Album di figurine: Narciso e io


soccer-kick

“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio”, Jorge Luis Borges.

In un campetto di calcio improvvisato, un campo tutto in discesa, in campagna, buono per tirarci su delle belle verze, non per giocarci a calcio, ma per noi bambini il campo (di verze) di Andrea S. era il Maracanà.

Narciso…Narcì…vieni qua….

…Dai, vieni qui che ti do l’ovetto….

[il putto boccoloso dalle gambe curtarielle non mi degna di uno sguardo, corre per tutto il campo, zompettando da una zolla all’altra, dribbla immaginari avversari, insegue un pallone che rimbalza contro ogni legge fisica, ma animato da un algoritmo impossibile da imprigionare in una formula, rimbalzi tra la balistica e la cabala, influenzati dalle condizioni fisico-meccaniche del terreno].

Narcisooo!…

[il putto infoiato dal calcio si allontana in una trotterellata sulla fascia laterale]

Narcì……Dai, vieni qui che ti dò l’ovetto….

[la simpatica canaglia bionda è attirata dagli ovetti di finto cioccolato di una rinomata marca come Zio Paperone dai dollari]

….Nar….cì

La mia voce si spegne a metà dell’urlo. Cupa rassegnazione.

[il nanerottolo, adorabile d’aspetto, autentica piaga biblica per il tutto resto, se ne sbatte altamente del mio allettante invito, che nel nostro quasi mezzo secolo di convivenza non ha mai e  – sottolineo – mai rifiutato. Ormai ha guadagnato l’area piccola e galoppa come un Freccia Rossa sul rettilineo, testa bassa, ogni tanto la solleva per guardarsi intorno…Ma c’è solo lui in campo…Sembra invece cercare lo spazio per infilarsi in mezzo a una difesa disposta a catenaccio…Non perde di vista mai il pallone]

Un po’ lo invidio, io e la palla non abbiamo avuto mai una buona intesa: io le correvo incontro, la palla pareva scappare, come se temesse che la volessi bucare. La cosa mi ha creato più di un problema nei giochi in cortile con gli altri bambini. Sempre l’ultimo a essere scelto anche da chi pensavi fosse l’amico più stretto. La mortificazione di essere il portiere pre-destinato, ogni sacrosanta volta. Io voglio fare gol (si pronuncia con l “o” chiusa, in napoletano), voglio fare vincere la mia squadra! Anche le uniche botte che ho dato in vita mia (scusa Cristiano per gli occhiali rotti).

Faccio un paio di passi dentro il campo…Diamine! Non lo ricordavo così scosceso, il manto deformato da buche e zolle sconnesse di duri ceppi d’erba, praticamente un campo con l’artrosi! Ci riprovo:

Narciso! Uhè Narcì! Ma non ci senti?!? Sei diventato sordo? Ho qui un bell’ovetto, dai! Dentro ci deve essere pure una sorpresa “uno-su-cinque-non-è-scemo-come-voi”….

[il putto fa un guizzo in mia direzione, con lo sguardo di sbieco: dura il tempo esatto di un attimo, non un nanosecondo di più né un nanosecondo di meno. Ricevo il messaggio, forte e chiaro:”Ho sentito, ho sentito…Aspe’…”]

Quel botolo infoiato – e ciò non mi sorprende sapendo quanto è dura l’obbligata convivenza con me – è appena dentro l’area piccola. Sembra Maradona alla fine dell’epica galoppata da centrocampo nella partita contro l’Inghilterra in Mexico 1986: il gol più bello di tutti i tempi. Quel gol è la “killer app” del gioco del calcio: vedi quell’azione ed esci a comprarti pallone, maglietta a manica corta, maglietta a manica lunga, pantaloncini, calzettoni, scarpini, K-way anti-pioggia, tuta da allenamento, tuta da relax, tuta da rappresentanza, giubbotto, zuccotto di lana, fascia (dai colori osceni) per i capelli, giubbotto e borsa.

Lo seguo con lo sguardo come una telecamera che zooma all’estremo, in una tensione dell’ottica che si tira dietro anche l’occhio. Sono lì, accanto a lui.

La porta è lì davanti, un’enorme bocca pronta a richiudersi appena le tiri il pallone. Le porte non mangiano palloni, le porte mangiano le speranze dei giocatori e di tutti i tifosi, tra lo stadio e gli schermi sparsi in tutto il mondo. Le porte sono per i giocatori come Scilla e Cariddi per gli antichi navigatori. Il portiere ne è il custode, un burattino che si crede l’ultimo eroico baluardo come Leonida, ma in realtà le sue azioni non influiscono che in minima parte. Quei pali, quelle traverse colpite all’ultimo minuto…Quei pali, quelle traverse che fanno la differenza tra la gioia e la sofferenza. Quei tiri che escono di un nonnulla…Ora vedo! Ora la verità si mostra: quella porta vuota è…viva!

Narciso si invola verso le fauci della porta, vorrei fermarlo. Non farlo! Ti voglio bene! Vieni qui…Ho paura, sento la tensione di Narciso. Poi, il nulla.

Narciso tira.

Narciso scompare. Il mio sguardo vola insieme, un tutt’uno, con il pallone.

Ruota, ruota, ruota nell’aria. Nello spazio tra il piede di Narciso e la porta, la gravità cessa di esistere. Come nello Spazio.

Il pallone d’inerzia ruota e si dirige seguendo una precaria linea immaginaria, disegnata da Narciso, ma non nel totale controllo dell’”artista”. Una raffica di vento, un difensore, il portiere o, semplicemente, la sfiga possono deviare la traiettoria del pallone.

Ora ho dei ricordi vaghi. Tutto gira come una scena al “ralenti”: il momento in cui il pallone s’insacca nella rete, gonfiandola, e la rete ricade su se stessa avvolgendosi tutto intorno alla sfera, come l’abbraccio di una madre al suo piccolo, che poi lo lascia andare, invitandolo a raggiungere gli altri bambini che giocano. La porta accoglie amorevolmente il pallone e poi lo lascia riposare nel suo grembo, al di là della linea che separa una squadra felice da una infelice; un popolo in festa, rumoroso tra le strade, da uno deluso, in silenzio dietro le finestre chiuse.

Poi il tempo riattacca “avanti veloce”! Narciso è lì, davanti a me: occupa tutto il mio campo visivo, anche quello laterale. La sua espressione di gioia immensa straripa dal suo corpicino tracagnotto e occupa tutto lo spazio disponibile tra me e lui.

Maradona-Mexico-1986

Urla, salta, alza le braccia, agita i suoi pugnetti al cielo, alternandoli in una sorta di pugilato con l’aria, 1-1-2, jab, jab, cross. Oddio, sarà una crisi epilettica!?!…Mi arriva addosso come un Freccia Rossa alla fine di un binario morto, cadiamo a terra e DDdddio! Quanto è duro questo campo! Al dolore alla schiena ci pensiamo dopo, perché ora è una lotta con uno scalmanato che mi abbraccia, mi urla, mi bacia, mi prende la faccia e me ne manipola le guance come se fosse Pongo. Ma quante mani hai, Narciso! E ce l’hai piene di dita! Non riesco a capire da dove vengano le pacche, le strette, la bava, l’umido sulle labbra che non riconosco mio…

Narciso continua a urlare: “Gooool! Gooool! Hai visto che goool! Goool! Campioni del mondo, campioni del mondo! Campioni del mondo, campioni del mondo! Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene….”

A questo punto, scoppiamo insieme in una risata fragorosa.

Quando la risata si spegne, per diversi intensi attimi ci guardiamo negli occhi e lo spazio tra noi è pieno di una sensazione che ti gonfia il petto, emana un calore e – come un’atomica detonata dentro – annichilisce qualsiasi cosa al passaggio dell’onda d’urto, lasciandosi alle spalle stormi di farfalle e falene impazzite.

Il silenzio viene rotto da una voce alle nostre spalle, dal lato opposto del campo.

In maglietta rossa e pantaloncini blu, in piedi sul bordo del campo, c’è un uomo, ha più o meno la mia età. Sembra tentennare nel calcare il campo di gioco, come se fosse una terra sacra da calpestare solo se gli è dato il permesso. Timido, sembra aspettare un mio cenno…

Ehi tu! Vieni che facciamo una partita che qui c’è un “campione” da battere. Diamogli una lezione di come si gioca a calcio!

Muove verso di noi, Narciso ed io gli andiamo incontro. Ci fermiamo – guarda il Caso! – proprio all’altezza di quello che dovrebbe essere il centro campo. S’indovina una linea bianca, appena accennata, che colora le cime dei ciuffi d’erba e percorre quella parte di campo per tutta la larghezza.

L’incontro avviene sulla linea deputata a separare le due squadre.

Narciso, pallone sotto braccio, dietro di me. In silenzio. Scruta il nuovo arrivato, gli sta facendo TAC, radiografia e pure le transaminasi, lo so. Il piccoletto osserva tutto, è una spugna del mondo che lo circonda: curioso, avido, affamato….Non solo di ovetti.

Io guardo negli occhi il nuovo arrivato: mi comunica subito – per quei misteri dell’anima umana – simpatia, empatia, comunanza.

Mi porge la mano a stringere la mia e dice:”Piacere Paolo…Giochiamo insieme?”

“Il calcio pare esser diventato una scienza, anche se non sempre esatta. Tuttavia, per me, si tratta prima di tutto e soprattutto di un gioco”,  Enzo Bearzot

 

Spigolatura: ma chi è ‘sto Narciso? Se proprio ci tieni, la prima volta è apparso qui: Tre…Mo.

62 pensieri su “Album di figurine: Narciso e io

  1. Paolo è adorabile ma pure Narciso non scherza!
    Quando avete finito di sudare e di prendervi a male parole negli stinchi guardate in fondo al campo, proprio là dove c’è una panchina malandata nella striminzita ombra di un tiglio. C’è una piccoletta con i capelli rossi e un cesto da picnic di fianco (sì Narciso, cocco di Mela tua, tanti ovetti!) che vi aspetta per festeggiare questo strano rituale maschile che chiamano calcio.

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    1. Ok Mela, Narcisellobbello sarà pure adorabile…Ma tu lo sai che hai combinato?…Ecco ora si sta scalmanando manco se l’avessero convocato per la Nazionale!…NARCI’! Smettila con quel pallone in casa!…Oh, ma allora?!?…Guarda che te lo buco quel pallone!…Come sarebbe a dire: “Tanto zia Mela me ne compra un altro?!?”

      Primo tempo:
      Ufff. Ufff…Ouch…Oddiomadonnellabbella veco’e palummelle! [ansimante, fiato cortissimo] Ciao Mela, ah poi sei venuta. Non ti ho vista al calcio d’inizio e ci avessi ripensato. Ufff…Ufff…Sono contento. Certo, che è ‘na palla per voi femmine ‘sta robbaqua! Poi fosse un partitone…Vabuò, come va?…Azz! hai portato pure il cestino! Ma sei un tesoro! Narciso, dopo che ha giocato, gli viene ‘na fame che Dio lo benedica, mangia come se non ci fosse un domani…So’ragazzi?…Eh sì, c’hai ragggione. IO, invece no. Cell’hai il numero dell’Unità Coronarica mobile? No, sai c’ho due bimbi e non si sa mai…c’ho n’età.
      Oh hai visto? C’è pure Paolo, alla fine è venuto. Tu che dicevi “noooo, non viene, sai com’è…socipat…timido”…Ok tranquilla, me li dai dopo i 5 eurozzi della scommessa. Ufff. Ufff…Tra 5 minuti, secondo tempo…Ufff…Marò…Senti, oltre alle delizie nel picnic, non è che mica c’hai…na sigaretta?
      Grazie Mela!

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      1. Ecco perché non tieni fiato! …. na sigaretta! Apposto siamo!
        (Si Narciso, te lo compro il pallone ma ora stai buono e non sudare più, se no Red si piglia collera e non ti fa più uscire a giocare).
        Che peccato che non hai fame Red, vorrà dire che ci mangiamo tutto (e non sai che bontà) Paolo, Narciso ed io a la salute toja. Ah, aspetta che ti do il numero che mi hai chiesto, alla tua età con il cuore non si scherza 😀

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        1. E chi ha detto che non ho fame? Poi con tutta questa bella compagnia sarebbe un peccato non partecipare al convivio. Poi non rinuncio a tirare le pallette di pane a Narciso, che va ai matti e comincia a dimenarsi come i cani che girano come trottole su se stessi e mordono l’aria per acchiappare la mosca molesta.
          Anzi, non vedo l’ora di vedere cosa hai portato! Che hai portato? Che hai portato? Dai, che hai portato?

          Sul fumo, come darti torto, ma tra un calcio al pallone e un altro, se vuoi, puoi leggerti Breve storyetta, il tempo di una sigaretta 😉

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          1. Ho fatto un misto tra nord e sud. Allora vediamo grissini con le olive, con il sesamo e di farina di mais, salame, capocollo e soppressata, due olive taggiasche con l’origano, pomodori secchi sott’olio da mettere nei panini, peperoni al forno con le acciughe, una pizza di scarola, zucchini e cipolle ripiene, un po’ di formaggio per digerire, un bunet al gianduia e la torta di mele, ovvio! Basterà o chiamo i rinforzi? Nella ghiacciaia ci sono un po’ di birre al fresco e un arneis delle mie parti niente male. Ah, già ho messo anche del ghiaccio per i lividi, guarda che bozzo si è fatto Narciso in fronte! (Il pallone dovevi prendere, non il gomito di Red che ha le ossa dure. Vabbè dai, smuack, un bacino sulla bua e passa tutto!).
            Intanto che siete nell’intervallo vado a leggere.

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            1. Guarda, non ho ancora letto, ma m’appiccio ‘na sigaretta per gustarmi il menu. Aspè…
              …. …. ….
              alla faccia del bicarbonato di sodio…
              …. ….
              no c’è pure…Nooo bbbuono….
              ….
              Paolo! Paolè, quanti minuti mancano alla fine?

              Narcì, le coccole da zia Mela eh? Piccolo ma consumato marpione! ….No, “maschione”..”MAR-PIO-NE”, te lo spiego dopo che significa, mò juoca…
              ….
              olive taggiasche Gesummaria, internazionali!
              mi sfuggono un paio di cose e non mi va di mettere mano al dumbphonino per cercarle: di grazia cos’è il “bunet” e l'”arneis”?
              Mangio e bevo tutto eh, ma per cultura faccio la domanda.

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    1. UhelàcH! C’è pure la tiZ! Vieni, vieni tiZ, che bello veder…[tiZ incespica in una zolla sconnessa] No tiZ, non da quella parte che ce ‘sta la depressione caucasica…Vieni, vieni…Aspè, ti dò una mano…[raggiungo tiZ e le porgo una mano]…Salta ‘sto fosso delle Marianne.Ecco!…Ma pure tu, però! Con le scarpe con i tacchi!…[tiZ mi guarda storto] Ok te l’ho detto io “Vieni che c’è una festa! Non puoi mancare!”.Dai, damme nu vasille e facimme ‘a pace. Tra cinque minuti inizia il secondo tempo, lì sotto il tiglio c’è pure Mela [le due ragazze si sbracciano da lontano, larghi sorrisi, felici]. Mela ha portato un sacco di robbbbbuOna…Ah pure tu! …O’casatiell’?!!…Leggiero, ma mica hai guarnito co’l’ove Kindèr?…No, vabbuò, voi Narciso lo viziate…sai com’è… …
      tiZ NO! No da quel lato, ci sta la palude Stigia da quella parte…Ecco, sì da quel lato, mi raccomando, stai così carina che è un peccato che ti rovini il vestito…
      Grazie tiZ!

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      1. Tacchi????? Hai mai visto una pendolare correre dietro un treno coi tacchi? Scarpa runner sotto gonna che fa tanto ” donna in carriera ” , al massimo uno stivale alla cowboy che a menar cavec’ ai molestatori di turno funziona sempre!! Io porto ‘o casatiello con tanto di ‘ nzevat frittata di maccheroni! !eh, ma non distrarti..la porta, la portaaaaaaa ma addo’ staje giardannn?????

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        1. Ma perchè o’ campett’ sì venuta c’o’ treno?!? Bella mia, ma pigliate ‘na vacanza! Comunque statt’accuort ‘e fuoss. un nostro compagno di scuola c’è caduto dentro e lo stanno ancora cercando 😉
          ….
          A’ frittata ‘e maccarune! STOOOOOOP! Guaglu’ STOP! Pausa – Break – Tempo – Time Out! Ce sta ‘a frittata ‘e tiZ!
          2 a zero a tavolino, vabbuò Narcì! Avete vinto! Mò però a tavola io e tiZ ve facimm’ 6 a zero!

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          1. E secondo te io fino ‘o campett ce veng in bici?? Ma dove l’avrò parcheggiata? ? A cap’ addo’ l’agg lasciat a capppp’????
            Ma non te ne andare che devo ancora scartare a parmiggiana !!!! Reeeed lascia sta a palla!! Che tien n’età!!!! Prepara o ppane cafOne !!! Reeeed!!!

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            1. tiZ! Dillo! Allora dillo c’a me bbuò accidere! Qui ci stanno Paolo e Narciso che pare se stann’iucann’ la Coppa del Nonno. Stanno infoiatissimi.
              Pure la parmiggggiana! Mò piglio il pallone e applico l’Aurea Regola del “Pallone è il mio e decido io”
              Ma lo sai che il pane, quando vengo a Napoli, ne faccio scorta. Ho un forno vicino casa che fa un pane, che ne arrivava la metà a casa, quando mammà mi mandava a comprarlo 😉
              tiz, sient’nu poco…Ma avesse purtato pure ddoje tarall’?

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  2. Red, quando ti scrivi in questo stato di forma e ispirazione (tu e Narciso, Narciso e te, veri fenomeni), sei incontenibile. Non c’è difesa che possa resisterti. Né basterebbe un campo lungo mille chilometri a sfiancarti e frenarti il passo e l’entusiasmo. Un vero piacere!!
    L’immagine che hai creato del campo incolto e zolloso, buono per verze e patate, mi ha ricordato quello che trent’anni fa (siamo vecchi, ok, machissenefrega!!) di vedeva dalla finestra di casa dei miei. Il fischio, l’urlo dalla via, il richiamo del primo dopo pranzo. “Paolo, scendi?!?” Il campo (oggi il campo non c’è più e io sento nella mia voce la nenia cadenzata di Celentano…) aveva proprio quella caratteristica di asperità, irregolarità, improvvisazione, approssimazione. Era in piano, buche a parte, ma aggiungeva del suo al pathos e al fiatone delle nostre partite (insieme alle fasce d’erba alta, dove ti accorgevi di aver perso il pallone dopo tre o quattro passi…). Dovrei avere un’altra foto (un’istantanea di una macchinetta automatica, di quelle che stampavano quadrate 10×10 cm, o giù di lì) a tal proposito…
    Grazie Red. Agitatore, suscitatore di ricordi.
    Mi hai anche ricordato un racconto che ho scritto… Fra le righe, sotto la neve, c’è anche quel campo incolto. Uno di questi giorni lo appiccico nella mia bacheca, così, se ti va, lo leggi.

    tiZ ha ragione. Il calcio, in sé, c’entra poco.
    Siamo noi, la nostra infanzia.
    Il nostro modo di essere, di giocare.

    E… L’hai notata anche tu la ragazzina coi capelli rossi sotto l’albero laggiù?
    E te o me che guarda, eh? Non è carina?
    Sai come si chiama?… Quasi, quasi dopo glielo chiedo…

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      1. La tracchia pure la tracchia! Guagliù, ma ‘ccà cia ripigliamm’e ccalorie c’amme conzumate…cu’l’interssi!
        Manca giusto qualche contorno, qualche ‘cuppo ‘e fritturina, che ne saccio…O’babbbbà! Ecco che ci mancava! Narcì, non mi dire che te lo sei mangiato prima di iniziare la partita?!? Ccà finisce ‘a lutto!

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          1. Maledetti sionisti, dannato KGB, CIA dei miei stivali, Servizi Segreti talmente deviati che vi perdete la strada di casa. Ma la tracchia non l’avrete mai! Piuttosto sacrifico il figliol prodigo…Oooops! Volevo dire il vitello grasso.
            Discalimer: in questo blog non si è usata violenza a mucche, agnelli, vitelli, capre, montoni, gnu, gazzelle, colibrì e altri animali. Vegani e altri estremisti, accomodatevi nel retro: teng’e cascette ‘e verdura e frutta. Favorite!

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    1. Uhèèèè Paolè! Non ti distrarre che ‘a guagliona sotto al tiglio non scappa. Mi deve 5 euro ed è donna onesta e di parola.
      Guarda che Narciso non se ne fotte proprio, quello fa gol e se lo piglia pure a gioco fermo. La conosco la creaturella.
      Il campetto che ho descritto esiste veramente ed è simile a quello che ancora ti emoziona al ricordo, come tanti ce ne sono in giro. Era in una campagna dietro casa mia, la campagna di un mio compagno di classe, Andrea S. appunto. Ci abbiamo passato pomeriggi interi a salire e scendere, sudate infinite, gioie e bisticci, che finivano il momento dopo la fine della partita. A parte le battute e gli sfottò che continuavano ad libitum. Stiamo parlando di ricordi di vecchi? Nah, scaldano il cuore, ci ricordano in questo sì, sono “solo” ricordi) come siamo arrivati ad essere noi-oggi, con i nostri pregi e difetti.Senza, saremmo diversi. “Altri” noi.
      Quando appiccicherai il “campo di neve” sta certo che mi ci fiondo, affamato come sono di quello che hai da condividere. “Se vuoi” che mi devo offendere?;)
      Agitatore? Posso avere agitato, ma gli ingredienti del cocktail ce li avete messi voi: tu, tiZ, Mela…E se gli ingredienti sono buoni, del cocktail te ne puoi bere quanto ne vuoi. Non ti farà certamente male. Al massimo, un pò di ebrezza, ma ci sta. Leviamo i calici e magnammece ‘a frittata ‘e maccarune di tiZ e il bunet di ganduia di Mela! Jà!
      Narciso, l’ovetto non te lo leva nessuno. Te lo sei guadagnato, amore mio.

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          1. Allora mi ritiro in buon ordine. È quasi mezzanotte e mi trasformo da Melinda in Renetta grinzosa!
            Ehm….. Red…… Narciso mi ha fatto gli occhi dolci e la faccia vezzosa…..i 5 euro li ha presi lui per comprare degli ovetti…..mi ha detto che gli hai dato il permesso tu!
            Io vado eh? ‘Notte a tutti e baci a profusione!

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        1. Un pubblico femminile (con lauto servizio catering al seguito) è quanto mai stimolante.
          Ecco che s’invola sulla fascia, petto in fuori, cuore spavaldo… Puntuale una buca… (cade rovinosamente – si rialza – s’aggiusta un ciuffo di capelli e finge di non sentire il bruciore al ginocchio – respinge lo scherno di compagni e avversari – lancia un’occhiata preoccupata – lei sta leggendo, non si è accorta di nulla – soffre spensierato…)

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          1. Ohmioddio e mammasaura!! Paolo hai scoperchiato un vaso di Pandora! Leggere a una partita di calcio…..se riesco a scrivere decentemente mando il mio contributo a Red presto.
            (Ti ho visto cadere, dai su vieni che ho i cerotti e il disinfettante in borsa. No che non brucia! …….si, si ci soffiamo sopra …….il bacino della bua? …..no, quello è solo per Narciso ‘a criatura) 😉

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            1. Io non l’ho toccato eh?! È caduto da solo…Non vi inventate niente, non è rigore! TiZ, tu hai visto tutto, diglielo pure tu…Non ci sta nononoNo! Non è rigore.
              Mela, per il contributo, reiesciCi. Altrimenti iniziò a scrivere delle partite di scopone…(in verità , ‘sta cosa triste mi sa che già l’ho fatta..)
              Mela, dai ti prego….prometto che poi gioco con le pentolone.:)

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                1. E che per il fatto che sono napoletano, vedono i falli dove non ci sono, sai la solita storia dei cliché (anche io parlo o’franciise)…Rouge o Noir, vai, libera, infilaci dentro un pallone, così ad capuzzellam, tanto di calcio (professionale) qui non ne capisce nulla nessuno. Un abbraccio.

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              1. Scusate ma stavo facendo “la scarpetta” nel ruoto di melanzane! Ho visto tutto : Paolo è andato Scasualmente – lo giuro vostro onore – ad urtare contro i tacchetti della scarpa di Claudio. V’o giuro vostra Santità. .. cosa? Sobria iO?? Hic, e amma ringrazià a Mela … hiC grazie hiC

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      1. Daje che glie famo er tassello!
        Dicesi “tassello” nell’idioma romanesco l’atto di ritagliare una forma quadrata sulla scorza del cocoMméro e scavare a mò di carotaggio per ottenerne un assaggio al fine di comprovare la dolcezza e bontà del frutto in oggetto.
        [quando faccio il professorino così, non mi sopporto]

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              1. I bambini sono dotati di un magnetismo innato. In quanti indifesi, come tutti i cuccioli, Madre Natura gli ha dato un super-potere: dove sono loro, annichiliscono l’interesse dei “grandi”, qualunque esso sia. Anche l’istinto di sopravvivenza dell’adulto. L’ho imparato da poco più di 5 anni.
                Comunque bello no? Mi sembrava di essere proprio su quel campo, tutto insieme…Quando rigiochiamo?
                Fu*k The stress! Play BlogBall!

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  3. Pingback: Vespa ET3 Special – Un cielo vispo di stelle

    1. Narciso, guarda un pò che hai combinato? Paolo ha scritto di nuovo.
      Vieni qua che ti devo dare un bel bacio. Bravo!
      Sì, ora sì, andiamo insieme, aspetta che prendo gli ovet…
      …Non te ne frega niente? Vuoi subito andare da zio Paolo?
      Jamme jà…curre, curre, guagliò 😉

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