Album di figurine: la Mela sBacata


Mela-album-Panini

Per il nostro artigianale Album di figurine, un altro grandissimo regalo fatto da lamelasbacataalla quale non sono degno di reggere il picciolo. Un post di rara bellezza che in questa webbettola, in mezzo alle mie cianfruserie (=serie di cianfrusaglie), spicca dalla mensola delle bottiglie di whiskey come una bottiglia di Aisla T’Orten! 

Buona, anzi buonissima lettura

Autrice: lamelasbacata

Mela-album-Panini

Sono la prima di quattro figlie femmine, mio padre voleva il maschio…..poi si è rassegnato….

(Oh, che bello! Le piccole donne!…….grrrrr…..quanto ho odiato questa frase da bambina)

Il mio rapporto con il calcio è sempre stato indifferente ad eccezione dei Mondiali per eccellenza, quelli dell’82, ascoltati tutti per radio senza capire nulla di cross, rimessa laterale e fallo, ma pronta a gridare gooooool al momento giusto; ricordi legati soprattutto alla gioia negli occhi di mio padre, alle bandiere che sventolavano allegre, alla faccia di Pertini in piedi, esultante per quella armata Brancaleone che tutti schifavano come il parente povero.

Si, vabbè, però questo è vincere facile – direbbe il buon Red – tutti noi bambini degli anni ’70 abbiamo venerato i mondiali dell’82!

E hai pure ragione tu.

Allora mi tocca raccontare la triste storia della mia infanzia da spettatrice del calcio.

La nostra casa era in una via tranquilla che terminava con campi di grano e mais, poche macchine a disturbare il dominio incontrastato di noi bambini, una moltitudine, bande di maschi e femmine che dal primo all’ultimo giorno di vacanza si divertivano in tutti i modi possibili, dalla maratona di Monopoli a squadre alla preparazione del croccante con le nocciole rubate al vicino, dalle partite di pallavolo con tanto di rete issata in mezzo alla via, a turno si stava di vedetta per gridare macchina in arrivo e tirare giù la rete, alle partite di pallone che prevedevano una laboriosa colletta per comprare il mitico Super Tele, ovviamente mitico ma fallace nella tenuta, e una successiva animata discussione per la scelta delle squadre.

Le mie sorelle giocavano tutte a calcio insieme ai maschi, scalmanate, le ginocchia sbucciate, sporche, sudate e selvatiche. Si preparavano le tattiche di gioco, guardavano gli episodi di Holly e Benji come fosse l’oracolo, erano contese tra le squadre.

Io invece mi preparavo a battere il record del maggior numero di pagine lette in un solo giorno e di libri letti nel corso dell’estate.

Scendevo le scale di malavoglia, obbligata da mia madre a svolgere l’ingrato compito di sorella maggiore e guardiana delle piccole, mi sedevo in terra sul marciapiede, il libro sulle ginocchia, una provvista di cerotti e alcool denaturato (se non brucia non disinfetta, non come quella porcheria verde…..si nonnina lo so) a fianco e leggevo. Di tanto in tanto un urlo più selvaggio mi riscuoteva dal torpore, qualche pallonata in testa prima o poi arrivava, ma di solito tutto filava liscio e non c’era da menare troppo le mani per dividere le mischie improvvisate.

Le urla delle genitrici infuriate per il ritardo nel pranzo o nella cena, le minacce dei padri, le ciabatte volanti, nulla sembrava avere potere su quella isteria collettiva.

Immancabilmente la partita finiva con il lancio del pallone nel giardino del vicino, nostro nemico giurato per via delle nocciole rubate, un incrocio tra Scrooge e Gomez Addams che restava sordo davanti alle nostre suppliche e spariva in casa sghignazzando con il pallone sottobraccio.

Quando è morto non hanno trovato neppure un pallone in casa sua……..chissà, magari li mangiava!

Crescendo il gruppo di amici si è diviso, con alcuni ci siamo allontanati tanto da non salutarci neppure più, come se ci vergognassimo di essere stati amici, i campi sono stati sostituiti da capannoni industriali, nuove strade sono state aperte rendendo il gioco in via troppo pericoloso per le nuove generazioni.

Quando torno a trovare mia madre, se chiudo gli occhi rivedo quella strada, le facce sporche di terra e marmellata, le urla di gioia, i corpicini che corrono nella luce estiva e mi sento malinconicamente felice.

Si, vabbè, però questo è vincere facile – direbbe il buon Red – giochi la carta della commozione!

E hai pure ragione tu.

Allora mi tocca raccontare la triste storia del goal più bello del mondo.

Tornando a noi, la convinzione che l’unico modo per sopravvivere alla noia del calcio fosse leggere durante le partite non mi ha mai abbandonato.

Nell’estate del ‘95 mi ero appena messa con un ragazzo, quando il mio amato bene riceve la fatidica cartolina del servizio militare.

Il CAR di Taranto lo aspettava a braccia aperte per farne un aviere scelto.

Un mese dopo torna in licenza premio di due giorni e, ovviamente, mi invita a trascorrere una serata romantica noi due insieme, lui sull’erba e io sulle tribune, divorata dalle zanzare, a guardarlo sgambettare in una partita di calcio a 7!

Mi presento all’appuntamento di mala voglia e dotata del libro di ordinanza, mi cerco un posticino non troppo scomodo e inizio a leggere come non ci fosse un domani.

A dire il vero ogni tanto mi giungono delle urla incomprensibili.

“attento al toro!”

“stagli addosso!”

“bloccalo, non farlo andar via!”

“occhio al toro!”

Pensando ad una sorta di tauromachia calcistica non alzo neppure lo sguardo e continuo imperterrita la mia lettura, quando un boato di incitamento e gioia mi fa capire che forse sta succedendo qualcosa di strano.

Non faccio in tempo a posare il libro e alzare la testa che una voce mi sorprende.

“Amore, amore hai visto? Era tutto per te!”

Alzo la testa trasognata, lui è davanti a me con la sua maglia granata (il Toro) e una luce di gioia che si tramuta in delusione quando si accorge che io

…………

leggevo

………..

e

……….

non ho affatto visto il suo goal.

Telecronaca di Nando Martellini

Il giocatore con la maglia granata è in gran forma stasera

sta correndo al centro del campo

si smarca da un avversario

ecco che un compagno scende sulla fascia destra

cross con palla che arriva nell’area di rigore

il giocatore granata è fermo

spalle alla porta

al volo!

In rovesciata!

Palla all’incrocio dei pali!

Gooool!!

Avete mai visto Fuga per la vittoria?

Il goal di Pelè?

Ecco, proprio quello!

In fin dei conti leggere durante una partita di calcio non è stata una grande idea.

46 pensieri su “Album di figurine: la Mela sBacata

  1. Il racconto di Mela è fa-vo-lo-so, però…Però! Dico io: il Super Tele, no! Sono esistite due scuole di pensiero sul pallone, prima che arrivassero i palloni da fighetti tipo il “Tango”: Super Tele Vs Super Santos.
    Beh Super Santos tutta la vita!
    Un colore solo: arancione (con intarsi nero catramato).
    Maggiore pesantezza (ok è una parola grossa…) e non si deformava se ti ci sedevi sopra. Il Super Tele si acquistava quando l’emporio sotto casa finiva la scorta di Super Santos (e quanti ne abbiamo bucati!).
    Il Super Tele era il metadone!
    Il Super Santos era la droga vera!

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      1. La bomboniera Algida!!! Argh! Stai giocando sporco e vedi se non salta qualcuno che commenta criticando “questa bieca operazione nostalgia da vecchi rinko”…Sì, ma deve saltare parecchio, perché la mia ascia di fabbricazione nanesca, “made in Moria”, gli taglierà di netto le gambine (occhio che l’Admin non è bonario come l’Oste)
        La bomboniera Algida: un vero lusso. mio papà ce la comprava nei momenti di autentica epifania e festa quando andavamo al cinema. Ed era un vero lusso! Una da dividere tra mio fratello e me. Papà, al massimo (ma era un’eccezione) ne prendeva un solo bon-bon.
        Ancora oggi quando la compro (confezione famiglia al supermercato), devo fermarmi: rischio di mangiarla tutta, come Totò e la tutta la famiglia con la famosa scena della pasta presa con le mani!
        Gesummmaria, tu mi vuoi fare venire la lacrimuccia, un pò per la bomboniera un pò per il mio caro papà!
        Ok te la sei cercata, ti sparo questa che ci sta tutta!

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    1. Prova a metterti una maschera da sub! Funziona! Sul serio!
      Vado a cena da una mia carissima amica, trovo la porta aperta sul pianerottolo, chiedo “permesso”. Entro. Sento una voce…Viene dalla cucina. Anche se non conosco casa, basta seguire l’odore pungente di cipolle. Varco la soglia della cucina e ti trovo la mia amica intenta a tagliare una quantità smodata di cipolle e indossa una maschera da sub. Mi fa: [suono ovattato, come da pesante raffreddore] “Ciao!”
      Funziona, prova a metterla mentre…leggi 😉
      Bel commento, davvero bel commento per questo racconto di Mela!

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  2. L’ha ribloggato su La Mela sBacatae ha commentato:
    Red è un mio fantastico nuovo amico di blog, che sta facendo uscire il mio lato più nerd e cazzaro.
    Ha avuto una splendida idea, un amarcord in versione calcistica che mi ha permesso di scavare nei ricordi, quelli belli e un po’ pungenti che pizzicano gli occhi come una cipolla ma fanno tanto bene al cuore.
    Questo è stato il mio contributo. Grazie ancora Red per aver passato la palla.

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  3. Stupendo!!!
    Grande Mela. Come sempre il tuo pezzo è scritto con uno stile che mi coinvolge e mi prende. Delicato e incisivo. Savio e ironico, sardonico e malinconico. Mi piace come scrivi e ciò che scrivi.
    E poi. Quanto mi ritrovo nel tuo racconto (no, non ero io quello con la maglia granata, ma mio fratello ha riempito di quel colore più di una stanza e, indossandolo, ha rischiato il linciaggio più di una volta… devo scrivere un pezzo a tal proposito…).
    Rivedo la strada, la via, i giochi: nascondino, elastico, skateboard, bici, pallone… pallavolo sul cancello di casa mia – come diavolo non abbiamo mai bucato un pallone?… il nonno che sequestrava i palloni che gli mandavamo nell’orto – lui ce li squartava a volte sotto gli occhi… Insomma tutto!.
    Tutto tranne la “rossina” seduta sugli scalini che legge, legge e legge… Quella sei tu. E per fortuna, perché se no, ho idea che oggi non saremmo qui a gustarci queste tue bellissime pagine (che di “nerd e cazzaro” hanno gran poco, a mio modesto parere).
    Ancora complimenti!
    Paolo

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    1. Quando c’è un pallone che rotola apparentemente da solo, appresso c’è sempre un bambino…Ma dove c’è un pallone è un bambino, c’è sempre un rancoroso vecchietto mangia-palloni! Ce l’avevamo anche noi: era temutissimo e rifilò pure un ceffone al buon Carlerto che fece un gol da cineteca, ahimè la porta era l’entrata del cortile-campetto che dava sulla strada: la palla attraversò la strada e si stampo’ sulla schiena del temuto vegliardo, mentre usciva dalla mitica Seicento e richiudeva la portiera. C’era una logica però: noi infrangevamo delle regole, come devono fare tutti i bimbi e chi vuole rimanere giovane nello spirito, e c’era chi impersonava le regole. Oggi, forse le regole non ci sono più in base un principio di libertà non guadagnata, ma acquisita.
      Per il cazzaro e nerd, no, neanche io penso questo sbattimento sia tale: io sono ironico, autoironico e gioco e parlo di videogiochi, quindi ci sta che si possa cadere in questo assonanza di comune vulgata. No problem, il mondo è bello perché è avariato;)

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      1. Red quando parlo di nerd e cazzaro parlo di aspetti del mio carattere che amo ma tengo più nascosti. Io lo dico con orgoglio, sono capace di recitare tutte le battute dei goonies o di ritorno al futuro ma non tutti apprezzano quindi glisso. Idem per il lato più “giocoso”, l’altra sera ci siamo divertiti immensamente, come non mi capitava da tempo, perché ho capito che potevo perdere un po’ il controllo senza sembrare inopportuna. Spero tu non ci veda una critica perché non lo è e, soprattutto, non è rivolta a te 😊

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        1. No, cara, non l’ho presa come “critica”, nel commento sul tuo blog hai visto anche come l’ho girata ironicamente;) Sono andato oltre le parole che potevano sembrare critiche, ma dopo i nostri scambi ho fugato ogni dubbio…E ci ho scommesso una certa cifra. Bancoooo! Qui c’è una ricca vincita da riscuotere!
          Ho risposto al caro Paolo perché credo che si riferisse ai “temi” che potrebbero (male)intesi come hai descritto Sai quante volte ho incrociato lo sguardo di commiserazione quando parli di queste cose. Io riesco.a guardarmi attraverso i loro occhi e vedo me come loro mi vedono: un tipino esile (e gli ci vorrebbe una visita dall’oculista), delle orecchie a punta, inguainato in una tutina verde chiaro, un cappello con una piuma sulla testa…Meeeeeelaaaaaaa! No, non sono un tirolese!

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  4. quando leggo un brano ribloggato il dubbio che mi assale è commento qui o commento lì e soprattutto le parole arriveranno all’interessata? comunque vada a finire (il commento), dico che la Mela ha quel passo inconfondibile, lento, languido, lenitivo agli occhi, sia che rumini ricordi sia che rimescoli nel pentolone della fantasia.
    eventualmente diglielo tu che è brava 🙂
    ml

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    1. Eh già la Mela è come dici!
      Comunque grazie per la visita, accomodati se non vai di fretta o, se vai di fretta, siediti un attimo e prendi respiro.
      Ora vado di là, inciafruglio un mix rinfrescante e do’ una voce a Mela così sa che sei qui.
      Alcolico o analcolico?

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  5. Massimolegnani – correttore automatico non mi fare scherzi…- è da me…Anzi no da te, insomma si…Ha letto il tuo album e mi ha lasciato un bel commento per te…Ora devo andare è di lì che aspetta e gli ho promesso un intruglio rinfrescante…succo di mela?

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      1. Opporapupazza! Giuro che volevo scrivere da te! E manco posso incolpare il correttore. Maledetto telefono coma schermo piccolo e mani piene di dita…A mia parziale discolpa, ho due nani di 5 anni nudi che mi stanno tirando per il costume…Papà papà facciamo il bagno con il mostro!…Il “mostro” indovina chi è? So’grossssissssime soddisfazzzzioni. Red Ou…No ok capito…Torno subito;)

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  6. I bambini (e gli uomini) sono tutti uguali, dovremmo tirare via più spesso dalla soffitta questi ricordi, che staccano emozioni come zolle tettoniche, che invece di collassare, riaffiorano, risalgono! Con potenza di un terremoto dell’anima, scuotono e, ne sono certo, rinnovano. Il catalizzatore: un pallone per noi, una trottola di legno e filo per altri, per altri ancora una tinozza di acqua come in una foto che ho rubato in Africa.
    Si’ Tati, bella la tua! Siamo molto più simili di quanto vogliamo ammettere!
    Lo dicevamo (e facevano) i Romani: dividere e comandare. Quando capiremo che siamo uguali, saremo liberi, come lo eravamo su quei campetti

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  7. Zeus

    Stupendo. Bellissimo racconto, ma non mi aspettavo di meno da Mela.
    Adesso devo pensarne uno io… l’ho promesso e ogni promessa è debito.
    Poi possiamo andare nel reparto insoluti e via dicendo, ma provo ad essere uomo di parola e fare quello che va fatto.

    Bella collaborazione, ma l’ho già detto.
    Bravo Red.
    Brava Mela.

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    1. L’approvazione del sigillo divino è motivo di orgoglio e soddisfazione…E pure vanto, tiè! Mela sarà d’accordo.
      Se vieni a giocare con noi al campetto, però giochi con me. Narciso ci piglia abbastanza, quantomeno – data la sua statura diversamente alta – è sfuggente come un capitone prima di finire in casseruola durante il cenone natalizio. Io, già scritto, non ci piglio. Ci serve il fantasista, il deus ex-machina e in-pallam!
      Voglio vedere la faccia di Narciso quando gli dirò che giocherà non con la Mano de Dios, ma proprio con un Dios…

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      1. Zeus

        Ahahahahahahah questo che hai scritto è meglio di una delle storie dell’album. In effetti sono il Deus… ma questo non lo dico. All’inizio mi nascondo sotto mentite spoglie (lo faccio spesso) e poi, nel momento dei bisogni, mi trasformo e faccio quello che so fare meglio: due tuoni, tre fulmini e via con la Palla(de).

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  8. Niente come il calcio da bambina contribuiva a farmi sentire scema. Però i mondiali dell’82… ero da una prozia ottantenne e al gol della vittoria ho gridato come credo di non aver mai fatto né prima né dopo. Devo dire a suo onore che la zietta non si è scomposta più di tanto, benché io passassi per una fanciulletta timida e silenziosa che leggeva durante le partite (cosa che infatti ero e sono). Mela è straordinaria ma questo lo sapevo già da tempo.

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  9. A distanza di tempo, mi è venuta una citazione musicale. Che c’era, l’avevo in dentro. C’era una canzone che interpretava quel clima di ricordo d’infanzia (con un vago senso di amarcord…). Sai che io torno di tanto in tanto sui nostri passi. La metto qui.

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