7:30 A.M.


When I see you sky as a kite as high as I might I can’t get that high (cit. The Cure). Foto: RedBavon@New York © 2009 

A volte certe giornate ritornano…

È tutto partito da stamattina.

Addosso una strana frenesia.

Quando ti senti agitato, scosso da uno sciame sismico di emozioni, pensieri e sensazioni o semplici impressioni di fugace passaggio evvia!

Ti muovi, ma non ne hai voglia. La nuova sensazione lascia uno strano senso di precarietà, un retrogusto d’insicurezza, “antenne” alzate, uno stato di allerta istintivo, primitivo, quasi animale. Ti muovi, per inerzia, perché “ore-setteetrenta-ore-setteetrenta” comunica la voce che canta dalla sveglia.

Ti muovi, piuttosto è il tuo corpo che si muove, tu assisti da dentro lo svolgersi della procedura automatica di decollo, come Actarus dentro Goldrake. Ti alzi dal letto, fai la doccia, colazione, tiri dietro di te la porta di casa, check delle chiavi auto-casa-auto-casa (doppio perché sono paranoico), ritrovi – non sempre alla prima botta – l’auto dove l’avevi parcheggiata la sera prima, entri in auto, giri la chiave, metti la freccia e il resto è traffico.

Arrivo a destinazione. Periferia metropolitana.

In alcuni giorni, il cemento, l’asfalto e il vetro sono così incombenti che farebbero apparire grigio il cielo, anche se fosse terso e di quel celeste che sembra colorato dalla mano di un bambino di 4 anni.

Stamattina, c’è un bel sole, scalda la pelle, in un abbraccio quasi…affettuoso.

M’incammino dal parcheggio, lungo la strada in lieve salita verso le porte dell’ufficio. Una salita appena accennata, ma in alcuni giorni sembra il Golgota per il ladrone crocifisso accanto a Gesù. Non andate a facili conclusioni: non è che non abbia voglia di andare al lavoro, è questa strana frenesia che oggi mi rende scalpitante, ansioso, nevrotico, insoddisfatto, tutto queste cose mischiate e niente di tutto contemporaneamente. Che ci sto a fare qui? Neanche Attila è passato di qui e l’erba comunque vi cresce a stento.

Qui vicino vi è l’aeroporto. Ecco sì! M’imbarcherei su un aereo qualsiasi. Senza bagagli, nemmeno quello “a mano”, la prima destinazione a portata di carta di credito. Dove vuole andare, signore? Dovunque, nord o sud non m’interessa. Dovunque, ovest o est che importa. Cercando un posto dove mandare a sfracellare la routine quotidiana, prendersi una bella boccata d’aria di Quel-che-mi-va, salutando con un caldo sorriso di arrivederci le persone care e con un dito medio alzato a chi ti dice che ormai è troppo-tardi, lo-avresti-dovuto-fare-allora,ora-dove-vai.

Ma stamattina Hey! Ti faccio vedere io quanto ti sbagli e che non è mai troppo tardi per dare un calcio alle cose che ti rabbuiano, non è mai troppo tardi per dare un calcio alle cose che ti fanno venire su la tristezza, non è mai troppo tardi per strappare via le pagine di tutti i giornali che raccontano le cattive notizie, per lasciarsi indietro le piccole preoccupazioni, le scadenze e ogni cosa che possa farti esitare…Hey! Che stai facendo? Guarda il cielo! Devi prendere il tuo viso tra le mani e obbligarlo a guardare in alto! Niente grigio, solo un immenso spazio celeste, scarabocchiato lassù da un bambino. Che aspetti!?

Non è mai troppo tardi, oggi è il giorno perfetto per lasciarsi andare, abbandonarti a questa sensazione di perdere la ragione e non sentirti il tuo “solito te”. È il giorno perfetto per lasciarti sopraffare da questa frenesia, anche se assecondandola, non ti aiuta a capire come tutto ciò sia possibile, se sia giusto o sbagliato, se sei nel posto giusto o sbagliato, ma è proprio questo il bello! Non m’importa saperlo: mi piace.

Fatemi un piacere: non chiedetemi chi sono o chi sono stato, o quando e dove sono nato e stato, o perché o come sono finito “qui sopra”. Oggi ho addosso questa strana frenesia, mi avete detto dall’inizio di questa strana storia che è troppo tardi per fare tutto questo ora, ci avrei dovuto pensare prima, ma oggi, oggi non esco pazzo, oggi non realizzo i sogni che ho sempre desiderato, ma oggi mi sono alzato, mi sono incamminato fuori e ora <inclinando la testa un po’ indietro e guardando in vostra direzione> vi mando un bacio e tanti saluti a tutti.

Ore-noveetrenta-ore-noveetrenta

Onda sonora consigliata: Morning, Night & Day di New Order

Testo e traduzione

 

 

39 pensieri su “7:30 A.M.

    1. Ah come ci capiamo cara Siouxsie (without the Banshees)! A te che conosci la fisicità del luogo, avrà avuto un bell’effetto? Raccontalo quando hai tempo e se ne hai voglia…Sarei curioso di leggere l’effetto che fa. Caffè o altra bevanda a tuo piacimento dalla “macchinetta” pagati…Grazie 😉

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  1. certi giorni sopportare la quotidianità è davvero difficile, certi giorni si è stanchi dentro, non si ha voglia di combattere, di lottare, di assistere, di discutere, di organizzarsi e coordinare niente… in quei giorni mi sento ingrata, mi sento in colpa verso i miei affetti perché desidererei prendere quell’aereo e staccare… in quei giorni bisognerebbe solamente galleggiare…

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    1. Beh anche io mi sento un po’ in colpa con i miei affetti, gli mando un bacio e sono sempre con me, dovunque io “vada”. E poi, dopo le 9:30, sono di nuovo qui. E spero di essere a casa con loro molto prima delle 21:30.
      Sulla selezione musicale per me tiZ “Numero 1” (cit. Dan Peterson)

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  2. Meno male: all’inizio temevo che tu stessi andando fuori di zucca come in quel film con Michael Douglas, nel quale prende un mitra e fa piazza pulita. Poi, continuando a leggere, mi hai aperto il cuore ed ho avuto anch’io l’istinto di precipitarmi alla biglietteria aerea…
    Un caro saluto ed un sorrisone……
    ……W………

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  3. Quanto ti vedo, ti ho sentito, e alla fine ho visto anche me stesso… in quello sguardo all’insù!
    Piaciuta tantissimo questa tua condivisione, questa tua euforia. Sono ore felici, in sui siamo accesi e ricettivi, incredibilmente eccitati dal sentirci vivi. Il cielo è uno specchio di luce anche nostra.

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    1. Beh allora qui tocca prenotare un charter tutto per noi. Mi metto all’entrata dell’aeroporto con il cartello “Gruppo Aboliamo la sveglia, non è mai troppo tardi”
      … …

      Che bofonchi Narci’?!
      Il cartello? Che ha il cartello che non va?…
      …Dici che sono andato lungo pure sul cartello…
      Ehm – mano sulla testa del nanerottolo a scompigliargli affettuosamente i boccoli – hai raggggione Narci’, tieni ragione, ma che tenimm’a vede’…Dai che si parte!
      Dammi il tuo zaino, te lo porto io che ti sei piccirille….

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