Nintendo Classic Mini a ruba. Retro-gaming a chi?!


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L’11 novembre, in occasione delle imminenti vendite natalizie, Nintendo ha lanciato sul mercato l’attesa risposta ai colossi dell’attuale entertainment videoludico, Sony e Microsoft: il Nintendo Classic Mini – Nintendo Entertainment System.

Le cose non stanno esattamente così perché il Mini NES, chiamiamolo così, non è una nuova console macina-teraflops e dalla grafica da farvi lasciare la mascella stabilmente infissa al suolo, ma è una riedizione miniaturizzata del mitico Nintendo Entertainment System (NES), che assicurò alla società di Kyoto, tra il 1985 e il 1992, il dominio incontrastato del mercato dei Videogiochi in USA e contribuì a fare pronunciare in tutto mondo il nome di “Nintendo” e “Super Mario” come sinonimo di “Videogioco”.

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Tuttavia, il Mini NES è andato letteralmente a ruba e già, sia su eBay sia su Amazon, appaiono dei prezzi fuori dalla grazia dei circuiti.Chi conosce Nintendo sa che è un vecchio vizietto: figlia-di-buona-mamma Nintendo ha sempre fatto in modo che, al “Day 1”, le sue piattaforme di gioco fossero disponibili in quantità endemicamente inferiore non tanto alla domanda stimata, ma proprio ai pre-ordini. In tale successo vi si può leggere anche un segnale che “i buoni videogiochi di una volta” non sono roba da mettere in soffitta, ma degli autentici classici, rimasti nei cuori dei vecchi videogiocatori e ancora ambiti dalle nuove generazioni di Player 1 e Player 2. E non c’è bisogno nemmeno di inserire la moneta.

Io ve l’ho già detto tempo fa: i giocattoli vecchi in soffitta non ci vogliono andare…

In the attic lights
Voices scream
Nothin’ seen
Real’s the dream

Historia magistra vitae. Per capire un fenomeno che sconvolse giovani e non più giovani, un fenomeno che all’epoca fu qualcosa cui affibbiare la parola “innovativo” a ragione veduta, ma che per gli standard di oggi appare addirittura obsoleto e superfluo, occorre capire il tempo cui appartiene.

C’è stato un tempo in cui i videogiochi non erano in 3D o VR, anzi le capacità computazionali delle console, su cui giravano, erano assai limitate; i suoni erano poco più che un mix di vagiti di circuiti e speaker monofonici, aspiranti respiri di una vita robotica dai metallici e recursivi bip e bip-ri-bip; la grafica era poco più di uno schema a punto-croce proiettato all’estremità di un tubo percorso da raggi catodici.

It's Mario! Se pensate che sia lo sprite del famoso idraulico, vi sbagliate. Cliccate per ingrandire. (da www.magiedifilo.it by Monica)
It’s Mario! Se pensate che sia lo sprite del famoso idraulico, vi sbagliate. Cliccate per ingrandire. (da http://www.manidifata.com by Giorgia

I videogiochi erano opera dell’ingegno di veri pionieri, visionari creatori di un nuovo modo di giocare, di raccontare storie, di creare mondi alternativi. Interi “mondi” contenuti in una cartuccia di plastica con dentro un’anima ROM (Read Only Memory): era sufficiente cambiare cartuccia per cambiare “mondo”. Se questa non è una vera magia!…

C’è stato un tempo in cui i videogiochi avevano una loro “personalità”: i giochi Atari avevano una grafica e un suono dei “giochi Atari”. Così l’Intellivision. Così il Colecovision. Così il Sega Master System. Così il Nintendo Entertainment System (NES) con cui gli idraulici evangelizzarono il mondo con il Verbo Videogiocoso. Così, in epoche più facili da ricordare, anche il Sega Mega Drive (Genesis, in USA) e il Super Nintendo avevano delle differenze, a volte minime, e “personalità” distintive, tali da generare la “console war”, che ancora si combatte – invero senza motivo – a colpi di commenti su forum e riviste online.

Con le nuove generazioni di console e videogiochi, queste differenze sono andate assottigliandosi, con la grafica sempre più realistica, i “mondi” sono andati sempre più assomigliandosi, e con l’attuale generazione di Xbox One e PlayStation 4, ormai non vi è quasi differenza nemmeno con il “Nemico” numero 1 delle console: il PC. Nintendo continua a ballare da sola.

C’è stato un tempo in cui i videogiochi erano creati da uno sparuto gruppo di sviluppatori che riusciva a volte a fare anche i “miracoli” come, per esempio, fare parlare la materia inerte sullo schermo. Due soli programmatori, Jez San e Richard Clucase, e un musicista, Dave Lowe, in un garage, crearono nel 1987 Starglider su Commodore Amiga: ho caricato il floppy disk di Starglider un numero spropositato di volte, unicamente per il campionamento nella schermata iniziale perché quella voce non poteva venire dal computer, non poteva venire da lì dentro!

Nel video la “voce” del mio Amiga e del mio Starglider.

C’è stato un tempo in cui riuscivi a riconoscere se i videogiochi erano britannici della Gremlin, della Ocean, della Psygnosis, della Sensible, dei Bitmap Brothers, della System 3; francesi della Infogrames, della Delphine, della Ubi Soft; giapponesi della Capcom, della Konami, della Sega, della Namco, della Taito, della Nintendo; americani della Microprose, della SSI, della Cinemaware, della LucasFilm e della temutissima US Gold, rea di certe conversioni da coin-op così oscene da diventare pietre-miliari di come non si fa un videogioco.

All’alba dell’industria dei videogiochi, la differenza creava ricchezza e meraviglia, eravamo tutti pionieri di nuovi mondi: chi li progettava, chi li commercailizzava, chi li giocava. “Atari, magari” recitava il tormentone pubblicitario nella fascia oraria (il pomeriggio e solo il pomeriggio) dei programmi televisivi dedicati a noi bambini all’epoca. Il Videogioco non era accessibile a tutti, come lo è oggi, ma era riconoscibile la genuina intenzione da parte dei suoi creatori di renderlo tale, di coivolgere il numero più alto possibile di persone, di condividere la merviglia. A quasi 40 anni di distanza, possiamo senz’altro affermare che ci sono riusciti: 1,2 miliardi di persone nel mondo e il 50% della popolazione italiana.

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Retro-gaming a chi?!?

E qui arriva il retro-gaming! Definizione che io non amo perché quel suffisso “retro” suona troppo come retrò: sa di vecchio, di adatto a nostalgici e di “quando si stava meglio, quando si stava peggio”.

Non mi stancherò mai di chiederlo: Quarto potere, Casablanca, Via col vento, Luci della città, Ladri di biciclette sono classici del Cinema o retro-film?

Sono capolavori senza tempo, opere che contengono il seme utile e utilizzato da altri in altre opere, capolavori e non, a noi contemporanei. Sono “classici”, appunto.

Parimenti per i videogiochi: vi sono idee primigenie, opere seminali – e lo sono davvero visti i limiti tecnologici – che hanno reso possibile quanto esiste oggi. Volete chiamarlo “retro-gaming”? Ormai l’accezione è comunemente usata, ma la sfumatura è importante, non perché sia una mia “crociata” personale (e pertanto persa in partenza), ma perché evidenzia che alle persone piace recuperare certe memorie, rivivere certe esperienze.

Draghi in Advanced Dungeons & Dragons (c) 1982 per Intellivision
Un drago in Advanced Dungeons & Dragons (c) 1982 per Intellivision…

Non voglio sostenere “quanto erano buoni i sapori di una volta”: non mi sognerò mai di sostenere che Harry Pitfall fosse meglio del Nathan Drake di oggi, non potrò mai dire che la cartuccia di Advanced Dungeons & Dragons sia meglio di un qualsiasi capitolo di Dark Souls, non scriverò mai che la cartuccia di Swords & Serpents sia meglio dell’ultima iterazione di The Elder Scrolls, ma posso assicurarvi che, nel mio album di ricordi e baule di esperienze, sono momenti di cui ho una fotografia molto più vivida, interattiva e arricchente di una qualsiasi, bella quanto volete, più reale sicuramente, fotografia 13×18 su carta lucida.

Draghi in Dark Souls (c) 2011 From Software per PlayStation 3
…Un drago in Dark Souls (c) 2011 From Software per PS3

Ciò premesso, inizia una serie di recensioni di vecchie memorie barbose di un vecchio impenitente videogamer, storie di console e di cloni, tra gli amati bit e i consueti *beeeeeep*, quanno ce vo’, ce vo’.

Sebbene sull’eBaya, si trovi un po’ di tutto, avere la certezza di ricevere un prodotto funzionante dopo il trasporto (i corrieri non sono noti per le loro “mani di fata”) e, sopratutto, funzionante chissà per quanto tempo ancora, rende il procacciamento delle console più datate non difficile, ma un mix tra il terno al lotto e la professione di fede.

Alcuni produttori hanno introdotto sul mercato alcuni “cloni” made in China, ma non nel senso “fake” del termine: tali “cloni” hanno tanto di pedigree di licenze ufficiali delle prime console e un cospicuo numero di giochi pre-installati. Avere tra i 60 e i00 giochi nella stessa console è Tutto quello che avreste desiderato da bambini e non avreste osato chiedere per Atari, Intellivision, Colecovision, disponibili già da tempo sul mercato statunitense e importate in Europa, a prezzi accessibili (60-70 euro), da alcuni specialisti del retro-gaming (sic est!).

La prima senti-recensione sarà dedicata al mio primo “amore”: l’Intellivision.

Nell’attesa, se non avete la cartuccia di Advanced Dungeons & Dragons o di Pitfall, vi presto la cartuccia dei miei ricordi ed emozioni:

Io non ho paura…dei draghi

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Harry ti presento Claudio

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Leaving the things that are real behind
Leaving the things that you love from mind
All of the things that you learned from fears
Nothin’ is left for the years

(cit. Toys in the attic di Aerosmith)

19 pensieri su “Nintendo Classic Mini a ruba. Retro-gaming a chi?!

    1. Desumo che i videogiochi ti piacciono o almeno mi piace credere che sia così 😉 Trovare una donna cui piacciano i videogiochi è abbastanza raro poiché il rapporto del genere femminile con queste diavolerie elettroniche è di biblica antipatia e ne ho un esempio proprio a casa (leggi se i va un mio post al riguardo).
      La domannda sorge allora spontanea: quale videogioco ti produce quel riconoscibile “tuffo al cuore”?
      Sono davvero curioso di saperlo.

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        1. La tua progenie è sana. Super Mario su N64 è il paradigma dei mondi in 3D. Wave Race, Mario Kart. Pilotwings (che ho comprato quest’anno su eBay-Santa-subito) sono dei classici. Turok, Golfen Eye e Perfect Dark erano la dannazione dei “sonari”. I due Zelda su N64 inarrivabili: Ocarina of Time è il migliore di tutti i tempi e dà la birra a certe produzioni attuali come immaginario, semplicità e divertimento.
          Per prima Commodore e Sega che intendi? Vic20 e Master System,immagino. Perché se hai un PET o un SC-3000, vengo a casa tua!

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  1. Sull’amazonia c’è un pazzo che già lo vende a 424 petroldollari. Roba da matti.
    Devo dirti la verità non l’ho comprato (per ora). Alla fine i giochi che mi interessano li ho già fin formato cartuccia vecchi di quasi tren’anni. Il mio zelda, il mio supermario, castlevania e megaman mi manca metroid ma da piccolo ricordo che non mi era piaciuto. Troppo strano e oscuro. Ne avevo paura.

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    1. Ah fortunello! Io non ho mai avuto un NES e recuperarlo usato è abbastanza aleatorio perché ha un problema di usura dei contatti dello slot (per cui ho trovato conferma da più fonti). Penso che lo prenderò anche se ho un clone cinese del Famicom.
      Fossi in te lo prenderei, anche solo per preservare la console. E poi mi intrippo troppo a vedere questa nuova tecnologia a botte di teraflops che annaspa a ricreare ESATTAMENTE il feeling delle vecchie console. L’originale non si batte perché è legato ai nostri personali ricordi, puoi metticene anche 100 di giochi (e potevano pure farlo) ma quella sensazione è emozionante proprio perché è inafferrabile.

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        1. Nintendo non ha dichiarato nulla, ma Nintendo sa tenere i suoi segreti. Ma hai notato come l’hanno chiamata la macchinetta? Guarda bene l’immagine della pubblicità che ho preso dal sito Nintendo: “Nintendo Classic Mini” in piccolo e poi “Nintendo Entertainment System”…Voglio dire: potrebbe essere che “Nintendo Classic Mini” sia una serie di mini-console dedicate e, quindi, il Super Nintendo…Non ti sto a vendere “una solida realtà”, ma una “vera” illusione. Ma crederci cosa costa? Credo che se questo Mini NES fa gli sfracelli, con le marginalità che hanno su questa operazione, lo SNES sarebbe un insulto al loro conto economico. Dipende quanto vende ancora il catalgo Virtual Console sul canale digitale e se contano di utilizzarlo per rimpolpare quello della Switch, quando uscirà.
          Ciò premesso, appena venisse annunciato il Mini SNES io rompo la mia Autea Regola del Mai-Pre-Order.

          Console War? E sia!
          Super Ghouls’n’Ghosts rallentava, Ghoul’n’Ghosts non faceva un plissè dall’inizio alla fine. Nelle conversioni coin-op, Mega Drive ruleZ, Nintendon’t!

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  2. Shiki

    Ti segnalo un errore –> Dark Souls non è per ps4 ma per ps3 😉

    Comunque ottimo articolo.
    Interessante la questione di usare il termine retro gaming. Io non la trovo negativa, lo considero l’equivalente di “classico” in ambito letterario e filmico. Ma anche uno stile visti i giochi che vengono etichettati come retro game anche se sono stati sviluppati in tempi odierni. Molto spesso poi nascono tramite tool come rpg maker, game maker, ecc, ma non solo. Ma concordo sul fatto che possa essere un termine fuorviante, soprattutto tra i più giovani e i superficiali per cui ormai la grafica in super HD è tutto (vedesi le nuove console che fanno come loro punto di forza proprio questo aspetto).

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      1. Grazie, mi sono fatto prendere dalla next-gen 😉 Ho corretto la didascalia marrana.
        La “questione” del termine, se vogliamo, è una questione di lana caprina perché ormai il termine è stato sdoganato. A volte, però, le parole vengono usate travisandone il reale significato e, nel mio piccolo, ho voluto evidenziare ciò che hai colto perfettamente e cioè l’accezione di “classico”, che per qualche generazione ha – o perlomeno dovrebbe – avere ancora un valore. Concordo che la nuova generazione possa legittimamente confondere la parola “classico” con il concetto di “vecchio”, peraltro più facilmente nei videogiochi che in altre espressioni della creatività a causa della rapidissima obsolescenza dell’estetica. Voglio dire se vedi il primo Star Wars è chiaro che gli effetti speciali possano risultare “datati” (anche se io ancora mi emoziono), ma un film poliziesco, una commedia o altri generi dove non si fa uso di effetti speciali, sono ancora perfettamente fruibili e alcuni sono dei capolavori indiscussi, oggetto di remake che non sono riusciti – nemmeno con le mirabolanti tecniche moderne – a eguagliare l’originale. Per il Videogioco ciò non vale perché, per esempio, i giochi dell’Atari VCS hanno un’estetica e una meccanica più “semplici” ed elementari…Non riesco a scrivere che sono “vecchi”;) Insomma, da parte del fruitore occorre fare uno sforzo in più per ricavarne un impatto emotivo dal medium.
        Con la musica è ancora più evidente: il “classico” in musica (non necessariamente la Musica Classica) è alla base della formazione dell'”orecchio” e delle proprie preferenze musicali.
        Scusa se sono andato lungo, ma potrei continuare a scrivere perché sento molto questo tema, che è sempre trattato molto superficialmente e che, secondo me, ha una sua dignità e la sua memoria merita di essere preservata e mostrata come per tutte le altre opere della creatività, anche alle nuove generazioni.

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        1. Shiki

          Concordo con te ma penso che anche nelle altre discipline il classico venga spesso sprezzato e catalogato come vecchio dai più giovani e/o ignoranti. Dopo, ovviamente, il mondo tecnologico e dei videogiochi e molto più veloce di qualunque altro e tende quindi a diventare datato molto prima… ma per me il discorso non varia da una pellicola cinematografica. Bisogna pensare a come molte persone odino vedere i film in bianco e nero, per esempio, nonostante ci siano tanti capolavori e tuttora attuali. Il discorso, con le sue sfumature, diverse per ogni disciplina, secondo me si estende a tutte le cose.

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