Una tranquilla serata a El BaVón Rojo [by Zeus]


Gozzovigliare con la birra e seminare panico nelle tranquille cittadine di provincia sembrano le uniche attività in cui i bikers siano riusciti a distinguersi. I bikers hanno accumulato una poco edificante reputazione nel corso degli anni. La verità è che Hollywood ci ha propinato questo cliché talmente a ripetizione che si è ormai incastrato nell’immaginario collettivo. Lasciate perdere Hollywood, non è vero che i bikers sanno solo sbronzarsi di birra e terrorizzare il vicinato…Sanno giocare anche a poker.
Zeus ci racconta la sua tranquilla serata a El BaVón Rojo.

Autore: Zeus

Una tranquilla serata a El BaVón Rojo

Al El Bavón Rojo c’è sempre chi ha una storia da raccontare, per questo motivo vengo qua. Oltre che per il grog o la tequila che viene servita a fiumi, neanche fosse acqua minerale.

Cerco con gli occhi la cameriera della scorsa volta, ma non c’è. L’Oste vede il mio sguardo perso nella folla, nel fumo delle sigarette e nei movimenti di chi balla o parlotta al bancone e con gesto plateale mi dice che No es aquí, mi hermano.
Alzo le spalle, mentre dentro scarto un paio di bestemmie mute e sollecitazioni, non proprio pacifiche, all’indirizzo del cielo.

I tavoli sono quasi tutti pieni, la taverna va alla grande in questi tempi. In lontananza vedo Mela e Tati allo stesso tavolo. Mela sta scrivendo qualcosa, ma con la testa segue il ritmo della musica e, sembra strano, la sua mano si muove sul foglio con lo stesso incantato ritmo del brano che la band sta suonando. Tati ha il naso dentro il foglio, sta disegnando qualcosa di sicuro. Se mi fermassi dietro di lei, sarei sicuro di vederla riemergere con il naso sporco di grafite blu o rossa o verde. Forse la vedrei tuffarsi nel suo disegno e crearlo dal dentro.

L’immagine mi predispone verso l’ambiente. Non ho storie questa volta. Ho voglia di una serata tranquilla. Faccio un cenno di saluto a RedBavon che sta bevendo qualcosa al bar, anche se sembra molto occupato a guardare una ragazza che sta ballando.

Sorrido e, con la mano, lo incoraggio a buttarsi.
Sono un ipocrita – mi dico – potevo fare lo splendido l’altra volta con quella cameriera… ma predicare è più semplice che fare. Il mio turno è un’altra volta.
Lo incoraggio, mentre prendo posto ad un tavolo con altri tre avventori di dubbia provenienza.
Vuoi fare una partita, amico?
Me lo dice un tizio grosso come un armadio. Ha i capelli grigi legati in una coda lunga. La faccia è quadrata e la mascella dura come l’acciaio. Una barba di qualche giorno gli decora il profilo. Veste semplice, una maglietta scura con su scritto Judas Priest e un gilet di pelle nera. Non sembra soffrire il caldo. Gli altri due sembrano usciti dalla stessa penna: piazzati, carnagione chiara, occhi scuri e, entrambi, capelli corti o addirittura rasati. Quello alla mia destra, quello con i capelli rasati, sposta verso di me la sedia con gli anfibi scuri e dall’aspetto usato.
Ok. Bisogna pur avere qualche vizio, no? Gli rispondo. Trattengo il fiato finché non vedo che sorride e mi fa cenno di sedermi. Alla mia destra compare un bicchiere di tequila. Lo bevo e lo rimetto giù. Quando mi giro è di nuovo pieno fino all’orlo. Miracoli de El Bavón Rojo.
Dai le carte, te?
Guardo il vecchio con i capelli lunghi che annuisce. Le sue mani sono velocissime e le carte si muovono sotto il suo tocco leggero ma preciso. In pochi secondi tutti abbiamo cinque carte in mano. Puntiamo a ripetizione. Apriamo e ci studiamo.
Sono giocatori esperti. Le emozioni sono state lasciate fuori dalla taverna. Davanti a me ho tre automi monoespressivi.
Vuoi carte, amico?
Guardo sconsolato quello che ho in mano e risalta solo una coppia di Jack. Il resto è fuffa, non potrei costruirci sopra niente.

Dammene tre. So che catalogheranno l’espressione. Sento che giudicano le carte e le mie possibilità di vittoria. Il tizio sulla mia sinistra si tocca i capelli prima di chiedere due carte, quello a destra ne prende due. Il motociclista davanti a me ne cambia tre. Siamo tutti sulla stessa barca, allora – lo penso, mentre la mia faccia diventa un pezzo di marmo – Posso giocarmela.

Le tre carte sono state un rischio, in parte ripagato. Delle tre, una è un jack e mi si forma un tris in mano. Non è tanto, lo so, ma mi sento più sicuro della mia posizione. I tre compañeros spostano una carta avanti e aggiustano le carte alzandole pochissimo davanti a sé. Le puntate salgono. Un rilancio segue l’altro. Partecipo anche io, rischiando e bluffando quanto basta per non dimostrare l’insicurezza della mia condizione.

Nessuno sembra guardare l’altro. Tutti guardano le carte, ma con la visione periferica si imprimono nella memoria i movimenti e le espressioni degli altri.
Rilancio l’ultima puntata.
Vedo!

Ecco, questo è il momento della verità. Il vecchio con i capelli lunghi si accarezza la barba ispida e poi gira le carte mostrando una doppia coppia di sette e quattro. Il rasato alla mia destra fa vedere il bluff, sorridendo come un pescecane. In mano aveva solo una coppia di dieci.

L’energumeno alla mia sinistra sbuffa e poi tira fuori una coppia di assi e una coppia di donne. Anche per lui doppia coppia. Con voce baritonale sfotte Coda di Cavallo, pregustando la vittoria.
Io sfodero il mio tris. Il rumore plasticoso delle carte sembra lo scoppio di una granata.

Bevo la mia tequila, ma continuo a sentire la gola secca.
Sento l’alcool scendere caldo come la vittoria che ho davanti. Ho battuto tre brutti ceffi da bar a poker: vorrei festeggiare e vorrei scappare. Li guardo uno ad uno. Uno sguardo sicuro.
Coda di cavallo mi guarda e riprende le carte. Non muove un muscolo. Alle sue spalle parte Hotel California degli Eagles. Che sia un presagio?
Allunga la mano verso di me. Arretro impercettibilmente.
Dammi le carte, amico. Hai vinto solo il primo turno… prima di sera dobbiamo finire queste bottiglie di tequila, perciò dobbiamo darci da fare!
Sorride, mentre tiro un sospiro di sollievo. Il rasato mi batte una mano grande come un badile sulla schiena. Capelli corti sorride e si passa le mani sullo stomaco prima di bere.
La giostra riparte, mentre le carte viaggiano veloci sul tavolo e le puntate, sempre più ardite riempiono l’aria della taverna.

L’Oste consiglia: Road To Hell di Chris Rea

45 pensieri su “Una tranquilla serata a El BaVón Rojo [by Zeus]

  1. Zeus

    Grazie dell’ospitalità, della presentazione e della colonna sonora.
    Cosa voglio di più dalla vita!?
    Mi sento veramente a casa mia in questa taverna. Anzi…
    – Oste, portami un grog che la gola si sta seccando e le idee schiarendo!!!

    Se posso permettermi, ribloggo l’articolo domani… un nuovo giorno, una nuova avventura a….. El BaVon Rojo!

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                  1. Ti sai quanto mi piaccia la ratafià. TU lo sai. È’ un sordido ricatto e forse non conosci la legge qui di Punta Allen: non metterti mai tra El Rojo e là ratafià. I Pitbull da queste parti li diamo in pasto agli alligatori.

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                    1. Narcìììììì porta la parure di agli.
                      Sciò sciò ciucciuvè, uocchio, maluocchio… funecelle all’uocchio… aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape’e alice e cape d’aglio… diavulillo diavulillo, jesce a dint’o pertusillo… sciò sciò ciucciuvè… jatevenne, sciò sciò…

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                    2. Narcì, ce sta sfuttenne…Ha detto “solletico”.
                      … …

                      Narci…NARC…NARCISOOOOOOO! Torna subbbbito qua! Che vuò fà cu’ ‘stu palett’ ‘e frassino e o’ martielle….?!?

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                    3. …….. Mela schiocca le dita e il tempo si congela all’istante. Si alza, ripone il quaderno nella borsa, dà un bacio sulla testa a Tati, ferma con una matita tra le dita e un sorriso malizioso. Accarezza i riccioli di Narciso, che sembra più un goblin in realtà da quanto è incazzato. Passando sbircia le carte di Zeus, ha una bella scala, il ragazzo è bravo. Si avvicina all’Oste, toglie dalla borsa la bottiglia scura, c’è scritto ratafià di amarene e uva fragola, ne versa un bicchiere che appoggia vicino alla mano dell’oste, insieme con la bottiglia aperta. Esce e al chiudersi della porta il tempo torna a scorrere. Narciso si guarda intorno spaesato, l’oste osserva con diffidenza il bicchiere poi lo assaggia cautamente. Chiude gli occhi, sospira, sorride. È la cosa più buona che abbia mai bevuto. Quella dannata Mela l’ha di nuovo fregato…..

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                    4. El Rojo si guardò intorno, annusò nell’aria una vibrazione diversa. El Rojo ne aveva passate diverse e alcune non raccontabili perché nessuno gli crederebbe e, se qualcuno gli avesse creduto, non sarebbe stato uguale a prima. E non meglio di prima.
                      Vide il bicchiere pieno di liquido rosso. Di nuovo si guardò intorno, vide Zeus al tavolo di poker con quei tre, che El Rojo conosceva bene…Ma Zeus no. Scosse la testa e guardò in cielo. Salì una mezza preghiera. Per Zeus, anche se era un dio, aveva bisogno di una protezione superiore. Con un movimento impercettibile del collo, El Rojo proietta lo sguardo come un faro che gira e getta il suo fascio per verificare che tutto intorno sia a posto. Sempre tenendo d’occhio il bicchiere di liquido rosso, apparso così…all’improvviso?
                      Si ferma su Narciso, in versione goblin rintronato da un incantesimo elfico di charme, lo impala sul posto con un’occhiata e lo libera con un sorriso che solo il nanerottolo riesce a riconoscere dalla sua mezza-smorfia tra le carnose labbra.
                      Prende il bicchiere e lo assaggia. Un buon sapore di ratafià di amarene e uva fragola. Mmmh…iracolo?
                      El Rojo viene fuori da dietro al bancone e si avvicina a Tati immersa in una nuvola di colore e polvere di grafite. Senza disturbarla, poggia il bicchiere di nettare rosso accanto alla sua mano sinistra e, mentre si allontana, le sussurra:”Tati, è passata Mela. Ti ha lasciato questa cosa buonissima”…

                      El Rojo va verso l’uscita, tira fuori una sigaretta e, prima di uscire a fumarla, tira su un cartello, caduto per terra. C’è scritto su: “‘Ccà nisciuno è fesso”

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                    5. Mela spia dalla finestra, certa che l’oste gradirà il suo regalo, fatto con cuore sincero anche se la diverte farlo arrabbiare, però poi si rattrista molto…… Non è bello cercare a tutti i costi la malizia dove non c’è che un atto gentile e allora volta le spalle e se ne va, forse per sempre, dopo aver salutato con la mano la taverna e le sue storie.

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                    6. Mela, quale malizia? Ho regalato la mia ratafià a Tati, pensando che ti avrebbe fatto piacere. Forse, Il cartello? Il nostro “fesso”, non ha la stessa valenza che in italiano e, sopratutto, l’italiano che dà al napoletano malandrino e scaltro. Torna indietro e non fare l’offesa, dai che quella ratafià altrimenti davvero finisce in aceto e quella sì sarebbe una fattura maligna…

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                    7. Narciso? Ho io la chiave del bagno. Se esagera, a Canossa dovrà venire.
                      ‘Notte…
                      … …

                      M’ha fregato un’altra volta! S’è portata via la bottiglia di ratafià…Mai fidarsi delle mele. Adamo me l’aveva pure detto, ma questa è un’altra vecchia, vecchissima storia.

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  2. DioDiUnDioooooo!… Bella questa atmosfera, ridente, tranquilla… Una serata da star sul dondolo ( posso Oste?) a chiacchierare e bere fino allo sfinimento … Micipiaceunbelpo! … E ho l’impressione che se a quei tre mettessi di fianco un barattolo di caramelle… Li vedresti sfoderare un gran bel sorriso bambino 😉

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    1. Dondolo tutto vostro. Attenti alle molle…Eviterei di invitare uno dei tre, però.
      Io ci proverei con le caramelle con quei tre…Tu ci riusciresti, sono sicuro. Guarda, quando decidi di fare questo esperimento, avvisami che mi metto dietro al bancone con una bottiglia di Grog Reserva Especial e mi godo la scena…

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    2. Zeus

      Vero!! Per una volta non c’è niente di cattivo in quello che racconto. Solo una serata in cui le prime impressioni sono tutte sbagliate e la realtà è molto più tranquilla e comoda del previsto.
      Ci sono volte, Tati, in cui anche io racconto cose normali 😀

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  3. Zeus

    L’ha ribloggato su Music For Travelerse ha commentato:
    Una nuova serata a El BaVon Rojo. Carte, tequila, grog e una buona dose di tensione.
    Non ci sono sempre storie da raccontare… e io cerco proprio di non raccontarle.
    Pigrizia fatti capanna.

    Grazie redbavon per l’ospitalità!

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