People jailbreak #2: i.Got The Power!


People Jailbreak © 2016 ReBavon
People Jailbreak © 2016 ReBavon

Dopo l’esordio nella rubrichetta The .XXX files, dedicata a sfoghi poco ripetibili e assortimento di facezie a grandinata, non pensavo di dare un fratellastro al primo “People Jailbreak”. Scusate, ma m’aggia sfucà n’goppa a stu fatto. In questo secondo episodio: dal “touch screen” al “mortacc’ screen”.

Vi sarà sicuramente capitato di scrivere un commento o un post dalla micragnosa tastiera dell’appendice tecnologica, “always on”, che ci portiamo sempre appresso e che, nell’evoluzione dell’Homo Insipiens, renderà il collo naturalmente inclinato di oltre 10° gradi, postura che – al nostro attuale infimo stadio evolutivo – genera la cosiddetta “Sindrome Text Neck” (o del torcicollo), a 14 kg di peso in più nel tratto cervicale superiore, a sovraccaricare le fibre superiori dei muscoli del trapezio, e – mai ‘na gggioia! – può portare la colonna vertebrale fuori allineamento.

Ho installato da molto tempo l’applicazione WordPress sul mio i.DumbPhone: dovunque sono, posso scrivere sul b(av)log. Il sogno bagnato di un qualsiasi grafomane è diventato realtà e, non so se “La vita è un sogno“, ma ora so  la risposta giusta da dare a Marzullo: i sogni aiutano a vivere meglio!…Oltre a dirgli un altro paio di cosette sul suo fondamentale contributo alla recrudescenza della mia uallera abboffata e, finanche, a tracolla.

Non leggete questa mia “scimmia tecnologica” come “la scoperta dell’acqua calda” o sbruffoneria di un qualsiasi cialtrone medio con telefono molto “geek”, “cool”, “trendy” o altra parola che in italiano non esiste perché alla lingua di Dante fa troppo ribrezzo ciò che deve descrivere. Piuttosto, è l’entusiasmo fanciullesco nella sua immediatezza, quello di un bimbo che “scopre” qualcosa per lui nuovo e, nel teatrino del suo piccolo cranio, inizia la proiezione di tante “prime visioni” sul futuro. In una parola: la Meraviglia. I miei due nanerottoli di cinque anni hanno scoperto che il proprio organo genitale diventa – ex ore parvulorum veritas – “lungo e sta in piedi”, ma non hanno ancora capito come sia ripetibile, in termini puramente “meccanici”. Secondo i miei nani, la Suprema Legge che regola ogni cosa deve avere per forza a che fare con i Lego.

“In principio era il Lego, il Lego era presso Dio e il Lego era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.”

La domanda mi è stata rivolta pochi giorni fa e sono ancora sotto la botta impressionato, non tanto per la legittima domanda, ma per la mia dimostrazione d’infame vigliaccheria ovvero per l’abilità a glissare l’argomento con una insospettabile nonchalance, che mi salva dall’imbarazzo, ma non dall’implacabile sentenza di essere un genitore “niubbo” e inadeguato. Non tiratemi le pietre, chiunque di voi sarebbe sbiancato al pensiero della “demo”!

Le parole scorrono veloci sotto il tocco delle dita e, vista la risicata vicinanza dei tasti virtuali, l’occhio e il dito indice lavorano come se fossero quelli di un cecchino professionista al suo centesimo “headshot” di fila. Dai che guadagno qualche trofeo per la “gamertag”!

occhiali-achievement

Scrivere diventa divertente come un gioco, a tratti violento: un ibrido tra il  videogioco “Campo minato”, incluso nei primi Windows, e quel gioco al luna-park in cui mi divertivo a tirare delle mazzate micidiali con un martello sulla testa delle talpe, che uscivano dai buchi in una sequenza casuale…Questa è vera violenza, altro che videogiochi!

Tirare mazzate a una talpa: animale cieco e con capacità di offesa verso l’uomo più basse di un comune ferro da stiro. Centrare in pieno un tasto e inchiodarlo con un dito è meno da infami. Perché stupirsi di tale violenza contro una tastiera? Ogni blogger è un killer.

Scrivere con il “touch screen” è una goduria quanto lo zucchero filato al luna-park!

Il “toccare” dà una sensazione unica: la fisicità del gesto, unita all’apparizione del tuo pensiero subito sotto le dita, a distanza di una frazione di secondo, annulla la distanza con il monitor e, sopratutto, la differenza sempre strisciante che ciò che hai “tirato fuori” non sia esattamente uguale a ciò che “avevi dentro”. Amplifica il senso di appartenenza tra autore e testo. “Chesta è comme ‘na criaturella, è ‘a criatura tua” così mi disse uno scrittore, uno di quei maestri, saggi ed ironici, che ispirano riverenza ed imitazione, che ho avuto la fortuna di conoscere per un intenso seppure brevissimo periodo.

Il Paese della Cuccagna non esiste. Non tutto è rose e fiori. D’altronde, le rose hanno le spine.

Il “touch screen” si può trasformare, in men di uno scivolar di dita, in “mortacc’ screen”!

Quante volte ho iniziato a scrivere un commento e il dito traditore è finito inavvertitamente sul pulsante “invia risposta”! Data la personale serie storica, inizio a pensare che sia possibile formulare una legge matematica tale che: ogni tot commenti, ce n’è uno che parte totalmente ad caZpitum.

Ancora più volte, rileggendo il commento, mi sono accorto – nel migliore dei casi – di parole incomprensibili o di grossolani errori da farmi revocare i titoli di studio in blocco e ripartire dalla classe elementare in cui ci sono Scilipoti e Razzi.

“Questa non è una vendetta. La vendetta non è un motivo valido, è una risposta emotiva. No, non vendetta… Punizione.” (cit. Frank Castle in The Punisher)

Ma c’è una cosa, la peggiore di tutte, che mi fa pensare di essere un raro caso di glossolalia, ovvero “deliri verbali di alcuni malati di mente, caratterizzati dalla creazione volontaria di parole deformate, associate sistematicamente allo stesso significato e che producono un linguaggio indecifrabile” (cit. Treccani)

Inizio a scrivere, digito in preda al sacro demone del “reply”, ma i concetti iniziano a prendere forma sotto le dita, immediatamente sopra lo schermo, come se lo stato confusionale non venisse da me, ma appartenesse al dannato dispositivo che stringo tra le mani. Un dispositivo senziente e…demente. Il correttore, la mia croce.

Il correttore ortografico inizia a proporti parole totalmente a caso.

Alcune volte te ne accorgi.

E allora si scatena una singolar tenzone tra dita, tastiera e correttore, che finisce per auto-escludere il tuo pensiero, che ormai non ha più alcun motivo di esistere, se non come casus belli di un conflitto più ampio e già deciso da qualcun altro. Serviva solo una scusa. Provi a rimediare, cercando di spostare quel fottutamente piccolo cursore all’inizio di quella parola, ma non ne vuole sapere; inizi, allora a cancellare per riscrivere quella parola di nuovo, sei sicuro di avere premuto il tasto “cancella” il numero esatto dei caratteri della parola “eretica” e, con un ritardo di una frazione di secondo, il cursore inizia a cancellare tutto il periodo, finendo la sua piallatrice corsa molte righe più in alto o più in basso di quanto necessario, esattamente a metà di una parola, che resta lì sullo schermo orrendamente mutilata.

Ti trovi a fissare, incredulo, il piccolo cursore che lampeggia come bloccato in uno stop-motion di beffardo ghigno. Ti salvi dal lancio del dispositivo solo al pensiero del costo di uno nuovo, ma non ti salverai al Giudizio Universale a causa della declamazione di un ricco repertorio di bestemmie, potenziate con power-up delle lingue dei sacri testi antichi: greco, aramaico e sanscrito.

Altre volte, non te ne accorgi.

Non te ne accorgi se non dopo avere pigiato, per giunta consapevolmente, il pulsante “invia risposta”. E che risposta! Il correttore ha fatto uno sfracello.

Il testo sembra il Vietnam dopo i bombardamenti a tappeto da parte dei B-52: crateri che ingoiano intere frasi nel buio della incomprensibilità; esplosioni di caratteri che lacerano e straziano parole, che in origine avevano un senso, ma ora nemmeno l’Accademia della Crusca – anche post-caso “petaloso” – riuscirebbe a riconoscere; bombe di concetti al fosforo, che invece di migliorare le capacità mnemoniche, obliterano la memoria di ciò che si era originariamente pensato di scrivere.

Rimani lì, imbambolato davanti al piccolo schermo, a fissare, ancora grondante di obbrobri ortografici ed efferatezze grammaticali, il massacro della madre-lingua e non la biasimeresti se decidesse di ripudiarti come figlio.

Potere della tecnologia! Non per gente con le mani grandi piene di dita, tastiere micragnose e correttori bastardi. La presbiopia manco aiuta, però.

Nessun segnale di Rete

Disconnected…

…già fatto.

…da taaanto tempo.

EOT

attenzione

Disclaimer: nessun talpa è stata maltrattata per realizzare questo post. Questo post è cruelty free, non è stato testato su nessuna talpa o animale.

 

Onda sonora consigliata: The Power degli Snap!

133 pensieri su “People jailbreak #2: i.Got The Power!

    1. Per andare sul sicuro, io ho bisogno di una tastiera, ho bisogno del tip.tap-tiri-tap-ito-tap sotto le mani. Come se suonassi uno strumento. Che poi la musica che ne viene fuori sia un componimento dodecafonico in odor di Satanasso…Almeno i vicini non si lamentano.
      Con il touch screen ho un rapporto di amore e odio, anche se poi è perfetto per i commenti “blitzkrieg”. Ma quando sento un certo formicolio alle dita, per prima cosa prego che non sia l’infarto, poi confortato che ancora respiro, mi tuffo sulla tastiera. A candela, di testa, carpiato, a “cufaniello”, ma il mio preferito è a “piett’e palumbo”, tipo questo:Fantasma nel guscio 3.0.
      E poi, mi conosci, sono il Cappellaio Matto dei Link…Con il touch screen vado veramente di…Matto!

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        1. Ahahahahaha Meno male che mia moglie non passa di qui, altrimenti avrai qualche difficoltà a speigargli la cosa!
          Io l’ho fatto in qualche occasione: sono quelle rare volte che il post è breve. Si contano sulle dita di una mano mozza. Poi tanto ci sono dovuto ritornare per modificare, aggiustare, cambiare…E’ il sogno bagnato di un logorroico grafomane potere scrivere dovunque e in qualsiasi momento ti colga la (corna)Musa, lo ammetto. Ma l’effetto per me è solo un “meh” 😉
          Io sono Linkseminator…

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    1. Un po’ lo sono, ma lavorando da tanti anni nell’editoria (più distribuzione che redazione), quando vedo un refuso mi piglia male. Nulla di tragico quando lo vedo negli altri, il cervello va in modalità “correzione automatica” e funziona molto meglio del “correttore a tiriteppola” di ‘sti telefoni (che poi servono per parlare, mica per scrivere o no?). Quando mi capita di rileggere i miei, umaronna! Come Alien, escono fuori dalle fottute righe! Inizio a vederli, che spuntano come funghi da un prato all’inglese perfettamente curato, là ce n’è un’altro che ha la forma di montagnola di terra sollevata da una talpa (aridalle…), oddio e qui che diamine ho scritto, che ci sarò ripassato almeno sette-otto volte. Mi piglia la sindrome della mamma “ho appena finito di lavare per terra, devi per forza passare di qui” “Mammà e c’aggià fa’? Aggià vulà?!?”.
      Il Tempo è il peggiore dei tiranni, ma io lo fotto sottraendo il Sonno dei Giusti e scrivo a ore improponibili se non a un vampiro. A meno di certe sere, come queste, che sono a casa da solo.
      Come scrivevo a Mela nel commento ‘o pian’e coppe, è pure una questione di soggettiva preferenza. La scrittura da “mobile” per me è un metadone o una necessità quando non un ADSL o una fibre a portata di dita. Per il resto, pastiera per tutta la vita!
      … …

      ehm TAstiera 😉

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        1. Narcì, ccà ce sta MelaBBella, c’amma fa’, è avanzata una fetta di quella pastiera ‘e mammà?…
          ….
          Mammà la fa nel solo modo che piace aMMe: passa il grano e quindi sotto il palato è più vellutata, sembra una crema.
          ….
          Narcì, che ti si’ addormuto? A’ fell’e torta pe’Donna Mela c’a facimme prima c’arriva Natale, ca po’ ce stanno ‘e rococò, ‘e rafiuoli, ‘e struffoli co’e diavulille, jà che Mela va ‘e press….
          Narcì…
          Aspe’ Mela, resta qui, damme dddoje minuti c’aggia verè che sta cumbinanne il tuo preferito…Aspè, torno eh

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            1. Ecco qui! Ho capito perché Narciso non rispondeva. Se stava strafocando di pastiera. L’ho salvata dalle grinfie del nanerottolo. Ce n’è abbastanza per te e per tiZ, se ci raggiunge. Paoletto, lo hai visto? E’ parecchio che non viene da queste parti…

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                1. Narciso di qua, Narciso di là…E vabbuò ‘a criatura – come diresti tu – è adorabile, ma dovrò pure dirgli qualcosa. Se si mangiava pure la pastiera e poi pure gli ovetti ripieni di frutta, veramente finisce che manca per un bel po’ di tempo…il bagno diventa la sua casa.
                  Intanto pigliati una fetta, jà che un po’ di dolce aiuta 😉

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                  1. Qua glicemia, tesò! Tutta salute! Poi se non abitui i globbbi rossi del sangue (definizione per “globuli rossi” davvero sentita a Napoli) ad azzeccarsi ‘nu pucurielle dint’e vvvene, s’abituano male. Jà, o’ bbbuò o’cccafè? Lo faccio con la macchinetta napoletana…

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      1. Vero, infatti scrivo principalmente alla tastiera. È un casino coi link e le fotografie, quando capita che scrivo dal cellulare finisco sempre per tornare a correggere qualcosa. Per questo il tempo per le mie storie si riduce, perchè una cosa, seppur banale, la devo fare come si deve 🙂 manco se la leggesse il mondo intero 😉

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          1. Ma mica ti chiami Dario?

            Il povero Dario
            è malato:
            ha il “verbo solitario”…

            qualcuno, invero, afferma
            che non si tratta già
            di un verbo, ma di un verme…

            Ah, che ne sa la gente!

            Domandatelo a lui come si sente,
            qual è la causa del suo soffrire:
            vi dirà, precisamente,
            che sono i verbi in are, in ere e in ire.

            Lo tormentano in tutti i modi:
            indicativo, congiuntivo, eccetera.
            Lo perseguitato
            nel tempo passato
            (sia prossimo che remoto)
            e poco ma sicuro
            gran noia gli daranno
            anche nel futuro.

            Che spasimi atroci
            quando deve coniugare
            nelle sue strane voci
            un verbo irregolare.

            Per fortuna non manca
            un gerundio medicinale:
            il malato, giocando,
            dimentica tutto ogni male. Gianni Rodari

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            1. Non sono Dario, ma mi piacerebbe tanto averlo come amico e sedermi a un tavolo con lui e pendere dalle sue labbra, suggendo gli spazi tra le righe e, raccogliendo i puntini di sospensione per farne semi del mio verbo irregolare, caotico e convulso.
              Grazie tiZ. Sublime e definitivo.

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  1. Osantapeppapeppinapaperetta!!! LA PASTIERAAAAAAAAAAA!!
    ( raccoglie le briciole dal tavolo schiacciandole con il dito…)
    Io non posso scrivere da telefono… Faccio casini senza senso solo per i commenti figurati a fare un post… Poi ho sempre litigi in agguato con uorpres che fa scherzi … No, non potrei mai
    … Sempre un piacere passare da queste parti!

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    1. Accomodati pure ‘Onna Tati! Prenditi una fetta che qua ci sono due schieramenti: io sono come te, UordFess non è proprio una scheggia come app, anzi si perde i pezzi. Per i commenti incasinati, beh qui sei la benvenuta! Caotici e gagliardi, sempre! 😉

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      1. Allora mi siedo su cuscino… Gnammichebbbuonaaaa!
        Golosaura che sono!
        Uorpres non riesco a gestirlo ma va detto che sono un disastro anche col pc… Sono riuscita a girare la schermata al contrario senza sapere come e ho dovuto chiamare il tecnico di fiducia ( che mi ha odiata!!) …
        Poi sono troppo impulsiva, il correttore non mi capisce e la connessione a manovella non aiuta, tutto questo per dire: se leggete strafalcioni, sì è tutto merito mio! 🙂

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              1. Guarda che sarà pure tua sorella da parte di fava, ma io doppia razione di pastiera non te la dò…Uhè Narcì, sei arrivato! Hai sentito l’ammuina e ti sei fiondato eh?…Assettate, viene accà….Uhè addò vaje, in braccio a Tati, hai chiesto il permesso?

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                    1. Ma il mio non è bambino, è solo piccolo ma sta al mondonellamiatesta da trentasette anni… Mica è nato ieri.. Lo avevo presentato al mondo con il post “non è tutta colpa mia” ( qualcosa del genere, mi pare)

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        1. La “schermata al contrario”? Opera del Diavolo! In questi casi vale la formula: glie, fravaglie e fattura ca nun quaglie, ‘uocchie, maluocchie e frutticiell rind’ all’uocchie, corna, bicorna e la sfortuna nun ritorna, sciò sciò!
          Ti fai una passeggiata, ritorni e vedrai che tutto è a posto.
          Che faccio metto su la macchinetta d’o cccafè o preferisci un tè, una tisana, un cicchetto di alcolico nettare?

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                    1. Sì, ma la frase non è mia. E’ di quel genio del mio amico Diego, quello vestito con la maglia della nazionale svedese nel viaggio in Messico (la trovi qui in fondo al post https://redbavon.wordpress.com/2016/08/24/viva-il-messico-ep-12-riserva-della-biosfera-di-sian-kaan/)
                      Andò così: era uscito con una nostra amica comune e pare che nell’accompagnarla nel portone di casa sua (sperava in un continuo della serata dopo la cena), gli sia scappato un epico rutto. Senza perdersi di coraggio ed essendo a lui sconosciuto geneticamente l’imabarazzo, proferì questa frase “cult”.
                      Uno dei miei nani si chiama Diego, è un po’ è pure “colpa” sua. Un genio assoluto, un esemplare di razza pura, come l’Alien antagonista di Sigourney Weaver!

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        1. ‘Azz! Tenimmo o’babbà “normale” (per normale si intende quello a ciambella), poi teniamo pure la versione con il buco della ciambella colmo di crema e una pioggia di fragoline di bosco. Ce stanne pure ‘sfugliatelle. Dimmi…Narcì va a mettere sul fuoco ‘nata machinetta, và…Come non ci arrivi al fornello???…Mmmh nun tieni gggenio ‘e fa nu ca…zpite!
          ‘On Paolo, che beve?

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            1. Ssssh, no quale sgabello, quello Narciso è permaloso o’veramente, mica come me! Non sia mai Iddio e a Maronna, chille è capace di mettere su il muso se gli fai capire che è nano. Che poi nano è, ma io gli dico sempre che è “diversamente alto”.
              Allora un caffè con le tre “C”…già ti ho spiegato che significa sì?

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                1. Ah vero, la domenica dopo pranzo, quando ci siamo “conosciuti”, sto pure diventando vecchiarello e coi nani mi scordo pure la mutanda. Questi ritmi occidentali non sono per me, preferisco quelli messicani del “muy tranquilo”. Settimana scorsa stavo pensando proprio a quando ci siamo scambiati i primi commenti su Star Wars, se non erro…Ma tu non dovevi venire a Roma? Vuoi vedere che faccio prima io a venire a Milano (che ci dovrò venire sicuramente per lavoro)…

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                  1. Hai ragione. Galeotto fu Star Wars (che poi ste astro-galee…).
                    Nei tuoi post messicani, progressivamente, sei proprio riuscito a trasmettere il senso di quel “tranquilo”… Guarda: ci metto davvero poco anch’io a avvicinarmi a quel “mood”…
                    Hai assolutamente ragione. E’ un po’ che mi propongo di venire a Roma, ma non mi sono ancora deciso… Ci tengo, però.
                    Sei poi andato al concerto dei Cure? (perché, se è così, ci devi raccontare!…)

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                    1. Finiti i biglietti a Roma in un attimo. Sembra che abbiano messo altre due date a Milano e, mi pare, Bologna. Non credo riesco a sganciarmi: lasciare i due nani a mia moglie per due giorni è improponibile.
                      E quindi ora ci sta bene questa:

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      1. Perdindirindina! C’avete dato dentro!
        A saperlo che c’era il festino in camera tua stasera, Red, saltavo allenamento e buonanotte suonatori!
        A proposito, cosa ci suoni? (o c’era il coprifuoco a mezzanotte?)

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        1. Non era previsto, è venuto giù come una slavina con il primo sole primaverile…Solo per colpa di un finto refuso di PAstiera per TAstiera. Mela aveva fame, è golosa, ho messo in tavola il dolce, c’era tiZ, poi è arrivta Tati…Una blog session coi fiocchi!
          Mò vedo di mettere su un pò di musica…

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          1. Sei un grande Red, come coccoli tu i tuoi amici, nessuno mai. Sei un mito. A casa tua siamo tutti a casa. (Certo, poi, il barbatrucco della Pa per Ta per attirare Mela in una trappola di miele, e tiZ cucniera doc, e Tati al solo profumo… Questa è arte…)

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  2. con occhi poverini e piedi nudi si guarda intorno, c’è stata una festa bella ieri sera in questa stanza… cioccolato sbriciolato a terra, pezzi di pastiera sotto al tavolo, bicchieri vuoti e bottiglie in fila come soldatini vicino alla porta…. recupera i vetri e li porta fuori casa, prende i bicchieri e li mette nel lavandino, svuota il posacenere ( managgia quanto abbiamo fumato!)
    apre le finestre, sistema i cuscini sul divano, piega le coperte…
    Eh, vista dal pc e non dal microtelefono è tutta un’altra storia!
    Buongiorno! 🙂

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    1. Buongiorno! Si, è stata proprio una bella improvvisata, una blog session come la chiamo io 😉 grazie per le parole del buongiorno, dopo la festa c’è sempre un gran casino in giro e rimani da solo..:.Narci’ uanemadaMaronna, ancora a letto! Sveeeeglia! Tocca andare a fatica’!

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        1. “Mi casa es tu casa” c’è scritto proprio qui su quel cartello, qui fuori dalla mia locanda…Ah già ma tu non hai letto El BaVón Rojo, ma ti conviene farci una capatina, perché nel prossimo episodio ci entrerai, volente o nolente;)
          Caro ‘on Paolo mio, io rimetto l’orologio un paio di ore indietro, così non sarai più in ritardo, al massimo, facciamo tardi insieme.

          PS: Ah ecco a che serve ‘sto telefono! Per scrivere è una guerra, ma per guardare l’ora, è perfetto.
          Non porto l’orologio al polso da almeno una quindicina d’anni, mai sopportato il tempo al braccio, che mi ricorda ogni istante che sto perdendo e che non ritorna più. La quintessenza dell’inutile, ossessiva Petulanza.

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          1. Recupererò di certo!
            In merito alla naturale inclinazione al ritardo (cosa assai fastidiosa, me ne rendo conto), i miei amici, che nonostante tutto mi sopportano ancora, hanno ormai adottato la da te citata strategia. Non solo: la sera prima, la mezz’ora, l’ora prima mi arrivano puntualmente preziosi e premurosi messaggini di alert e reminder… Sono un po’ di peso alla comunità, in effetti, ma ho la fortuna di conoscere persone anche molto generose…
            Il tempo… La lentezza… L’elogio alla lentezza del tempo, del gesto vissuto… Se ne potrebbe parlare a lungo, e in effetti tu hai già posto l’accento su questa cosa, che è molto importante…

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    2. E nel rimettere in ordine non bisogna mai essere tropp precipitosi… Come quel mio amico che, sull’onda dell’entusiasmo, la notte stessa, quando ce ne eravamo andati tutti via, al ritmo della musica alta dello stereo, sigaretta in bocca, ha fatto un fagotto della tovaglia e la buttata in lavatrice… Peccato che dentro c’erano anche i bicchieri…

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        1. la cosa peggiore è il fazzoletto di carta smocciolato nella tasca del jeans o della tuta o della mia seconda pelle invernale, un magnifico poncho acquistato a San Cristobal: non è per spararmi la posa, ma non puoi capire come si amalgama bene la carta lavata e centrifugata nella trama della lana grezza! Un fenomeno al limite dell’osmosi: hai presente i coriandoli ? Si lanciano a Carnevale e li ritrovi a Natale nei posti più impensabili, nonostante uno ci abbia passato pure l’aspirapolvere un numero sproporzionabile (il correttore vuole correggerlo, ma mi piace il suono…) di volte. Ebbene, io ho trovato frammenti di carta sbricolata nella trama del poncho per quasi tutta la stagione invernale: sembravo una di quelle scimmie che si spulciano.

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          1. tu- non sai- con chi- hai-a-che-fare!
            fazzoletti?… all’ordine del giorno, nella lana.. tranquillo, sono andata in giro con una maglia blu, di lana… da lontana sembrava decorata a strass ( si scriverà così?) poi da vicino si capiva che era solo un danno e la necessità di una maglia pulita! 😀
            … sto per distruggere la mia immagine, lo so… ma non posso evitare di raccontare a te… non ci riesco… ( tendo a raccontarmi senza filtri, rischiando immani figuredemmerda…) vuoi sapere cosa ho lavato io?… lo vuoi sapere?… sei sicuro?…… ( tu be continued?)

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            1. Guarda che la tendenza all’auto-distruzione di quella che The Others chiamano “immagine”, “look” o “autostima” è peretrata da me e Narciso come la preghiera e la meditazione dai monaci tibetani, ti capisco al volo!
              Aggiungi che sono curioso peggio di un gatto e un bambino messi insieme…Quindi se non parli, ti ba(va)nno a vita da qui e pago degli hacker-sicari per infognarti il tuo blog di follower amanti di fashion, look, trend e haute cuisine…Mark my word, sis!

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              1. O_o
                faresti una cosa così a me???
                ( allora, a questo punti ti devi fare un giro qua https://comelapolvere.wordpress.com/2015/10/31/la-stupidera-del-31-ottobre/ perché siamo arrivati al punto in cui devi immaginare bene la faccia…)
                allora, senza troppi indugi ( anche senza minacce l’avrei raccontata…)
                sabato mattina, addormentata con Mini che ciacola in salotto… vado dalla lavatrice ( avevo lavato un paio di maglioni di lana che chiedevano pietà dal tempo che stavano nel cesto…) apro lo sportello e faccio scivolare la prima maglia nel cesto per stendere… “Umh… cosa ci fa una bustina del té nella lavatrice?… ma… MA… AAAAAHHHHHHH!!!!”
                era un topolino, di quelli campagnoli ( sto in mezzo ai campi), probabilmente s’era infilato tra i maglioni a dormire e io ho fatto fagotto e buttato tutto dentro…
                ( sono orribile, lo so… sono-una-persona-orribile) ;(

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                1. Disclaimer: “Nessun topo è stato maltrattato per realizzare questo commento. Alcuni materiali, dati e informazioni sono forniti da soggetti terzi e riflettono le loro opinioni personali.”
                  Tati, no! Oddio immagino la sensazione orribile sia di pensare di prendere una bustina di tè (come ci fosse capitata, diciamo che non è una sorpresa) e invece era un corpicino di topino di campagna.
                  Non era morto, giusto? Solo rintronato e tutto profumato come quando è andato a fare il cocchiere della carrozza di Cenerentola (lo so, è un po’ pesante quando inizia per la centomiloNerdesima volta a raccontarlo, ma chi sono io per dire “logorroico” a un topolino?!?)
                  Che hai fatto? Dimmi che per la paura non lo hai lanciato e si è spiattellato contro la parete opposta! Dimmi che NON lo hai fatto…

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                  1. Un urlo da Troll è uscito da questo corpicino da un metro e una caramella… Mini è saltato dal divano ed è arrivato da me armato di spada di plastica e racchetta di legno…
                    Il topolino…. era morbidoso e profumatissimo… l’ho messo in giardino, tra i fiori e l’erba ( la centrifuga a 1200 giri non credo sia stata divertente ma l’acqua era fredda… io l’ho adagiato in giardino e poi non c’era più… e non avevo ancora i gatti… quindi nella mia testa è andato via libero e felice…

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                    1. Ah tiro un sospiro di sollievo…Chi se la sarebbe sciroppata Cenerentola! Già rompe abbastanza con le scarpe che non le vanno mai bene, ora ci avrebbe aggiunto il carico che la carrozza è sempre in ritardo, che “certo, i cocchieri non sono più quelli di una volta, ora con questo – come si chiama – contratto coNNettivo, conNVettivo…Ah! Sì grazie, coLLettivo, si mettono in malattia a ufo e mettono su le scuse che non c’è più personale, sono costretti a fare turni massacranti – così dicono – e il risultato quale è? La carrozza sempre in ritardo, sempre in ritardo!”
                      Meno male Tati, io avevo messo pure il disclaimer, sai gira gente strana…Meno male, se lo ricorderà come un’esperienza unica da raccontare ai nipoti.
                      Io avrei invece una mia vicenda con un “topo con le ali”, sì il pipistrello ricorre…Serendipidità, che magnificenza e munificenza! Solo che è troppo lunga, ma prometto che te la racconto o come commento o la metto in “teatro” in un post dei miei.

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        1. Dì la verità? L’hai scritto da un telefono! Dillo, dai…Dillo, confessa. Lo vedi che avevo ragione?
          Comunque, ok questo è il post(o) e pure postO giusto per fare casino, buttarla in caciara, fare bisboccia, traquillo, ma una cosa però la pretendo, l’educazione!
          “Anacoluto” ce sarai te e tre quarti del blogghe tuo!
          E che paraipotassi di modi sono! La tua aposiopesi finisce dove inizia la mia….NARCIiiiiii! Chiama il dottore! M’è venuto un ossimoro così sulla faccia! Che sarà? E’ grave? E’ grave?

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          1. Grande Red! Basta darti il la con un ancoluto (rigorosamente analcolico stamane…) che tu subito risuoni, estroverti (?) e capitomboli!…
            Io dall’andro-cellulare (che di andro mi sa che ha solo le pause…) faccio una fatica immensa, tanto immensa da dover desistere da (quasi) ogni intento…
            Stamattina la tastiera è anche a disposizione, ma le sinapsi dal cervello alle punte delle dita sul percorso incontrano qualche scoglio-imbroglio di troppo…

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            1. Non è che le tue capriole siano da meno nonostante l’appendice tecnologica che si atteggia ad androgina, ma che è femmina smorfiosa.
              Il mio sembrava essere un “remainder” ma in realtà era più un “alert” per il prossimo episodio che è, ancora in acque chete al di qua delle 10 Colonne d’Ercole, ma la prua ormai è nella direzione di passare lo stretto, speriamo che Scilla e Cariddi del mio italiano non ne facciano scempio.
              Qui ci vuole un brindisi:
              Alla tastiera! (del PC o Mac)

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