Tre


un_due_tre

[Prima è stato Zer0 , poi è seguito Due , ma il fritto-misto di pensieri cardinali mixati ai binari di “Non sono un numero” era fermo da 4 anni. il Tre arriva del tutto inaspettato, dopo avere letto il post Certe domande di tiZ, ha preso una direzione verso incerte risposte. Liberamente ispirato e tratto da “Think Twice” di Groove Armada]

Chiudi gli occhi e abbandonati a questa sensazione che ti fa sprofondare dentro. Chiudi gli occhi e conta fino a tre. Un due tre. Chiudi gli occhi, riavvolgi la tua vita con un battito di ciglia. Chiudi gli occhi e nel buio abbraccio della palpebra sei costretto a fissare te stesso. Sai esattamente cosa stai pensando. Chiudi gli occhi e la vita – tutto d’un tratto – ti va stretta. Chiudi gli occhi e conta fino a tre. Non fai sconti. Un due. La vita è più grande di te, scacci i ricordi peggiori, richiami i pensieri più belli, trovano posto tutti e Dio mio! …Trovo posto anche per Te. Ci sono cose di cui non puoi sopportarne il peso. Ci sono cose che non puoi permetterti di scegliere. Chiudi gli occhi…

Chiudo gli occhi  e mi abbandono a questa sensazione che mi avvolge in una spirale e mi sprofondo dentro. Chiudo gli occhi e conto fino a tre. Un due tre. Chiudo gli occhi e riavvolgo. Rewind. Un battito di ciglia, chiudo gli occhi e fisso me.

Sincero, dolce, frizzante, secco, consumato, ruvido, astringente, è una sensazione così dannatamente fisica, un refrain di colori in un caleidoscopio che gira-e-arig. Dannatamente insostenibile per il mio piccolo cervello. Perché sappiamo così poco della felicità? Perché le storie finite bene esistono solo nelle favole? Perchè la felicità è il culmine delle curve che fa la vita e non è l’area sotto di essa? Tutte le volte che siamo stati così bene insieme, sono solo un punto su una curva. Tutte le volte che ci siamo presi cura dell’altro, sono solo un altro punto su una curva. Quante volte, quanti punti non lo scopriremo mai.

Chiudi gli occhi e libera i pensieri che stai trattenendo. Chiudi gli occhi e conta fino a tre. Un due tre. Chiudi gli occhi riavvolgi, so cosa stai pensando.
Chiudi gli occhi e pensa a me. Chiuso come il pugno allo stomaco che avverti quando salti il pasto da giorni.

Salta dal mucchio un pensiero fuori dal coro come se tutto questo ineluttabile logorio non fosse abbastanza: ho bisogno di un altro motivo perché quella dannata cagna di una Vita non faccia più versare lacrime ai miei occhi. Chiudo gli occhi e so cosa fare: sì. mi piacerebbe colpirla con tutta la forza, dritto dritto, in un occhio!
Mi fa cosi male che mi sembra di morire.

Chiudo gli occhi. Conto fino a tre. Un due tre e non fa più male.

Non fa più male.

Non fa male

Non fa

male.

Onda sonora consigliata: Think Twice di Groove Armada

https://vimeo.com/92270840

 

Articoli consigliati:

Zer0

Nan Goldin: "Bruce in the Smoke" (1995, Solfatara di Pozzuoli, Napoli)
Nan Goldin: “Bruce in the Smoke” (1995, Solfatara di Pozzuoli, Napoli)

 

 Due

Broken Manual © Alec Soth
Broken Manual © Alec Soth

 

 

13 pensieri su “Tre

  1. ho gli occhi chiusi da troppi giorni ormai, non riesco ad aprirli, non ancora, sono stanca, sono sfibrata. Sto contando e non so più a che numero sono arrivata. Ci sono cose su cui non ho alcun potere decisionale, nessuno sconto di pena, nessun cambio di sorta/e. Questo tuo testo è arrivato al culmine di un momento di transizione, come ce ne sono tanti nella vita di ognuno di noi.

    E si rinnova quel filo che tesse sopra di noi, l’empatia che consola, la parola giusta detta nel momento giusto.

    “Salta dal mucchio un pensiero fuori dal coro come se tutto questo ineluttabile logorio non fosse abbastanza: ho bisogno di un altro motivo perché quella dannata cagna di una Vita non faccia più versare lacrime ai miei occhi. Chiudo gli occhi e so cosa fare: sì. mi piacerebbe colpirla con tutta la forza, dritto dritto, in un occhio!
    Mi fa cosi male che mi sembra di morire.

    Chiudo gli occhi. Conto fino a tre. Un due tre e non fa più male.

    Non fa più male.

    Non fa male…”

    … Sto contando, devo respirare ancora lentamente,finché smetta di fare male, prima di tornare a correre.

    Grazie Claudio.

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    1. Prendi un bel respiro. Occhei. Prenditi il tempo che ti serve. Ora – è facile, me lo ha insegnato papà quando ero piccolo e stavo a stento a galla – metti giù la testa, sotto l’acqua. Bene, così. Riemergi e riprendi un respiro. Occhei, brava. Rifallo ancora. Giù, sott’acqua, su, respira. Ancora. Giù, su…Giù, su. Brava, ci sei. Prendi il ritmo. Ora, lo stesso prova a farlo stando con la testa sott’acqua e girando il collo di lato, emergendo a pelo d’acqua. Giù la testa, gira il collo, emergi quel tanto per prendere un respiro. Così! Cogh cough cough [largo sorriso che conforta e rassicura] E’ normale che bevi un pò all’inizio. Ora riprova. Giù, di lato, respira, giù, di lato, respira. No, non tirare su il collo dall’acqua, appogiati all’acqua come se fossi su un cuscino. Leggera, trova l’equilibrio con l’acqua, ti porta su. Non vai a fondo. Calma. Brava, stai andando beme. Ora, aggiungiamo la bracciata. Ti tengo su io. [mano sotto la pancia]. Ecco sì, braccio in avanti, butta l’acqua indietro con la mano a paletta, che passa sotto la pancia come se spingessi tutto il amre dietro di te. Così, così…Ehi! tiz!…TIiiiiZ! Guarda, dove sei! Ce l’hai fatta! Hai nuotato da sola.
      Lo so, sono stato un pò bastardo, ho tolto la mano dalla tua pancia, l’ho fatta scivolare via leggera e non te ne sei accorta, ma – vedi – hai fatto tutto da sola.

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        1. Doris è fantastica. Andai a vedere il film al cinema. Doris somiglia a una mia carissima amica. E’ un personaggio apparentemente superficiale, ma in realtà sta al piccolo Nemo come Virgilio sta a Dante (con le dovute semplificazioni del caso). Sai che i miei amici quando hanno visto Ciuchino in Shrek, si sono girati all’unisono verso di me. E mi ci ritrovo. E la cosa non mi offende. Ciuchino è un altro personaggio eccezionale. Mi sa che sono andato off-topic pure sui cartoni animati…

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    1. Oh Topper – permettimi il troncamento con accento toscano – mi piacerebbe rispondere alla tua domanda, ma nel mettere insieme una storiella “con gli occhi chiusi”, passando dalla lingua in rima di Albione a questa madre-lingua da me messa in croce, ho avuto già le mie belle difficoltà. Facciamo così, tu inizia e io ti vengo dietro…Vediamo dove porta. Occhi aperti, però, le strade di questi tempi sono piene di buchi 😉 Grazie per la visita. Bella la tua “bio”!

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      1. Perdonami se rispondo solo ora. Ogni tanto ho l’abitudine di sparire da qui, specie se non ho niente da dire.
        La mia domanda esula effettivamente dalla storia in sé e da come è nata. L’ho letta come fosse un qualcosa di personale, forse sbagliando, e l’idea del chiudere gli occhi per sfuggire ad un dolore non mi è piaciuta. Presa in maniera asettica, ti avrei detto che è ben scritta, certo che gli occhi li hai tenuti abbastanza aperti per raccontarla. In tal caso non ho proprio nulla da iniziare, posso solo leggerti.

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        1. Avevo intuito un che di “infastidimento” nella tua lapidaria domanda, visitando il tuo blog però ho avuto l’impressione che fossi “fuori strada”. Non c’è nulla di personale, nata da una serie di influenze di letture di altri blog, in particolare un post di tiZ, che mi ha innsescato un’idea balzana a partire da una canzone. Attraverso alcuni “salti”, una sorta di serendipity mentale e di emozioni, è venuto fuori questo post. Un’interpretazione come se fossi un attore: non provo quelle emozioni per davvero, ma il personaggio richiede la mia interpretazione come se le provassi. Se ti è sembrato “personale” vuole dire che gli ho dato “verosimiglianza” e questo è un bel risultato. Perdonarti? E di cosa? Ti ringrazio per avere impiegato il tuo tempo e, addirittura, di esserci ritornato.

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          1. Infastidimento (si può dire infastidimento?)… fastidio? Comunque no, non avrei commentato al limite mentre invece mi era piaciuto quel post e quel blog incrociato per caso. Mi fa piacere che poi tu sia passato per constatare che fondamentalmente sono piuttosto leggero nei miei contenuti e ultimamente anche piuttosto assente! Cercherò di recuperare, a presto.

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            1. Sì, si può dire “infastidimento” 😉 E’ nel dizionario italiano per quanto sia desueto e viene preferita la forma “fastidio”. indica l’azione del recare fastidio. Tuttavia, il mio non è sfoggio di pane-google-e-dizionario, bensì mi è naturale usare questo termine perché in napoletano si usa un termine dal suono simile: “sfastidiamento” che contiene una sfumatura di fastidio, noia e malcelata sopportazione. Un concetto non ben definito come dal termine “fastidio”, secco e certo, ma più sfumato e meno perentorio. E dopo questa pillola di napoletano, non posso biasimarti se penserai bene a scomparire nuovamente 😉 A presto, quando vuoi.

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