Viva il Messico! Ep. #16 – Valladolid


Valladolid - L'entrata dello zocalo
Valladolid – L’entrata dello zocalo

7° dia: Cobà -> Valladolid

Dopo essere sopravvissuti alla discesa dalla piramide di Cobà, un’altra cinquantina di chilometri percorsi in direzione nord-est, verso l’interno, Valladolid è la nostra ultima tappa della giornata. Vi giungiamo nel tardo pomeriggio.

Sempre grazie ai preziosi consigli del fratello di Francesco, prima di partire dalle ruinas di Tulum abbiamo telefonato da una cabina e, nel nostro italianospagnolato con inserti di inglese, riusciamo a prenotare un paio di camere a El Mesón del Marqués nel centro di Valladolid.
La fortuna è stata dalla nostra poiché ci aggiudichiamo un alloggio in una stupenda casa nobiliare in stile coloniale ispanico: le camere sono accoglienti, letto con materasso alto, con addirittura  – Frank, senza offesa per la tua “boccia” – l’asciugacapelli e la Tivù, di cui non sentiamo minimamente la mancanza.

Valladolid - Il porticato di El Mesón del Marqués
Valladolid – Il porticato di El Mesón del Marqués. In fondo al corridoio, io gioco a fare la modella.

Le camere si affacciano su un porticato e su un giardino molto curato. C’è una piscina. Piscina?!? Tuff!  Un bel bagno rigeneratore è quel che ci vuole, dopo una giornata in cui abbiamo seriamente rischiato di andare a trovare Kukulkàn nell’Alto dei Cieli. Ammèn.

Prima di cena, si va a fare un rapido giro di perlustrazione allo zócalo, punto di ritrovo al centro della città, normalmente un bello spazio verdeValladolid ha uno zócalo davvero ben curato. Vi sono panchine in abbondanza, molte persone ne approfittano e vi si adagiano, guardandosi intorno. E’ un bel modo di passare il tempo in compagnia: coppie che amoreggino, nonni che giocano con i bambini, ragazzi che rimorchiano le chicas, uomini e donne che discorrono del tempo e delle cose quotidiane. Sembra che ai messicani piaccia particolarmente passare il proprio tempo allo zócalo 

Vallodolid - lo zocalo
Vallodolid – lo zocalo

In questo zócalo di Valladolid vi sono delle panchine assai singolari, si chiamano confidenciales: si tratta di due sedili in pietra disposti di modo che i due occupanti si guardino in viso quando parlano. In inglese, le chiamano “lovers chair”, questa sedua meriterebbe di essere in ogni parco o giardino. Altro che sedie di design, i confidenciales meriterebbero di essere in pianta stabile al MoMA.

Confidenciales. La
Confidenciales. La “killer application” per i logorroici

I morsi della fame si fanno sentire e si decide di tornare alla nostra accogliente casa-base, poiché la stanchezza inizia anche a fiaccare lo slancio “avventuroso” di andare a cercare una cantina per mangiare, senza rischiare di restare abbracciati al vaso di ceramica sanitaria tutta la notte. Il menu del ristorante di El Mesón del Marqués presenta una notevole scelta di piatti tipici della tradizione yucateca.

La cena a base di cucina yucateca va da favola e, menzione particolare, hanno una deliziosa soupa de lima, il puc-chuc e un dessert “con sorpresa”, platanos fritos y crema.

Sopa de lima
Sopa de lima

La sopa de lima è una zuppa nota fino dai tempi dei Maya, è quindi tipica dello Yucatan: leggera, rinfrescante, dal gusto aromatizzato con un pizzico di agrumi, il lime. La zuppa prevede pollo bollito e sfilettato, pomodori ripassati con cipolla e peperoncino, coriandolo, tortillas e lime, alcune fettine si mettono sul fondo; tutti ingredienti che, una volta uniti, danno un sapore unico e sensazionale

Il lime è l’ingrediente “magico”: il lime appartiene alla famiglia degli agrumi, ma non è un limone nè un arancia. Retrocede quel sapore lievemente amarognolo, ma non acido e profuma la pietanza di un ricordo esotico. Vietato, perciò, preparare questa sopa con il limone: solo ed esclusivamente lime, perché la sopa de Surriento è eccessiva anche per un napoletano eccessivo.

La sopa de lima è un piatto nato per stuzzicare l’appetito, su di noi ha di sicuro effetto: le nostre papille gustative sono eccitate al pensiero di ciò che verrà servito dopo.

Poc-Chuc
Poc-chuc

Il poc-chuc è un altro piatto conosciuto dai Maya e un cibo base della cucina yucateca. In lingua Maya, “poc” significa “tostare, abbrustolire”, “chuc” significa “carbone”: il poc-chuc è, infatti, a base di carne, solitamente di maiale, marinata in succo d’arancia amara e cucinato sulla griglia o alla piastra. Viene servito con riso, cebollas encurtidas, (cipolle rosse “sottaceto”, ovvero marinate in succo di lime e sale), frijoles refritos (crema di fagioli) e avocado.

La cena si conclude con un azzardo per il mio apparato digerente, provato dalle condizioni climatiche, dalla spossatezza accumulata e dalla novità degli ingredienti: platanos fritos y crema, cioè platano fritto con crema.

L’azzardo si dimostra andare oltre la mia più fervida immaginazione: se per “crema” il mio palato già è pronto: la crema non è la nostrana gialla crema pasticcera, ma una dolce crema bianca che già ho sperimentato. Niente di più sbagliato! Il nome completo del dessert è: platanos fritos y crema agria, cioè l’equivalente della nostra panna acida. Tuttavia, nonostante la crema a sorpresa, il dessert è una piacevole conclusione della cena yucateca, poiché la dolcezza del platano fritto viene contrastata dalla lieve acidità della crema. Se lo avessi saputo prima, forse non avrei sperimentato questa novità. La serendipidità anche in cucina.

Dopo la lauta cena, si va a fare quattro passi. Gli immediati dintorni dell’albergo non offrono granché e, per via anche del fatto che è ormai notte fonda, le cantine sono deserte a eccezione del via vai dei camerieri, che ripuliscono i tavoli dagli avanzi degli ultimi avventori ritardatari e di qualche borracho (ubriaco) recalcitrante; lì un cameriere mette a posto i tavoli, qui un altro spazza a terra: si preparano a chiudere. Non vi è molta gente in giro, anzi direi che  è un certo mortorio.

Si ritorna allo zócalo, girovagando senza meta, ci fermiamo a parlare con alcuni messicani – non chiedetemi in che lingua – che ci erudiscono sulle abitudine alcoliche del posto: mopez e submarino.
Il mopez è tequila con aggiunta di lemonsoda, si sbatte con forza il bicchiere e la si beve d’un colpo. E’ la classica “tequila bum-bum” o “hammer”.
Il submarino è una birra servita nel boccale in cui viene immerso un bicchierino colmo di tequila. L’effetto è di sicura devastazione alcolica.

Inoltre, ci insegnano anche il significato di un termine vitale (e anche piuttosto scarso ultimamente) ovvero: “cheso”, cioè l’organo genitale femminile. Almeno così capiamo, ma i più sobri eravamo noi.

Prima di andare a dormire, lo scopone è obbligatorio: si gioca bevicchiando la solita cerveza fredda e sfumacchiando una sigaretta intorno a un tavolino illuminato da una candela, sotto un colonnato del cortile in stile coloniale con tanto di colonna sonora di fontana di acqua zampillevole.
Il risultato sancisce una secca vittoria del duo Lucio e Diego su un’ormai spenta coppia Francesco-Claudio. Risultato che porta ad aggiornare il tabellone delle Vittorie totali: Diego-Lucio 2 a Francesco-Claudio 3.
L’Aurea Regola dell’Appariglio e dello Spariglio sembra lentamente, ma inesorabilmente dare i suoi frutti.
Ed è questa la cosa più inquietante di tutto il viaggio fino a oggi vissuto.

L’indomani ci aspetta una tappa importante: Chichén Itzà e la scalata alla piramide di Kukulkan, immagine iconografica di ogni giro turistico dello Yucatan. La nostra permanenza a Valladolid è perciò più breve di quanto meriti la città: nelle vicinanze vi sono tre cenote, in cui fare un bel bagno rinfrescante; le ruinas di Ek Balam, che in lingua Maya significa “giaguaro nero”, presentano degli edifici imponnenti e delle decorazioni a stucco piuttosto rare; infine, vi sono ben sette chiese in stile coloniale, che contribuiscono al titolo della città, cioè “Sultana d’Oriente”. Se passate da Valladolid, prevedete almeno uno stop di due giorni.

Domani ci si alza presto, Diego permettendo.

E chi non viene con noi a Chichén Itzà, possa rimorchiare un partner perfetto e nel sedersi nei confidenciales, gli venga un attacco fulminante di alitosi in versione “risveglio dei morti maya-viventi”…

Onda sonora consigliata: Jarana yucateca

Consiglio caldamente di ascoltare questa musica che accompagna la  “jarana!, tipica danza dello Yucatan. Nella seconda clip, la danza vera e propria nei vestiti tradizionali. Ditemi che non vi è venuta la voglia di ballare…

<-Ep. #15 – Cobà, sul tetto dello Yucatan

Ep. #17 – Chichén Itzá->

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27 pensieri su “Viva il Messico! Ep. #16 – Valladolid

  1. Da Valladolid ci sono passato anch’io. Le guide sconsigliavano di fermarcisi, poichè dicevano che c’era il nulla assoluto. Allora mi ero diretto per la isla di Holbox… Il tuo racconto, comunque, riuscirebbe a rianimare persino un campesino in coma da siesta acuta… Bellissimo, amico mio: mi ci sono ritrovato con te su quello zocalo a giocare a carte di sera… Sai che quelle panchine a Merida erano definite dei”novios”, perchè, in tempi coloniali, i fidanzati non potevano nemmeno sfiorarsi. Allora, grazie a quelle panchine,almeno potevano guardarsi negli occhi. Mi ricordo che c’erano anche sullo zocalo di Merida. E che, sempre allora, veniva fuori un plotone di soldati dalla caserma marciando. Arrivava in piazza e faceva l’ammaina bandiera alle cinque e mezza: tutti i presenti sull’attenti. Un conoscente mi ha spiegato che era un retaggio coloniale, poichè i messicani hanno da sempre considerato lo Yukatan come una colonia, quindi un territorio da sviluppare e civilizzare…….
    Un caro saluto e perdona la mia verbosità…

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    1. Perdonare la tua verbosità a casa di un logorroico grafomane?!! I miei commenti nella tua webbettola non sono precisamente laconici….caro mio, io amo i commenti così! Hai aggiunto anche l’informazione dei “novios” che è un dettaglio per capire meglio come mai questi sedili esistono in tutti gli zocali. Se non erro, c’è stata proprio una guerra aperta tra Yucatàn e Messico, non che con il Chiapas le cose vadano meglio. È gente diversa, con un’identità, un retaggio di tradizioni antiche, il cibo…Fisicamente sono diversi, lo yucateco è praticamente senza collo. Aggiungi compadre, aggiungi…Che come vedi, io poi ti vengo appresso. Amo queste cose, esplorare il viaggio mio e di altri, aggiungere suggestioni, poi se qualcuno pensa che siamo logorroici, verbosi, prolissi e pesanti, c’è tutto il Web a portata di clic. Potere accomodarvi…Fuori. 😉

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      1. Grazie infinite per la comprensione… Il Messico è un mosaico straordinario di etnie diverse. Una volta, mi pare a Uxmall, ci rimasi male perchè, una famigliola di turisti del D.F., guardando le rovine, il padre si rivolse alle figliole dicendo loro: però non erano tanto stupidi questi maya. Molti messicani si vergognano della percentuale di sangue indio che hanno nel sangue. Preferiscono fare risaltare quella che li collega ai vincitori, agli spagnoli che fecero piazza pulita del vecchio… C’è un razzismo verso gli indigeni d’ogni etnia davvero schifoso……..

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        1. Sì, è inspiegabile: io sarei onorato di discendere da un indio, da un maya, da qualcuno con delle radici e un’identità anche dimenticata nel tempo, ma sedimentata nel D.N.A.
          Gli Spagnoli furono dei predatori, non c’è nulla da andare fieri, anzi…Da vergognarsene, per quante testimonianze non ci sono giunte grazie alla furia e avidità degli spagnoli.

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          1. E’che, nel corso dei secoli si è introiettati l’equazione: spagnoli, bianchi, uguale nobiltà, potere, istruzione, ricchezza; indios uguale miseria, ignoranza, sfruttamento, schiavitù. Non facile per un nativo potersi affrancare da queste etichette dopo secoli di oppressione…

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            1. E’ un po’ la storia delle modelle…?!?!…Mi spiego: ti ci fanno credere che per essere bella, per fare la manequin, devi essere magra, ma così magra che anche una gruccetta per abiti ti guarda schifata, poi ti ammali di anoressia senza accorgertene…Solo perchè il canone di bellezza imposto è essere magri. Alla fine, a furia di vedere belle ragazze con gli addominali obliqui scolpiti, pensi che quello sia il canone di bellezza…Poi vai a vedere i dipinti del Cinquecento e vedi che Venere è una donna bella in carne, come questa stupenda Venere addormentata del Giorgione:

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              1. E’ qualcosa di diverso dalla storia delle modelle”ad ogni costo”: qua ci sono secoli di dominazione in gioco. Lo spagnolo era bello per definizione: alto, prestante, dai portamenti nobili. L’indio un mezzo uomo considerato animalesco e dai tratti rozzi: trionfa l’incarnito pallido, i capelli lisci e la statura alta. Se poi si è biondi ancora meglio… E’qualcosa un po’ diverso dallo stereotipo da te ben raccontato…

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                  1. Sì,è così. Soltanto i giovani sono e saranno in grado di cambiare la situazione, nonostante dalle notizie, le cose non vadano poi così bene. Avrai saputo di quelle decine di studenti scomparsi, mentre si recavano ad una manifestazione in favore degli insegnanti di Oaxaca. Ci sono stati episodi ancora più tragici come quello della strage di universitari nella piazza delle tre culture, nella università dell’Unam a Città del Messico nel ’68, poco prima delle olimpiadi. Il Messico è un paese molto strano che non è tenero con i suoi giovani. Eppure molti di loro sono quelli che hanno rinverdito le tradizioni e la propria origine, legata a popoli dei quali rinverdire la civiltà……

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                    1. L’impressione che ho ricevuto, sopratutto in Choapas, è che il governo centrale tende a un controllo stretto sulla popolazione. È pure vero che il Choapas è particolare e ho l’impressione che il Norte (Città del Messico) consideri poco la “periferia”. Impressione la mia di tanto anni fa,e sottolineo “impressione”. Al confine Nord mi pare che le cose non girino meglio e Città del Messico è tra le città meno sicure al mondo. Ma ripeto non sono un esperto della società messicana, ma solo uno che raccoglie informazioni di un Pese che amo.

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                    2. Io è tantissimo che non vado più in Messico. Ma le notizie che ho non sono delle migliori. Sono notizie che si possono leggere sui giornali o sulla rete: non passa giorno che non ci siano sparizioni, omicidi di gruppi e battaglie tra bande di narcotrafficanti.
                      Per non dire della politica , della polizia e dell’esercito………

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                    3. E’tutta scena, semplice gioco delle parti: certi politici sanno come rabbuffare le penne al popolino. Poi faranno ciò per cui sono stati messi in piazza. La cosa più difficile sarà far costruire il muro ai messicani a spese loro. Ma di questo tra qualche mese, dopo le elezioni, non ne parlerà più nessuno. A meno di voler fermare sul serio dei processi di lunga data, come la globalizzazione. Cosa assai pericolosa, oltre che perfettamente inutile: non durerebbe che lo spazio di un lampo, quello delle bombe della guerra prossima ventura……….

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                    4. Qualcuno diceva che la storia è fatta di corsi e ricorsi. Questo sembra il momento in cui si sia di fronte ad un ricorso. Altri sostengono che la storia non si ripete mai se non in farsa. Ed anche questo ci sta: vista la statura dei nostri statisti. Ma è anche vero che al peggio non c’è mai fine. Io spero soltanto che, pur facendo due passi indietro, si riesca comunque ad andare avanti………

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                    5. La Storia ha dei cicli. L’umanità non ha cambiato molto l’approccio e la reazione a certe serie di eventi, seguendo pedissequamente la sinusoidale dei cicli. In alcuni momenti, alcune persone sono riuscite a fermare questo moto inerziale e a farne cambiare il corso: Gesù (come personaggio storico), Gandhi, Mandela e tanti altri più piccoli…C’è un post qui in giro. Ci sono delle foto di costoro. Il post si intitola: Glia famo.

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                    6. E’un continuo girare intorno per generazioni e generazioni. Ogni tanto arriva qualcuno che scopre o suggerisce un passo di lato o in avanti, per non dire indietro. Allora ci si riscopre in un mondo del tutto sconosciuto: è questa la storia, questo il nostro divenire. A me dà letteralmente le vertigini…

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                    7. In queste ultime generazioni, però, c’è una novità. Mentre prima i cambiamenti non venivano percepiti dai contemporanei, oggi riesco a notare il balzo, non necessariamente in avanti, ma un balzo a volte schizoide delle nuove generazioni. Cito sempre come esempio, quanto mi ha raccontato una mia conoscenza che lavora nelle ricerche di mercato: in una ricerca su come gli adolescenti utilizzano le nuove tecnologie, si è sentita rispondere da un quattordicenne:”a’ Profesorè (e non era la professoressa), ma mi padre ancora digggita!”. Dentro di me è scattata la domanda subito:”E perché come dovrebbe fare?!?”…La risposta poco dopo:”Sei proprio vecchio: i messaggi vocali, no?”. E allora perché non telefoni direttamente?

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                    8. Ahahahahahahahah!!!!!! Sai che mi fai pensare come le nuove tecnologie siano agite, alla grande, da integralisti che le usano per propagandare messaggi retrogradi e ideologie sorpassate dalla storia? E’straordinario come persone dalla mentalità ottusa riescano a fare grandi cose con la tecnologia ultima. E’come se la tecnologia fosse perfettamente distaccata dalla filosofia e dallo sviluppo umano e sociale. In pratica lo sviluppo della rete non ha fatto si che si bilanciasse la conoscenza con il progresso delle persone. Prova ne sono proprio quei ragazzini che tu citi…….

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  2. mi è venuta voglia di nu poc -chuc ….. e chissenefregadell’alitosi !!

    le confidenciales per come le hai descritte tu mi fanno pensare ad un interrogatorio con tanto di luce sparata in faccia: “Le ho detto di parlare!!! dove era il 58 novembre del 19antordici alle circa meno quasi?”
    io le trovo così pomiciosamente invitanti ….

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    1. Il Poc-chuc è buono a partire dal suono della parola! Ci versi su una litrata di birra e l’alitosi viene potenziata a livello di rutto zanzarifugo.
      I confidenciales in effetti sono un invito al pomicio. Se leggi il commento di Silviatico ti spiega anche perché. Besos!

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  3. Zeus

    Questo racconto di viaggio mi ha fatto venire una fame laida alle 11.50… comunque il submarino assomiglia molto alla Lantera, quella tipica bevanda della mia giovinezza dove mettevi un bicchierino di Sherry all’interno di un boccale di birra chiara e faceva l’effetto lantera… il finale con i due liquori che si mescolavano era da legnate nei denti.
    La fame che ho…
    Devo mangiare redbavon. Devo mangiare.

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    1. Il submarino legna parecchio, non so a chi sia venuto in mente, ma con molta probabilità era uno che la cirrosi epatica sia una malattia dei cani. Se la tequila Bum-Bum è detta anche “hammer”, il submarino è il martello di Thor incasinato a supereroe abbestia!
      Ma poi che hai mangiato alle 11.50? Peperonata?

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    1. Secondo me, non te ne penti, puoi anche limitarti al solo Yucatan e in 15 giorni hai veramente il tempo di visitare le principali ruinas e goderti un po’ di sano relax al mare. Se poi il mare non ti interessa, hai da fare comunque parecchio. Più avanti andiamo, più cose da vedere ci sono e noi abbiamo dovuto fare delle scelte, a volte perdendo dei luoghi importanti. Meno di 15 giorni, non vale la pena visto anche il costo del biglietto.
      Comunque se ti dovesse venire più di un pensiero, io sono qui. Chiedi pure.

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