Viva il Messico! Ep. #12 – Riserva della Biosfera di Sian Ka’an (fino a Pez Maya)


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Pez Maya…e sto.

6° dia – Riserva della Biosfera di Sian Ka’an – I parte.

Sveglia molto presto, colazione e corsa – puoi svegliarti presto quanto vuoi, ma con Diego il ritardo è una certezza – verso Ana y Jose, poco distante dalla nostra spelonca in riva la mare e luogo di partenza della gita alle ore 9:00, che poi – abbiamo imparato – qui, in Messico, è un’indicazione di massima, ma non si sa mai. Come nelle migliori tradizioni turistiche fantozziane, barba, bidè e gita alla Riserva della Biosfera di Sian Ka’an, mai sentita nominare in precedenza, ma molto consigliata dal nostro Cicerone, Jimmy, il fratello maggiore di Frank che già c’era stato in precedenza.
A Sian Ka’an vengo anch’io! Si va tutti a vedere gli animali che ci hanno tenuto svegli la notte per vedere l’effetto che fa! Vengo anch’io!

“C.D.D.” Come dovevasi dimostrare, Diego è in ritardo, quindi i più anziani e responsabili…Stamme checazz’! (trad. “Stiamo a posto!”), cioè Frank ed io ci avviamo per primi, rimediando un passaggio in auto da una coppia di italiani, lui di Roma, lei di Milano, entrambi sulla cinquantina scarsa.
Dopo una veloce presentazione da parte di Sergio, laureato in Scienze Naturali nonché la nostra guida, che si occuperà di evitare di farci infilare piedi e mani in affratti bui con serpenti velenosi che vi dormono dentro oppure appoggiarci ad alberi dalle resine tossiche, insomma avrà il suo bel da fare affinché noi, poveri idioti turisti, possiamo riportare alla cabaña la nostra pellaccia.

Lucio e Diego ci raggiungono. Se la sono fatta a piedi.

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Riserva della Biosfera di Sian Ka’an: percorso da Ana y Jose a Pez Maya…Poi si andrà all’interno.

Sian Ka’an in lingua Maya significa “Dove nasce il cielo” per cui altri riportano il significato “Orizzonte”. È t-u-t-t-o vero.

Montiamo sui furgoncini con cui la muta di turisti verrà portata fino ai margini della laguna, a Pez Maya e, da lì, verrà imbarcata su una lancia a motore per addentrarsi nel folto delle mangrovie fino a raggiungere una serie di cenote, situati nel bel mezzo della laguna.

A un certo punto, rallentiamo: c’è un posto di blocco dell’Esercito Messicano. Soldati in mimetica e fucile automatico imbracciati. Passiamo senza problemi, ma io ho sudato freddo perché avevo scelto proprio quel giorno di indossare una t-shirt verde militare (indossata durante tutto il Servizio di Leva), che avevo “modificato”, disegnandovi in colore bianco, con effetto vernice screpolata, il simbolo della pace e la scritta “NO more WAR”. Il solito Claudio che sceglie la cosa sbagliata al momento sbagliato.

"No More War!" e vabbè...Ma non è saggio sbatterlo in faccia a un soldato armato e mandato a fare la guardia a palme e mosquitos.
“No More War!” e vabbè…Ma non è saggio sbatterlo in faccia a un soldato armato e mandato a fare la guardia a palme e mosquitos.

Dopo circa quattro chilometri di quella-strada-che-strada-non-è, ci fermiamo nei pressi di una costruzione della locale forestale, i “Rangers”: all’interno è allestito un piccolo museo e ci si trova qualche animale mummificato, qualche altro in salamoia, quasi tutti letali e tipici abitanti del luogo. Bene…

Inizia la…”scampagnata”!

Ci addentriamo nella foresta circostante, raccomandandoci a Santo Autan che ci protegga, anche se – guardandoci intorno – la nostra fede è sul vacillante andante. Camminiamo su un sentiero a tratti di terra, a tratti di sezioni di tronchi di legno disposte come una scacchiera,  fissati al fondo paludoso e circondato da acqua stagnante da molti più anni di quanti noi quattro possiamo sommare sulle nostre Carte d’Identità: una specie di sentiero di quei corsi di sopravvivenza, in cui devi saltare da da un tronco all’altro, da una piattaforma, invero poco stabile, ad altra per evitare di finire nella melma circostante. Se avete visto i telefilm di Tarzan con Gordon Scott e sapete cosa succedeva a chi finiva nelle sabbie mobili, avete un’idea di come mi sentivo a calcare quei tronchi. Sono un esagerato? Sì, forse è così, ma se conosceste la mia goffaggine già su degli scogli, potreste comprendere meglio il mio stato di ansia.

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In testa Diego, seguito da me e Frank. Lucio in retroguardia a fare la foto. Notare la testa di tutti, china per guardare bene dove mettere i piedi.

Alberi intrecciati in una ragnatela di rami, alcuni alberi addirittura pericolosi, alcuni proprio mortali: la guida ci informa che esiste un albero , il Chechen (Hippomane mancinella), presente in tutti i siti Maya, per cui è sufficiente il solo tocco per procurarsi delle ustioni gravi. Veniva utilizzato come tortura dagli Spagnoli: il malcapitato veniva legato al tronco e veniva incisa la corteccia appena al di sopra della sua testa, così che la resina letalmente corrosiva scivolasse lentamente sul corpo dello sventurato, bruciandone la pelle fino a scorticarlo vivo. I cattolicissimi Spagnoli erano dei “Natural Born Killer” ante litteram.

Altro occhio di riguardo meritano i rami bassi delle mangrovie, ad altezza testa: le termiti vi costruiscono le proprie gallerie e, rompendo un ramo inavvertitamente al vostro passaggio, potreste ritrovarvi con tutto il termitaio in testa. Non è pericoloso per la vita, ma molto ma molto fastidioso. Altro che quattro pidocchietti di terroristico retaggio scolastico!

Descrivere per filo e per segno quanto visto, odorato, ascoltato, provato con tutti i sensi compresi il sesto, il settimo, l’ottavo, il nono e – pare – fino al dodicesimo, è parecchio lungo e risulterebbe “palloso” almeno quanto la doppietta Piero Angela&figlio. Provo quindi a descrivere le tappe con i dettagli più spettacolari e inusuali. Ringraziatemi alla fine e continuate…Se vi regge la pompa.

Abbiamo visto granchi dalle dimensioni piuttosto impressionanti, come disse una nostra conoscenza, plurilaureata all’Università di Scienze Naturali de Tor Bella Monaca, sulla riva del mare nostrano: “Ahò! Guarda ‘npò ‘sto graaanchiO quant’è grOsso!….Sitte piija, te stacca ‘na gamba!”
Abbiamo visto il già citato e temuto Chechen, abbiamo visto l’albero del chicle, l’ingrediente tradizionale del chewing-gum (Manilkara zapota), la palma “Chit” (Thrinax radiata) con cui i locali fanno davvero di tutto, un cenote – che vi descriverò meglio dopo – e la palma di cocco, che non è autoctona, ma è stata importata in Yucatan.

Abbiamo ascoltato il battere di un picchio sul tronco, “intuito” la massiccia presenza di ogni specie conosciuta di insetti (più una buona parte di quelle sconosciute).
Abbiamo visto i termitai, enormi palle essiccate al sole, fatte di secrezione delle termiti mista a terra.
Siamo stati anche informati della presenza in zona, oltre di tapiri, rettili e felini in numero imprecisato, di trecento specie di uccelli, di un migliaio di coccodrilli di entrambe le specie tropicali e 23 esemplari di giaguari (censiti).

Il giaguaro è molto presente e importante tra i Maya e tra le altre civilà precolombiane: si tratta di un simbolo di forza, comando sugli uomini  e dominio su tutte le cose celesti. Tra le fila dell’esercito azteco vi erano dei guerrieri scelti, i guerrieri-giaguaro. Il  Dio Giaguaro regna sul mondo sotterraneo.

Alla luce di questa “scampagnata”, il primo che mi chiede perché odio quella trasmissione “Donna Avventura” con quattro sgallettate, semi-svestite e quando vestite, super-griffate, ora sa pure che potrei anche arrivare a legarle al Chechen, non per sessismo e con il solo rimorso di un così grande spreco di bellezza con un cervello da termite.

Terminata la gita “fuori porta” dal Quartiere Generale dei locali “Rangers”, risaliamo nei furgoncini per la seconda tappa, Pez Maya, località nel folto della foresta e in riva al bellissimo Mare dei Caraibi.

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Pez Maya: a sinistra RedBavon; a destra il’eclettico Diego

Bienvenido a Pez Maya

Per arrivare a Pez Maya percorriamo una ventina di chilometri di strada bianca, incredibilmente liscia, che taglia nel folto della giungla una striscia di terra compressa tra mare e laguna: ogni tanto spunta una cabaña ai lati della strada, ma qui la Natura è veramente selvaggia.
Oltrepassiamo un ponte di legno, sospeso nel punto dove la laguna si congiunge con il mare e, poco dopo, giungiamo a Pez Maya, poco più di di quattro baracche, abitate?…Abitate, forse, da un paio di pescatori e una coppia di aquile di mare (chimay in lingua maya), che hanno nidificato su un alto fusto.
Parcheggiamo sulla spiaggia, punteggiata dalle onnipresenti palme e bagnata da un mare dai colori emozionanti, tanto da spingerci a fare un rapido tuffo.

Come potete notare da quest’ultima foto e da quella in apertura, Pez Maya è un luogo incontaminato. In cornice caraibica da favola, i due figuri sotto al sole – saranno stati 35° all’ombra – rovinano la “cartolina”: a sinistra versione pis-end-lov di RedBavon; a destra l’eclettico Diego in divisa della nazionale della Svezia. Ora capite perché io amo quest’uomo!? Un fottuto genio, un fottutissimo, autentico genio!

Dieci minuti dopo il nostro tuffo, i nostri sederi sono poggiati non più su un veicolo a ruote, bensì appollaiato, piuttosto precariamente sulle assi di una barca, una lancia a motore, alla scoperta di un cenote all’interno della laguna e…di un paio di eclatanti sorprese!

Chi non ci segue nella laguna di Sian Ka’an che Montezuma lo colga!

<- Ep. #11 – Tulum

Ep. #13 – Sian Ka’an, alla laguna e ritorno->

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Onda sonora consigliata: Danzón Nereidas

Da ascoltare anche in versione eseguita dall’Orchestra Filarmonica di Città del Messico

19 pensieri su “Viva il Messico! Ep. #12 – Riserva della Biosfera di Sian Ka’an (fino a Pez Maya)

    1. Prima di andare via da lì, l’ho cercato, l’ho cercato disperatamente…Un pezzo del mio cuore è rimasto là. In compenso ho fatto il pieno di emozioni..Tante che per Sian Ka’an ho dovute dividerle in due parti. Nella seconda credo forse potrai intravedere tra le mangrovie il tuo cuore e salutarlo…
      Benvenuta e grazie per la visita!

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  1. Zeus

    Ma sai che non avevo mai sentito parlare del Chechen? Non che sia qualcosa da strapparsi i capelli (la mia mancata conoscenza…), ma ho imparato qualcosa di nuovo.
    Anche perché a casa non ho la TV e perciò gli Angela non li vedo più e sono rimasto a delle scoperte non troppo recenti.
    Messico… molto bello, sicuro. Io ho la strana sensazione che passerei metà del mio tempo a soffrire le pene dell’inferno a causa della calura e del sole. Probabilmente, appena metto fuori il naso dall’albergo, prenderei fuoco.

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    1. Il caldo è sopportabile, è l’umidità il vero nemico. Almeno ad agosto. Il periodo migliore, mi dicevano i messicani, era dicembre. Va beh ma poi ci sono i siti professionali per questo, comunque per dirti che non è sempre un inferno di caldo e umidità.
      La mela della morte, come la chiamava Colombo. È stata la prima volta che ho avuto paura di un…albero! Giuro! La nostra foto tra le mangrovie dovrebbe parlare da sola.
      Comunque esperienza da fare assolutamente! Zeus, se hai una mezza idea di andarci, questo posto Numero Uno dello Yucatàn!

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      1. Zeus

        Non penso che il Messico sarà una delle mie prossime destinazioni sai? Mi intriga, ma non lo metterei nella lista del to-do dei prossimi anni ecco.
        Comunque è inquietante la cosa degli spagnoli… avevo letto un libro, un saggio, sulla conquista spagnola dell’america. Una cosa terribile.

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        1. La cosa più terribile che hanno compiuto gli Spagnoli è quella di avere sistematicamente distrutto le testimonianze storiche, artistiche e culturali di questa civiltà, peraltro una delle poche precolombiane che aveva una tradizione di scrittura e non si affidava esclusivamente a quella orale.
          A causa di questa opera di depredamento e distruzione, sono parecchie le difficoltà interpretative. E alcune cose che ho visto sono assai curiose: non conoscevano l’arco a volta, ma sicuramente avevano una conoscenza matematica evoluta per studiare il cielo e i fenomeni come gli equinozi e così via. Il sarcofago di Pakal (a Palenque più in là nel viaggio) ha esaltato l’immaginazione di molti poiché ritrae una figura umana che monta su quella che appare una sorta di moto spaziale di quelle che si vedono in Star Wars e nei film di fantascienza. Lo stesso gioco della Pelota è controverso…Insomma, è un luogo magico, antico e lo comunica a chi vuole ascoltare.
          Se posso, per curiosità, cosa metti in testa alla lista viaggi da fare?

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          1. Zeus

            Già, gli spagnoli sono stati molto efficienti in questo. E con loro, ovvio, portoghesi e altri simpatici colonizzatori del Sud America! Non vanno dimenticati certo gli altri Europei che arrivarono e, supportati dalla voglia di oro, terre e prodotti, hanno fatto devasto nelle civiltà autoctone (se mi vengono a dire la religione mi vien da ridere).
            Ho letto di queste cose che dici, in effetti sono cose molto particolari e che si ricollegano a tutte quelle ipotesi pseudo-scientifiche su personaggi “alieni” che hanno aiutato i terrestri nel passato. Ma poi ci pensi bene e vedi che i vichinghi hanno attraversato l’Atlantico e sono arrivati in America ben prima di Colombo e sai che forse, di umano, c’è più di quello che si pensa.
            Vorrei guardare meglio il trittico nordico di Svezia-Norvegia-Finlandia, il Canada e, logico, gli Stati Uniti. Queste sono le mie prime tre mete (non necessariamente in quest’ordine)

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            1. Ultima nota sul Messico e poi prometto mi levo da ‘i ball’ almeno fino al prossimo post. L’accento a Pakal lungi da me da tirare in ballo le beote teorie “aliene”! Quando arriverò a Coba’ capirai perché gli Uomini si sentivano vicino a Dio, più di quanto noi possiamo percepirlo, e non avevano bisogno di alieni per fare delle opere eccezionali sopravvissute ancora ai giorni nostri.
              Sono stato in Norvegia risalendo fino a Bergen, partendo da Stoccolma in auto. Se ciò che ami sono i panorami e la Natura, non sbagli meta.
              Sull’isola di Runde per andare a vedere un volatile, la pulcinella di mare (come napoletano mi sono sentito in dovere di farle visita), mi stavo spaccando il cranio dopo una rovinosa quanto ridicola caduta all’indietro. Bel viaggio!

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              1. Zeus

                Allora ti dico una cosa red (ti chiamo red, posso?): aspetto i prossimi aggiornamenti e mi lascio stupire!
                Un giorno o l’altro lo farò il viaggio. Al momento sono arrivato in Danimarca.. salirò prima o poi, no?

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                1. Ah certo la Norvegia non è poi tanto lontana e non credo cambierà molto nei prossimi anni. Lo Yucatàn è già cambiato rispetto a questo viaggio, il rischio di questi luoghi è che vengano “scoperti”. Io vorrei ritornarci e lascio traccia di come erano. Sian Ka’an forse si salva, ma la Riviera Maya (da Playa a Tulum) già hanno costruito parecchio.
                  “Red” va bene, ormai mi ci chiamano tutti qui 😉
                  Per quanto sia “Bavon” il vero nick, il motivo è nell’About…Ma mi va di lusso “Red” 😉

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  2. Interessantissimo. Puntata più naturalistica e scientifica, davvero interessante (non sapevo nulla di quanto letto e dell’esistenza della Biosfera!). Grazie Red del bel regalo. Questi viaggi vanno ricordati.
    In merito a DonneAvventura, proprio ieri, nel mio sciabattare vacanziero sono passato davanti alla tv mentre le tre/quattro pollastrelle affrontavano i perigli e i misteriosi anfratti di una spa di St. Moritz… pelle d’oca!!… (le palle, invece…) 🙂

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    1. Suggerisco contro-spedizione punitiva contro Griffate-Avventura (perché ho troppo rispetto per le donne). Gli sabotiamo i vestiti e il beauty-case e vediamo come se la cavano in ciabatte e calzoncini. Intanto, faccio sacrifici al Dio Mosquito per ingraziarmelo e chiederli un favore…
      Per il resto, temevo un po’ l’accoglienza della deriva SQuark de’ Noantri, mi piace un sacco perdermi nei dettagli e sia benedetto l’hyperlink, altrimenti la digressione si sarebbe impadronita di me.
      Il Chechen vorrei piantarlo in un paio di vasi nel mio ufficio e nel giardino condominiale, potrebbe tornare utile con certe presenze moleste:”posso offrirti una melina?”. La strega di Biancaneve sarebbe fiera di me!

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      1. Era la prima volta che inciampavo nella griff-adventure e, devo essere sincero – complice lo stato cerebrale poco reattivo di questi giorni – c’ho messo un po’ a capire che tipo di programma fosse, cosa proponesse/vendesse/sponsorizzasse… Anyway, istruttivo e divertente il tuo articolo con approfondimenti. E invito a ripercorrere i tuoi passi (con dovuta attenzione, vorìa mai scivolare in sabbie o melme così poco friendly con noi h. sapiens!). E per alcuni, occasione per rievocare splendidi ricordi.

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        1. Addirittura “istruttivo e divertente”! Il mio sogno! E c’è l’ho fatta! Paole’ tu – lo dico e lo penso – sei troppo generoso con me, ma Narciso sta facendo il diavolo a otto (volante) e non mi sogno di fermarlo perché è così che uno dovrebbe sentirsi.
          Aggiungo un paio di cose, giusto per rovinare l’idillio 😉 ma so che con te posso farlo senza essere preso per ciò che non sono o potrei apparire.
          1) da questo post la selezione musicale è certificata! Ho chiesto a una mia amica messicana di selezionare delle musiche autenticamente messicane, che rendessero la bellezza del suo Paese, oltre le righe di testo. Ha letto quello che ho scritto, le è piaciuto e mi ha dato la sua consulenza musicale. La danzon in questo post è favolosa. Da solo, non c’è l’avrei mai fatta!
          2) a giudicare dal tuo bel faccione che spunta sorridente (bella ‘sta foto) dall’elenco dei generosi naviganti che hanno stellato il post, manchi proprio tu da un paio di post t(r)opici. Ci tengo ad averti come compagno di viaggio. Se poi li hai letti, pardon per lo spOm (=spot+spam).
          I due sono quelli di:
          Cozumel e
          Tulum
          Cozumel non te lo puoi non leggere!
          Perdona per le due perle di ingratitutine.Con sto napoletano, non puoi dargli il dito che si prende la mano.:)

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          1. Diavolo, Red! (che suona un po’ come “diavolo rosso”, senza virgola)
            Tu c’hai il radar. Mi hai beccato: non avevo ancora ascoltato l’onda sonora (non sempre lo faccio), ma adesso che mi hai anche spiegato come nasce, non posso esimermi (e non c’è senso del dovere, ma pura curiosità).
            In merito a Cozumel e Tulum, corro subito a leggere (dubito ri-)…
            A presto!

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          2. Beh… Hai perfettamente ragione. Questa “danzon” è davvero di qualità e trascinante, perfetta per creare l’atmosfera di una serata tropicale, romantica, speciale, danzante… Davvero bella, anche nella versione vellutata dell’orchestra… Hai fatto bene a risalire e interpellare le fonti!

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            1. Mi fa piacere! La mia amica mi ha inviato il primo link, che ho trovato perfetto ( e ci mancherebbe!), poi ho cercato notizie, informazioni, commenti su YouTube per quanto non mastichi nulla di spagnolo, alcune espressioni si capiscono. È una musica che molti commentano come “la musica preferita da mia mamma”,”mia mamma amava ballarla a casa mentre rassegnata e la cnaticchiava”. Li è scattata la molla della selezione per questo post: Sian Ka’an significa “Dove nasce il cielo” e la vita dei Maya era in gran parte rivolta al cielo; é io da dove sono nato? Da mia mamma. L’origine della mia vita. Due origini accomunate da questa magnifica danzon!
              La versione orchestrale l’ho trovata durante questo peregrinare e mi ha ammaliato per il suo suono più vicino alle nostre abitudini di ascolto della musica. La prima però è come una catapulta in Messico, da questo dondolo a quel bar sulla spiaggia a Cozumel!

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