Album di figurine: Paolo


Paolo accosciato, a sinistra il fratello, a destra il cugino. Forza Azzurri!
Paolo accosciato, a sinistra il fratello, a destra il cugino. Forza Azzurri!

Il mio rapporto con il calcio (da me) giocato può sintetizzarsi in:“imbarazzante”, ma è pure sempre un compassionevole eufemismo, sebbene in questo blog vi è una trilogia di tragicomiche cronache a testimonianza che ci ho provato. Il calcio giocato da altri mi lascia tra l’indifferente e il tiepido (Forza Napoli, sempre e comunque!). Ma la scimmia di questo bellissimo sport mi sale prepotente sul groppone in due occasioni: Mondiali ed Europei.

In occasione dei recenti Europei in Francia, ho lanciato un’idea nella Rete (mare poco pescoso dalle mie parti) ovvero di creare un album delle figurine di quando eravamo “giocatori”. Scattiamo un miliardo di foto digitali (gratis è una parola magica), ma poi marciscono nel sottofondo di hard-disk. Orsù! Riprendiamo gli album di famiglia,  rovistiamo in cassetti e bauli e riguardiamoci la nostra foto con un pallone in mano, fosse pure la Polaroid (al diavolo la qualità a 8 Megapixel!). La proposta indecente è in Album di figurine – Buffalmanacco Europei 2016 e, mi autodenuncio subito, c’è la mia foto da “calciatore”. Virgolette obbligatorie.

Qui potrete anche notare che alcuni dei più affezionati amici (leggi pure: gli ho rotto pesantemente i maroni) hanno raccolto l’invito. Ma il regalo più grande me l’ha fatto Paolo, con il bellissimo post che ha scritto per questa webbettola e che è esattamente ciò che, nel mio italiano crocifisso, ho cercato di invitare a fare: il recupero di certe emozioni che non sono “nostalgia nostalgia canaglia”, ma un mattone di come siamo oggi.

Buona, anzi buonissima lettura

Autore: Paolo
Paolo accosciato, a sinistra il fratello, a destra il cugino. Forza Azzurri!
Paolo accosciato, a sinistra il fratello, a destra il cugino. Forza Azzurri!

Un prato, noi e una bandiera. L’orto, la vite, l’ombra della magnolia. Il nostro terreno di gioco, l’immenso giardino, le balze, il muro a secco di cinta, la porta delle streghe: il nostro territorio. Le estati della nostra infanzia.

Il mese in compagnia di nonna, in quella vecchia casa di campagna tra l’odore di muffa, la ruvida pietra serena, gli assiti di legno, il profumo dei fiori del viale, l’odore e il pungere polveroso dei tuffi nel fienile. Il buio sovrano della cantina, viaggio al centro della terra, prova di coraggio. I lunghi pomeriggi al lago, le tante marachelle. Ancora mi chiedo come facesse nonna a controllarci. Di fatto, non lo faceva. Il suo era un vigilare distaccato. Tanto, prima o dopo, tutto veniva al pettine. I cachi lanciati alle macchine da dietro la siepe, le battaglie con i ruba fichi, le incursioni notturne armati di bomboletta spray: “Missili sì, ma in culo a Platini”. Nonna sapeva l’espressione della tua faccia senza vederla. Le sue erano domande poste senza guardarti negli occhi. Di schiena, mentre trafficava in cucina, o seduta in poltrona, mentre leggeva il giornale. Uno sguardo sopra le lenti in punta di naso, una minima cricca, e ogni nefandezza stoicamente celata fin lì veniva smascherata in un secondo. Non durava a lungo l’inquisizione, conosceva bene i suoi polli.
Ed eccoli là, nel prato, questi giovani innocui combina guai. Visti così, in effetti, non impensieriscono nessuno. Il prato tagliato, teatro di lunghe cavalcate solitarie (si giocava massimo 3 contro 3), la bandierona fatta cucire dalla zia Maria, avevamo speso la mancetta per comprarci la stoffa, ha sventolato onesta per un po’ di altre edizioni (e forse lo fa ancora). Quel nastro azzurro sull’asta, che è sopravvissuto a tutta l’estate, sfilacciato, mordicchiato, legato al collo di Lola, l’anziana cagnetta di casa…
L’estate del 1982 ha un sapore particolare. In veranda si impilavano le pagine rosate della Gazzetta. Io mi fermavo ai titoloni e alle illustrazioni, mentre fratello e cugino (gli altri membri della triade immortalata in stile Iwo Jima, versione compassata; il sottoscritto è quello in accosciata) se la leggevano tutta, in religioso raccoglimento. Maradona, Zico, i polacchi dai nomi astrusi, infine l’eterna sfida contro la corazzata teutonica. Emulavamo le giocate viste in televisione (bisognava traghettare a casa dalla zia, in paese, perché nella nostra veranda, in un angolo dimenticato, campeggiava solo una piccola TV in bianco e nero, con le antenne slogate e lo schermo a francobollo, perennemente spenta), riproducevamo le azioni in una sorta di moviola animata. I tiri, le triangolazioni, le punizioni a effetto. Facevamo del nostro meglio e il mitico “tango” era dalla nostra parte.
Quando, ogni tanto, ci raggiungeva per una sosta domenicale, coinvolgevamo anche lo zio. Aveva un bel piede, piccolo e sensibile. Ed era bravo anche di mancino. Io ero tutto fiato. Testa bassa, avanti e indietro sulla fascia nel tentativo di liberare un lancio smarcante verso il centro dell’area. Il mio mito era Bruno Conti.

Le settimane, passavano. Poi i giorni, infine le ore. Qualcosa di imprevedibile e grande si stava avverando e non pareva vero. Era un sogno. L’estate del 1982 è lo zio che chiude nonna in cucina perché quando si affaccia in salotto, Cabrini sbaglia il rigore.È camminare per la prima volta per le vie deserte del paese all’ora del tramonto, le finestre delle case spalancate, e udire voci, urla e imprecazioni che esplodono all’improvviso. È correre a far festa in riva al lago e unire la nostra alle mille bandiere in piazza…

Mi è sempre piaciuto tirare due calci al pallone, anche se di calcio sono sempre stato ignorante. Mi è sempre piaciuta l’atmosfera di festosa tensione che accompagna la prestazione della nazionale. Ogni volta è la stessa emozione, la stessa aspettativa, la stessa agitazione. E ogni volta, quando l’Italia esce di scena, cala inesorabile il sipario

27 pensieri su “Album di figurine: Paolo

            1. L’hai detto! L’hai detto! Ma pure tu, succoso frutto tentatore!
              È il mio modo – ironico e auto-ironico – di dimostrare a Paolo quanto tengo a lui.
              E con questa dichiarazione, mi sa che non mi ci mette manco l’ailaik e sparisce definitivamente da questa malfamata webbettola!
              Ma se lo fa, lo vado a prendere fino sotto il suo blog! 😉

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                1. Che città e rubinetto (il correttore “orbi” lo scrive così)! Gliel’ho proprio scritto in posta elettronica, esattamente “sta casa aspettAtte!”;) Piuttosto ritorni a “casa” sua, ci mancano le sue storie.

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                    1. Naaaaaaaah! Nata vota?!! Qui può stare quanto vuole…avviso che l’Oste è uno che gli piace scherzare e a volte fa delle battute che non si capisce manco lui. Abbi pazienza, ha una certa età, ma dice pane al pane – se necessario – e vino al…No, il vino se lo beve. È buon diavolo, lo conosco bene.

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  1. Grazie Reeeeeddd!!
    (e grazie Mela, e tiZ)
    Confermo. Il “socio-patico” in questione si imbarazza facilmente. Timido è!! Ed è pure un po’ sconnesso ultimamente. Ma non vi perde mai di vista, cari amici di penna e letture, e ricordi e visioni, e sogni e compartecipazioni…
    Presto tornerò a tampinarvi di commenti intempestivi e post-datati.
    Ancora un grazie per aver voluto togliere la polvere a qualche (caro) ricordo. Per aver dato tanta importanza (meritata, a mio parere) a tale gesto. Ma conoscevo la materia e le stanze (capienti) del cuore del “padrone di casa”. E il suo incedere come Diogene nelle grotte della memoria e del sentimento (e la sua soffitta è davvero grande). Sintonia. Sinergie, come dice tiZ. Reciproca contaminazione e ispirazione.
    A molto presto, cari amici.
    Paolo

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  2. Zeus

    Bella l’iniziativa. I ricordi delle partite da giovani, con le sfide all’ultimo goccio di sudore e con le tibie che prendevano ferie a causa dei colpi subiti, sono sempre una gran cosa.
    E poi le memorie dei giornali letti e conservati. L’articolo che ti dice “tu c’eri” o, almeno, “tu eri presente su questo pianeta”. Il che, in effetti, porta anche ad una confessione oscena: sei vecchio (in molti casi) o sei troppo giovane (ci sta anche).
    Se non ci fosse stata Calciopoli e il dominio interista degli anni successivi, la battuta era sempre la stessa.
    “come fai a capire quanto è vecchia una macchina?”
    “basta vedere l’adesivo dello scudetto dell’inter sul lunotto”.

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    1. Vecchio? Giovane? A calcio – quello vero sui campetti – non fa differenza. L’ho sperimentato l’anno scorso, al compleanno di mio nipote di 10 anni. L’amato cognato ci invita alla festa, ma in realtà è un trappolone: ha affittato un posto all’aperto con annesso campo di calcetto. L’invito al partitone non è di quelli che puoi rifiutare a causa di caduta vertiginosa della tua reputazione presso nipoti, figli, moglie e nuora. Insomma, acceto l’invito e mi ritrovo in squadra con mio cognato, più vecchio di 1 anno (ma sportivo, secondo me spippa coca…shhht), un altro coetaneo e un signore sulla cinqunatina suonata….Lo guardo e mi dico “ottimista, ma se ce la fa lui…”. C.D.D.: dopo un quarto d’ora, si scrocia.
      Insomma, eravamo in tre contro 8 ragazzini tra i 9 e 10 anni, tutti in completino della squadra più figa del bigonzo o quella del cuore. Io in porta, per evidenti calcoli di fiato(corto). Arrivavano ogni volta almeno in 3 sotto porta. Uscivano dalle fottute pareti! Per fortuna, bravi nella manovra, ma verticalizzavano poco. Ho fatto svariate parate e pure un paio di puntate, incisive e stuzzicanti, in avanti. Poi abbattuto da “fuoco amico” sulla ribattuta di mio cognato temporaneamente in porta, che mi ha centrato i gioielli di famiglia.
      A parte il disagio fisico, è stato fantastico: i ragazzini non mi vedevano come un vecchio in porta, ma un…portiere!
      Comunque, se ti sei stancato di leggere ‘sto sproloquio e vuoi rendere per rappresaglia un tuo contributo, qui l’Album di Figurine è aperto a tutti. Sei il benvenuto, o Dio del Pallone!

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      1. Zeus

        Io non faccio tornei di calcetto da molto tempo… punto sui 6/7 anni. Ormai sono fuori dal giro e dal gioco e non per sopraggiunti limiti d’età, ma proprio per sopraggiunti limiti di fiato ahahah.
        Una volta iniziata la partita, il gioco diventa emozionante e, se c’è un po’ di equilibrio, il match è intrigante.
        Io non ho foto da condividere… mi sembrerebbe un po’ brutto partecipare all’Album senza avere niente da postare. A meno che non vuoi un racconto scritto, allora ci sono e ci penso.
        Dimmi te…

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        1. Anche senza foto, questo è un fottuto blog, mica una galleria fotografica! Con molto piacere, vedi pure l’ultimo con Narciso…La foto è di Maradona, non sua….Oddio Narciso è napoletano, io sono napoletano, Maradona ha giocato a Napoli e ha avuto figli anche fuori dal matrimonio…Oddio vuoi vedere che….Narciiii! Chiama l’avvocato. Si vola in Argentina!
          Grazie Zeus, sparami ‘nu Ddio ‘e post!

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          1. Zeus

            Allora senza foto e mi leggo adesso quello di Narciso. Vediamo come butta giù la cosa.
            Arriverà prossima settimana, credo. Da me no, non si tratterà di Napoli… visto che le squadre che andavano per la maggiore erano Milan, Juve e Inter eheheh

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    1. La magnolia è un albero meraviglioso. I fiori hanno un profumo inebriante, dolce ma non stucchevole. Io ho due piante di magnolia e vi sono legato moltissimo, vi sono legati ricordi ed emozioni. : una che ha qualche anno più di me e un’altra ne ha molti, ma molti di più. Quest’ultima è del 1925, a casa dove ho vissuto per 13 anni, a casa dei miei a Napoli, immersa in un giardino pieno di vasi, piante e fiori: da bimbi fino all’adolescenza, ci andavamo a riposare alla sua ombra dopo delle interminabili partite di calcio. Oggi è un pò sacrificata, per fare posto alle automobili.
      La magnolia più “giovane” è nel giardino di casa dei miei al mare, dico “miei”, anche se il mio papà non c’è più da qualche anno. In quella casa ci sono vissuto più che in qualunque altra casa e questa magnolia mi ha visto crescere. Almeno 40 anni. E Lei con me, sempre più alta. Molto più alta di me;) Ma lì a darmi ombra e sicurezza quando con mio fratello, sotto la sua chioma, costruivamo tende con lenzuola vecchie e canne incrociate. Oggi ha rovinato un pò il prato con le sue radici, ma per me è importante come la casa stessa.
      Ricordi legati a questa casa di mare e, indissolubilmente a questa pianta, se vuoi puoi leggerli qui: Pronto? Papà…

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      1. Bellissimo che hai condiviso con me questi ricordi velati di profumi, innanzitutto di quello della infanzia..sensazioni che giacciono dentro e a volte riaffiorano, a volte no..
        In psicanalisi l’albero ha un suo preciso significato: per Carl Gustav Jung ( che io ammiro oltre ogni limite e che ho un pò approfondito) ipotizzò la proiezione di sé nella forma verticale di un albero.
        Lo sapevi.
        C’è pure un test. E forse si trova nel web.
        Ma tu non hai probemi ad aggiornare?
        Io sì nel blog principale tant’è che ho dovuto ricorrere al’espediente di pescare un post vecchio, pulirlo e scriverci sentro per poi farmi un ribloggo.
        Ti rendi conto??
        Ora provo se pure qua incontro lo stesso disservizio.
        Vado al link in giornata; intanto grazie per queste belle confidenze.

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        1. Grazie a te per la teoria di Jung : bellissimo il discorso dell’albero. Mi interessa tantissimo!
          Per l’errore di WP, confermo. Prende la data di quando hai iniziato a scrivere e battezza così l’articolo anche se poi lo termini e pubblichi due settimane dopo. Io ho risolto così: pianifico l’uscita inserendo data e ora oppure, opzione che preferisco, metto la bozza in revisione, rimetto in bozza e poi pubblico. Sembra funzionare. Sempre se ho capito bene l’errore di cui parli 😉

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