra i tanti c’era quel mostro teutonico da 29 pollici che campeggiava e sbaragliava tutti gli altri!!! Il commesso comincio’ ad elencare le caratteristiche del TV color e ad un certo punto dice “attenzione questo apparecchio a anche in dotazione i videogiochi compresa la pistola ottica!!! Ci furono 10 secondi di silenzio……….poi io e mio fratello esplodemmo in un fragoroso “compralo papà!!!!!!!” Pensare che quella versione di pong era anche a colori!!!!!
    Costo’ a mio padre ben UNMILIONE E DUECENTOCINQUANTAMILA LIRE!!!!!!
    Pazzia allo stato puro!!!! Ma sta di fatto che quel MOSTRO entrò in casa nostra!!
    Poi nel 1982 acquistammo la mia amata intellivision!!!! Il gioco più costoso fu pittfal!!! il costo una bazzecola solamente 103MILALIRE!!!!! L’ultimo gioco invece fu “shark shark”
    Che ricordi fantastici………indimenticabili……..ore ed ore a giocare!!!! Poi ad un tratto al cinema arriva un film che si intitola “TRON”, poi ne arriva un altro “WARGAMES” ed esplode la computermania!!!!
    Vado in edicola per acquistare il mio amato “videogiochi” e vedo un coso bianco con i tasti marroni……….si chiama VIC20!!!!!! Ma questa è un altra storia……………….
    Caro red, per il momento mi congedo e vado a dormire” ho lavorato per più di 12 ore e sono distrutto” spero che il mio racconto sia stato di tuo gradimento!!!
    Il problema è che ne ho talmente tante di storie che potrei scrivere per ore!!!
    Un caro saluto!!
    E come disse il grande david lightman alias mattew broderick “protovision sei mia!!!!”
    Enrico68

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    1. Cinquanta compiuti da poco anche io. E i conti tornano anche con quanto hai aggiunto a questo magnifico racconto, che ci accomuna più di quanto immagini. Grundig! Fu anche il nostro primo TV a colori, 24 pollici, se non erro, acquistato per i Mondiali di calcio del 1978.Lo andammo a prendere papà ed io a casa di un nostro amico che lavorava in un’industra che li produceva.Penso che lo avesse comprato allo spaccio aziendale a un prezzo speciale. Ma torniamo indietro di qualche anno.
      La mia prima console, anche se in realtà non aveva cartucce intercambiabili quindi non era una “console” in senso stretto, ma un videogioco fu Pong, con alcune varianti. Oltre al classico e primordiali “tennis”, c’era quello che noi chiamavamo “pelota” perché le racchette era su un lato solo e dovevano ribattere la palla contro un “muro” (una stricia di pixel bianchi) sul lato opposto. La palla ritornava indietro ogni volta che batteva sul muro sempre più veloce. Roba folle, ma noi ci divrtivamo alla follia con i due pad che erano delle manopole che ruotavano su se stesse. Pong era collegato a un TV Telefunken in bainco e nero, con tanto di manopola per girare i canali. Erano ancora i tempi che la RAI iniziava le trasmissioni nel pomeriggio e noi andavamo a dormire dopo Carosello a parte il giovedì che vedevamo i quiz di Mike Bongiorno.
      La tua TV era davvero un mostro (in senso buono)! Immagino la gioia, riesco a percepirla, mi credi? Riesco davvero a capire cosa potesse significare. Non sono ricordi nostalgici – lo ripeto se qualche cinico dovesse leggere queste righe – ma emozioni tuttora vive e vivide, emozioni che oggi sono rare da fare comprendere a chi – come i miei piccoli nanerottoli di sette anni – ha a disposizione ogni ben di Dio, sia in quantità sia in qualità, per varietà e provenienza diversa. Sono valori attuali, dimenticati, sopiti, ma valori assolutamente da preservare e possibilmente trasmettere. Altro che nostalgia!
      Pitfall! era un gioco costosissimo, ho un amico fraterno, la cui amicizia ebbe inizio anche grazie a Pitfall! Anche lui lo pagò la cifra enorme di centomila e passa lire. Se vuoi leggere (e te lo consiglio visto questo nostro scambio) qui trovi il mio solito racconto:
      Harry ti presento Claudio
      Shark! Shark! è il primo gioco il cui figura tra i programmatori (due) è una donna, una pietra miliare della storia dei videogiochi. Quando è arrivata l’Intellivision Flashback è stato uno dei giochi che ha avuto più successo con i miei due pargoli: una lotta all’ultimo pesce e bolla d’aria. Guardando i miei due piccoli giocare, ho rivisto mio fratello e io. Lo spirito era identico, immutato dopo tutti questi anni. Forse sarò un visionario, un illuso, un patetico cinquantenne in preda alla fase di revisionismo storico da ultima spiaggia, ma in tutta sincerità ne riporto la sensazione e l’emozione con onestà. So che tu mi capisci al volo, anche se non ci conosciamo se non da un paio di scambi in questi angusti box di testo.
      Come vedi anche io vado lungo e mi piace raccontare di queste esperienze, quindi – quando sarai riposato e ti andrà di chiacchierare con un tuo coetaneo di videogiochi – il piacere è certo e scrivi finché ce ne hai nelle dita.
      Ho visto che hai aggiunto qualcosa in un altro commento. Vado a continuare lì.

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  5. Enrico68

    Dimenticavo!!!! Gioco sia con l’intellivision, il colecovision ed il nes su un piccolo tvcolor a tubo da 15 pollici!!!e vanno alla grande👍🏻👍🏻👍🏻
    Ho acquistato anche il mini nes, il mini snes ed ora ho anche preordinato il miniC64 che uscirà il 29 di questo mese……….non vedo l’ora😱😱
    Ps. Insieme al colecovision possiedo con grande orgoglio il mitico “modulo turbo comprensivo della omonima cartridge!! Ed anche quello va alla grandissima👍🏻👍🏻👍🏻

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    1. Grazie mille! Ti sei ricordato 😉 A parte il NES originale, che non ho, siamo a console pari. Il TV CRT da 15 pollici è una soluzione cui stavo pensando. Ho un vecchio Mivar buttato nel ripostiglio a casa di mia madre. Devo provarci. Stavo pensando di acquistare un potenziometro per il segnale dell’antenna e applicarlo al modulatore dell’Inty, però il CRT abbastanza vecchio è una sicurezza. La cosa strana è che il mio Coleco va una bellezza anche sul TV LED da 47 pollici.Proverò con il Mivar e incrocio l’incrociabile, anche l’innominabile 😉
      Anche io ho prenotato il Mini C64, anche se qui con un altro fratello di joypad commentavamo con un certo scetticismo, ma alla fine terrò la prenotazione.
      Il mitico modulo Turbo e la cartuccia! Gesummaria! Quell’oggetto era il sogno realizzato di avere il cabinato a casa! Ho la cartuccia della Epyx, Pitstop per il Coleco. Le gomme che cambiavano colore urtando le altre auto e il cordolo, che spettacolo!
      Rilancio: io ho i Super Action Controller con la cartuccia Rocky (che era venduta insieme), Front Line e Star Trek (che però era più giocabile con il controller standard).
      Aspettati un mio sproloquio tipo questo per l’Intellivision, anche per la Colecovision (o come la chiamiamo noi, IL Coleco). E ci aggiungo anche uno speciale sui Super Action Controller con tanto di foto dei miei reperti archeologici.
      Spero che le mie lunghe risposte non ti abbiano fiaccato nello spirito (nelle diottrie, sicuro). Se batti un colpo di tastiera da queste parti, mi fai un immenso piacere.

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    1. Benvenuto in questa webbettola e grazie per avermi lasciato questo commento che suona come una bella pacca sulla spalla di questa vecchia cariatide dei videogiochi come amo definirmi (cit. Alan Ford).
      Se ti interessa questo tipo di “storie”, batti pure un colpo perché nel menu della Casa abbiamo (vado a memoria): Advanced Dungeons & Dragons cartridge in versione “storia familiare” e in versione “ortodossa” di recensione, la storia della Imagic, uno speciale su Swords & Serpents, Harry Pitfall, Alien in svariate forme 8 bit, contaminazioni musicali moderne con il sound degli 8 bit, insomma al tag retrogaming (anche se questa definizione non mi garba) trovi un melting videoplot.
      Sarebbe interessante incrociare le nostre tastiere sulle reciproche esperienze perché – e qui vado di puro “sesto senso” – mi sembra di percepire che tu sia ancora un videogiocatore o comunque ne hai conservato un ricordo positivo.

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  8. Enrico Fossa

    Buongiorno red!! Sono Enrico68.
    Riscrivo qui dopo due anni di assenza “ti chiedo umilmente perdono!!” per sapere come stai! tutto ok? in due anni di assenza ho continuato ad ampliare la collezione di console!
    Finalmente ho completato quella che riguarda la mia amata intellivision.
    Ho acquistato il raro modulo ECS “boxato in versione originale italiana, completa di brochure per il funzionamento e della garanzia Mattel.
    Ho trovato un ulteriore Modulo ECS “perfetto, senza box, ma funzionante al 100%” poi il modulo Intellivoice “boxato e completo” ed infine il tanto ricercato e rarissimo modulo “Keyboard Music Synthesizer “.
    Ora mi sto dedicando alle cassette da gioco, e ogni tanto ne aggiungo una alla collezione!
    Mi sono accaparrato una console decisamente rara!! non so se la rammenti, era distribuita dalla GIG e si chiamava “Leonardo” in ottime condizioni, completa e boxata, con una cassetta gioco inclusa!”.
    Acquistata ad un ottimo prezzo anche una NES Versione SUPERSET a 4 joypad con il multitap per giocare in quattro nello stesso gioco, completa, boxata e con tre giochi.
    Presa anche la ben nota Philips Videopac G7000, ed uno Spectrum 48K boxato distribuzione italiana e funzionante!
    Poi vabbè il mio sempre verde Commodore 64 con il drive C= 1541 e la stampante MPS 803 anch’essa boxata!!
    Pensa che ad un mercatino ho trovato una chicca veramente figa!! il gioco Pac Man distribuito dalla Coleco nel 1982 a forma di piccolo cabinet perfettamente funzionante a soli 20 euro!! un affarone!!
    Ti manderei anche qualche foto a testimonianza, ma non so se qui e possibile farlo!!
    Detto questo ti auguro una buona giornata e di un finale d’anno migliore di quello che abbiamo passato fino ad ora!!
    Un saluto.
    Enrico.

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    1. Enrico, bentornato! E che notizie! Santamaria, ho presente di cosa stai parlando! Viste sulle riviste e ancora ricordo il rivolo di bava 😂😂😂
      Non ho resistito e voglio risponderti subito. Poi magari con più calma metabolizzo questo bengodi che mi descrivi e ti faccio qualche domanda. Non nascondo una punta (di iceberg 😜) di invidia sopratutto per i prodotti Mattel. La mia originale è andata nelle Praterie di ManiBit. Secondo me è un problema di alimentazione, l’ho aperta, ho letto tantissimo e visto video-tutorial per tentare una riparazione, ma non è alla mia portata che al massimo posso aggiustare un micro-switch su un joystick.
      Ne ho trovata una (SECAM, francese) in condizioni appena decenti a un prezzo ragionevole, ma almeno funziona. Sarei molto curioso di vedere le foto e magari chiederti qualche prezzo 😜 perché mi hai fatto ritornare la scimmia. Anche io ho acquistato qualche altro gioco e anche qualche “pezzo” Imagic e Activision. I prezzi in generale sono folli.
      Scrivimi pure a redbavon a casa gmail. Mi fai piacere davvero!

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  9. Pingback: [Videogiochi] Vai avanti tu… (1982) guest post | Il Zinefilo

  10. Lorenzo

    Bellissimo post, preferisco di gran lunga gli aneddoti alle “analisi tecniche”.
    Io non avevo l’Intellivision, ma lo avevano alcuni miei amici: ricordo di aver giocato ad Astrosmash!, Pitfall!, Armor Battle (facemmo un torneo ad una festa di compleanno, io persi subito e diedi un calcio al mio rivale 😀 ), al tennis e al soccer, e soprattutto ad ADD Cloudy Mountains, di cui conservo un ricordo magico: era senza dubbio il mio preferito.

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    1. Prima di tutto, benvenuto Lorenzo! Anche io non amo le “analisi tecniche”, anche perché si trovano esperti veri e professionisti che ne scrivono. Il mio intento è la condivisione di esperienze, idee ed emozioni per una vera passione che ho scoperto per caso e che, durante tutti questi anni, non ha accennato a diminuire. Le “analisi tecniche” inoltre tendono a porre distanza tra gli appassionati e i “non addetti”. Quando scrivo “condivisione” intendo la massima possibile e quindi non posso fare a meno di esprimermi senza escludere chi non è un appassionato di videogiochi, ma conserva un minimo di curiosità.
      Armor Battle insieme ad Astrosmash e Sea Battle rappresentano il mio primo contatto in assoluto con l’Intellivision e le console domestiche. Anche io a casa di un amico Fabio. Ne rimasi folgorato e ammetto che tra i tre, Armor Battle, nella modalità con i colpi rimbalzanti, tira fuori la bestia che è in te.
      A proposito di ADD Cloudy Mountains, è la cartuccia che adoro di più ed è nella mia Top5 di tutti i tempi! Vi ho dedicato due post:
      se hai gradito questo stile di racconto, ti suggerisco di leggere uno dei post ai quali sono più affezionato (alla fine capirai anche il motivo): Io non ho paura…dei draghi
      Il secondo post è nella rubrica “Videogiochi da paura!” perché “nulla è paragonabile al respiro del drago”

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  11. Oreste

    Che storia e che mi viaggio indietro nel tempo mi hai fatto fare!!!!
    Lo sbuffo del drago me lo sognavo la notte!!!!
    Anche per me l’Intellivision fu la prima consolle seguita poi da un Atari vcs 2600.
    Ma il primo amore non si scorda mai…
    E’ ancora in uno scatolone in garage, con tutte le sue cartucce al seguito.
    I titoli su cui mi sono consumato di più? Astromash, Dungeons & Dragons, Sci e Calcio….
    Un abbraccio!

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    1. Benvenuto Oreste! Mi fa piacere due volte questo tuo commento
      In primis, è bello incontrare un altro “fulminato” dall’Intellivision (e ti perdono se poi sei passato all’acerrima “nemica” Atari); bastano poche parole (anche se io non vado al risparmio) per intenderci, per trasmettere le sensazioni che abbiamo sperimentato.
      In seconda battuta, l’esserti fatto trasportare da questo racconto di “viaggio”.
      Cosa aspetti a tirare fuori dal garage lo scatolone magico?
      – Riaccendi la console (che troppo tempo a secco di corrente elettrica non le fa bene).
      – Procurati dal tuo parroco di fiducia un blocchetto di indulgenze per le bestemmie che lancerai alla TV perché rifiuta di restituirti un canale con la fatidica schermata “Mattel Electronics presents” (ricordati di selezionare la ricerca sui canali Analogici).
      – Goditi di nuovo Astrosmash, D&D, lo sci e il calcio.

      Ho recuperato Astrosmash e lo sci qualche tempo fa e ancora reggono per la loro immediatezza. I giochi Intellivision sono piaciuti anche ai miei due pargoli di quasi undici anni (sono gemelli) perché immediati, per quanto un po’ ostici per via del pad (scomodo per le mani piccole) e del disco. Ma è bastato poco perché ci si adeguassero: Frog Bog e Shark Shark! i loro preferiti.
      Qui in giro, trovi ancora parecchio di Intellivision, se ti va, leggi e lascia un commento. Una rimpatriata tra Intellivisionisti (o Intellivisionari? Boh) fa piacere come una bella birra fresca in una giornata afosa. Se se astemio, non considerare la mia ultima metafora.
      Ricambio l’abbraccio.

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